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Blog della Tradizione Cattolica Apostolica Romana

lunedì 5 giugno 2023

Cuore di Cristo!


Giugno è il mese del Sacro Cuore di Gesù. Moltissimi santi fra cui san Claudio de La Colombiere, San Pio da Pietrelcina, il servo di Dio Felice Cappello hanno onorato il cuore di Gesù e lo hanno amato e tradotto in viva devozione per le anime.

Devozione antica che affonda le sue radici nella spiritualità di Santa Margherita Maria Alacoque. La santa, nata in Francia nella zona delle Borgogna il 22 luglio 1647, è figlia della buona borghesia francese. Il padre è un notaio e fin da piccola in casa apprese la fede come risposta di amore alla passione del Redentore per l’umanità.

Le fonti narrano che non ancora religiosa emette il voto segreto di castità, donandosi a Dio in segno di speciale consacrazione.

La famiglia avrebbe voluto che si sposasse, ma Margherita Maria sceglie la vita religiosa affrontando l’opposizione paterna ed entrando nel monastero della Visitazione.

L’ordine fu fondato nel 1610 da San Francesco di Sales, vescovo di Ginevra, e da santa Francesca Fremiot di Chantal per una vita di preghiera, contemplazione e visite ai poveri ed ai malati.


Giovanissima, in convento approfondisce la spiritualità oblativa dell’ordine, professandone la regola. Fu una religiosa molto devota. Visse un’esistenza casta, povera ed obbediente. Compì una vita religiosa con molte mortificazioni, come l’ascetica del tempo richiedeva, ma fu sempre una donna serena e con un grande senso dell’equilibrio.

Diversi furono i doni mistici e le apparizioni della Vergine e del Risorto che le permisero di realizzare il proprio disegno: instaurare nel mondo la devozione al Cuore di Gesù.

La spiritualità del Cuore di Cristo a cui si ispirarono moltissimi testimoni della fede è fondata sull’offerta e sulla donazione dell’anima nelle mani del Cristo. Una devozione sentita che si spiega in alcune pratiche come quella dei Primi Venerdì o della coroncina al Sacro di Gesù. Ma il contenuto di questa forma di pietà è appartenere al Signore seguendone il suo Vangelo, e adorando il Padre in spirito e verità.

Una spiritualità sentita e coerente ai richiami del proprio battesimo è parte integrante del seguire il messaggio proposto nelle Beatitudini. Santa Margherita Maria ebbe diverse tribolazioni e prove, ma su tutte rispose con il silenzio e quella preghiera che si fa abbandono nelle braccia del Padre.

Fu una religiosa animata da un forte spirito di servizio e di oblatività che manifestava nell’accoglienza e nella disponibilità alle necessità del quotidiano.

Conosciuto il padre de La Colombiere lo scelse come padre spirituale per una specialissima mozione interiore che lo indicava come amico del Sacro Cuore e testimone di quell’amore.

“Gli elementi essenziali della devozione al Cuore di Cristo appartengono in modo permanente alla spiritualità della Chiesa, lungo tutta la sua storia. Perché fin dall’inizio, la Chiesa alzò il suo sguardo al Cuore di Cristo trafitto sulla croce… Sulle rovine accumulate dall’odio e dalla violenza potrà essere costruita la civiltà dell’amore tanto desiderata,il Regno del Cuore di Cristo!”.

Sul cuore misericordioso di Dio vi sono molti accenni nell’Antico Testamento. Di Gesù “mite e umile di cuore” e della sua misericordia si parla molto nel Nuovo Testamento. I Padri della Chiesa e i mistici medievali si soffermano sull’importanza dell’amore divino, di cui il cuore è la maggiore espressione.

I primi impulsi alla devozione del Sacro Cuore di Gesù provengono dalla mistica tedesca del tardo Medio Evo, rappresentata in modo particolare da Matilde di Magdeburgo e S. Gertrude di Hefta (seconda metà del XIII secolo).

