Blog della Tradizione Cattolica Apostolica Romana

sabato 28 febbraio 2015

L'enigma Papa o semplice vescovo in pensione

ansa-papa-benedetto-12

Una rinuncia senza precedenti nella storia moderna della Chiesa di Roma due anni dall’abdicazione di Papa Benedetto XVI, 28/02/2013-28/02/2015
Normale omaggio e deferenza al Papa? Certamente, Quel che non torna e che nella Chiesa Cattolica non esiste un Papato Emerito.Ciò non toglie che dal punto di vista sia giuridico che dottrinale non sia affatto assicurato che tale nuova figura comparsa nella gerarchia cattolica abbia un reale fondamento.Già  due giorni dopo l'annuncio dell'abdicazione, Manuel Jesus Arroba, docente di diritto canonico alla Pontificia Università Lateranense, mise in guardia dall'uso dell'appellativo: "Giuridicamente di papa ce n’è soltanto uno. Un 'papa emerito' non può esistere".Ma è stato soprattutto un luminare del diritto canonico come il gesuita Gianfranco Ghirlanda, già rettore della Pontificia Università Gregoriana, a confutare la fondatezza della figura del "papa emerito" in un lungo e argomentatissimo saggio pubblicato il 2 marzo 2013 su "La Civiltà Cattolica" e quindi – come per tutti gli articoli di questa rivista – stampato con il previo controllo e l'autorizzazione della segreteria di Stato vaticana:Al termine del suo saggio padre Ghirlanda tirava questa conclusione:
"L’esserci soffermati abbastanza a lungo sulla questione della relazione tra l’accettazione della legittima elezione e la consacrazione episcopale, quindi dell’origine della potestà del romano pontefice, è stato necessario proprio per comprendere più a fondo che colui che cessa dal ministero pontificio non a causa di morte, pur evidentemente rimanendo vescovo, non è più papa, in quanto perde tutta la potestà primaziale, perché essa non gli era venuta dalla consacrazione episcopale, ma direttamente da Cristo tramite l’accettazione della legittima elezione".

E quindi escludeva che il dimissionario potesse continuare a fregiarsi del nome di "papa", sia pure emerito:

21 febbraio 2015 - I vescovi ucraini in visita ad limina

14 febbraio 2015 - Concistoro


Cessazione dall’ufficio di Romano Pontefice


Dal quaderno n 3905 del 2 marzo 2013 de "La Civiltà Cattolica", pp. 445-462. L'autore insegna diritto canonico nella Pontificia Università Gregoriana, di cui è stato rettore 


di Gianfranco Ghirlanda S.I.




venerdì 27 febbraio 2015

Venerdì di QUARESIMA Cappella Santa Caterina da Siena via Urbana 85 Roma Via Crucis


Fraternità sacerdotale S.Pio X

Cappella Santa Caterina da Siena

via Urbana 85 Roma

Venerdì 27 Febbraio

e tutti i Venerdì di Quaresima 

Ore 18:00 

Via Crucis 

segue la Santa Messa

giovedì 26 febbraio 2015

Lobby Lgbt all’attacco: posti d’onore all’udienza pontificia e contatti “in alto” pre-Sinodali…


(di Mauro Faverzani) New Ways Ministry non è un gruppo di omosessuali, consci d’esser chiamati «alla castità», per potere – con la «padronanza di sé, la preghiera e la grazia sacramentale, gradatamente e risolutamente, avvicinarsi alla perfezione cristiana», come recita il Catechismo della Chiesa Cattolica al n. 2359. No. Il New Ways Ministry è un gruppo statunitense di attivisti, fondato nel 1977 da una parte per promuovere i cosiddetti “diritti” degli omosessuali, delle lesbiche, dei bisessuali e dei transgender, e dall’altra per proclamarsi, ciò nonostante, di fede cattolica, come se le due condizioni potessero stare assieme… Ebbene, per la terza volta tale gruppo si è recato in Vaticano, ma per la prima volta – sotto il regnante Pontefice – è stato invitato, lo scorso 18 febbraio, ad assistere all’udienza papale addirittura dai posti d’onore, nelle prime fila! Perché la cosa non fosse di eccessivo scandalo e non facesse troppo rumore, si è preferito smorzare i toni, identificando nella lista dei partecipanti i presenti come un manipolo «di laici accompagnati da una suora di Loreto». In realtà, si trattava di ben altro, come prova anche il fatto che non siano stati annunciati assieme agli altri pellegrini e che il Pontefice non abbia accennato loro nel suo discorso.

mercoledì 25 febbraio 2015

Venerdì di QUARESIMA Cappella Santa Caterina da Siena via Urbana 85 Roma Via Crucis

Cappella Santa Caterina da Siena

via Urbana 85 Roma

Venerdì 27 Febbraio

e tutti i Venerdì di Quaresima 

Ore 18:00 

Via Crucis 

segue la Santa Messa  

martedì 24 febbraio 2015

Aggrediti da Mosca e abbandonati da Roma




Nell'Ucraina occupata dai russi per i cattolici è di nuovo persecuzione. Ma per loro papa Francesco ha avuto parole non di conforto ma di rimprovero. Il fattore Putin in Vaticano 

di Sandro Magister


ROMA, 20 febbraio 2015 – Ha avuto molto da farsi perdonare, papa Francesco, dai vescovi dell'Ucraina arrivati nei giorni scorsi a Roma per conferire con lui nella periodica visita "ad limina".

