Blog della Tradizione Cattolica Apostolica Romana

sabato 31 gennaio 2015

Lettera di una cattolica americana a Papa Francesco


Pubblichiamo questa lettera, che appare scritta con amore sincero per la Chiesa e che mette bene in luce i gravi danni, spirituali ma anche sociali, che derivano dalle pericolose “aperture” che si preannunciano in materia di indissolubilità del matrimonio, fornendoci anche delle riflessioni profonde sul concetto stesso di peccato. Quanto scrive la signora Hickson è del tutto condivisibile e ci conferma nella necessità di agire su due fronti: non cessare mai di testimoniare la Verità e non scoraggiarci, perseverando con l’arma della preghiera, e in particolare del S. Rosario, affinché il Signore ci aiuti in questi tempi bui, confermi la nostra fede e dia luce ai nostri Pastori.

PD

Dr.sa Maike Hickson 10 Dicembre 2014


Lettera aperta a Papa Francesco

Un Cri de Coeur da un convertita

“Caro direttore, caro Riccardo, perché mai ti scrivo tutte queste cose? Perché questa notte non ci ho dormito. E perché io voglio capire – e lo chiedo ai lettori della Bussola – che cosa deve ancora accadere in questa Chiesa perché i cattolici si alzino, una buona volta, in piedi. Si alzino in piedi e si mettano a gridare dai tetti tutta la loro indignazione. Attenzione: io mi rivolgo ai singoli cattolici. Non alle associazioni, alle conventicole, ai movimenti, alle sette che da anni stanno cercando di amministrare conto terzi i cervelli dei fedeli, dettando la linea agli adepti. … No, no: qui io faccio appello alle coscienze dei singoli, al loro cuore, alla loro fede, alla loro virilità. Prima che sia troppo tardi.” (Mario Palmaro, Lettera a Riccardo Cascioli, direttore di La Nuova Bussola Quotidiana, 8 gennaio 2014)





Caro Santo Padre,

È con l’angoscia nel cuore che ho deciso di scrivere questa lettera aperta e sincera. E parlerò di cose che di solito, in condizioni normali, non avrei mai reso pubbliche. Lo faccio, o almeno mi propongo di farlo, per il bene della Chiesa, per la maggior Gloria di Dio e per la salvezza degli uomini. Lei potrà giudicare.

Questa notte, non sono riuscita a dormire. Mi preoccupa la situazione della Santa Madre Chiesa. Nel corso dell’anno 2014, particolarmente tramite il Suo apprezzamento pubblico della proposta del Cardinale Walter Kasper che i divorziati “risposati” possano ricevere la santa Comunione, Lei, Santo Padre, ha aperto la porta a molta confusione rispetto all’insegnamento morale della Chiesa Cattolica ed a molta imprudenza da parte della Gerarchia della Chiesa.

Alcune dichiarazioni provenienti dal Sinodo dei Vescovi sulla Famiglia in ottobre 2014 hanno accentuato questa confusione. E poi in dicembre 2014 Lei stessa, in un’intervista con La Nación, ha suggerito un atteggiamento lassista da parte della Chiesa verso coloro che si sono sposati fuori dalla Chiesa dopo un divorzio, dicendo: “La sola Comunione non è la soluzione. La soluzione è l’integrazione”. Sembra adesso che Lei abbia intenzione che loro non solo ricevano la santa Comunione ma anche partecipino alla vita ecclesiale, come lettori alla santa Messa o come padrini dei bambini.

Questo tipo di approccio significherebbe ignorare o bilanciare il peccato, o addirittura condonarlo. Confonderebbe la distinzione tra chi vive in stato di grazia santificante, così gradito a Dio perché segue i suoi Comandamenti e consigli, e chi vive obiettivamente in stato di peccato, quindi dispiacendo a Dio per la sua mancanza di rispetto verso la legge e la sapienza di Dio. Una tale strada causerebbe l’anarchia e la distruzione del fondamento morale della Chiesa Cattolica. Si verrebbe presto alla regola del “Va bene tutto”.

CORONCINA ALLA MADRE DI DIO, CORREDENTRICE DEL MONDO (Per liberare 50.000 anime dal Purgatorio)



…Mio Figlio vuole che l’umanità, non solo MI riconosca come MADRE DI DIO che è il più grande onore, ma anche Corredentrice del mondo.
Invocatemi quanto più potete nelle Vostre preghiere - CORREDENTRICE - e IO elargirò su di voi molte grazie che sono necessarie per la vostra e per l’altrui liberazione.


HO FATTO AL MONDO UNA PROMESSA GRANDIOSA



C’è poco tempo e nel Purgatorio ci sono moltissime povere Anime… Bisogna salvarle.
Se un uomo prega con pietà e con cuore aperto questa breve preghiera, questa giaculatoria insistente: “Madre di Dio, Corredentrice del mondo, Prega per noi” libera ogni volta che viene recitata, mille Anime dal Purgatorio. Potete recitare questa preghiera ovunque - a piedi o in macchina, in chiesa, a casa, per strada - ovunque.


- 1 Gloria al Padre
- 1 Padre Nostro
- 10 “Madre di Dio, Corredentrice del mondo, Prega per noi" 
- 1 Salve regina



N.B. Usare una corona del Santo Rosario



Estratto dal 41° messaggio della MADRE DI DIO, rivelato il 12 febbraio 1998 a Fulda (Germania) alla veggente Anna, che fa vita nascosta.

…in tutte le Sante Messe, insieme con il mio amato Figlio, prego per voi, mi offro per voi. Per questo mio Figlio vuole che l’umanità non solo mi riconosca come MORE DI DIO, che è il più grande onore, ma anche come CORREDENTRICE del mondo. E questo è il mio secondo nome molto venerabile. Un giorno il Papa proclamerà questo dogma in tutto il mondo, cioè che MARIA la Madre di DIO, è anche CORREDENTRICE del mondo. Invocatemi quanto più potete nelle vostre preghiere - CORREDENTRICE - e io elargirò su di voi molte grazie che sono necessarie per la vostra e per l’altrui liberazione.

…figli miei, alla mia festa, l’8 dicembre (1997 durante la festa dell’Immacolata Concezione della SS Vergine Maria, il giorno mondiale della grazia, fu trasportata in Ohlau la sua statua che ha pianto Lacrime di Sangue in processione al santuario. In quel giorno hanno sanguinato 3 Ostie) ho fatto al mondo una promessa grandiosa. C’è poco tempo e nel purgatorio ci sono moltissime povere anime, persino anime che soffrono dai tempi antichissimi - dal tempo del paganesimo. Bisogna salvarle. I cristiani possono salvarle attraverso la preghiera, il rosario, soprattutto la S. Messa e attraverso la Via Crucis. Ma ora Dio mi ha concesso grazia immensa, cioè che, se un uomo prega con pietà e cuore aperto questa breve preghiera:
MADRE DI DIO, CORREDENTRICE DEL MONDO
PREGA PER NOI

Mio Figlio libera 1000 anime dal purgatorio. Questa breve preghiera, questa giaculatoria insistente libera, ogni volta che viene recitata, dal purgatorio mille anime che raggiungono la gioia eterna, la luce eterna. Utilizzate questa grande grazia di poter aiutare le anime che vi compenseranno con continue preghiere e vi sosterranno in questa vita terrena spesso difficile e travagliata. Vi solleciteranno tanto, vi saranno infinitamente riconoscenti, e voi sfruttate questa gratitudine, implorate il loro aiuto. Potete invocare le povere anime del purgatorio, le anime già beate e i vostri patroni per le vostre richieste. Le anime del purgatorio aiutano moltissimo.

