Blog della Tradizione Cattolica Apostolica Romana

sabato 25 luglio 2020

Porro scrive al presidente della CEI cardinale Gualtiero Bassetti:"Basta con le assurde limitazioni nelle chiese"


Il consigliere cattolico-mariano di Fratelli d'Italia ha inviato una lettera al presidente della CEI, cardinale Gualtiero Bassetti

Il consigliere cattolico-mariano di Fratelli d'Italia, Salvatore Porro, si scaglia contro la Conferenza Episcopale Italiana e chiede la fine delle limitazioni imposte dalle normative anti CoViD-19 accompagnata da un progressivo ritorno alla normalità all'interno delle chiese. Il consigliere ha inviato una lettera al presidente della CEI, il cardinale Gualtiero Bassetti, dove esprime le sue perplessità per il perdurare di limitazioni "particolarmente restrittive e mortificanti solo nei confronti dei fedeli". 

Quelli che Porro definisce "rigorosi distanziamenti applicati soltanto nelle nostre Chiese", le "continue igienizzazioni" e la distribuzione della "Santa Comunione esclusivamente sulla mano dei fedeli", sarebbero aspetti della vita religiosa in pieno contrasto con il Concordato tra Stato e Chiesa, accordo firmato nel 1984 e che, secondo il consigliere di FdI, prevede che il governo "non può legiferare per le attività nei luoghi di culto". 
Ricordando la dura presa di posizione della CEI nei confronti dell'esecutivo e delle norme imposte dall'emergenza sanitaria in corso, Porro sostiene che i fedeli abbiano accettato "con sofferenza e senso di responsabilità, le limitazioni governative assunte". "I cristiani d'Italia scalpitano - continua il consigliere - e desiderano pregare nelle nostre Chiese per chiedere l'intercessione della Madonna della Salute al fine di debellare il virus una volta per sempre".
Nella lettera viene menzionato il "bassissimo rischio di contagio" costituito dall'ambiente ecclesiale. Citando le chiese ortodosse e quelle cattoliche, Porro sostiene che il mantenimento delle funzioni liturgiche non avrebbe portato "alla diffusione e all’aumento di casi.

Anzi, alcuni Paesi, come la Polonia o la Bulgaria sono tra quelli che presentano la più bassa incidenza di casi di malattia, di ricoveri e di decessi".

In conclusione, il consigliere cattolico-mariano punta il dito contro l'attuale gestione della pratica dell'Eucarestia. "La distribuzione della santa Particola dovrà essere distribuita sulla lingua e in ginocchio; i sacerdoti non dovranno più usare i guanti, più consoni ad una sala operatoria che al  santo sacrificio della Messa. Si è sempre fatto così perché rappresenta l'unico rimedio per arrestare qualunque male".

(fonte Trieste prima)

venerdì 24 luglio 2020

«Ddl Zan una legge inutile e dannosa va solo respinta!»



In tutto il mondo, si parla sempre anche a sproposito dei diritti umani. Oggi in Italia, vogliono far passare la legge bavaglio il ddl "contro omotransfobia proposta dal piddino Alessandro Zan Scalfarotto, che punirebbe tutti coloro che hanno idee contrarie o pregiudizi, nei riguardi del l'omosessualità.Tutto è iniziato alcuni anni fa, con l'approvazione della Cirinnà, la legge che ha regolamentato le unioni civili. Erano i tempi del governo Renzi. Poi sono arrivati altri esecutivi, ma la linea di fondo non è più cambiata: la "piattaforma Cirinnà" è uno dei trait d'union del MoVimento 5 Stelle, del Partito Democratico e di Italia Viva, che su questi aspetti non hanno problemi ad essere in sintonia. "Ce ne ricorderemo".Inoltre i cristiani, sono stati e continuano a essere vittime del fondamentalismo islamico, dell'ideologia delle organizzazioni LGBT , del nazionalismo religioso, di regimi totalitari, ma anche di violenze indirettamente finanziate dal nuovo ordine mondiale, che dietro a esso tirano le fila la massoneria,

nonché dell’incapacità dei governi occidentali di porre un tempestivo freno al genocidio in atto in tante parti del mondo e nel Medio Oriente . Noi cristiani chiediamo che anche a noi vengano riconosciuti gli stessi diritti. Quindi che in Italia sia riconosciuto il delitto di cristiana fobia.