A questi vescovi e ai loro preti e fedeli erano suonate malissimo le parole con cui Jorge Mario Bergoglio aveva denunciato al mondo, due settimane fa, la guerra che devasta la loro patria. "Violenza fratricida", l'aveva definita il papa, mettendo tutti alla pari, aggressori e aggrediti.

E peggio era stato quando Francesco aveva sollevato gli occhi dal testo e aveva aggiunto di suo: "Quando io sento le parole 'vittoria' o 'sconfitta' sento un grande dolore, una grande tristezza nel cuore. Non sono parole giuste; l’unica parola giusta è 'pace'. Pensate, questa è una guerra fra cristiani! Voi tutti avete lo stesso battesimo. State lottando fra cristiani. Pensate a questo scandalo".

Che Bergoglio avesse un occhio di riguardo per la Russia lo si era visto già nel precipitare della guerra di Siria, quando indisse una giornata di digiuno e preghiera per scongiurare l'intervento armato di Stati Uniti e Francia contro il regime di Damasco, e Vladimir Putin si complimentò pubblicamente con lui.

C'è poi il fattore ecumenico che pesa. Dei 200 milioni di cristiani ortodossi nel mondo, 150 appartengono al patriarcato di Mosca "e di tutte le Russie" ed è quindi soprattutto con Mosca che il papa vuole coltivare buone relazioni.

Ma che l'aggressione della Russia all'Ucraina, l'occupazione armata della sua marca orientale, l'annessione della Crimea abbiano lasciato il papa indifferente a "vittoria" o "sconfitta", è stato qualcosa di insopportabile per i sentimenti dei cattolici ucraini. Tanto più che a queste parole di papa Francesco è giunto puntuale il plauso da Mosca, questa volta non di Putin ma del patriarca ortodosso Kirill, che ha giurisdizione anche sugli ortodossi di Ucraina.

Troppo fresca è la persecuzione di cui furono vittima i cattolici ucraini da parte del regime sovietico. La loro Chiesa, dopo la seconda guerra mondiale, fu letteralmente annientata, con innumerevoli martiri uccisi nelle forme più atroci, crocifissi, murati vivi, annegati nell'acqua bollente.

Fu la caduta del muro di Berlino nel 1989 a far uscire questa Chiesa dalle catacombe. Ma durissima e tuttora incompiuta fu la sua riconquista di uno spazio vitale, comprese le chiese e le case finite in possesso di vescovi e preti ortodossi.

Oggi i quasi cinque milioni di cattolici ucraini sanno bene di essere loro il vero ostacolo all'incontro tra il papa di Roma e il patriarca di Mosca. Ma neppure accettano di essere sacrificati sull'altare di questo sogno ecumenico.

I cattolici ucraini resistono nell'ovest del paese, in Galizia, a Leopoli. Ma in Crimea e nel Donbass occupato la repressione è di nuovo spietata.

Il nunzio vaticano a Kiev, l'arcivescovo americano Thomas E. Gullickson, nominato da Benedetto XVI nel 2011, l'ha paragonata a quella sovietica del 1946, "con la complicità degli ortodossi e la benedizione di Mosca". Ha persino evocato "la lezione del Califfato in Iraq e in Siria" per dire che "simili tragedie" possono accadere anche altrove.

I rapporti che il nunzio trasmette a Roma sono dettagliati e allarmati. E furenti sono state le reazioni dei cattolici ucraini, al vedere come niente di tutto ciò sia affiorato nelle parole di papa Francesco. È loro convinzione che anche nella curia romana, come in Ucraina, il partito filorusso abbia campo libero e influenzi il papa.

Alle proteste dei cattolici ucraini la segreteria di Stato ha risposto il 10 febbraio con una nota, per "precisare che il papa ha sempre inteso rivolgersi a tutte le parti interessate, confidando nello sforzo sincero di ciascuna per applicare le intese raggiunte di comune accordo e richiamando il principio della legalità internazionale".

Ma non è certo bastato questo tenue richiamo alla legalità per impensierire Mosca, ormai sicura che la sua annessione della Crimea è stata di fatto accettata da tutti, Vaticano compreso, e che per il Donbass, russificato e senza più cattolici, potrebbe accadere lo stesso.