Figli miei, ringraziate Dio per questa grazia, perché nemmeno voi andrete direttamente in Paradiso, anche VOI DOVRETE UN GIORNO RIPAGARE Dio nel purgatorio per le vostre mancanze e così anche voi un giorno attenderete per le preghiere che salgono dalla terra. Perciò non perdete tempo. Potete recitare questa preghiera ovunque - andando a piedi o in macchina, in chiesa, a casa, per strada - ovunque. Questa preghiere viene sempre accolta per liberare le povere anime!... Vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo - Amen



DIO É VIVO ED É CON NOI

Questa preghiera è stata dettata da un’anima del purgatorio alla veggente monfortana Maria Simma di Sontag dopo aver ricevuto il carisma a favore delle Anime del Purgatorio. Se recitata con fede ha il potere di sottrarre alle pene eterne molte anime che ogni giorno, per la loro condizione di peccato al momento del trapasso, sono in bilico tra inferno e purgatorio.


A CHI LA RECITA MATTINO E SERA E SI IMPEGNA A FARLA CONOSCERE, VENGONO RISERVATE GRAZIE SENZA NUMERO, ANCHE SENZA CHIEDERLE (Voi avete un Padre che sa bene quello di cui avete bisogno, Lc. 12,30)
Un modo sicuro per farla conoscere è di fotocopiare il presente foglietto  e di farlo trovare all’interno delle chiese, delle comunità cristiane, nei luoghi di convegno di gruppi di preghiera ecc. e di distribuirlo a familiari e persone di fede cristiana pregandole di farlo a loro volta. Anche a chi farà questo saranno riservate abbondanti grazie.





PREGHIERA IN FAVORE DEI MORENTI
PER LA SALVEZZA DELLA LORO ANIMA



O Misericordiosissimo Gesù, che bruci di un sì ardente amore per le anime, Ti scongiuro, per l'agonia del Tuo Santissimo Cuore e per i dolori di Tua Madre Immacolata, di purificare col Tuo Sangue tutti i peccatori della terra che sono in agonia e che devono morire oggi stesso.
Cuore agonizzante di Gesù abbi pietà dei moribondi.
(3 Ave Maria)


venerdì 30 gennaio 2015

Sinodo ordinario sulla famiglia. Supplica filiale a Sua Santità Papa Francesco By Redazione On 28 gennaio 2015 · Add Comment



L’appello del cardinale Raymond Burke a tutti i cattolici, laici, sacerdoti e vescovi perché s’impegnino nella difesa del matrimonio cristiano in vista del Sinodo ordinario sulla famiglia del 2015 non è rimasto inascoltato. Un gruppo di personalità del mondo religioso culturale e sociale e oltre 30 associazioni pro-life e di difesa della Civiltà Cristiana hanno simultaneamente lanciato in tutto il mondo e in diverse lingue una petizione per chiedere a Sua Santità Papa Francesco una parola chiarificatrice per dissipare la confusione dei fedeli «Siamo sicuri che la Vostra parola – si legge nella petizione – non potrà mai dissociare la pratica pastorale dall’insegnamento lasciato in eredità da Gesù Cristo e dai suoi vicari, perché ciò renderebbe più grave la confusione. Infatti Gesù ci ha insegnato con assoluta chiarezza la coerenza che deve esistere tra la verità e la vita (cfr. Gv 14, 6-7), così come ci ha avvertito che l’unico modo di non soccombere è quello di porre in pratica la sua dottrina (cfr. Mt 7,24-27)». Oltre 50.000 sono le firme fin qui raccolte.

Riscossa Cristiana, Corrispondenza Romana e altri siti cattolici si associano a questa iniziativa, invitando tutti i lettori che non avessero già sottoscritto la petizione a prenderne visione e firmarla CLICCANDO QUI

Tra le prime firme pervenute:

Kigeli V, Re in esilio del Rwanda; Prof. Wolfgang Waldstein, , membro della Pontificia Accademia per la Vita (Austria); Mons. Wolfgang Haas, arcivescovo di Vaduz (Liechstenstein); S.A.R. Dom Duarte duca di Bragança (Portogallo); senatore Rick Santorum, (Stati Uniti); Sua Em.za il Cardinale Walter Brandmüller; Josef Seifert, già Presidente della International Academy of Philosophy, membro della Pontificia Accademia per la Vita (Germania); LLA.I.R. i Príncipi Dom Luiz e Dom Bertrand de Orleans e Bragança; Sua Em.za il Cardinale Jorge Arturo Cardinal Medina Estévez (Cile); S. Em.za il Cardinal Raymond Leo Burke;Austin Ruse, Presidente del Center for Family and Human Rights (C-Fam); John-Henry Westen, Direttore di LifeSiteNews (Canada); John Smeaton, Direttore della Society for the Protection of the Unborn Children (SPUC) (Gran Bretagna); Ambasciatore Armando Valladares (Cuba); S. E. Mons. Athanasius Schneider, Vescovo Ausiliare di Astana (Kazakistan); Dr. Adolpho Lindenberg, Presidente dell’Istituto Plinio Corrêa de Oliveira (Brasile);Mercedes Arzú Wilson, Presidente di Family of the Americas (USA); Robert Royal, Presidente dell’Istituto Faith and Reason (USA); Senatore Bernard Seillier, (Francia); Thomas Ward, Vice Presidente della National Association of Catholic Families (Gran Bretagna); Guillaume de Thieulloy, Direttore di Riposte Catholique (Francia); John Laughland, Scrittore e giornalista (Gran Bretagna); Jean Pierre Maugendre, Presidente di Renaissance Catholique (Francia); Maria Madise, coordinatrice di Voice of the Family (Gran Bretagna);); Luke Gormally, Membro della Pontificia Accademia per la Vita (Gran Bretagna). E tra gli italiani: Ambassciatore Emilio Barbarani(Roma); Massimo de Leonardis, Direttore del Dipartimento di Scienze Politiche all’Università Cattolica del Sacro Cuore (Milano); Roberto de Mattei, Presidente della Fondazione Lepanto (Roma); Paolo Deotto, Direttore di Riscossa Cristiana (Milano); Pietro De Marco, Professore all’Università di Firenze; M.se Luigi Coda Nunziante, Presidente della Associazione Famiglia Domani (Roma); il Principe e la Principessa Ferdinando Massimo e il Principe e la Principessa Carlo Massimo (Roma); Gianfranco Amato, presidente dei Giuristi per la Vita (Saturnia); Antonello Brandi, Presidente di Pro Vita (Roma); Giovanni Turco, dell’Università di Udine; Alessandro Gnocchi, scrittore e giornalista (Bergamo); Gianandrea de Antonellis, Presidente dello IEREF (Benevento); Cristina Siccardi, storica (Torino); Vittorio Lodolo D’Oria, vice-presidente dell’Associazione Famiglie Numerose Cattoliche (Milano).

" Domenica di Settuagesima Priorato Fraternità sacerdotale San Pio X Albano Laziale Giornata dei Fedeli "


Si chiamano domeniche di settuagesima, sessagesima e quinquagesima la settima, sesta e quinta domenica avanti quella di Passione.Il Tempo di Settuagesima abbraccia la durata delle tre settimane che precedono immediatamente la Quaresima e costituisce una delle parti principali dell'Anno Liturgico. È suddiviso in tre sezioni ebdomadarie, di cui solamente la prima porta il nome di Settuagesima; la seconda si chiama Sessagesima; la terza Quinquagesima.

È chiaro che questi nomi esprimono una relazione numerica come la parola Quadragesima, donde deriva la parola Quaresima. La parola Quadragesima sta ad indicare la serie dei quaranta giorni che dobbiamo attraversare per arrivare alla festa di Pasqua. Le parole Quinquagesima, Sessagesima e Settuagesima ci fanno quasi vedere tale solennità in un lontano ancora più prolungato; però non è meno importante il grande oggetto che comincia ad assillare la santa Chiesa, la quale lo propone ai suoi figli quale mèta verso cui devono ormai tendere tutti i loro desideri e tutti i loro sforzi.

