Mario Palmaro ci ha lasciato. è tornato alla casa del Padre. Il dolore che proviamo può trovare consolazione solo in quella stessa Fede cattolica di cui Mario è sempre stato intrepido difensore e testimone.Se la stoffa di un uomo e di un cristiano si vede nel momento estremo, di fronte alla morte, chi ha potuto stare vicino a Mario nei mesi della malattia sa di che pregio fosse. Ha vissuto la sua prova con una dignità, un’eleganza, perfino un senso dell’umorismo che solo chi ha costruito la sua vita sulla Roccia può permettersi di avere. Il segno che ha lasciato nel cattolicesimo italiano, nel campo della bioetica e nel mondo pro-life è profondo e ci vorrà tempo per capirlo appieno. Il Timone, di cui Mario è stato una colonna, ringrazia Dio per averlo avuto accanto, come amico e maestro, e prega per lui e per la sua splendida famiglia. Vero testamento spirituale è il suo libro in uscita in questi giorni, che sarebbe bene acquistare e regalare qualche copia ad amici.
Ferrara Gnocchi& Palmaro
Questo Papa piace troppo
La trama
I gesti e le parole di papa Francesco sono campionario di relativismo morale e religioso. Le esibizioni di ostentata umiltà ben poco francescane. La sua proclamazione dell’autonomia della coscienza e della visione personale del Bene e del Male, in palese contraddizione con il catechismo e il magistero dei pontefici precedenti. In un panorama in cui, dall’ultimo dei parroci al più agguerrito degli atei militanti, tutti si profondono a cantare le lodi del primo gesuita asceso al soglio di Pietro, la lettura controcorrente di due puntute firme del mondo cattolico tradizionale è apparsa come una vera e propria pietra dello scandalo. Mentre opinionisti da sempre anticattolici, su giornali da sempre anticlericali, riprendono le frasi “rivoluzionarie” di Bergoglio trasformandole in roboanti titoli da prima pagina, questa arguta riflessione si pone come primo contraltare all’unanime (e spesso per nulla disinteressato) consenso tributato al “vescovo venuto dalla fine del mondo”. E offre nuove indicazioni per amarlo, nonostante tutto. Un pamphlet appassionato, ragionato e argomentato, prezioso perché insaporisce con il sale del dibattito e del confronto la brodaglia del L'autore
Giuliano Ferrara
Giornalista, editorialista, conduttore televisivo, è direttore del quotidiano “Il Foglio”, da lui fondato nel 1996. È stato europarlamentare del Psi e poi Ministro per i rapporti con il Parlamento. Tra i suoi libri ricordiamo Radio Londra e Non dubitare. Contro la religione laicista.
Alessandro Gnocchi
Mario Palmaro
Sono tra le firme più note dell’apologetica cattolica. Collaborano al quotidiano “Il Foglio”. I loro articoli su papa Francesco hanno provocato vibranti polemiche, ma anche la elefonata dello stesso pontefice, che ha invitato gli autori a continuare a esprimere le loro critiche, per il bene stesso della Chiesa. Tra i loro titoli, Contro il logorio del laicismo moderno e Io speriamo che resto cattolico.
http://www.cafeteologico.it/grazie-mario-palmaro/.
“La prima cosa che sconvolge della malattia è che essa si abbatte su di noi senza alcun preavviso e in un tempo che noi non decidiamo. Siamo alla mercé degli avvenimenti, e non possiamo che accettarli. La malattia grave obbliga a rendersi conto che siamo davvero mortali; anche se la morte è la cosa più certa del mondo, l’uomo moderno è portato a vivere come se non dovesse morire mai.
Con la malattia capisci per la prima volta che il tempo della vita quaggiù è un soffio, avverti tutta l’amarezza di non averne fatto quel capolavoro di santità che Dio aveva desiderato, provi una profonda nostalgia per il bene che avresti potuto fare e per il male che avresti potuto evitare. Guardi il Crocifisso e capisci che quello è il cuore della fede: senza il Sacrificio il cattolicesimo non esiste. Allora ringrazi Dio di averti fatto cattolico, un cattolico “piccolo piccolo”, un peccatore, ma che ha nella Chiesa una madre premurosa. Dunque, la malattia è un tempo di grazia, ma spesso i vizi e le miserie che ci hanno accompagnato durante la vita rimangono, o addirittura si acuiscono. È come se l’agonia fosse già iniziata, e si combattesse il destino della mia anima, perché nessuno è sicuro della propria salvezza.
D’altra parte, la malattia mi ha fatto anche scoprire una quantità impressionante di persone che mi vogliono bene e che pregano per me, di famiglie che la sera recitano il rosario con i bambini per la mia guarigione, e non ho parole per descrivere la bellezza di questa esperienza, che è un anticipo dell’amore di Dio nell’eternità. Il dolore più grande che provo è l’idea di dover lasciare questo mondo che mi piace così tanto, che è così bello anche se così tragico; dover lasciare tanti amici, i parenti; ma soprattutto di dover lasciare mia moglie e i miei figli che sono ancora in tenera età.
Alle volte mi immagino la mia casa, il mio studio vuoto, e la vita che in essa continua anche se io non ci sono più. È una scena che fa male, ma estremamente realistica: mi fa capire che sono, e sono stato, un servo inutile, e che tutti i libri che ho scritto, le conferenze, gli articoli, non sono che paglia. Ma spero nella misericordia del Signore, e nel fatto che altri raccoglieranno parte delle mie aspirazioni e delle mie battaglie, per continuare l’antico duello” (Mario Palmaro).
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