__________

Questa nota è uscita su "L'Espresso" n. 8 del 2015, in edicola dal 20 febbraio, nella pagina d'opinione dal titolo "Settimo cielo" affidata a Sandro Magister.

domenica 22 febbraio 2015

La grave apostasia avanza e lo scandalo di alcuni Vescovi


lo zelo con cui alcuni “Vescovi" cileni partecipano ad un rito pagano in onore del “dio Tata Inti, dio del Sole Inca". Questi sì che sono equilibrati..... infatti, gli hanno anche alzato il baricentro con tanto di mitria.... ma roba da' matti....



Nel Blog di "unafides" riportiamo le foto che ritraggono: 

" ....l'impegno e lo zelo con cui alcuni “Vescovi" cileni partecipano ad un rito pagano in onore del “dio Tata Inti, dio del Sole Inca"....." vedi qui le foto.

Dire che siamo "scandalizzati" è poco, e sentirsi "furiosi" perchè animati dalla santa inquietudine non è solo un diritto, ma anche un dovere.

"Guai al mondo per gli scandali! È inevitabile che avvengano scandali, ma guai all'uomo per colpa del quale avviene lo scandalo!" (Mt.18,7)

Non staremo qui a fare del moralismo, lo scandalo che ci anima non proviene dalle intenzioni di questi Vescovi di cui non vogliamo neppure dubitare la "bontà", ma dal ciò che vediamo e che ci confonde, ci inquieta.

Dove sta nella Bibbia il culto e l'adorazione al “dio Tata Inti, dio del Sole Inca"?

Piuttosto leggiamo: Non avrai altro Dio all'infuori di Me.

Qualcuno dirà: "ma non esageriamo! guarda che non stanno adorando, è solo una condivisione..."

No! I Vescovi indossano qui abiti liturgici, usano la stola e la casula, usano il camice vesti del Sacerdote per eccellenza, ed usano la mitra che è simbolo dell'autorità del Cristo al quale si deve l'unico culto.

Lo diciamo onestamente: non avremo ardito ad un articolo se i Vescovi lì presenti si fossero presentati in abito piano, ossia con la sola talare, tanto ci hanno abituati a questi incontri sincretisti, cercando di tollerare il tollerabile - vedi qui, ma qui è diverso, l'uso degli abiti liturgici e gli atti eseguiti dai Vescovi presenziano un culto vero e proprio e il cui celebrante non è un Sacerdote del Cristo, ma un laico, "sacerdote" della sua cultura idolatra, non certo un Sacerdote di Cristo! Quell'uomo ha officiato in favore del dio Inca e non nell'unico Nome che salva: Gesù Cristo!

Così spiegava Ratzinger sul nostro rapporto con le "altre religioni":

«Un simile ritorno, il recupero della propria storia, deve ripetersi in continuazione. Avviene nei quaranta giorni trascorsi da Gesù nel deserto. La Chiesa cerca di farlo ogni anno nei quaranta giorni di preparazione alla Pasqua:uscire nuovamente dal peso del paganesimo, che continua a spingerci lontano da Dio, tornare sempre a rivolgerci a Lui. E all’inizio della celebrazione eucaristica, nella confessione dei peccati, cerchiamo anche noi di riprendere questo cammino, di uscire nuovamente, di tornare ad incontrare sul monte di Dio la sua parola e la sua presenza» (Benedetto XVI - vedi qui).

e dice ancora:

«Un approccio falsamente «rassicurante» è quello «mistico», che sfumerebbe la molteplicità delle religioni e dei loro dogmi – con annesse presunte intolleranze -in una esperienza sentimentale, il cui carattere prevalentemente interiore terrebbe al riparo dal conflitto con la ragione..... la religione […] diventa, per così dire, una terapia individuale: la salvezza si trova al di fuori del mondo; per operare in esso non ci viene data altra indicazione al di fuori della forza che si può accrescere ritirandosi regolarmente nella dimensione spirituale. Ma questa forza, come tale, non ha per noi alcun messaggio chiaramente definibile. Nel nostro agire all’interno del mondo restiamo dunque abbandonati a noi stessi» (Benedetto XVI - vedi qui).

e arriva a concludere:

«A questo punto, «falliti» i tentativi di sfumare le asperità delle religioni teistiche, relativizzando la propria idea di Dio e i dogmi, per portare in primo piano l’impegno pragmatico o l’esperienza mistica, ci si chiederà: L’attitudine alla pace è legata alla rinuncia alla verità?»

La risposta è no.

Ratzinger dice chiaramente che «l’incontro tra le religioni non può avvenire nella rinuncia alla verità, ma è possibile solo mediante il suo approfondimento. Lo scetticismo non unisce. E nemmeno il puro pragmatismo unisce. […] Vanno incoraggiati invece il rispetto profondo per la fede dell’altro e la disponibilità a cercare, in ciò che incontriamo come estraneo, la verità che ci può concernere e può correggerci e farci progredire» (Benedetto XVI - vedi qui).