La devozione al Sacro Cuore in senso moderno ha però inizio con San Francesco di Sales (1567-1622). Il capolavoro del Santo della Savoia è
“Il trattato dell’amor di Dio – Teotimo”, nel quale la storia del mondo appare come “storia d’amore” da scoprire nel cuore di Gesù:



“Stabilirò la mia dimora nella fornace di amore,nel cuore trafitto per me. Presso questo focolare ardente sentirò rianimarsi nelle mie viscere la fiamma d’amore finora così languente. Ah! Signore,il vostro cuore è la vera Gerusalemme; permettetemi di sceglierlo per sempre come luogo del mio riposo…”.

Coroncina al Sacro Cuore di Gesù

1. O mio Gesù, che hai detto: “In verità vi dico, chiedete ed otterrete, cercate e troverete, picchiate e vi sarà aperto!”, ecco che io picchio, io cerco, io chiedo la grazia…
· Recitare: un Padre Nostro, Ave Maria e Gloria
· Infine: Sacro Cuore di Gesù, confido e spero in te.

2. O mio Gesù, che hai detto: “In verità vi dico, qualunque cosa chiederete al Padre mio nel mio nome, Egli ve la concederà!”, ecco che al Padre tuo, nel tuo nome, io chiedo la grazia…
· Recitare: un Padre Nostro, Ave Maria e Gloria
· Infine: Sacro Cuore di Gesù, confido e spero in te.

3. O mio Gesù, che hai detto: “In verità vi dico, passeranno il cielo e la terra, ma le mie parole mai!”, ecco che, appoggiato all’infallibilità delle tue sante parole, io chiedo la grazia…
· Recitare: un Padre Nostro, Ave Maria e Gloria
· Infine: Sacro Cuore di Gesù, confido e spero in te.

O Sacro Cuore di Gesù, cui è impossibile non avere compassione degli infelici, abbi pietà di noi miseri peccatori, ed accordaci le grazie che ti domandiamo per mezzo dell’Immacolato Cuore di Maria, tua e nostra tenera Madre.
· S. Giuseppe, padre putativo del S. Cuore di Gesù, prega per noi.
Recitare Salve o Regina

domenica 4 giugno 2023

Gli scritti dello stesso don Mortara smentiscono le falsità della pellicola di Bellocchio

Edgardo Mortara (a destra) insieme alla madre


di Ermes Dovico

Edgardo Mortara era un bambino ebreo, nato a Bologna il 27 agosto 1851 

Nel film di Bellocchio (Rapito) sul caso Mortara, il bambino ebreo battezzato in articulo mortis e poi separato dai genitori. Già nel trailer è chiara la mistificazione dei fatti. Fatti che lo stesso Edgardo Mortara, morto in odore di santità, ricostruì efficacemente in un memoriale indigesto ai nemici della verità.Il caso Mortara, Mondadori, 1996), che ha contribuito a rilanciare la leggenda nera contro la Chiesa cattolica. Al di là del titolo del film, già dal trailer si capisce il genere di mistificazioni che saranno proiettate sugli schermi.

Nel trailer si vede un messo ecclesiastico che si reca in piena notte, accompagnato da alcune guardie, in casa dei Mortara per comunicare loro per la prima volta che il loro piccolo Edgardo è stato battezzato e che c’è l’ordine di «portarlo via». Si vede quindi il padre prendere di scatto il bambino tra le braccia e dirigersi verso la finestra, urlando: «Vogliono portarcelo via!». Si dirà che è una versione romanzata, ma la distorsione clamorosa dei fatti – per un film che comunque dice di fare riferimento a una storia vera – rimane. Così come rimarrà il condizionamento nelle menti di quanti vedranno scene simili, ignorando appunto le tante verità taciute, a danno della Chiesa.

