L'incontro chiesto dal presidente Usa per parlare di povertà, ma soprattutto per rilanciare la sua immagine negli Stati Uniti e nel mondo
Credits: Barack Obama in Vaticano nel 2009 (Getty Imagines / Chris Helgren)
C'era una volta (e in parte c'è ancora) un'icona mondiale, un uomo accanto al quale tutti volevano farsi fotografare: Barack Obama. Ora, il suo fascino è in declino, il suo appeal molto meno intenso; la sua biografia politica, cinque anni fa piena di pagine cariche di sorprese, promesse e aspettative, adesso invece si è arricchita di capitoli pieni di errori e di disillusioni. Grazie a questo quadro, molto meno colorato di un tempo, ora è Obama a correre per farsi fotografare accanto al personaggio che gli ha "soffiato" il ruolo di simbolo mondiale del Cambiamento: Papa Francesco.
L'incontro in Vaticano tra i due può essere visto con queste lenti; interpretato con questa chiave di lettura. Il presidente vuole a tutti costi un selfie con il Pontefice che rilanci la sua figura negli Usa e nel mondo. Una foto che lo certifichi un personaggio (ancora) influente, carismatico, in grado di dettare l'agenda.
Gli serve per la politica interna, in particolare per quella economica e sociale, ma anche per la sua immagine internazionale, oscillante tra il riluttante e fallimentare guerriero della crisi siriana e il debole e passivo diplomatico di quella ucraina.
La povertà e le elezioni di Medio Termine
Quando qualche settimana fa venne annunciato il viaggio a Roma, Obama disse: "Non vedo l'ora di parlare con Francesco della povertà". Il presidente pensa di avere delle forti affinità con un papa che ha messo sullo sfondo i temi del costume e della morale e al centro, invece, la questione delle diseguaglianze sociali, dell'economia, dei nuovi e vecchi ermaginati.
In effetti, i due uomini hanno avuto esperienza simile con le periferie delle grandi metropoli americane (Bergoglio a Buenos Aires e Obama a Chicago, quando era un giovane avvocato che si occupava di mediazione sociale); persone nate lontane da quei mondi, si sono impegnati per quelle cause, seguendo ognuna la propria vocazione, che per Obama si è poi trasformata in un naturale approccio alla politica.
Su questo tema, i due non possono che intendersi. Così come affine può risultare il modo pragmatico con cui affrontano le grandi questioni ideali. Entrambi capaci a scavare e analizzare come pochi la complessità della problemi, sembrano però essere diversi nella traduzione pratica delle loro decisioni (come appare rivelare il differente linguaggio che i due usano): più diretto quello di Francesco, più contorno quello di Obama.
Papa Francesco Getty Imagines Andreas Solaro
I ruoli sono diversi e Papa Francesco non ha a che fare con un Congresso avverso e con leader mondiali con obiettivi diversi da quelli di Washington, come invece tocca al presidente Usa. Ma, al di là di questa (non piccola) differenza, nel'immaginario collettivo mondiale Francesco sembra essere in grado di mantenere quelle aspettative che invece, alla fine, Obama ha deluso
(Anche) per questo Francesco ha superato Barack nella speciale classifica mondiale delle Icone del Cambiamento. Ed è questo il motivo per cui Obama ci tiene tanto a incontrarlo. Con le sue uscite sul capitalismo rapace, sulle ingiustizie sociali, Francesco è diventato un personaggio molto importante e seguito nel dibattito politico americano, incentrato da tempo su questo tema.
Le diseguaglianze tra ricchi e poveri sono aumentate in modo esponenziale negli Usa, anche sotto Obama. Lui, che si era proposto come il difensore del ceto medio, ha fatto fatica - a causa anche dell'opposizione del Congresso a maggioranza repubblicano - a mantenere le promesse fatte. La sua ultima battaglia, quella sull'aumento della paga minima oraria, non fa ancora breccia.
E'sui temi economici che i democratici sperano di portare a casa la vittoria nelle prossime elezioni di novembre di Medio Termine. Una foto con Francesco, il papa della Chiesa che guarda agli ultimi, l'uomo che non solo i cattolici, ma anche gli americani delle altre confessioni apprezzano, può essere un elemento utile per raggiungere quel risultato.
L'immigrazione e lo scontro sull'Obamacare
Come potrebbe esserlo per un altro obiettivo di Obama: la riforma dell'immigrazione. Le parole a favore dei migranti espresse da Francesco, da un papa che arriva dalla "Fine del Mondo", da quel continente - l'Altra America - da cui giungono la maggior parte del clandestini degli Usa, sono un grande spot per la causa dei 10 milioni di latinos che da tempo aspettano la maxi sanatoria promessa da Obama (il quale punta ai loro voti).
Non è detto però che su questa specifica questione, l'incontro in Vaticano dei due, sia tutto rose e fiori. Bisogna infatti ricordare che il presidente americano, se da una parte segue una politica di apertura nei confronti degli immigrati, dall'altra, invece, va avanti con quotidiane e massicce esplusione dei clandestini.
Qualche frizione potrebbe esserci anche sull'Obamacare, se il tema verrà fuori. L'episcopato cattolico statunitense si è ribellato contro la rifoma sanitaria che impone la copertura delle spese per contraccezione e aborto anche per i dipendenti delle imprese e degli enti che fanno riferimento alle varie chiese americane. La battaglia è diventata legale ed è finita di fronte alla Corte Suprema, che tra poco dirà la sua. Nel 2009, quando Obama incontrò Papa Ratzinger, questo fu il motivo del gelo tra i due, in un faccia a faccia che durò solo una ventina di minuti.
E'più facile però che oggi, Francesco e Obama glissino, per fare spazio alle questione sulle quali possano trovare pieno accordo. E, poi, alla fine dell'incontro, ci sarà quella foto che Obama attende di fare con tanta impazienza. L'agognato scatto accanto a Francesco per recuperare la sua spenta immagine.
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