E qui ci fermiamo perchè il discorso piega poi verso l'ecumenismo che è cosa assai diversa dal dialogo interreligioso: nel primo caso si cerca la comunione nella Santissima Trinità e nel Dio Uno e Trino, Vivo e che tutti i Cristiani, separati, credono; nel secondo caso si avanza nel dialogo e non comunione, cercando, fra le tante differenze che ci contraddistinguono, "i semi sparsi dallo Spirito Santo" il quale, per altro, non può certo contraddire Se stesso, ne la Sposa del Cristo!

Tornando alle immagini ed alla gravità del fatto, per comprendere l'enormità dello scandalo, occorre ricordare che la Chiesa, nei suoi Santi Padri e tanti Martiri, fin dai primi secoli aveva risolto ogni riferimento pagano e idolatrico del "dio sole" inserendo a buon diritto l'adorazione al Cristo, il vero ed unico Sole - non il "dio Sole" mi raccomando - ma il Cristo il vero Sole che illumina il mondo, le genti, i cuori e le menti, e l'unico Dio degno di essere adorato.

Ed è certo che siamo scandalizzati ed inquieti, qui non siamo neppure nel comune paganesimo, ma rientriamo proprio nel panteismo puro! Qui ci troviamo davanti a dei Vescovi della Chiesa che hanno reso un culto panteista, con tanto di usi di paramenti sacri e dove l'incenso lo ha messo il sacerdote Inca....

La dottrina Inca crede in Wiraqucha, la divinità creatrice del Sole, della Luna e delle stelle, il dio che aveva plasmato i primi uomini nell'argilla.

Inti (Sole), creatore e protettore degli Inca è sposo e fratello di Mama Quilla (madre Luna) e padre del primo inca, e di Mama Ocllo (madre Uovo)

Ci facciano capire questi Vescovi: chi ci ha creati? Chi è morto sulla Croce al quale si deve l'unico Culto? e per il quale usate quei paramenti sacri che avete prostituito?

Vergogna!!

E per carità cristiana non ci soffermeremo davanti al fatto che i Vescovi e preti non si inginocchiano più davanti a Gesù-Ostia Santa, davanti all'Eucaristia o alla Consacrazione, ma vedete bene come si inginocchiano davanti al nulla!

VERGOGNA!!!

Se siamo davanti a quella misericordia di Dio che farà gridare dalla Croce quelle parole supplichevoli: "Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno", dall'altra parte non siamo principianti, abbiamo duemila anni di storia durante i quali molti hanno tentato di offuscare o cancellare la divina Rivelazione del Dio vero, l'ignoranza non è più scusabile, soprattutto a chi indossa gli abiti liturgici del vero Culto divino ed è Sacerdote di Cristo, l'Alter Christus.

A ragione Benedetto XVI denunciava:

" Ma dove non c’è più verità alcuna, si può allora modificare qualsiasi criterio valutativo, e, in ultima istanza, dovunque fare in un modo e nell’esatto suo contrario. L’aver rinunciato alla verità mi pare il vero e proprio nucleo della nostra crisi odierna. Dove però la verità non offre più terreno solido, là anche la solidarietà comunitaria — peraltro, ancora tanto considerevole — finisce per sfilacciarsi, poiché anch’essa resta in ultima istanza senza radici. In quale misura, dunque, noi viviamo secondo l’interrogativo di Pilato, apparentemente tanto umile, ma in realtà così presuntuoso: « Ma che cosa è la verità? ». Proprio così, però, noi prendiamo posizione contro Cristo. Certo, quando degli uomini credono di poter disporre a buon mercato e con troppa fiducia della verità è il momento in cui si corre un rischio davvero enorme. Ma un pericolo ancora maggiore incombe là dove l’evidenza comune, la validità e l’obbligatorietà vincolante dell’affermazione del vero vengono addirittura considerate come un qualcosa che non sarebbe più in alcun modo possibile e attuabile.." (vedi qui).

Siamo in Quaresima e non vogliamo assolutamente infuocare gli animi in modo negativo, al contrario, vogliamo suscitare il santo sdegno, lutto, pianti e lamenti, e il legittimo scandalo per poterlo offrire a Nostro Signore; usare questo fatto doloroso per vivere nel cuore questa Quaresima in Cristo, con Cristo e per Cristo, unendo all'unico Sacrificio perfetto e all'unico vero Culto a Dio, la supplica per il perdono e la conversione di questi Vescovi.