Eppure, basterebbe leggere l’esaustivo memoriale che il protagonista della vicenda, Edgardo Mortara, scrisse nella sua piena maturità, nel 1888, quando aveva 37 anni. Un memoriale scritto in castigliano durante il suo apostolato in Spagna e poi custodito negli archivi romani dei Canonici Regolari del Santissimo Salvatore Lateranense, l’ordine in cui don Pio Maria Mortara, il suo nome in religione, volle liberamente e fortemente entrare non appena l’età glielo consentì. Tradotto in italiano, il memoriale è stato pubblicato integralmente nel 2005 in un libro introdotto da Vittorio Messori
«Io, il bambino ebreo rapito da Pio IX». Il memoriale inedito del protagonista del «caso Mortara»che smonta pezzo per pezzo la leggenda nera e dà conto, in modo esemplare, delle ragioni della fede. È quindi curioso che certe élite culturali continuino a preferire ricostruzioni parziali, pur di propagare la propria ideologia. Guardiamo dunque i fatti.

Siamo a Bologna, allora nello Stato Pontificio. Edgardo, nono dei 12 figli di Marianna e Salomone Mortara, ha poco più di un anno quando viene colpito da una terribile malattia con violente febbri. Il male progredisce con sintomi tali che nel giro di alcuni giorni i medici lo danno per spacciato. La morte appare imminente. È in queste circostanze che la giovane Anna Morisi, la domestica cattolica dei Mortara, si ricorda quanto insegna la Chiesa a proposito del battesimo di necessità, cioè in articulo mortis. Di nascosto, con in mano un bicchiere d’acqua, battezza il bambino per aspersione, pensando che quel gesto avrebbe donato – di lì a breve – il Paradiso al piccolo Edgardo. Solo che l’attesa morte non sopraggiunge. A poco a poco, infatti, il bambino si ristabilisce completamente. Anna entra nel panico, comprendendo le possibili conseguenze di una sua rivelazione. E decide di tacere.

Passano circa cinque anni. Stavolta, ad ammalarsi è un fratellino di Edgardo, Aristide. Anche lui è in pericolo di morte. Le amiche di Anna la supplicano di battezzarlo, ma lei rifiuta, e confida infine quanto avvenuto cinque anni prima con Edgardo. Intanto, il piccolo Aristide muore, non battezzato. Su consiglio delle amiche, Anna rivela la vicenda di Edgardo al proprio confessore e da lì a breve la catena di comunicazioni, con il consenso della giovane, arriva fino al papa. Il beato Pio IX non perde tempo. Dà ordine che si mettano in atto tutti i tentativi possibili di conciliazione, per far capire ai genitori che la Chiesa ha il dovere – in quanto Edgardo è stato eccezionalmente ma validamente battezzato – di dare al bambino un’educazione cristiana. Lo stesso papa assicurava che avrebbe mantenuto a sue spese il bambino in un collegio cattolico di Bologna, dove sarebbe rimasto fino alla maggiore età e dove i genitori avrebbero potuto visitarlo a loro piacimento.

C’è da aggiungere che nei territori pontifici c’erano allora delle leggi che proibivano agli ebrei di avere al loro servizio domestiche cristiane: leggi che erano intese a tutelare la stessa comunità ebraica, evitando all’origine situazioni complicate, come già era avvenuto sotto altri papi. I genitori di Edgardo sapevano insomma a quale “rischio”, nella loro prospettiva, andavano incontro prendendo in casa una cattolica.

Ma nonostante tutto i Mortara, presi da un dolore misto a rabbia, respinsero i vari tentativi di conciliazione susseguitisi nel tempo e ciò anche quando furono informati dal buon padre Pier Gaetano Feletti (incaricato di gestire il caso) che la Chiesa, seppur con dispiacere, sarebbe stata costretta – in caso di nuovo rifiuto – a procedere al sequestro forzato del bambino. Cosa che avvenne, dopo un’ulteriore preparazione, il 24 giugno 1858. Il “rapimento” quasi improvviso suggerito dal trailer di Bellocchio [e che appare poi consumarsi in un paio di giorni, nei tempi comunque distorti del film: vedi qui] è dunque un falso storico.