In Europa in Medio Oriente, le crescenti persecuzioni spingono i cristiani a fuggire dalle terre dove il cristianesimo è nato. Nel Maghreb, nell'Africa subsahariana e perfino in Estremo Oriente essi sono ridotti al silenzio e assassinati a migliaia. In Francia e in tante parti del mondo, il saccheggio di chiese e abitazioni e la profanazione di cimiteri sono all'ordine del giorno, così come crocifissioni, roghi di persone vive, mutilazioni, decapitazioni a colpi di accetta. Poco lontano dai nostri confini contro di loro vengono proclamate fatawa e condanne inesorabili. Tutto ciò accade nel silenzio della comunità internazionale, dimentica del fatto che «la libertà di pensiero, di coscienza e di religione» è sancita dalla Dichiarazione dei diritti dell'uomo. Le sofferenze degli omosessuali non devono avvenire al prezzo della negazione di quelle dei cristiani. Vi sono forse vittime buone e vittime cattive, vittime di cui si deve parlare e altre riguardo alle quali si deve tacere?

lunedì 20 luglio 2020

Lettera aperta all’Arcivescovo Carlo Maria Viganò e al Vescovo Athanasius Schneider


Carissimi amici e lettori di In Tua Justitia Mercoledì 15 Luglio è stata pubblicata da corrispondenza romana, la lettera aperta all' arcivescovo Carlo Maria Viganò e al Vescovo Athanasius Schneider,sulla revisione critica del Concilio Vaticano II è un fatto ormai ineluttabile. Un nuovo impulso al dibattito è stato dato nelle scorse settimane da alcuni articolati interventi dell’arcivescovo Carlo Maria Viganò, già nunzio pontificio negli Stati Uniti, e da mons. Athanasius Schneider, vescovo ausiliare di Astana in Kazakistan.
Cinquanta studiosi, giornalisti e opinion-leaders di tutto il mondo hanno reso noto oggi un documento di sostegno ai due vescovi, rinnovando la richiesta di “un dibattito aperto e onesto su quanto è successo davvero all’interno del Vaticano II e sulla possibilità che il Concilio e la sua attuazione contengano errori o aspetti che favoriscono errori o pregiudicano la Fede”,

Ne riportiamo il testo integrale, pubblicato oggi in sei lingue. Ringraziamo corrispondenza romana del grande lavoro che offre alla Santa Chiesa per il bene delle anime buona lettura

Vostre Eccellenze,
Noi sottoscritti vogliamo esprimere la nostra sincera gratitudine per la Vostra fermezza e per la Vostra sollecitudine per le anime dei fedeli durante l’attuale crisi della Fede all’interno della Chiesa Cattolica. Le Vostre dichiarazioni pubbliche, che esortano ad aprire un dibattito onesto e aperto sul Concilio Vaticano II e sui cambiamenti drammatici operati nella fede e nella prassi da esso provocati hanno rappresentato una fonte di speranza e di consolazione per molti fedeli cattolici. Oggi, ossia più di cinquant’anni dopo la sua chiusura, gli eventi del Concilio Vaticano II si mostrano come qualcosa di unico nella storia della Chiesa. Mai prima d’ora un concilio ecumenico era stato seguito da un periodo così lungo di confusione, corruzione, perdita della fede e umiliazione per la Chiesa di Cristo.

Il cattolicesimo si è sempre distinto dalle false religioni per la sua insistenza sul fatto che l’Uomo debba ritenersi una creatura razionale e che il credo religioso, ben lungi dal sopprimerla, incoraggia la riflessione critica dei cattolici. Molti, ivi compreso l’attuale Santo Padre, sembrano mettere il Concilio Vaticano II, i suoi testi, i suoi atti e le loro applicazioni pratiche, in una fortezza fuori dalla portata dell’analisi critica e del dibattito. Contro le preoccupazioni e le obiezioni sollevate dai cattolici di buona volontà, il Concilio è stato innalzato allo status di “super-concilio”, [1] la menzione del quale pone fine ai dibattiti invece di incoraggiarli. La Vostra esortazione a rintracciare le radici della presente crisi nella Chiesa e il Vostro appello ad agire per correggere tutte le deviazioni del Vaticano II — che sembra ormai essere stato un errore — sono un egregio esempio di adempimento dell’ufficio episcopale in modo da tramandare la Fede così come la Chiesa l’ha ricevuta.

