Finalmente il 9 giugno 1868, aveva luogo la solenne consacrazione. Furono momenti di commozione intensa per tutti. Il sogno era diventato realtà. La "stupenda ed alta chiesa" era sotto gli occhi di tutti, cresciuta come per miracolo.
Da parte sua, Don Bosco non si attribuiva alcun merito: "Io non sono - diceva - l'autore delle grandi cose che voi vedete: è il Signore, è Maria SS. che degnarono di servirsi di un povero prete per compiere tali opere.Di mio non ci ho messo nulla. Aedificavit sibi domum Maria. E' Maria che si è costruita la sua casa. Ogni pietra, ogni ornamento segnala una grazia".Costruito il santuario, Don Bosco intensificò la sua azione per diffondere nel mondo la devozione alla Madonna Ausiliatrice, Aiuto dei cristiani.
IL GRANDE QUADRO
Il quadro fu ideato da Don Bosco che ne parlò al pittore Lorenzone come di uno spettacolo già veduto:
"In alto Maria SS. tra i cori degli Angeli: poi i cori dei Profeti, delle Vergini, dei Confessori.
In terra gli emblemi delle grandi vittorie di Maria e i popoli del mondo in atto di alzare le mani verso di lei chiedendo aiuto".
Il pittore gli fece osservare che, per dipingere un quadro del genere, ci sarebbe voluta una piazza e, per contenerlo, una chiesa grande come Piazza Castello. Don Bosco si rassegnò a veder ridotto il suo progetto.
Don Bosco così lo descrisse: "La Vergine campeggia in un mare di luce e di maestà. E circondata da una schiera di Angeli, i quali le porgono ossequio come a loro Regina. Con la destra tiene lo scettro che è simbolo della sua potenza, con la sinistra tiene il Bambino che ha le braccia aperte, offrendo così le sue grazie e la sua misericordia a chi fa ricorso all'augusta sua Genitrice.Attorno e in basso sono i santi Apostoli e gli Evangelisti. Essi trasportati da
dolce estasi, quasi esclamando:Regina Apostolorum, ora pro nobis, rimirano attoniti la Santa Vergine. In fondo al dipinto c'è la città di Torino, con il santuario di Valdocco in primo piano e con lo sfondo di Superga. Quello che ha maggior valore nel quadro è l'idea religiosa, che genera una devota impressione in chi lo rimira".
Secondo la descrizione fatta da Don Bosco, il quadro è una efficace raffigurazione del titolo "Maria, Madre della Chiesa". E una grande pagina di catechesi mariana. Maria, in quanto Madre del Figlio di Dio, è la Regina del cielo e della terra: la Chiesa tutta, rappresentata dagli Apostoli e dai Santi, l'acclama Madre e Ausiliatrice potente.
IL TITOLO DI MARIA AUSILIATRICE
Don Bosco nel 1862 confidava a uno dei pirmi salesiani, D. Cagliero:
"La Madonna vuole che la onoriamo sotto il titolo di Maria Ausiliatrice: i tempi corrono così tristi che abbiamo bisogno che la Vergine Santa ci aiuti a conservare e difendere la fede cristiana".
Il titolo non era nuovo nella Chiesa: fin dal 1500 era presente tra le litanie lauretane; la devozione a Maria Ausiliatrice era già conosciuta all'epoca di S. Pio V. Fin dal 1684 a Monaco di Baviera era sorta l'Arciconfraternita di Maria Ausiliatrice. Il Papa Pio VII, istituì la festa di Maria Ausiliatrice, fissandone la data al 24 maggio, giorno del suo ritorno a Roma, dopo la liberazione dalla prigionia napoleonica (1814). Nel 1868 Don Bosco scriveva:
"Un'esperienza di diciotto secoli ci fa vedere che Maria Santissima ha continuato dal cielo, con il più grande successo, la missione di Madre della Chiesa e Ausiliatrice dei cristiani che aveva cominciato sulla terra".
La devozione alla Madonna Ausiliatrice è nato dal cuore, dal coraggio di Don Bosco e dalla sua grande fiducia in Essa.
Fu un'impresa segnata da avvenimenti straordinari e da difficoltà enormi: Don Bosco non si stancava di ripetere che era la Madonna che voleva la chiesa e Lei stessa, dopo avergli indicato persino il luogo dove doveva sorgere, gli avrebbe anche fatto trovare i mezzi necessari.
Ma sentiamo da Don Bosco stesso il racconto di un suo "sogno" fatto nel 1844, quando era ancora in cerca di una sede stabile per il suo oratorio.
La Signora che gli apparve gli disse:
"Osserva. - Ed io guardando vidi una chiesa piccola e bassa, un po' di cortile e giovani in gran numero. Ripigliai il mio lavoro.
Ma essendo questa chiesa divenuta angusta, ricorsi ancora a Lei, ed Essa mi fece vedere un'altra chiesa assai più grande con una casa vicina.
Poi, conducendomi ancora un po' d'accanto, in un tratto di terreno coltivato, quasi innanzi alla facciata della seconda chiesa, mi soggiunse: "In questo luogo dove i gloriosi Martiri di Torino Avventore, Solutore e Ottavio offrirono il loro martirio.Così dicendo, avanzavo un piede posandolo sul luogo dove avvenne il martirio e me lo indicò con precisione... Intanto io mi vidi circondato da un numero immenso e sempre crescente di giovani; ma guardando la Signora, crescevano anche i mezzi ed il locale, e vidi poi una grandissima chiesa, precisamente sul luogo dove mi aveva fatto vedere che avvenne il martirio dei santi della Legione Tebea, con molti edifici tutto all'intorno e con un bel monumento nel mezzo".
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