Il sequestro si rendeva peraltro necessario per il pericolo che Edgardo fosse spinto a una forzata apostasia e per il clima rovente che l’ampia fazione avversa alla Chiesa aveva creato, fino alla minaccia di scontri a sangue. Sul caso, con il pretesto di voler difendere la comunità ebraica ma in realtà di umiliare la Chiesa, si fiondarono i governi, la stampa, le logge massoniche e i politici di mezzo mondo. In testa all’opposizione, come spiega lo stesso don Pio Mortara, c’era Napoleone III, manovrato dalle suddette logge e infastidito da un atteggiamento ecclesiale che giudicava anacronistico. Seguivano a ruota Cavour e altri, che vedevano nella vicenda di quel bambino – come emerge dalle lettere di quegli stessi personaggi – un’occasione unica per porre fine al potere temporale della Chiesa. Difatti, il caso Mortara contribuì ad accelerare la «questione romana» che culminò nella breccia di Porta Pia. Ma soprattutto quell’attacco era diretto alla missione spirituale della Chiesa.

Quello che i laicisti e anche i cattolici liberali dell’epoca rifiutavano di accettare era il significato del sacramento del Battesimo, che era invece ben noto a Pio IX e sarebbe stato poi spiegato con straordinaria efficacia dal nostro Edgardo. Nonostante per i suoi primi sette anni di vita fosse stato educato nella più stretta osservanza dell’ebraismo e non avesse mai sentito parlare di Gesù, don Pio Mortara testimonia, con diversi esempi, come l’azione invisibile della Grazia operasse in lui fin da prima del sequestro, suscitando in lui, bambino, un’attrazione soprannaturale verso chiese e funzioni cristiane.

Anche la docilità che manifestò fin dalle prime ore dopo il sequestro, seppur in mezzo a qualche comprensibile moto di ribellione per la separazione dai genitori, risulta inspiegabile a una logica meramente umana. Nel viaggio verso Roma gli erano stati insegnati il Padre Nostro e l’Ave Maria, con i primi rudimenti di fede cristiana. L’operare della Grazia nell’animo del piccolo Mortara fu tale che quando i genitori, poco tempo dopo, giunsero a Roma – andandolo a visitare per almeno un mese di seguito, nella speranza di riportarlo a casa – fu lo stesso bambino a guardare con orrore a quella prospettiva. E ciò nonostante provasse e avrebbe continuato a provare per tutta la vita un grande amore per i suoi genitori. Ma già da allora, bambino di sette anni, pregava perché accogliessero Gesù. Edgardo era e si sentiva già in tutto e per tutto cristiano e, da lì in poi, fino alla fine della sua vita terrena, a 88 anni e mezzo, avrebbe cercato di conquistare anime a Cristo, morendo in odore di santità.

Il tutto dopo una vita vissuta in una profonda gratitudine verso gli uomini e le donne che lo avevano reso un figlio della Chiesa, da Anna Morisi a Pio IX. Un papa che – per citare uno dei tanti elogi contenuti nel memoriale di Mortara - «rimanda tutto, dimentica tutto, per occuparsi del futuro di un povero bambino che una giovane domestica ha reso figlio di Dio, fratello di Cristo, erede della gloria eterna in seno a una famiglia israelita. Per salvare l’anima di questo bambino, il grande pontefice sopporta tutto, si espone a tutto, sacrifica tutto, mette a rischio persino i suoi Stati, davanti al furore, all’infernale accanimento dei nemici di Dio». Un papa, dunque, che era mosso da un’unica consapevolezza: nemmeno il mondo intero vale una sola anima.