Vi siamo riconoscenti per la Vostra esortazione a iniziare un dibattito aperto e onesto su quanto è successo davvero all’interno del Vaticano II e sulla possibilità che il Concilio e la sua attuazione contengano errori o aspetti che favoriscono errori o pregiudicano la Fede. Un dibattito di questo tipo non può partire dalla conclusione secondo la quale il Concilio Vaticano II sia per sé, tanto nella sua totalità come nelle sue parti, in continuità con la Tradizione. Sottomettere il dibattito a una condizione preliminare del genere significa stroncare sul nascere l’analisi critica e ogni discussione, consentendo esclusivamente la presentazione di prove che supportino la conclusione appena menzionata. La questione se il Vaticano II possa conciliarsi o meno con la Tradizione è il punto da dibattere, non la premessa obbligatoria da seguire ciecamente anche qualora si dimostri contraria alla ragione. La continuità del Vaticano II con la Tradizione è un’ipotesi da verificare e da discutere, non un fatto incontrovertibile. È già da troppi decenni che la Chiesa ha visto troppo pochi pastori permettere — e tanto meno incoraggiare — un dibattito di questo tipo.

Undici anni fa Monsignor Brunero Gherardini aveva già rivolto una richiesta filiale a Papa Benedetto XVI: “È da molto tempo che ho in mente quest’idea (che mi permetto ora di esporre a Vostra Santità): mi riferisco alla possibilità di fornire una chiarificazione grandiosa e definitiva a tutti gli aspetti e contenuti dell’ultimo concilio. In realtà sembrerebbe una cosa logica — e a me sembra urgente — che tali aspetti e contenuti siano studiati tanto in sé come nel loro contesto insieme a tutti gli altri, con un esame scrupoloso di tutte le fonti e dal punto di vista specifico della continuità col precedente Magistero della Chiesa, tanto solenne come ordinario. Sulla base di un lavoro scientifico e critico — il più ampio e irreprensibile possibile — di comparazione col Magistero tradizionale della Chiesa sarà allora possibile affrontare questo tema giungendo a una valutazione certa e obiettiva del Vaticano II”. [2]

Vi siamo riconoscenti anche per aver voluto identificare alcuni dei punti dottrinali più importanti da affrontare in una siffatta analisi critica e per aver fornito un modello per un dibattito franco ma equilibrato che tolleri il disaccordo. Abbiamo raccolto alcuni esempi dai Vostri recenti interventi sugli argomenti che — come avete ben indicato — devono essere affrontati e — qualora si dimostri che sono erronei — corretti. La nostra speranza è che questa raccolta possa servire come base per una discussione e un dibattito più dettagliati. Non pretendiamo che questa lista sia esclusiva, perfetta o completa. Né siamo necessariamente tutti d’accordo sulla natura esatta di ciascuna delle critiche citate qui sotto o sulle risposte alle questioni da Voi sollevate, eppure siamo concordi nel ritenere che le Vostre domande meritino risposte oneste e non di essere semplicemente accantonate con argomentazioni ad hominem contenenti accuse di disobbedienza o di rottura della comunione. Anche qualora tutto ciò che voi affermate fosse falso, che gli interlocutori lo provino; in caso contrario, la gerarchia deve prestare ascolto alle vostre richieste.

La libertà religiosa per tutte le religioni come diritto naturale voluto da Dio
Vescovo Schneider: “Gli esempi includono alcune espressioni del Concilio sul tema della libertà religiosa (intesa come un diritto naturale — quindi voluta in modo certo da Dio — di praticare e diffondere una falsa religione, ivi compresa l’idolatria e anche peggio) … [3]