Orbene, la festa di Pasqua esige per preparazione quaranta giorni di raccoglimento e di penitenza. È il tempo più propizio, il mezzo più potente che adopera la Chiesa per ravvivare nel cuore e nello spirito dei fedeli il sentimento della loro vocazione. Nel loro più alto interesse, essi non devono lasciar passare questo periodo di grazie, senz'averne approfittato per il rinnovamento dell'intera loro vita. Perciò conveniva disporli a questo tempo di salute, ch'è di per se stesso una preparazione, affinché, spegnendosi a poco a poco nei loro cuori i rumori del mondo, fossero più attenti al grave monito che la Chiesa farà loro, imponendo la cenere sul capo.

La storia della Settuagesima è intimamente legata a quella della Quaresima. Infatti fin dal V secolo cominciava la sesta domenica prima di Pasqua, che corrisponde alla prima domenica dell'attuale Quaresima, e comprendeva i quaranta giorni che vanno fino al Giovedì Santo, considerato dall'antichità cristiana come il primo Mistero pasquale.

La domenica non si digiunava; di conseguenza non v'erano, propriamente parlando, che 34 giorni di digiuno effettivo (36 col Venerdì e il Sabato Santo). Ma il desiderio d'imitare l'intero digiuno del Signore portò le anime ferventi ad anticiparlo.

Quinquagesima.

Questa usanza si vede apparire la prima volta nel V secolo; tanto che san Massimo di Torino, nel Sermone 26°, pronunciato forse nel 451, la biasima e ricorda che la Quaresima comincia la domenica di Quadragesima. Ma siccome in seguito essa si andava molto diffondendo tra i fedeli, verso il 465, nel Sermone 36°, l'approva.

Nel VI secolo san Cesario d'Arles, nella sua Regola per le Vergini, fa cominciare il digiuno una settimana prima della Quaresima. Dunque è certo che, almeno nei monasteri, la Quinquagesima esiste fin d'allora. Il Primo Concilio d'Orléans (511) ordina ai fedeli di osservare prima di Pasqua la Quadragesima e non la Quinquagesima, per "mantenere - dice il canone 26° - l'unità delle usanze". Il primo e secondo Concilio d'Orange (511 e 541) combattono il medesimo abuso e proibiscono di digiunare prima della Quadragesima. L'autore del Liber Pontificalis, intorno al 520, segnala l'usanza d'anticipare la Quaresima d'una settimana, ma sembra che fosse ancora poco diffusa.

Sessagesima.

In seguito, il periodo consacrato al digiuno venne ancora anticipato di un'altra settimana, che si aggiunse alla Quinquagesima e si chiamò Sessagesima. La prima menzione si riscontra nella Regola di san Cesario, scritta per i Monaci prima del 542. Ugualmente ne parla il IV Concilio d'Orléans, nel 541, ma solo per proibire le anticipazioni del digiuno.
Settuagesima.

Finalmente, verso la fine del VI secolo o il principio del VII, apparve a Roma la Settuagesima, come se ne fa menzione nelle Omelie di san Gregorio Magno (594-604). Le osservanze liturgiche raggiunsero a poco a poco prima l'Italia del Nord, con Milano, poi, per l'influsso dei Carolingi, tutta l'Europa occidentale. L'Inghilterra le ricevette alla fine del VII secolo e l'Irlanda soltanto dopo il IX. Però, se il digiuno era ormai osservato durante le settimane di Quinquagesima e di Sessagesima, sembra che al momento della sua istituzione, la Settuagesima non fosse che una celebrazione liturgica senza digiuno; mentre nel IX secolo i Concili Carolingi lo prescrivono formalmente.

Soppressione dell'Alleluia.

Sappiamo da Amalario, che, dall'inizio del IX secolo, alla Settuagesima si sospendeva l'Alleluia e il Gloria in excelsis Deo.

Anche i monaci si conformarono a quest'uso, sebbene la Regola di san Benedetto formulasse una disposizione contraria. Secondo alcuni fu san Gregorio VII (1073-1085) che, alla fine dell'XI secolo, soppresse l'officiatura alleluiatica, in uso fino allora, alla domenica di Settuagesima. Si tratta delle antifone alleluiatiche delle Lodi, che san Gregorio VII avrebbe sostituite con quelle dell'ufficio della domenica di Settuagesima, fornendo quest'ultima di nuove antifone. Tale fatto è attestato dall'Ordo Ecclesiae Lateranensis del XII secolo. È dunque da ritenere che fu quel Papa ad anticipare la soppressione dell'Alleluia al sabato avanti la Settuagesima (Mons. Callewaert, Sacris erudiri, p. 650).

Così questo tempo dell'Anno Liturgico, dopo vari esperimenti, finì per stabilirsi definitivamente. Fondato sull'epoca della festa di Pasqua è, per ciò stesso, soggetto a ritardo o ad anticipo, secondo la mobilità di quella festa. Il 18 gennaio e il 22 febbraio vengono chiamati chiave della Settuagesima, perché la domenica che porta questo nome non può essere collocata né prima del 18 gennaio, né dopo il 22 febbraio.
Programma

Carissimi Domenica 1 Febbraio e prevista la giornata dei fedeli nel nostro priorato di Albano Laziale via Trilussa,45.


ore 10.30 Santa Messa

ore 12.00 Conferenza per adulti e riunione per i bambini

ore 13.00 Pranzo

ore 16.00 Benedizione Eucaristica


Vi aspetto numerosi, (gradita conferma, quanti si fermeranno per il pranzo)

In unione di preghiera


don Aldo Rossi +

L’omicidio di Stato esteso all’eutanasia infantile (di Tommaso Scandroglio)

fonte corrispondenza Romana

 I Paesi Bassi sono stati la prima nazione a depenalizzare le pratiche eutanasiche. Era il 1993. Passano dieci anni e nel 2003 la rivista scientifica “Lancet” ci comunica che il 2,6% dei certificati di morte (3.647 persone decedute) redatti in Olanda nell’anno 2001 era da addebitarsi a pratiche eutanasiche. In un quarto dei casi poi l’omicidio era stato perpetrato senza consenso del paziente.

Da qui la proposta di legalizzare la “dolce morte”, cioè di renderla legittima a patto di osservare alcune condizioni: soggetto cosciente e maggiorenne, volontà reiterata, firma di due medici, solo per atroci sofferenze e senza prospettive di miglioramento. Da notare che il paziente può ricorrere all’eutanasia anche se non è in stadio terminale. In Olanda in sei anni i casi di eutanasia sono aumentati del 32%, sempre secondo la rivista “Lancet.” Ma c’è da sospettare, come riporta un articolo del “New England Journal of Medicine”, che le cifre siano ritoccate al ribasso dato che molti casi non sono stati denunciati.

Nel 2005 l’omicidio di Stato, grazie ad Eduard Verhagen, autore del protocollo Groningen sull’eutanasia infantile, viene esteso anche ai bambini, che però devono avere dai 12 anni in su. Le regole per uccidere i bambini sono quelle già viste per gli adulti, a parte il fatto che il minore dai 12 ai 16 anni deve richiedere l’assenso dei genitori per togliere il disturbo e dai 16 ai 18 ha l’obbligo almeno di consultarli. Facile intuire che un bambino o un ragazzino è facilmente suggestionabile e quindi il suo “libero consenso” vale come la confessione di un prigioniero sotto tortura.

mercoledì 28 gennaio 2015

La super mamma Calò al Papa: «I figli sono tutti un miracolo»


Alessandra, diventata per ben quattordici volte madre,
commenta le parole del Pontefice: «Non fate come i conigli»



PADOVA - «Ognuno fa i figli che si sente di fare, guai a stabilire il numero perfetto, cioè tre! Ma spero che il Papa scherzasse. Io mi godo i miei figli e che il Papa pensi a fare il buon pastore!». Alessandra Bortoletto Calò, la supermamma di Padova che ha messo al mondo 14 figli, non dimostrando mai tentennamenti, risponde indirettamente alle riflessioni di Papa Francesco che, tornando dal suo secondo viaggio in Asia, ha invocato la «paternità responsabile» e un numero circoscritto di bebè, non più di tre.