fonte la Bussola


Solennità della Santissima Trinità mistero d'amore



La Trinità - Guido Reni


«Quest’oggi contempliamo la Santissima Trinità così come ce l’ha fatta conoscere Gesù. Egli ci ha rivelato che Dio è amore “non nell’unità di una sola persona, ma nella Trinità di una sola sostanza” (Prefazio): è Creatore e Padre misericordioso; è Figlio Unigenito, eterna Sapienza incarnata, morto e risorto per noi; è finalmente Spirito Santo che tutto muove, cosmo e storia, verso la piena ricapitolazione finale.
Tre Persone che sono un solo Dio perché il Padre è amore, il Figlio è amore, lo Spirito è amore. Dio è tutto e solo amore, amore purissimo, infinito ed eterno. Non vive in una splendida solitudine, ma è piuttosto fonte inesauribile di vita che incessantemente si dona e si comunica. Lo possiamo in qualche misura intuire osservando sia il macro-universo: la nostra terra, i pianeti, le stelle, le galassie; sia il micro-universo: le cellule, gli atomi, le particelle elementari. In tutto ciò che esiste è in un certo senso impresso il “nome” della Santissima Trinità, perché tutto l’essere, fino alle ultime particelle, è essere in relazione, e così traspare il Dio-relazione, traspare ultimamente l’Amore creatore. Tutto proviene dall’amore, tende all’amore, e si muove spinto dall’amore, naturalmente con gradi diversi di consapevolezza e di libertà. “O Signore, Signore nostro, / quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra!” (Sal 8,2) – esclama il salmista. Parlando del “nome” la Bibbia indica Dio stesso, la sua identità più vera; identità che risplende su tutto il creato, dove ogni essere, per il fatto stesso di esserci e per il “tessuto” di cui è fatto, fa riferimento ad un Principio trascendente, alla Vita eterna ed infinita che si dona, in una parola: all’Amore. “In lui – disse san Paolo nell’Areòpago di Atene – viviamo, ci muoviamo ed esistiamo” (At 17,28). La prova più forte che siamo fatti ad immagine della Trinità è questa: solo l’amore ci rende felici, perché viviamo in relazione per amare e viviamo per essere amati. Usando un’analogia suggerita dalla biologia, diremmo che l’essere umano porta nel proprio “genoma” la traccia profonda della Trinità, di Dio-Amore».
(SPIEGAZIONE DI BENEDETTO XVI)


Il mistero della Santissima Trinità è un mistero e come tale non può essere compreso. Ma non per questo è qualcosa d’irragionevole. Nella dottrina cattolica ciò che è mistero è sì indimostrabile con la ragione, ma non è irrazionale, cioè non è in contraddizione con la ragione. La ragione conduce all’unicità di Dio: Dio è assoluto e logicamente non possono esistere più assoluti. Ebbene, la ragionevolezza del mistero della Trinità sta nel fatto che esso non afferma l’esistenza di tre dei, bensì di un solo Dio che però è in tre Persone uguali e distinte. Nel Credo si afferma: «Credo in un solo Dio in tre Persone uguali e distinte, Padre, Figlio e Spirito Santo». Quale è il Padre, tale è il Figlio e tale è lo Spirito Santo. Increato è il Padre, increato è il Figlio, increato è lo Spirito Santo. Onnipotente è il Padre, onnipotente è il Figlio, onnipotente è lo Spirito Santo. Tuttavia non vi sono tre increati, tre assoluti, tre onnipotenti, ma un increato, un assoluto e un onnipotente. Dio e Signore è il Padre, Dio e Signore è il Figlio, Dio e Signore è lo Spirito Santo; tuttavia non vi sono tre dei e signori, ma un solo Dio, un solo Signore (Simbolo atanasiano).

« Abbiamo visto, dice il Guéranger, gli Apostoli il di della Pentecoste ricevere lo Spirito Santo, e fedeli all'ordine del loro Divino Maestro, mettersi in viaggio per andare ad ammaestrare le nazioni nel nome della Santissima Trinità. Era dunque conveniente che la festa di Dio Uno e Trino seguisse immediatamente la Pentecoste cui si connette con misterioso vincolo ».

La festa della Trinità è una festa cara e gradita a tutti i cristiani perché ricorda il più grande mistero della nostra religione: « Un Dio solo in tre persone uguali e distinte »; questo dogma che è il grande oggetto della nostra adorazione in vita, sarà poi la nostra eterna felicità in cielo.

La Messa ed il Breviario sono un continuo sueccedersi di invocazioni alla Santissima Trinità.

Così tutti i Sacramenti portano la medesima invocazione. L'intenzione quindi della Chiesa nell'avere tutta impregnata la Sacra Liturgia del nome della Santissima Trinità è di far vivere nelle menti dei fedeli questo mistero e di far rinnovare in essi i sentimenti di una profonda adorazione, di una umile riconoscenza verso le Tre Persone.