"Il sacerdote, secondo la magnifica definizione che ne dà lo stesso San Paolo, è bensì un uomo “preso di mezzo agli uomini”, ma “costituito a vantaggio degli uomini per i loro rapporti con Dio” (Eb 5,1): il suo ufficio non ha per oggetto le cose umane e transitorie, per quanto sembrino alte e pregevoli, ma le cose divine ed eterne; cose, che possono essere per ignoranza derise e disprezzate, che possono anche venire osteggiate con malizia e furore diabolico, come una triste esperienza lo ha spesso provato e la prova pur oggi, ma che stanno sempre al primo posto nelle aspirazioni individuali e sociali dell’umanità, la quale sente irresistibilmente di essere fatta per Iddio e di non potersi riposare se non in Lui. (...)

Ma il sacerdote cattolico è ministro di Cristo e dispensatore de’ misteri di Dio (cf 1 Cor 4,1), anche con la parola, con quel “ministero della parola” (cf At6,4), che è un diritto inalienabile e insieme un dovere imprescrittibile impostogli da Gesù Cristo medesimo: “Andate adunque e ammaestrate tutte le genti,… insegnando loro di osservare tutto quello che vi ho comandato” (Mt 28,19-20).

La Chiesa di Cristo, depositaria e custode infallibile della divina rivelazione, per mezzo de’ suoi sacerdoti sparge i tesori delle celesti verità, predicando colui che è “luce vera, che illumina ogni uomo che viene a questo mondo” (Gv 1,9),spargendo con divina profusione quel seme, piccolo e disprezzato allo sguardo profano del mondo, ma che, come l’evangelico grano di senape, ha in sé la virtù di mettere radici salde e profonde nelle anime sincere e sitibonde di verità e di renderle, come alberi robusti, incrollabili anche tra le più forti bufere (cf Mt 13,31-32)..." (...)

Perciò già nell’Antico Testamento, Iddio comandava ai suoi sacerdoti e ai leviti: “Siano dunque santi, perché santo sono anch’io, il Signore che li santifico” (Lv 21,8). E il sapientissimo Salomone, nel cantico per la dedicazione del tempio, questo appunto chiede al Signore per i figli di Aronne: “I tuoi sacerdoti si rivestano di giustizia e i tuoi santi esultino” (Sal131,9).

Orbene, Venerabili Fratelli, “se tanta perfezione e santità e alacrità – diremo con San Roberto Bellarmino – si esigeva in quei sacerdoti, che sacrificavano pecore e buoi e lodavano Dio per benefici temporali, che cosa mai non si dovrà esigere in quei sacerdoti che sacrificano l’Agnello divino e rendono grazie per benefici eterni?”. “Grande in vero – esclama San Lorenzo Giustiniani – è la dignità dei Prelati, ma maggiore ne è il peso; posti come sono in grado così elevato davanti agli occhi degli uomini, bisogna che anche si innalzino al sommo vertice delle virtù davanti agli occhi di Colui che tutto vede; altrimenti sono sopra gli altri non a proprio merito, ma a propria condanna”.

sabato 21 febbraio 2015

Celebrazione della Santa Messa in Rito Romano Antiquior Santuario B.V.Maria del Divino Amore

Domenica 22 Febbraio I di Quaresima

Santa Messa in Rito Romano Antiquior I Domenica di Quaresima 22 Febbraio ore 17:30 Cappella dello Spirito Santo Santuario B.V.Maria del Divino Amore, preceduta dal Santo Rosario ore 17:00
Bellissima iniziativa resa nota ai nostri lettori romani, che si rivolgono ai potenziali partecipanti al loro Gruppo Messa Antiquior con la comunicazione che segue, che ufficializziamo per chi fosse interessato in quella zona o limitrofe, condividendo la gioia per la grazia che ne deriva.

Cari amici,

avete già conosciuto la S.Messa secondo il rito cattolico tradizionale come fu sempre celebrata in tutto il mondo per secoli e secoli fino a 50 anni fa?
Pochi sanno che non fu mai abolita, anzi che è tuttora in auge! In essa si riscopre il vero senso originale, senza alterazioni, della S.Messa quale rinnovo reale del supremo sacrificio di Cristo sulla croce.
Anche nel nostro santuario parrocchia del Divino Amore esiste possibilità di fruirne, nella forma "cantata" e "letta". Normalmente la Santa Messa viene celebrata la Terza Domenica di ogni mese, da don Leonardo Sacco.