«Non fate figli come conigli - ha detto il Papa nelle Filippine e poi spiegato - Io ho rimproverato alcuni mesi fa in una parrocchia una donna perché era incinta dell'ottavo figlio e ben 7 cesarei. Ma lei vuole lasciare orfani sette bambini?, questo è tentare Dio». Risoluta è comunque Alessandra, mamma di Andrea, il primogenito di 24 anni, e a seguire di Alessio, Giorgia, Giulio, le gemelle Veronica e Sabrina, i gemelli Alberto e Alessandra, Edoardo, Tommaso, Samuele, e i gemelli più piccoli, Francesco e Riccardo, e la piccola di casa, Maya, uno stroppoletto di un anno e mezzo.

«Un figlio è un miracolo che cambia la vita. Ogni figlio è frutto unico dell'amore, i figli - dice Ale Calò, sposata con Ferruccio e residente in una tanto affollata quanto allegra palazzina a Montà di Padova - vengono dall'amore e crescono nell'amore. Io penso che il numero di figli sia parte di un progetto divino per quella coppia. Se Dio vuole cosi, non può esserci papa che dica il contrario. Il fatto di avere tanti fratelli e sorelle fa bene: i figli e le figlie di una famiglia numerosa sono più capaci di comunione fraterna fin dalla prima infanzia. In un mondo segnato spesso dall'egoismo, la famiglia numerosa è una scuola di solidarietà e di condivisione; e questi atteggiamenti vanno poi a beneficio di tutta la società».

Casa Calò assomiglia a un'oliatissima catena di montaggio: ognuno ha compiti precisi e ne dà seguito, con responsabilità e apertura d'animo.
(fonte il Gazzettino di Padova)

martedì 27 gennaio 2015

GIORNO DELLA MEMORIA PER NON DIMENTICARE La Storia del Beato Anton Durcovici, Morto in un Lager Comunista


Per molti decenni nell’Unione Sovietica e nel paesi satelliti dell’Est europeo centinaia di migliaia di persone, tra cui numerosissimi cattolici, furono imprigionati nelle carceri e nei lager comunisti. Molti morirono in quei luoghi infernali, mentre in Italia il Partito Comunista Italiano negava o minimizzava questi crimini. Oggi la cultura ufficiale, gestita dagli stessi compagni o dai loro nipotini, ha rimosso il ricordo del sistema concentrazionista sovietico e delle prigioni della DDR, della Cecoslovacchia, della Romania… Ricordiamo col presente comunicato uno dei tanti Vescovi della Chiesa cattolica che trovarono la morte nelle carceri comuniste.

Fatto morire tra i topi del carcere: Anton Durcovici, il vescovo di Iaşi

lunedì 26 gennaio 2015

Roma insiste. È aperto il supermarket delle religioni, tutte salvano – di Paolo Deotto


Dopo averci spiegato che la “interreligiosità è una grazia”, si rincara la dose, a beneficio di chi non avesse capito bene. Bisogna avvertire Sant’Atanasio che si era sbagliato.





Lasciamo perdere tutti i discorsi su conigli, pugni in faccia e calci dove non batte il sole. Lasciamo perdere ogni considerazione su stile, improvvisazione, linguaggio, esibizionismo e così via. Troveremo migliaia di zelanti normalisti che ci spiegheranno che non abbiamo capito niente, che questo è il papa che proprio col suo modo di fare cordialone riavvicina la gente alla Chiesa (però le chiese continuano ad essere vuote…). E poi ci diranno anche che possono esserci sempre difficoltà con l’uso dell’italiano (già, per lui che viene dall’Argentina, dove l’italiano è la seconda lingua. E il papa polacco e il papa tedesco come mai non avevano questo problema?).

domenica 25 gennaio 2015

Omelia del Cardinale Raymond Leo BURKE - Messa votiva Matrimonio della Vergine - 10 gennaio 2015, Roma -Basilica San Nicola in Carcere



Celebrando la Messa votiva del matrimonio della Beata Vergine Maria con San Giuseppe, contempliamo nuovamente il grande mistero dell'amore incommensurabile ed incessante di Dio per noi. Nel breve racconto del Vangelo di san Matteo, vediamo come Dio provvede che il suo Figlio unigenito sia incarnato nel seno immacolato della Vergine Maria e, allo stesso tempo, con la sua incarnazione, diventiamo parte della famiglia di Giuseppe e Maria. In altre parole, anche se San Giuseppe e la Vergine Maria si erano sposati prima del concepimento verginale di Dio-Figlio nel grembo di Maria, lo hanno fatto con pieno rispetto per la consacrazione della verginità di Maria a Dio dalla sua giovinezza, l'offerta a Dio della sua verginità consacrata. Ed ancora, San Giuseppe aveva sposato Maria con l'intenzione di onorare, nel corso del loro matrimonio, la verginità consacrata.

sabato 24 gennaio 2015

Pars I 01 Praeparatio ad Missam, 02 Orationes sub infimum graum altaris...




BENEDICTUS PP. XVI

LITTERAE APOSTOLICAE
MOTU PROPRIO DATAE

SUMMORUM PONTIFICUM



Summorum Pontificum cura ad hoc tempus usque semper fuit, ut Christi Ecclesia Divinae Maiestati cultum dignum offerret, «ad laudem et gloriam nominis Sui» et «ad utilitatem totius Ecclesiae Suae sanctae».

Ab immemorabili tempore sicut etiam in futurum, principium servandum est «iuxta quod unaquaeque Ecclesia particularis concordare debet cum universali Ecclesia non solum quoad fidei doctrinam et signa sacramentalia, sed etiam quoad usus universaliter acceptos ab apostolica et continua traditione, qui servandi sunt non solum ut errores vitentur, verum etiam ad fidei integritatem tradendam, quia Ecclesiae lex orandi eius legi credendi respondet» [1].

Inter Pontífices qui talem debitam curam adhibuerunt, nomen excellit sancti Gregorii Magni, qui tam fidem catholicam quam thesauros cultus ac culturae a Romanis in saeculis praecedentibus cumulatos novis Europae populis transmittendos curavit. Sacrae Liturgiae tam Missae Sacrificii quam Officii Divini formam, uti in Urbe celebrabatur, definiri conservarique iussit. Monachos quoque et moniales maxime fovit, qui sub Regula sancti Benedicti militantes, ubique simul cum Evangelii annuntiatione illam quoque saluberrimam Regulae sententiam vita sua illustrarunt, «ut operi Dei nihil praeponatur» (cap. 43). Tali modo sacra liturgia secundum morem Romanum non solum fidem et pietatem sed et culturam multarum gentium fecundavit. Constat utique liturgiam latinam variis suis formis Ecclesiae in omnibus aetatis christianae saeculis permultos Sanctos in vita spirituali stimulasse atque tot populos in religionis virtute roborasse ac eorundem pietatem fecundasse.

Inquietante sospetto su Papa Francesco Di Gianni Toffali


Quel che pensa realmente il Papa lo dice in alta quota, mentre ciò che gli viene "consigliato" per salvare le parvenze di Vicario di Cristo, lo legge come un bravo scolaretto? Di Gianni Toffali



Dall'aereo papale, vale a dire lo scranno di Pietro versione chiesa 2.0, papa Francesco ha stupito il mondo per la battuta sui cattolici conigli. L'opinione gli è costata cara : indignazione collettiva e richiesta di scuse da parte delle famiglie numerose. Nel giro di ventiquattro ore, Bergoglio ha corretto il tiro asserendo che “avere bambini vuol dire avere futuro”. I media hanno mostrato che l'inglorioso dietrofront è stato letto da Bergoglio su dei fogli prestampati. Particolare davvero curioso (per non dire sospetto) dal momento in cui il papa improvvisatore predilige la comunicazione a braccio anziché i testi preconfezionati a tavolino. E' malizia ipotizzare che quel che pensa realmente l'uomo venuto dall'altra parte del mondo, lo dice in alta quota, mentre ciò che gli viene "consigliato" per salvare le parvenze di Vicario di Cristo, lo legge come un bravo scolaretto?

