Editoriale di Don Régis de Cacqueray, su Fideliter (n° 218, marzo-aprile 2014),
Rivista del Distretto francese della Fraternità San Pio X.
Pubblicato su La Porte Latine, sito ufficiale della Fraternità in Francia
La santità equivale alla scelta coraggiosa della verità, che il cattolico fa per tutta la vita e senza mai fermarsi a confrontarsi col mondo, come obbligatoriamente gli capiterà.
Di quale confronto parla?
Del confronto al quale assistiamo, nel Vangelo, fra il Figlio di Dio che fa sentire la sua dottrina di verità e di santità e il mondo che non vuole ascoltare.
Prima che lo spirito del Vangelo si allei col mondo, l’acqua si sarà riconciliata col fuoco! Non c’è bisogno che l’anima cristiana si metta alla ricerca delle battaglie, esse arrivano da sole e si trovano già là, nelle anime di coloro che si vogliono salvare!
Battaglie che, come si vede nelle vite di santi, sono tanto più feroci e violente per quanto la fedeltà nel seguire l’esempio di Nostro Signore si fa più perfetta. Non sogniamo una santità chimerica che si persegue negli angoli di casa o rinchiusi in se stessi. La santità si ottiene sempre e solo su un campo di battaglia e sulla croce del Golgota, come sbocco di tutte le intransigenze della verità. Salvo l’averla falsificata.
Si riferisce ad una falsificazione in particolare?
Parlo della più grande falsificazione della storia della Chiesa, quella che s’è prodotta durante il concilio Vaticano II.
Ancora!
Sì, ancora. Bisogna tornare su questo Concilio in tempo opportuno e inopportuno.
Ma perché?
Perché, come non si capisce alcunché della vita profonda di un paese, se non si è consapevoli della sua costituzione, così non si può capire alcunché di quest’ultimo mezzo secolo della storia della Chiesa, se si ignora che esso è fondato sul Concilio. È in quest’ultimo che trovano legittimazione le radici dei mali essenziali di cui soffre la Chiesa. Le verità cattoliche vi sono state diluite, offuscate, tranciate. È distorcendole che si è sperato di diminuire il rischio del confronto fra la Chiesa e il mondo, che si è accarezzata la speranza di poter servire due maestri, di godere della stima del mondo senza per questo mancare verso il Cielo…
Se, con una frase, si volesse tentare di spiegare come sia stato possibile operare questa falsificazione, basta citare quella di un esperto del Concilio, divenuto il cardinale Ratzinger, il futuro Papa Benedetto XVI e infine il Papa dimissionario: “La fedeltà alla verità di ieri consiste esattamente nell’abbandonarla, assimilandola alla verità di oggi.” (Cardinale Ratzinger, Les principes de la théologie catholique). Chi si trovasse in difficoltà sulla corretta comprensione di questa frase, si tranquillizzi: una tale perplessità indica piuttosto la sanità di spirito.
Queste parole stanno a significare che il cambiamento delle circostanze che gli uomini vivono nel corso di tempi molto diversi, non comporterà la semplice conseguenza che i principii del Vangelo dovranno essere applicati con modalità diverse. No. È la verità stessa che bisognerà abbandonare per il fatto che essa è quella di ieri e quindi non è quella di oggi. Il principio della Crociata o quello dell’Inquisizione, il riconoscimento del cattolicesimo come religione di Stato o l’affermazione dell’unicità della religione cattolica come religione vera, sono indubbiamente solo rispettabili verità dei secoli passati. Esse, non solo sono ritenute inapplicabili e indicibili, ma devono essere cambiate per adattarle al nostro tempo, alla verità di oggi, la quale un giorno passerà anch’essa di moda.
Così è per la verità, così è per la santità!
Assisteremo alle canonizzazioni di Giovanni XXIII e di Giovanni Paolo II?
Quello che ci consola è che, alla luce dei detti principii, esse non potranno pretendere di consacrare altro che la santità di questo tempo, della nostra povera epoca che ha tranciato la religione cattolica. E quando avrà fine la grande falsificazione della verità del cattolicesimo, tali esempii di santità finiranno con l’essere messi da parte. Queste canonizzazioni verranno ricusate; gli altari eretti in onore di questi papi verranno distrutti e le loro statue verranno ridotte in polvere. E questi non sono affatto pensieri violenti. Le idee non sono mai violente, esse sono o vere o false. Si tratta solo di sapere se esse sono vere o false.
Quanto alla vera violenza, essa non è dove la si pensa.
Essa è quella dei nostri capi che ci hanno strappato la nostra Messa e il nostro catechismo, la nostra dottrina e la nostra morale.
Più ancora, essa è la brutalità dei nostri capi che hanno sostituito alla nostra religione una nuova religione, una religione evolutiva che porta alla dannazione coloro che la seguono.
Essa è soprattutto quella dei nostri capi che hanno operata questa falsificazione dando ad intendere ai cattolici, dall’alto delle loro cattedre di verità, che essi continuerebbero ad insegnare sempre il cattolicesimo.
Il che è propriamente diabolico.
Don Régis de Cacqueray †, Superiore del Distretto di Francia
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