Vescovo Schneider: “Sfortunatamente, appena poche frasi più giù, il Concilio [nella Dignitatis Humanae] intacca questa verità introducendo una teoria mai insegnata prima dal Magistero costante della Chiesa, vale a dire che l’uomo possederebbe il diritto, fondato sulla sua stessa natura, ‘di non essere ostacolato dall’agire secondo la propria coscienza in materie religiose, tanto nel privato come in pubblico, tanto individualmente come in associazione con altre persone, entro i dovuti limiti’ (ut in re religiosa neque impediatur, quominus iuxta suam conscientiam agat privatim et publice, vel solus vel aliis consociatus, intra debitos limites, n. 2). Secondo questa dichiarazione, l’uomo avrebbe il diritto, basato sulla sua stessa natura (e pertanto voluto in modo certo da Dio) di non essere ostacolato nello scegliere, dal praticare e dal diffondere, anche collettivamente, l’adorazione di un idolo, o persino la venerazione di Satana, dato che esistono anche religioni che venerano Satana, per esempio la ‘chiesa di Satana’, a cui, in alcune nazioni, viene riconosciuto lo stesso valore legale di tutte le altre religioni”. [4]

L’identità della Chiesa di Cristo con la Chiesa cattolica e il nuovo ecumenismo
Vescovo Schneider: “[La sua] [del Concilio] distinzione tra Chiesa di Cristo e Chiesa cattolica (il problema del “subsistit in” dà l’impressione che esistano due realtà separate: da una parte la Chiesa di Cristo, dall’altra la Chiesa cattolica); e la sua posizione nei confronti delle religioni non cristiane e del mondo contemporaneo”. [5]


Vescovo Schneider: “Affermare che i musulmani venerino insieme a noi l’unico Dio (“nobiscum Deum adorant”), come il Concilio Vaticano II ha fatto nella Lumen Gentium, n. 16, costituisce da un punto di vista teologico una dichiarazione estremamente ambigua. Non è vero che noi cattolici veneriamo insieme ai musulmani l’unico Dio. Non lo veneriamo insieme a loro. Nell’atto di venerazione, veneriamo sempre la Santa Trinità; non veneriamo semplicemente “l’unico Dio”, bensì, in modo consapevole, la Santa Trinità — Padre, Figlio e Spirito Santo. L’islam rifiuta la Santa Trinità. Quando i musulmani venerano, lo fanno senza raggiungere il livello sovrannaturale della fede. Anche il nostro atto di venerazione è radicalmente differente. È nella sua essenza differente. Proprio perché ci rivolgiamo a Dio e Lo veneriamo come figli costituiti come tali all’interno dell’ineffabile dignità della divina adozione filiale e perché lo facciamo con fede sovrannaturale. I musulmani, invece, non hanno la fede sovrannaturale. [6]

Arcivescovo Viganò: “Sappiamo bene che citando il passo della Scrittura Littera enim occidit, spiritus autem vivificat [Perché la lettera uccide, lo spirito dà vita (2 Cor 3,6)] i progressisti e i modernisti avevano trovato il modo di nascondere astutamente espressioni equivoche all’interno dei testi conciliari, che all’epoca sembravano innocui ai più ma che oggi si rivelano nel loro carattere sovversivo. È il metodo impiegato nell’uso della frase subsistit in: dire una mezza verità in modo da non offendere l’interlocutore (ammesso e non concesso che sia lecito silenziare la verità di Dio come forma di rispetto per le Sue creature) ma con l’intenzione di poter utilizzare il mezzo errore che sarebbe immediatamente respinto qualora venisse proclamata l’intera verità.
Pertanto “Ecclesia Christi subsistit in Ecclesia Catholica” non specifica l’identità di entrambe, bensì la sussistenza dell’una all’interno dell’altra e, coerentemente, anche all’interno delle altre chiese: da qui nascono l’apertura alle celebrazioni interconfessionali, alle preghiere ecumeniche e il rinnegamento inevitabile della necessità della Chiesa ai fini della salvezza, nella sua unicità e nella sua natura missionaria”. [7]

Il primato papale e la nuova collegialità

Vescovo Schneider: “Per esempio, il semplice fatto che una ‘nota explicativa praevia’ al documento Lumen Gentium sia necessaria dimostra che il testo della Lumen Gentium, al n. 22, è ambiguo sul tema del rapporto tra il primato papale e la collegialità episcopale. I documenti che hanno chiarito il Magistero in tempi post-conciliari, come le encicliche Mysterium Fidei, Humanae Vitae e il Credo del popolo di Dio di Paolo VI sono stati di grande valore e aiuto, ma non hanno chiarito le summenzionate dichiarazioni ambigue del Concilio Vaticano II”. [8]