La famiglia cristiana: procreare come ... ?

papa Bergoglio in aereo

Procreare "come conigli"

Pio XII rettifica Francesco

Il 19 gennaio 2015, nel corso della conferenza stampa sull’aereo che lo riportava a Roma, dopo un viaggio nelle Filippine, papa Francesco ha ricordato che “l’apertura alla vita è una condizione del sacramento il matrimonio”.


Poi in una dichiarazione choc, come purtroppo è sua consuetudine, ha detto: “Alcuni credono che – scusatemi la parola, eh – per essere buoni cattolici dobbiamo essere come conigli, no? No. Paternità responsabile.”

Jorge Bergoglio è tornato sui suoi passi il 21 gennaio, facendo un parziale “dietro-front”: “É una consolazione e la speranza di vedere così tante famiglie accolgono i bambini come un vero dono di Dio” ha detto ha detto durante l’udienza generale del mercoledì. “Queste famiglie sanno che ogni bambino è una benedizione. Ho sentito da alcuni che le famiglie numerose e la nascita di tanti bambini sono stati una delle cause della povertà”, ha aggiunto, “Sembra una semplificazione. Possiamo dire tutto che la causa principale della povertà è un sistema economico (...) che ha messo al centro il dio denaro (...) che esclude e crea cultura di rifiuto”.

Per informare i fedeli circa l'insegnamento sulla famiglia e la procreazione e distoglierli dalla confusione che le affermazioni di cui sopra hanno creato, lasciamo che sia Papa Pio XII a “rettificare” Francesco ... leggendo il “Discorso alla Federazione italiana delle associazioni di famiglie” di 20 gennaio 1958.

Infine, preghiamo per il Papa affinché non cada più in quelle esternazioni devastanti che lo fanno amare dei media che - nella loro stragrande maggioranza dei casi - sono i peggiori nemici della Chiesa.

liberamente ripreso da:




DISCORSO DI SUA SANTITÀ PIO XII


AI DIRIGENTI E RAPPRESENTANTI DELLE


ASSOCIAZIONI TRA LE FAMIGLIE NUMEROSE

Lunedì, 20 gennaio 1958

Tra le visite più gradite al Nostro cuore annoveriamo questa vostra, diletti figli e figlie, Dirigenti e Rappresentanti le Associazioni tra le Famiglie Numerose di Roma e d'Italia. Vi è infatti nota la viva sollecitudine che Noi nutriamo verso la famiglia, di cui non trascuriamo occasione per illustrare la dignità nei suoi molteplici aspetti, per affermare e difendere i diritti, inculcare i doveri, in una parola, farne un caposaldo del Nostro pastorale insegnamento. Per questa stessa premura verso la famiglia, acconsentiamo di buon animo, ove le occupazioni del Nostro Ufficio non si frappongano, ad intrattenerCi, sia pure per brevi istanti, coi gruppi familiari che convengono nella Nostra dimora, ed anche, ove sia il caso, di lasciarCi fotografare in mezzo a loro, per perennare in qualche modo il ricordo della Nostra e della loro letizia. Il Papa in mezzo ad una famiglia! Non è forse questo un posto che ben gli si addice? Non è egli stesso, con significato altamente spirituale, Padre della umana famiglia, rigenerata in Cristo e nella Chiesa? Non si attua forse per tramite di lui, Vicario di Cristo sulla terra, il mirabile disegno della Sapienza creatrice, che ha ordinato ogni umana paternità a preparare l'eletta famiglia dei cieli, dove l'amore di Dio, Uno e Trino, l'abbraccerà con unico ed eterno amplesso, dandole Sè medesimo in beatificante eredità?

venerdì 23 gennaio 2015

Cattolici tra Scilla e Cariddi, conigli e interreligiosità



Cattolici conigli, grazia dell’interreligiosità …

No, grazie. Preferisco restare cattolico

di Alessandro Gnocchi

Altro che “Je suis

Charlie”. Se il concetto non si prestasse a equivoci sul coraggio o se il mondo cattolico fosse abbastanza spiritoso, ma soprattutto se ci fosse una discreta quantità di fedeli consapevoli della gravità con cui la barca di Pietro vacilla sotto i colpi di colui che dovrebbe guidarla, al prossimo “Angelus” ci sarebbe da presentarsi in San Pietro col cartello “Je suis lapin”.

“Io sono coniglio”, come lo sono stati quei padri e quelle madri che, senza tenere in conto la cosiddetta “paternità responsabile” che sta tanto a cuore al pontefice venuto dalla fine del mondo hanno contribuito a costruire e a diffondere la civiltà cristiana.

Ma non servirebbe a niente, o quasi, si sbatterebbe contro un muro di gomma perché questo papa è la perfetta immagine di questa Chiesa. Basta dare un’occhiata a giornali, telegiornali e siti che contano per scoprire che, neanche due ore dopo l’ennesima esternazione che si fa beffe della dottrina cattolica, della devozione, di secoli di storia e di fede, fino ad arrivare sotto il minimo sindacale del buon gusto, sono già lì tutti a dogmatizzarla. Non c’è proprio nulla di colloquiale o di pastorale o di magisterialmente non rilevante: tutto quanto fa e dice il generalissimo Francesco è, ipso facto, dogma. Oggi ci saranno già solerti parroci che, dopo aver fino a ieri tuonato contro la contraccezione, oggi daranno degli stupidi a quei cattolici che hanno fatto più di tre figli. Del resto, lo ha detto il papa: il papa è il papa.

Da “Repubblica” ad “Avvenire” non c’è organo di propaganda che non si inchini al genio di un pontefice capace di stupire il mondo. Purtroppo, questo pontefice non stupisce il mondo, ma quei cattolici che hanno deciso di rimanere ben saldi alla loro fede. Anzi, non stupisce neppure quelli, perché ormai il travisamento della dottrina è all’ordine del giorno, è una costante di un magistero a cui diventa sempre più difficile mettere delle pezze. Presto anche coloro che stanno gaglioffamente cercando di contrabbandare come cattolico ciò che questo papa dice e fa avranno solo da gettare la maschera. Si presenteranno sul palcoscenico e, con un sorriso smagliante, annunceranno al pubblico che li ha seguiti fin lì: “Benvenuti nella nuova religione”.

Non potranno dire “Benvenuti nella nuova Chiesa” perché quella è illustrata in qualsiasi depliant che da decenni mostra le meraviglie della “Nuova Pentecoste”. Troppi si sono illusi che non fosse così, ma era scritto tutto fin dal principio. Gli artefici della mutazione genetica del corpo ecclesiale lo avevano detto ai quattro venti senza nascondersi. Ma il buon cattolico è fatto così: ce ne vuole prima di comprendere che il capo lo sta tradendo e, spesso, lo segue fin dentro il baratro, convinto di fare il bene.