Verso il Padre, come principio di tutto ciò che è, Padre di un Figlio eterno e con sostanziale a Lui, Padre che col Figlio è principio dello Spirito Santo.

Verso il Figlio, generato ab aeterno dal Padre, incarnatosi, morto sulla croce per la salvezza degli uomini.

Verso lo Spirito Santo, come amore eterno e sostanziale del Padre e del Figlio dai quali procede, e da Essi dato alla Chiesa, che santifica, vivifica, mediante la carità che si diffonde nei nostri cuori.

Nessun altro mistero è tanto ricordato nella Liturgia come questo. Nei Sacramenti che sono i principali mezzi della grazia si fa menzione della Santissima Trinità.

Nel Battesimo, il bambino viene battezzato nel nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo. Nella Cresima si ha la formula: « Ti segno col segno della croce, ti confermo col crisma della salute nel nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo ».

Dopo la distribuzione della Santissima Eucarestia il sacerdote benedice nel nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo.

Al confessionale il sacerdote comincia colla benedizione e dà l'assoluzione nel nome della Santissima Trinità.

Soventissimo invocato, nel Sacramento dell'Ordine.

Nel matrimonio il sacerdote congiunge gli sposi nel nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo.

In tutti gli inni, in tutti i salmi, in tutte le preghiere della Messa son ricordate le Tre Persone: è una lode perenne che si dà alla Santissima Trinità.
Facciamo sovente il segno della santa croce, recitiamo bene il Gloria al Padre e al Figliuolo e allo Spirito Santo.

sabato 3 giugno 2023

«La Confessione sacramento della misericordia, che guarisce il cuore e lascia la pace dentro».




Il Cuore di Gesù ha istituito i sacramenti per comunicare alle anime la sua grazia. Il sacramento della confessione è uno dei più grandi canali della grazia; è chiamato giustamente il sacramento della misericordia.

Disse Gesù agli Apostoli ed ai loro successori: Ogni potere mi è stato dato in cielo ed in terra. Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi... Ricevete lo Spirito Santo. A coloro ai quali voi avrete perdonato i peccati, saranno perdonati; e a coloro ai quali li avete ritenuti, saranno ritenuti.

In verità, per questo potere divino, i Ministri di Dio perdonano i peccati alle anime pentite. Ogni colpa è cancellata dall'assoluzione sacramentale, tutto viene dimenticato, perché il Sangue di Gesù scende a purificare il cuore macchiato dal peccato.

Quanta gioia prova Gesù allorché una anima peccatrice piange le sue miserie e riceve l'assoluzione! La gioia provata dal Padre del figliol prodigo nel riabbracciare colui che amava e che credeva morto, è pallida immagine della festa che fa Gesù nel dare l'assoluzione al peccatore.

Coloro che si confessano bene, sogliono avvertire nel cuore una profonda gioia e pace. Beati quelli che sanno servirsi della confessione come di una forte medicina per salvarsi!

Ma tutti coloro che vanno a confessarsi, ricevono il perdono dei peccati? Tutti procurano a Gesù la gioia che Egli si ripromette dalla confessione ben fatta?

Come ci sono i sacrilegi dell'Eucarestia, così ci sono quelli della confessione. Quanto ha da soffrire il Cuore di Gesù a vedere profanato il sacramento della sua misericordia!

Chi nasconde al Sacerdote qualche grave colpa...; chi ha la volontà di ritornare a qualche peccato mortale...; chi si confessa senza proponimento di fuggire le occasioni gravi di peccato...; chi pecca e ripecca, dicendo: « Tanto poi mi andrò a confessare »...; chi si accosta alla confessione per fini puramente umani o per accontentare qualche persona o per convenienza sociale...; tutti costoro compiono il sacrilegio della confessione. Per ognuno di essi il Cuore di Gesù sanguina. Vorrebbe Gesù purificare; ed invece su certe anime deve scendere per maledire.