Per informazioni potete chiamare il signor Alessandro Barbacci telefono 3473447798

Ennesima bordata di Bergoglio contro chi ama la Tradizione


Aggiornamento. In un lungo articolo: Segnalazioni papali: Papa Francesco e la falsa dicotomia, The Remnant del 16 febbraio [qui], sviluppa una articolata analisi sulla fisionomia sempre più evidente che va assumendo l'attuale pontificato. E si basa sull'omelia rivolta ai cardinali nel corso dell'ultimo concistoro [qui], nella quale il papa ribadisce il suo programma. Traduco velocemente la conclusione, perché rivela inquietanti coincidenze con ciò che abbiamo visto delinearsi nel discorso al clero romano da noi commentato di seguito. Ecco lo stralcio da The Remnant :
[...] Ci ha detto ogni giorno quello che ha previsto per la Chiesa. Presentare la misericordia di Cristo come una giustificazione per infrangere la legge di Cristo, mettere la misericordia di Dio in opposizione alla sua giustizia, affermando l'assunto folle, anti-razionale che esse sono naturalmente contrarie e inconciliabili.
Se abbiamo accettato l'evidenza e vediamo che Francesco è parte di questo movimento - non possiamo chiamarlo un complotto perché è confezionato davanti alle telecamere sulla stampa mondiale - dobbiamo chiederci perché questo specifico problema. 
La gravità di questa imminente crisi non può essere esagerata. Se la proposta viene accettata, avrà conseguenze di portata molto maggiore di qualunque altra manipolazione post-conciliare, come la comunione nelle mani o le chierichette. Si scuoteranno in un solo colpo i veri pilastri della fede: l'Eucaristia e il sacerdozio. L'Eucaristia, la cui presenza è stata a malapena conservata nella Nuova Messa, verrà sistematicamente profanata. E coloro dai quali ci si aspetterà la profanazione, saranno i sacerdoti che verranno puniti se vi si rifiutano.
E sarà anche la parola fine di ogni speranza di restaurare la fede attraverso l'impegno di giovani e fedeli nuove leve di sacerdoti, dal momento che solo coloro che hanno dimostrato la loro volontà di profanare la Santa Eucaristia saranno dichiarati idonei per il seminario.
Sull'ultimo discorso di Bergoglio al clero romano [qui] mi limito a notare che – nell'affrontare il tema dell'Ars celebrandi – non c'è alcun riferimento sul sacrificio e sacerdozio di Cristo, nella passione e nella messa, mentre grande risalto è dato al mistero non meglio identificato e all'omelia, che è certo importante, ma è momento catechetico e non atto liturgico.(1)
E non manca l'ennesima rude bordata ai cosiddetti "tradizionalisti" sui quali, al solito, questo papa fa di ogni erba un fascio. mostrando la sua ignoranza sulla Tradizione e chi la ama. Se non si tratta di ignoranza, è ideologica idiosincrasia che si traduce in disprezzo e rifiuto di tutto ciò che ha a che fare con il passato (da dimenticare e non da assumere incarnandolo nel proprio tempo) e con la dottrina che contrasterebbe con il dogma dell’infallibilità del magistero della Chiesa in senso storicista e si opporrebbe all’opera dello “Spirito Santo che soffia dove vuole”. E si oblitera sempre di più il fatto che la tradizione, con la sua fedeltà alla dottrina, veicola e trasmette ad ogni generazione la verità donataci da Cristo - l'unica salvifica - presupposto della libertà e della vita eterna; il che comporta che una pastorale che non sia ancorata saldamente nella verità rivelata non conduce alla libertà e non porta alla salvezza.
Sui riferimenti alla Messa antiquior, riprendo quanto scrive Luisa. Ecco il passaggio, a proposito del Summorum Pontificum:
" [....] Un gesto, questo, – ha spiegato oggi Francesco – che il suo predecessore, “uomo di comunione”, ha voluto compiere per tendere “una mano coraggiosa ai lefebvriani e ai tradizionalisti”, ovvero tutte quelle persone che avevano desiderio di celebrare la Messa secondo l’antico rituale. Tuttavia questo tipo di Messa cosiddetta “tridentina” – ha ribadito il Papa – è una “forma extraordinaria del rito romano”, quello cioè approvato dopo il Concilio Vaticano II. Quindi non è reputata un rito distinto, ma solamente una “diversa forma del medesimo rito”. Tuttavia – ha aggiunto Francesco – ci sono preti e vescovi che parlano di “riforma della riforma”.
Bergoglio dimentica che è Benedetto XVI ad aver parlato di "riforma della riforma", parole che non gli sono state perdonate, che è Benedetto XVI ad aver creato nel 2009 una Commissione ad hoc per quella riforma, seppellita dalle opposizioni virulente.
"Alcuni di loro sono “santi” e ne parlano “in buona fede”. Questo però “è sbagliato”, ha detto il Santo Padre. Ha quindi riferito il caso di alcuni vescovi che hanno accettato seminaristi “tradizionalisti” mandati via dalle altre diocesi, senza prendere informazioni su di essi, perché “si presentavano molto bene, molto devoti”. Li hanno ordinati, ma questi hanno poi mostrato “problemi psicologici e morali”. Non è una prassi, ma ciò "accade spesso" in questi ambienti, ha detto il Papa, e ordinare questi tipi di seminaristi è come mettere “una ipoteca sulla Chiesa”. Il problema di fondo è che alcuni vescovi a volte sono travolti “dalla necessità di avere nuovi preti in diocesi”, pertanto non viene operato un adeguato discernimento tra i candidati, tra i quali dietro alcuni si possono nascondere degli “squilibri” che poi si manifestano proprio nelle Liturgie. La Congregazione dei Vescovi – ha riferito ancora il Pontefice – è dovuta infatti intervenire con tre vescovi su tre di questi casi, sebbene non accaduti in Italia.Un`ipoteca sulla Chiesa!