Con l’avvento di Francesco, qualcuno magari ha aperto gli occhi. Ogni giorno ha la sua pena e il suo orrore e la messe di questi giorni è davvero ricca. Ognuno può pescare quel che vuole, dal pugno in faccia a chi offende mammà al calcio nel sedere a chi vuol fare il furbo.

mercoledì 21 gennaio 2015

Gesuiti irriverenti nei riguardi di Cristo e del Romano Pontefice



Mentre Papa Francesco, che è un gesuita, condanna le vignette "blasfeme" su Maometto, la rivista dei gesuiti in Francia, Etudes, ha pubblicato quattro vignette che deridono Gesù, Papa Benedetto XVI e anche Papa Francesco, in segno di solidarietà a Charlie Hebdo, a difesa della libertà d'espressione e contro il terrorismo islamico che uccide spietatamente chi rappresenta in modo sarcastico Maometto.
“Anche noi siamo Charlie", hanno scritto a lettere cubitali i gesuiti e i redattori di Etudes, la rivista ufficiale della Compagnia di Gesù francese. Sul sito di Etudes hanno pubblicato quattro vignette irriverenti. Quella dove c’è il disegno di papa Benedetto XVI in versione gay, un’altra dove Gesù dal crocifisso chiede di essere “schiodato”. Ce n’è anche per papa Bergoglio che compare in una copertina agghindato per il carnevale di Rio e ancora un’altra sulla sua elezione. 
“Come non indignarsi di fronte a questo omicidio perpetrato a sangue freddo?”. Poi si legge: “Ridere di se stessi è un segno di forza. L’humor nella fede è un buon antidoto al fanatismo e a una posa seriosa che prende tutto alla lettera. Esprimiamo la nostra solidarietà ai confratelli assassinati, alle altre vittime, alle loro famiglie e ai loro amici”.


Che ne dice Papa Francesco dei suoi confratelli gesuiti francesi che stanno dalla parte di Charlie Hebdo e non mostrano alcuna comprensione ai terroristi islamici?

Ordinario della Santa Messa tridentina



ASPERSIO AQUAE BENEDICTAE

In Dominicis annis"
"Asperges me, Domine, hyssopo, et mundabor : lavabis me, et super nivem dealbabor. Ps : Miserere mei, Deus, secundum magnam misericordiam Tuam. Gloria Patri Asperges me..."

In Dominicis paschalibus
"Vidi aquam egredientem de templo a latere dextro, alleluia ; et omnes ad quos pervenit aqua ista salvi facti sunt, et dicent : alleluia, alleluia. Ps : Confitemini Domino, quoniam bonus : quoniam in saeculum misericordiam Ejus. Gloria Patri.. Vidi aquam...

P : Ostende nobis, Domine, misericordiam tuam. (T.P. Alleluia)
R : Et salutare tuum da nobis.

P : Domine exaudi orationem meam.
R : Et clamor meus ad te veniat.

P : Dominus vobiscum.
R : Et cum spiritu tuo.

P : Oremus.Exaudi nos, Domine sancte, Pater omnipotens, aeterne Deus : et mittere digneris sanctum Angelum Tuum de caelis, qui custodiat, foveat, protegat, visitet, atque defendat omnes habitantes in hoc habitaculo. Per Christum Dominum nostrum. Amen.

martedì 20 gennaio 2015

Gli Errori dell’Ecumenismo

Gesù, avvicinatosi, disse loro: Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo.
(Matt. 28:18-20)

Nostro Signore Gesù Cristo non misurava le Sue parole. Il testo qui sopra, tratto dal Vangelo secondo Matteo, le parole che provengono dalla bocca del Nostro Divino Salvatore, incolpano il Concilio Vaticano Secondo di errore contro la Fede Cattolica. E’ quello che, dopotutto, è contenuto nel Terzo Segreto di Fatima, come disse il Cardinale Ciappi: “Nel Terzo Segreto (di Fatima), viene predetto, tra le altre cose, che la grande apostasia nella Chiesa comincerà dal suo vertice.”

Sappiamo dalle profezie di San Francesco d’Assisi, predetta centinaia di anni fa, che vi sarà un Anti-Papa. Egli sarà un eretico. Non possiederà la Fede Cattolica. E cercherà di distruggere la Chiesa, riformandola con una nuova riforma.

lunedì 19 gennaio 2015

Il Vaticano II. Un Concilio pastorale di p. Serafino Lanzetta


(di Cristina Siccardi) L’ultima opera pubblicata del teologo Padre Serafino Lanzetta F.I. è un vero e propriochef-d’œuvre, un capolavoro che arricchisce, con tasselli nuovi e argomentazioni convincenti, gli approfondimenti che da diversi anni vanno sviluppandosi, con sempre maggiore intensità e determinazione speculativa, su quell’evento che ha prodotto un vero e proprio sisma nella Chiesa, riconosciuto tale anche da coloro che ne tessono le lodi per le novità introdotte: il Concilio Vaticano II.

Ma quelle novità furono soltanto pastorali oppure anche dottrinali? La Fede è ancora quella dei nostri padri, annunciata da Cristo, da San Pietro, da San Paolo, tramandata di Dottore in Dottore della Chiesa, di Concilio in Concilio… oppure è cambiata? Ecco che il laborioso impegno del raffinato teologo Padre Lanzetta viene in soccorso in questi tempi tanto confusi quanto sovvertitori. «Lo studio di P. Lanzetta fornisce un approccio di grande respiro, attento alle fonti storiche e alle varie proposte d’interpretazione negli ultimi decenni. (…) è una trattazione brillante del tema scelto.

domenica 18 gennaio 2015

Cristo crocifisso, scandalo per i musulmani e stoltezza per i laicisti…


di Roberto de Mattei

Marcher contre la Terreur , “Marcia contro il Terrore”, è stato il titolo con cui “Le Monde”, il “Corriere della Sera” e i principali giornali occidentali hanno presentato la grande sfilata laicista dell’11 gennaio. Mai nessuno slogan è stato più ipocrita di questo, imposto dai mass media come reazione alla strage di Parigi del 7 gennaio. Che senso ha infatti parlare di Terrore senza aggiungere al sostantivo l’aggettivo “islamico”?

L’attacco alla redazione di “Charlie Hebdo” è stato perpetrato al grido di «Allah akbar ! » per vendicare Maometto offeso dalle caricature e dietro i kalashnikov dei terroristi c’è una visione del mondo precisa: quella musulmana. Solo ora i servizi segreti occidentali cominciano a prendere sul serio le minacce di Abu Muhamad al Adnani, contenute in un comunicato multilingue diffuso il 21 settembre 2014 dal quotidiano on line “The Long War Journal”.

«Conquisteremo Roma, spezzeremo le sue croci, faremo schiave le sue donne col permesso di Allah, l’Eccelso», ha dichiarato ai suoi seguaci il portavoce dello “Stato islamico”, che non ha semplicemente ripetuto di sterminare gli “infedeli” ovunque si trovino, ma ha indicato loro anche le modalità: «Piazzate l’esplosivo sulle loro strade. Attaccate le loro basi, fate irruzione nelle loro case. Troncate loro la testa. Che non si sentano sicuri da nessuna parte! Se non potete trovare l’esplosivo o le munizioni, isolate gli Americani infedeli, i Francesi infedeli o non importa quale altro loro alleato: spaccate loro il cranio a colpi di pietra, uccideteli con un coltello, travolgeteli con le vostre auto, gettateli nel vuoto, soffocateli oppure avvelenateli».

Ci si illude che la guerra in corso non sia quella dichiarata dall’Islam all’Occidente, ma una guerra che si combatte all’interno del mondo musulmano e che l’unico modo per salvarsi sia di aiutare l’Islam moderato a sconfiggere l’Islam fondamentalista, come ha scritto sul “Corriere della Sera” dell’11 gennaio Sergio Romano, un osservatore che pure passa per intelligente. In Francia, lo slogan più ripetuto è quello di evitare l’“amalgama”, ossia l’identificazione tra l’Islam moderato e quello radicale. Ma il fine comune a tutto l’Islam è la conquista dell’Occidente e del mondo. Chi non condivide questo obiettivo non è un moderato, semplicemente non è un buon musulmano.