In questo mese di Giugno special modo il venerdì mettiamo l'intenzione di riparare il Sacro Cuore delle profanazioni che si commettono accostandoci al sacramento della confessione.

Innanzi tutto, accostiamoci sempre a questo sacramento con le dovute disposizioni, cioè: esaminando la coscienza, concependo un vero dolore dei peccati, manifestando con umiltà e sincerità le nostre colpe e compiendo bene la penitenza che il Sacerdote c'impone.

Se qualche volta ci siamo confessati male, procuriamo di rimediare con una confessione speciale, la quale lasci la serenità all'anima. I conti con Dio si possono regolare in tutte le ore; basta un poco di buona volontà.

Non si rimandi mai la sistemazione della coscienza da un giorno all'altro o da mese a mese; chi ha tempo, non aspetti tempo. La morte potrebbe coglierci da un momento all'altro e guai ad avere la coscienza in cattivo stato!

Il Cuore di Gesù aspetta con ansia le anime peccatrici al tribunale di penitenza; è pronto a perdonare ed a dimenticare le più grandi iniquità; la sua misericordia è infinitamente maggiore delle miserie umane. È il demonio che trattiene le anime, per non farle riabbracciare da Gesù. Si superino dunque le insidie infernali.
Esaminate la coscienza, per vedere come si siano fatte le confessioni. Se sarà necessario, si faccia una confessione accurata del solito, come se fosse l'ultima della vita, come se si stesse sul letto di morte.


Recitate ogni giorno della settimana cinque Pater, Ave, Gloria, in onore delle cinque Piaghe, in riparazione dei sacrilegi della confessione.










venerdì 2 giugno 2023

Il Cuore Eucaristico di Gesù domanda l’amore, come il povero domanda il pane "Ripariamo i sacrilegi eucaristici"

 


Carissimi amici,

Il Cuore di Gesù è fonte di amore. ha manifestato al mondo il suo immenso affetto con il mistero dell'incarnazione e con la sua morte di croce. l'eccesso di tale amore l'ha perpetuato con il restare vivo vero sulla terra, sotto la forma eucaristica.

Il Sacerdote al momento della Consacrazione, durante la Messa, pronunzia sul pane e sul vino le parole che pronunziò Gesù nell'ultima cena, ed allora scende il Signore sul santo altare, per darsi in cibo alle anime.

La Comunione! Quale mistero! Il Creatore diventa nutrimento della creatura!

Gesù ha detto: Io sono il pane disceso dal Cielo. Chi mangia il mio Corpo e beve il mio Sangue, avrà la vita eterna ed io lo risusciterò nell'ultimo giorno.

Gesù entra nei nostri cuori per riposarsi, per consolarsi, per fortificarci ed arricchirci dei suoi doni.

Nell'atto della comunione gode più Gesù, che non l'anima che lo riceve, come gode più il padre nell'abbracciare il figlio, anziché il figlio stesso.

Ma tutti si comunicano santamente?

Purtroppo c'è chi si accosta al Banchetto Eucaristico con il peccato grave nell'anima. Dice San Paolo: chi mangia indegnamente il Corpo del Signore e beve indegnamente il suo Sangue, mangia e beve la propria condanna.

Poiché la prima condizione per comunicarsi bene è avere l'anima senza colpa grave, e poiché la Confessione e il rimedio per cancellare i peccati, commettono sacrilegio eucaristico tutti coloro che vanno a ricevere Gesù in peccato mortale, o perché non si sono confessati, o perché volontariamente si sono confessati male.

E chi potrebbe enumerare i sacrilegi eucaristici che si possono effettuare nel tempo del precetto pasquale ed in certe solennità religiose dell'anno? Come deve soffrire Gesù ad entrare in un cuore dove regna il demonio!... Devono stare assieme Dio e Satana, la vita e la morte.

Gesù stesso ha manifestato il grande dolore di questi sacrilegi ad un anima vittima straordinaria, Josefa Menendez, dicendo: Voglio far conoscere la tristezza che inondò il mio Cuore nell'ultima cena, quando istituì il Sacramento eucaristico!... Ah, come vidi in quel momento i sacrilegi, gli oltraggi, le abominazioni orribili che si sarebbero commesse contro di me!... In quanti cuori macchiati di peccato avrei dovuto entrare... e la mia carne ed il mio Sangue profanati non sarebbero serviti che alla condanna per molte anime!...