Addirittura! E, invece, i sacerdoti che hanno procurato scandalo per il loro comportamento immorale e criminale, quelli che non credono più alla Presenza Reale di Cristo, quelli che da decenni deformano e manipolano la Liturgia e le coscienze?Nulla da dire su costoro che sono legione?

Si parla di "taluni" per gettare una cattiva e cupa luce su tutti solo perché hanno una vocazione "tradizionale"? Sono, quelle del papa, parole gravissime che gettano VOLUTAMENTE il discredito sui cattolici tradizionali e la Liturgia.
Chi avesse ancora dei dubbi sui pensieri e sentimenti di papa Bergoglio verso i cattolici detti "tradizionali" e la Liturgia Antica è servito.

Aggiungo che ben si comprende - o forse ancor meglio - la stroncatura usata nei confronti dei Francescani dell'Immacolata fedeli al carìsma originario (non è neppure bastato che fossero biritualisti!). E sono purtroppo identificabili inediti segnali di intimidazione nei confronti dei vescovi, che non dovessero essere del tutto avversi alla Tradizione.

E poiché la Liturgia è culmine e fonte della vita di fede – che diventa vita ecclesiale e civile – elex orandi lex credendi, è da qui che nasce tutto lo scempio ingravescente e la sofferenza del corpo mistico di Cristo, che è la Sua Chiesa, con ripercussioni sulla morale, che ne scaturisce come naturale conseguenza.
__________________________
1. Significativamente, prima di scendere dall'altare per l'omelia, il celebrante – nel Ritoantiquior – si toglie il manipolo e la pianeta (o solo il manipolo quando indossa la càsula), proprio a sottolineare il fatto che esce dall'azione liturgica ed entra in un momento d'insegnamento e di esortazione insieme. Quando sale di nuovo sull'altare, indossa di nuovo i paramenti liturgici.
(fonte chiesa post concilio)

4° Convegno dei giovani: Le ragioni della nostra fede

San Michele

Da venerdì 13 marzo a domenica 15 marzo
al Priorato San Pio X di Albano Laziale

La Gioventù di San Michele vi invita al 4° Convegno dei Giovani

La Presenza di Satana nel mondo

Possessioni, infestazioni, esorcismi, manifestazioni preternaturali, satanismo: solo disturbi psichiatrici, semplici suggestioni, leggende? O impressionanti realtà?

Un viaggio verso la riscoperta del più antico Nemico dell’uomo

Iscrizioni: Priorato San Pio X via Trilussa 45, Albano Laziale tel. 06.9306816 albano@sanpiox.it

giovedì 19 febbraio 2015

QUARESIMA 2015 Cappella Santa Caterina da Siena via Urbana 85 Roma


Cappella Santa Caterina da Siena

via Urbana 85 Roma

Giovedì 19 Febbraio

Ore 18:00 Santo Rosario e confessioni

Ore 18:30 Santa Messa

Venerdì 20 Febbraio
e tutti i Venerdì di Quaresima 
Ore 18:00 
Via Crucis segue la Santa Messa  

SENSO E SCOPO DEL DIGIUNO QUARESIMALE


Il digiuno quaresimale ha certamente una dimensione fisica, oltre l'astinenza dal cibo, può comprendere altre forme, come la privazione del fumo, di alcuni divertimenti, della televisione,... Tutto questo però non è ancora la realtà del digiuno; è solo il segno esterno di una realtà interiore; è un rito che deve rivelare un contenuto salvifico, è il sacramento del santo digiuno. Il digiuno rituale della Quaresima:

· è segno del nostro vivere la Parola di Dio. Non digiuna veramente chi non sa nutrirsi della Parola di Dio, sull'esempio di Cristo, che disse: "Mio cibo è fare la volontà del Padre";

· è segno della nostra volontà di espiazione: "Non digiuniamo per la Pasqua, né per la croce, ma per i nostri peccati, ... " afferma san Giovanni Crisostomo;

· è segno della nostra astinenza dal peccato: come dice il vescovo sant'Agostino: "Il digiuno veramente grande, quello che impegna tutti gli uomini, è l'astinenza dalle iniquità, dai peccati e dai piaceri illeciti del mondo, ...".

In sintesi: la mortificazione del corpo è segno della conversione dello spirito.
INDICAZIONI PRATICHE DEL DIGIUNO E DELL’ASTINENZA
Non c’è Quaresima senza digiuno.