Le divergenze, semmai, non riguardano il fine, ma i mezzi: i musulmani di Al Qaeda e dell’Isis hanno abbracciato la via leninista della azione violenta, mentre i Fratelli Musulmani utilizzano l’arma gramsciana dell’egemonia intellettuale. Le moschee sono il centro di propulsione di quella guerra culturale che Bat Ye’or definisce il soft-jihad, mentre con il terminehard-jihad definisce la guerra militare per terrorizzare e annientare il nemico. Si può discutere, e certamente si discute all’interno dell’Islam, sulla scelta dei mezzi, ma c’è concordia sull’obiettivo finale, l’estensione al mondo della sharia’a, la legge coranica.

Islam è in ogni caso un sostantivo verbale traducibile con “sottomissione”. La sottomissione per evitare il Terrore, lo scenario del futuro europeo immaginato dal romanziereMichel Houellebecq nel suo ultimo libro, precipitosamente ritirato dalle librerie francesi. No al Terrore significa per i nostri uomini politici no alla sottomissione violenta degli jihadisti, sì ad una sottomissione pacifica, che porti dolcemente l’Occidente in una condizione di dhimmitudine.

L’Occidente si dice disposto ad accettare un Islam “dal volto umano”, ma in realtà, ciò che dell’Islam rifiuta non è solo la violenza, ma anche il suo assolutismo religioso. Per l’Occidente c’è licenza di uccidere in nome del relativismo morale, ma non in nome di valori assoluti. Eppure l’aborto è sistematicamente praticato in tutti i Paesi occidentali e nessuno dei capi di Stato che hanno sfilato a Parigi contro il Terrore lo ha mai condannato. Ma cos’è l’aborto se non la legalizzazione del Terrore, il Terrore di Stato promosso, incoraggiato, giustificato? Che diritto hanno i leader occidentali di manifestare contro il Terrore?

Su “La Repubblica” del 13 gennaio 2015, mentre l’ex capo di Lotta Continua Adriano Sofri celebra L’Europa che rinasce sotto la Bastiglia, la filosofa postmoderna Julia Kristeva, cara al cardinale Ravasi, afferma che «la piazza illuminista ha salvato l’Europa», e che «di fronte al rischio che stavano correndo, libertà, uguaglianza e fratellanza hanno smesso di essere concetti astratti, incarnandosi in milioni di persone». Ma chi ha inventato il Terrore se non la Francia repubblicana, che lo ha usato per annientare tutti gli oppositori alla Rivoluzione francese? L’ideologia e la prassi del terrorismo si affacciano per la prima volta nella storia con la Rivoluzione francese, soprattutto a partire dal 5 settembre 1793, quando il “Terrore” fu messo dalla Convenzione all’ordine del giorno e divenne una parte essenziale del sistema rivoluzionario. Il primo genocidio della storia, quello vandeano, venne perpetrato in nome degli ideali repubblicani di libertà, uguaglianza e fratellanza. Il comunismo che pretese di portare a compimento il processo di secolarizzazione inaugurato dalla Rivoluzione francese, attuò la massificazione del terrore su scala planetaria, provocando, in meno di settant’anni, oltre 200 milioni di morti. E che cos’è il terrorismo islamico se non una contaminazione della “filosofia del Corano” con la prassi marx-illuminista importata dall’Occidente?

“Charlie Hebdo” è un giornale in cui, fin dalla sua fondazione, la satira è stata posta al servizio di una filosofia di vita libertaria, che affonda le sue radici nell’illuminismo anticristiano. Il giornale satirico francese è stato reso noto dalle sue caricature di Maometto, ma non vanno dimenticate le disgustose vignette blasfeme pubblicate nel 2012 per rivendicare l’unione omosessuale. I redattori di “Charlie Hebdo” possono essere considerati un’espressione estrema ma coerente della cultura relativista ormai diffusa in tutto l’Occidente, così come i terroristi che gli hanno sterminati possono essere considerati espressione estrema ma coerente dell’odio contro l’Occidente di tutto il vasto mondo islamico.

Coloro che rivendicano l’esistenza di una Verità assoluta e oggettiva vengono equiparati dai neoilluministi ai fondamentalisti islamici. Mai noi equipariamo il relativismo all’islamismo, perché entrambi sono accomunati dal fanatismo. Il fanatismo non è l’affermazione della verità, ma lo squilibrio intellettuale ed emotivo che nasce dall’allontanamento della verità. E c’è una sola verità in cui il mondo può trovare la pace, che è la tranquillità dell’ordine: Gesù Cristo, Figlio di Dio, a cui tutte le cose devono essere ordinate in Cielo in terra, perché si realizzi la pace di Cristo nel Regno di Cristo additata come l’ideale di ogni cristiano da Papa Pio XI nella enciclica Quas Primas dell’11 dicembre 1925.

Non si può combattere l’Islam in nome dell’illuminismo e tanto meno del relativismo.Ciò che sola vi si può opporre è la legge naturale e divina, negata in radice sia dal relativismo che dall’Islam. Per questo leviamo in alto quel Crocifisso che il laicismo e l’islamismo rigettano e ne facciamo una bandiera di vita e di azione. «Noi ‒ affermava san Paolo ‒ predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i giudei e stoltezza per i pagani» (I Cor 1, 23). Potremmo ripetere: «Noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i musulmani e stoltezza per i laicisti».

sabato 17 gennaio 2015

Intervista al Card. Burke su Papa Francesco, Liturgia, FSSPX e Sinodo

U.S. CARDINAL BURKE HEADS VATICAN'S HIGHEST COURT


Sul Vaticano II
Eminenza, Lei è cresciuto prima del Vaticano II, come ricorda quell’epoca?
Sono cresciuto in un periodo molto bello della Chiesa, nel quale eravamo educati attentamente nella Fede, sia a casa sia nella scuola cattolica, soprattutto col catechismo di Baltimora. Mi ricordo della grande bellezza della Sacra Liturgia, anche nella nostra piccola cittadina rurale, con delle belle Messe. Io sono riconoscente ai miei genitori che mi hanno educato solidamente a vivere come cattolico. Sì, erano dei begli anni.

Un mio amico, nato dopo il Concilio, diceva: “Non tutto era buono nei tempi trascorsi, ma era tutto meglio”. Lei che ne pensa?
Ebbene, bisogna vivere il tempo che Dio ci ha donato. Certo, io ho dei ricordi molto buoni del tempo in cui sono cresciuto, negli anni ’50 e nei primi degli anni ’60. Penso che la cosa più importante sia apprezzare la natura costitutiva della Fede cattolica ed apprezzare la Tradizione, alla quale apparteniamo e per la quale ci è pervenuta la Fede.

venerdì 16 gennaio 2015

Gli esercizi spirituali di Sant'Ignazio alla nostra epoca di don Pierpaolo Maria Petrucci

Dopo la rivolta di Lucifero la sola visione realistica della storia è quella di un immenso campo di battaglia fra le forze del bene e quelle del male: Dio, che nel suo piano d’amore vuole far partecipare alla sua beatitudine le creature razionali, Satana che invece tenta di perderle.
Nella sua caduta l’angelo ribelle trascina «la terza parte delle stelle del cielo» (Ap. 12, 4), esseri splendenti, puramente spirituali e appartenenti ad ogni Coro angelico che, per orgoglio, divengono orribili demoni.
L’azione di Satana si manifesterà poi palesemente dopo la creazione dell’uomo, chiamato a prendere il posto degli angeli ribelli nel Regno dei Cieli, nell’indurlo al peccato originale.

In seguito alla promessa del Redentore, l’azione degli spiriti decaduti, mossi dall’odio a Dio e dall’invidia per gli uomini, si eserciterà in maniera virulenta contro i poveri figli di Eva, eredi di una natura privata della grazia santificante e ferita dalle conseguenze del peccato originale.

