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Chi ha paura dei “lefebvriani”?

Papa Pio XII con Mons. Marcel Lefebvre

Notizie, poteri, buchi neri. Chi ha paura dei “lefebvriani”? – Intervista a Don Mauro Tranquillo – di Leon Bertoletti
 6 marzo 2014 · 


Un giovane prete, prima incardinato nella diocesi di Vicenza, lo scorso settembre ha celebrato il suo ingresso nella Fraternità sacerdotale San Pio X. Un nuovo Priorato ha nel frattempo aperto a Lanzago di Silea, in provincia di Treviso. Avevo sollecitato alcune testate giornalistiche locali a occuparsi delle vicende, a renderle notizie, ma non ho ottenuto riscontri.

di Leon Bertoletti

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Capita, purtroppo. L’informazione che si congratula per i colori – e che si vanta di toni, tinte, sfumature – frequentemente si appaga di un monocromatismo anestetico, soporifero, a suo modo educativo, gremito di buchi neri.

Quando uno non si accontenta, fa domande. Don Mauro Tranquillo ha ricevuto l’incarico, dal superiore del distretto italiano della Fraternità, di rispondere.

Esiste una sorta di ostracismo, pregiudizio, forse addirittura censura nei vostri confronti?
«La stampa, spesso anche quella locale, non è quasi mai indipendente da poteri che ne dettano le priorità. Penso sia interessante notare quello che la stampa ignora o denigra, e d’altro canto quello che loda in modo unanime, per capire chi ha veramente il potere».

Quindi?
«Gli eventi da lei accennati sono segni dell’attualità dell’opposizione al nuovo corso degli uomini di Chiesa, che ha avuto nuovo impulso con lo stile del nuovo pontificato, così attento a dire ciò che i poteri del mondo si aspettano e richiedono. I cristiani, come profetizzato da Nostro Signore, devono invece trovarsi in opposizione ai poteri del mondo, specialmente a quelli attuali, palesemente contrari all’ordine divino».

Certo, i cristiani. In televisione, anche nel nome dell’ecumenismo, trovano ospitalità tutte le confessioni, più culti eccentrici, sette bislacche, pseudoreligioni. Di voi si è parlato, sappiamo bene in che termini, per le esequie di Priebke. Un fatto significativo?
«Il caso del funerale dell’ex capitano nazista poteva essere per la “Chiesa della misericordia” l’occasione di mostrare che veramente ogni peccato può essere perdonato a chi si pente: quell’uomo aveva espresso più volte il suo pentimento per gli episodi della guerra ed era cattolico da decenni. Le autorità della Chiesa a Roma lo sapevano bene, e infatti gli hanno dato i sacramenti per anni».

Che è successo, invece?
«Evidentemente anche la misericordia doveva sottostare al politicamente corretto e ai diktat di poteri che di misericordia ne hanno poca, e quindi la curia romana non ha esitato a tirarsi indietro. Atteggiamento che ricorda quello di don Abbondio».

I media hanno agito di conseguenza?
«Evidentemente la stampa ne ha approfittato per associare la Fraternità San Pio X non alla misericordia di Dio e alla bellezza del pentimento, ma a quello che Priebke aveva fatto prima. Lo ripeto: appare chiaro che la nostra Fraternità non è complice dei poteri che controllano l’opinione pubblica, mentre le autorità ecclesiastiche sono evidentemente al loro servizio. Ma questi poteri sono cristiani o anticristici?».

Da parte vostra, comunque, pregate ogni giorno per la Chiesa, per il Pontefice. Che impressione avete di quanto Papa Francesco ha fatto finora?
«Il Pontificato di Papa Francesco è in continuità sostanziale con quelli dei Papi del post-concilio, non va visto come una vera novità».

La Messa in latino, a quanto sembra, viene scoraggiata.
«La Messa tradizionale è stata duramente perseguitata sotto Paolo VI, e concessa solo a patto dell’accettazione del Concilio e della messa nuova da Giovanni Paolo II e da Ratzinger».

Ma Francesco…
«Certamente gli atteggiamenti di Papa Francesco sono particolarmente efficaci a livello mediatico, e possiamo aspettarci da lui un nuovo balzo in avanti, mentre il pontificato di Benedetto XVI sembrava rappresentare una sorta di punto di raccolta prima di riprendere il cammino. Cammino che sta conducendo i fedeli lontano dai dogmi insegnati per millenni dalla Chiesa: la dottrina cattolica non viene vista dai modernisti come un dono da Dio da custodire intatto nei secoli, ma come l’espressione del sentimento religioso del momento».

Davvero?
«Per questo si è cambiata la dottrina politica della Chiesa, considerata inattuale, nel concilio vaticano II, e per questo si sta discutendo ora di divorziati risposati. Parlo solo degli aspetti più macroscopici, naturalmente. In realtà, questo allontanamento dei cattolici dalla loro dottrina (e di conseguenza dalla vita cristiana) non può che essere a servizio di poteri che cattolici non sono, ma che hanno la volontà di snaturare e abbattere la Chiesa Romana».

Li temete, questi poteri?
«Noi non desideriamo esserne complici, dovessimo essere isolati, calunniati o anche perseguitati. Non saremmo certo i primi, e d’altronde c’è Uno che lo è stato prima di tutti noi: il discepolo non è più grande del Maestro. Tra la Chiesa e il mondo non ci può essere simpatia, ma lotta fino alla fine dei tempi».

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