Sono sacrilegi anche le altre profanazioni eucaristiche. Gesù Sacramentato è portato in processione e tanti si vergognano d'inginocchiarsi o di scoprire il capo.

Altre volte, uomini empi si permettono per la sete del denaro di scassinare il Tabernacolo e di rubare i vasi sacri, ove si conservano le Ostie consacrate. E quante volte, dopo i furti fatti in chiesa, si sono trovate le sante Ostie sparse sul pavimento, calpestate, ovvero gettate lungo la via o in luoghi indecenti!

Noi abbiamo il dovere di riparare tutti questi sacrilegi. Questo primo Venerdì di Giugno sia dunque dedicato a Consolare il Cuore di Gesù di tutte le offese che riceve nel Santissimo Sacramento. A tale scopo si offra la santa Comunione e la Messa, le preghiere e le opere buone della giornata.

Durante la settimana dite spesso al suono delle ore: Sia lodato e ringraziato ogni momento il santissimo e divinissimo sacramento!

Recitate ogni giorno della settimana cinque Pater, Ave, Gloria, in onore delle cinque Piaghe, in riparazione dei sacrilegi eucaristici.


giovedì 1 giugno 2023

Cuore di Gesù Maestà infinita

 




Carissimi amici,

si e appena concluso da qualche ora il mese di Maggio,Maria Santissima viene onorata dai fedeli, in modo speciale con processioni con fioretti e con la pratica dei primi Cinque sabati del mese,ma anche con i Quindici sabati consecutivi. Quante grazie elargisce la Regina del Cielo a coloro che la onorano nei Quindici sabati!

Come si vede, in questa devozione c'è stato un crescendo sempre maggiore.

Si potrebbe domandare: Perché non onorare anche il Sacro Cuore con la pratica dei Quindici venerdì consecutivi? Forse Gesù non merita un ossequio simile a quello della Madre sua Santissima? Forse è meno fruttuosa alle anime la devozione dei Quindici venerdì? Tutt'altro!... Gesù merita quanto la Madonna e più ancora.

Egli è fonte di ogni tesoro, fonte alla quale attinge la stessa Regina del Cielo.

Si dirà: Non bastano i primi Nove venerdì del mese? Perché aggiungerne altri?

Nel bene non c'è limite. La comunione riparatrice del Primo venerdì consola tanto il Cuore di Gesù; e poiché in questi tempi le offese a Dio si moltiplicano oltre ogni credere, è conveniente moltiplicare le comunioni riparatrici incluse l'offerta di noi stessi al Sacratissimo Cuore di Gesù.

Tante sono le grazie e i favori speciali, accordati da S.Cuore: guarigioni, collocamenti a lavoro, riuscita nei concorsi, ritorno della pace nel mondo "oggi tanto bramata e invocata" in particolare nelle famiglie, conversione dei peccatori, ecc...,

Questa devozione, che in poco tempo ha varcato i confini dell'Italia, già si diffonde in tutto il mondo.

Ogni giorno nel Santo Sacrificio della Messa preghiamo per le vocazioni sacerdotali e religiose .

Raccomandiamo a Cuore di Gesù tutti quelli che piangono e soffrono,tutti quelli che fanno piangere e soffrire, l'infanzia abbandonata, la gioventù dallo scandalo e dal pericolo, la vecchiaia nel bisogno, chi non ha pane, tetto e vesti, chi piange la dipartita dei suoi cari, gli ammalati, i moribondi, tutti i dolori umani, chi cerca lavoro e non ne trova, chi patisce l'ingiustizia, gli afflitti di spirito.

Ti raccomandiamo gli scismatici e gli eretici, il Sommo Pontefice, l'episcopato, e il clero, forma presto un solo ovile sotto un unico Pastore. Cuore di Gesù Maestà infinita abbi di noi pietà!
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