Con la Redenzione operata da Gesù per la sua morte in croce ove «appende l’atto della nostra condanna» (Col. 2, 15), Satana subisce una terribile sconfitta ma non desiste dalla sua opera perniciosa per impedire alla Chiesa, nata dal costato aperto di Gesù, di portare agli uomini i frutti della salvezza.

giovedì 15 gennaio 2015

II Domenica dopo l'Epifania 18 Gennaio Santa Messa in Rito Romano Antiquior


Celebrazione della Santa Messa in Rito Romano Antiquior Santuario B.V.Maria del Divino Amore


II Domenica dopo l'Epifania ore 17:30 Cappella dello Spirito Santo Santuario B.V.Maria del Divino Amore, preceduta dal Santo Rosario ore 17:00
Bellissima iniziativa resa nota ai nostri lettori romani, che si rivolgono ai potenziali partecipanti al loro Gruppo Messa Antiquior con la comunicazione che segue, che ufficializziamo per chi fosse interessato in quella zona o limitrofe, condividendo la gioia per la grazia che ne deriva.Anche nel nostro santuario parrocchia del Divino Amore esiste possibilità di fruirne, nella forma "cantata" e "letta". Celebra il Santo Sacrificio,il sacerdote don Leonardo Sacco.Possibità di confessarsi prima della Messa.


Per informazioni potete chiamare il signor Alessandro Barbacci telefono 3473447798

mercoledì 14 gennaio 2015

L'HO VISTA, L'HO VISTA La conversione di Alfonso Ratisbonne di Don Mario Morra, SDB


 
N. Musio - Maria appare ad Alfonso Ratisbonne


Giovedì 20 gennaio 1842 verso le 12.45, il giovane Alfonso Ratisbonne accompagna, per pura cortesia, l’amico Teodoro de Bussière nella Chiesa di S. Andrea delle Fratte in Roma. Mentre l’amico è in colloquio con il Parroco, Alfonso visita curioso, con sguardo freddo ed indifferente la Chiesa, dove si stanno facendo i preparativi per il funerale del conte di Laferronnays. 
Passati non più di 10 minuti, rientrato in Chiesa, l’amico Teodoro trova Alfonso inginocchiato davanti alla cappella di S. Michele, profondamente assorto, quasi in estasi. 
«Ho dovuto toccarlo tre o quattro volte – scrive due giorni dopo al fratello di Alfonso – e poi finalmente volse verso di me la faccia bagnata di lacrime, con le mani giunte e con un’espressione impossibile a rendersi... Poi estrasse dal petto la Medaglia Miracolosa, la coprì di baci e di lacrime e proferì queste parole: “Ah! Come sono felice, quanto è buono Dio, che pienezza di grazia e di felicità!”». (1)


Passata la commozione del momento, Alfonso viene accompagnato prima in albergo e poi nella Chiesa del Gesù, dal Padre Filippo Villefort che gli ordina di raccontare quanto ha visto e sperimentato. 
Alfonso, stringendo in mano la Medaglia Miracolosa, con commozione la bacia ed esclama: “L’ho vista, l’ho vista, l’ho vista!”. A stento poi, dominando la forte emozione, continua il suo racconto: «Stavo da poco in Chiesa, quando all’improvviso l’intero edificio è scomparso dai miei occhi, e non ho visto che una sola cappella sfolgorante di luce. In quello splendore è apparsa, in piedi, sull’altare, grande, fulgida, piena di maestà e di dolcezza, la Vergine Maria, così come è nella Medaglia Miracolosa. Una forza irresistibile mi ha spinto verso di Lei. La Vergine mi ha fatto segno con la mano di inginocchiarmi e sembrava volesse dirmi: “Così va bene!”. Lei non ha parlato, ma io ho compreso tutto!». (1)

Nella deposizione del Processo canonico del 18/19 Febbraio 1842, Alfonso completerà: «Alla presenza della SS. Vergine, quantunque non mi dicesse una parola, compresi l’orrore dello stato in cui mi trovavo, la deformità del peccato, la bellezza della Religione Cattolica: in una parola capii tutto!». (1)

Il 31 gennaio, nella Chiesa del Gesù, Alfonso Ratisbonne fa la sua abiura pubblica tra le mani del Cardinale Patrizi e riceve il Battesimo, prendendo anche il nome Maria. Diventerà Gesuita, Sacerdote e lavorerà con il fratello P. Teodoro, anche lui convertito, fondatore della Congregazione di Nostra Signora di Sion in Gerusalemme.

Alfonso Ratisbonne, penultimo di dieci figli, appartiene ad una famiglia ebrea di banchieri molto facoltosa, ma il cui senso religioso della tradizione ebraica e la fede nell’unico Dio si erano assai affievoliti, cedendo il posto all’interesse per il denaro. 
Orfano della mamma a quattro anni e del papà a quattordici, Alfonso è seguito dallo zio Luigi, ricchissimo banchiere senza figli, che provvede ai suoi studi. Frequenta il Collegio reale di Strasburgo, poi un Istituto protestante; consegue il Baccellierato in Lettere e quindi, a Parigi, la Laurea in Diritto.
Nella lettera autobiografica del 12 aprile 1842 al Padre Dufriche-Desgenettes, così descrive se stesso: «Amavo solo i piaceri; gli affari mi impazientivano e l’aria degli uffici mi soffocava: pensavo che nel mondo si vivesse solo per godere... Non sognavo che feste e piaceri e ad essi mi abbandonavo con passione... Ero un ebreo solo di nome, poiché non credevo nemmeno in Dio! Non aprii mai un libro di religione, e, nella casa di mio zio, come presso i miei fratelli e sorelle, non si praticava la minima Prescrizione del giudaismo». (1)

In mezzo a questa povertà spirituale, Alfonso ha due richiami a valori più nobili e degni di essere vissuti. Il primo è la conversione al cattolicesimo (1827) del fratello maggiore Teodoro, più anziano di lui di 12 anni, che diventerà Sacerdote e fondatore della Congregazione di Nostra Signora di Sion in Gerusalemme; il secondo è il fidanzamento (1841) con la nipote Flora, di appena sedici anni, figlia del fratello Adolfo.

La conversione del fratello Teodoro ha suscitato la reazione ostile di tutta la famiglia, come se avesse tradito il suo popolo. Alfonso dal canto suo rompe ogni relazione con lui e, quando Teodoro partendo saluta i familiari, assicurandoli che avrebbe pregato per tutti loro, Alfonso ride sarcasticamente.

Flora Ratisbonne, bella ed intelligente, minore di 11 anni rispetto ad Alfonso, è troppo giovane ed ancora in età minorile. Gli anziani della famiglia decidono di prendere tempo e di allontanare Alfonso da Strasburgo, con un lungo viaggio turistico, dovunque gli sia gradito. Egli decide per l’Oriente, attraverso la Costa Azzurra, l’Italia, Malta e l’Egeo, e Costantinopoli come meta finale. Flora, preoccupata per la sua salute e più per la sua fede ebraica, gli fa giurare di non visitare Roma perché vi perversa la malaria, e perché il centro della cattolicità è un pericolo di perversione.
Invece, per un insieme di contrattempi imprevisti e coincidenze non volute, Alfonso da Napoli giunge a Roma dove, per un semplice atto di cortesia verso il Barone Teodoro de Bussière, amico del fratello, accetta di portare al collo la Medaglia Miracolosa e di recitare la preghiera di S. Bernardo Ricordati piissima Vergine.

La Madonna lo attende nella Chiesa di S. Andrea delle Fratte il giovedì 20 gennaio, lo abbaglia e lo converte come S. Paolo sulla via di Damasco.

NOTA unica 

(1) - Relazione autentica del barone Teodoro de Bussières seguita dalla Lettera di Maria Alfonso Ratisbonne al sig. Dufriche-Desgenettes, Fondatore e Direttore dell’Arciconfraternita di N. S. delle Vittorie (Torino, La Salute 1933).
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