Il Concilio e i suoi testi sono la causa di molti scandali ed errori attuali
Arcivescovo Viganò: “Se è legittimo venerare la pachamama in una chiesa, lo si deve alla Dignitatis Humanae. Se abbiamo una liturgia protestantizzata e allo stesso tempo addirittura paganizzata, lo si deve agli atti rivoluzionari di Monsignor Annibale Bugnini e alle riforme post-conciliari. Se si è potuto firmare la Dichiarazione di Abu Dhabi, lo si deve alla Nostra Aetate. Se siamo arrivati al punto di delegare le decisioni alle Conferenze Episcopali — anche nel caso della grave violazione del Concordato, come è successo in Italia —, lo si deve alla collegialità e alla sua versione aggiornata, la sinodalità [vedi]. Per colpa della sinodalità ci ritroviamo con l’Amoris Laetitia nella necessità di cercare come di prevenire ciò che era ormai sotto gli occhi di tutti: l’intenzione di questo documento, preparato da una macchina organizzativa impressionante, di legittimare la Comunione ai divorziati che convivono con nuovi partner; allo stesso modo, la Querida Amazonia verrà usata per legittimare il sacerdozio femminile (come nel caso recente della ‘vicaria episcopale’ di Friburgo) e l’abolizione del Santo Celibato”. [9]


Arcivescovo Viganò: “Ma se all’epoca era difficile immaginare che la libertà religiosa condannata da Pio XI (Mortalium Animos) avrebbe potuto essere affermata dalla Dignitatis Humanae, o che il Romano Pontefice potesse vedere la sua autorità usurpata da un fantomatico collegio episcopale, oggi siamo in grado di capire che quanto venne astutamente nascosto nel Concilio Vaticano II viene attualmente affermato ore rotundo nei documenti papali proprio in nome di una coerente applicazione del Concilio”. [10]


Arcivescovo Viganò: “Possiamo quindi affermare che lo spirito del Concilio non è altro che il Concilio stesso, che gli errori del periodo post-conciliare erano già contenuti in nuce negli Atti Conciliari, così come si afferma anche correttamente che il Novus Ordo è la Messa del Concilio, anche se in presenza dei Padri del Concilio veniva celebrata quella Messa che i progressisti definiscono in modo significativo pre-conciliare”. [11]

Vescovo Schneider: “A qualsiasi persona intellettualmente onesta che non cerchi di fare la quadratura del cerchio risulta chiaro che l’asserzione fatta nella Dignitatis Humanae, secondo la quale ogni uomo avrebbe il diritto — basato sulla sua stessa natura (e quindi voluto in modo certo da Dio) — di praticare e diffondere una religione in conformità con la propria coscienza, non differisce sostanzialmente dall’affermazione contenuta nella Dichiarazione di Abu Dhabi, secondo la quale: ‘Il pluralismo e le diversità di religione, di colore, di sesso, di razza e di lingua sono una sapiente volontà divina, con la quale Dio ha creato gli esseri umani. Questa Sapienza divina è l’origine da cui deriva il diritto alla libertà di credo e alla libertà di essere diversi’”. [12]
Abbiamo preso nota delle differenze da Voi sottolineate tra le soluzioni che ognuno di Voi ha proposto per reagire alla crisi esplosa col Concilio Vaticano II. Ad esempio, l’arcivescovo Viganò ha sostenuto che sarebbe meglio “dimenticare” del tutto il Concilio, mentre il vescovo Schneider, in disaccordo con lui su questo punto specifico, propone ufficialmente di correggere solo quelle parti dei documenti del Concilio che contengono errori o che sono ambigue. Il Vostro scambio di opinioni cortese e rispettoso dovrebbe servire da modello per un dibattito ancora più robusto che tanto Voi come noi desideriamo. Troppo spesso, negli ultimi cinquant’anni, al disaccordo col Vaticano II si è replicato con meri attacchi ad hominem invece che con argomentazioni civili. Esortiamo tutti coloro che vogliono unirsi a questo dibattito a seguire il Vostro esempio.

Preghiamo la Nostra Santa Madre, San Pietro Principe degli Apostoli, Sant’Atanasio e San Tommaso d’Aquino di proteggere e preservare le Vostre Eccellenze. Possano essi ricompensarvi per la Vostra fedeltà alla Chiesa e confermarVi nella Vostra difesa della Fede della Chiesa.
In Christo Rege.
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