- LA LEGGE DEL DIGIUNO obbliga tutti i fedeli che hanno compiuto i 21 anni e non hanno ancora iniziato il 60° anno.

- LA LEGGE DELL'ASTINENZA dalla carne obbliga tutti i fedeli a partire dai 7 anni compiuti.

IL DIGIUNO consiste nel fare un solo pasto al giorno e due piccole refezioni nel corso della giornata (i moralisti quantificano in 60 grammi al mattino e 250 grammi alla sera).

L'ASTINENZA vieta l'uso della carne, di estratto o brodo di carne, ma non quello delle uova, dei latticini e di qualsiasi condimento di grasso animale.

GIORNI DI ASTINENZA DALLA CARNI: - tutti i Venerdì dell'anno (tranne se vi cade una festa di precetto).

GIORNI DI ASTINENZA E DI DIGIUNO: - Mercoledì delle Ceneri; - ogni Venerdì e Sabato di Quaresima; - il Mercoledì, il Venerdì e il Sabato delle Quattro Tempora; - le Vigilie di Natale (24 Dicembre), di Pentecoste, dell'Immacolata (7 dicembre), d'Ognissanti (31 Ottobre).
GIORNI DI SOLO DIGIUNO SENZA ASTINENZA: tutti gli altri giorni feriali di Quaresima (le Domeniche non c'è digiuno).

POSSONO NON PRATICARE L'ASTINENZA:
- i poveri che ricevono carne in elemosina e non hanno altro da mangiare;

- gli infermi, i convalescenti, i deboli di stomaco, le donne che allattano, le donne incinte se deboli; - gli operai che fanno lavori più pesanti quotidianamente;
- mogli, figli, servi, tutti coloro che esercitano un servizio essendovi costretti, e che non possono avere altro cibo sufficientemente nutriente.

POSSONO NON PRATICARE IL DIGIUNO:

- coloro che digiunerebbero con grave incomodo: ammalati, convalescenti, deboli di nervi, donne che allattano o incinte;
- poveri che hanno già poco cibo a disposizione;
- coloro che esercitano un lavoro che è moralmente e ordinariamente incompatibile con il digiuno (es: lavori pesanti);
- coloro che fanno un lavoro intellettuale molto faticoso (es. studenti sotto esami);
- chi deve fare un lungo e faticoso viaggio, per un maggiore bene o per un'opera di pietà più grande se questa è moralmente incompatibile con il digiuno (es: assistenza ai malati).




mercoledì 18 febbraio 2015

Peleggrinaggio delle Dominicane a Roma: predica di don Pierpaolo Petrucci a San Giovanni in Laterano

Domenicane
Martedì 9 febbraio, all’inizio del loro pellegrinaggio a Roma, le Domenicane del Santo Nome di Gesù , insieme alle alunne ed alle famiglie che le accompagnavano, sono entrate processionalmente della Basilica di S. Giovanni in Laterano ove, prima di seguire la Via Crucis, sono state accolte dal Superiore del Distretto d’Italia della Fraternità San Pio X. Riproduciamo qui di seguito la traduzione italiana della sua predica.


Cari confratelli, reverende madri, care alunne, cari fedeli,

in qualità di superiore del Distretto italiano della Fraternità S. Pio X, sono molto onorato di accogliervi qui a Roma in questa magnifica Basilica, in occasione del vostro pellegrinaggio per i 40 anni della vostra comunità,

40 anni che avete consacrato al servizio dell’educazione delle giovani ragazze, e per festeggiare questo anniversario siete voluti venire a Roma, certamente come testimonianza di fede, per rendere manifeste le ragioni che vi legano alla Roma eterna, quella degli Apostoli, dei martiri, dei santi e dei Papi che hanno trasmesso la fede per tutto il corso della storia. E questa fede non può cambiare, perché come ha detto Nostro Signore: «Il cielo e la terra passeranno ma le mie parole non passeranno». Di questa fede voi avete fatto il criterio della vostra difficile scelta, sono 40 anni, e il fondamento di tutta la formazione che dispensate.

Questa Basilica dove noi abbiamo la grazia di poterci raccogliere in preghiera oggi, è un monumento magnifico che mette in evidenza il legame indissolubile tra la nostra fede e quella degli Apostoli. Voi potete ammirare le grandi statue che ne ornano le pareti e che li rappresentano, ma soprattutto potrete pregare su due reliquie insigni, le teste dei suoi Apostoli S. Pietro e S. Paolo, che sono contenute nella sommità del Ciborio.

SS. Pietro e Paolo

Nostro Signore dopo la sua resurrezione aveva detto ai suoi apostoli: «Andate a predicare il Vangelo a tutte le nazioni, coloro che crederanno e saranno battezzati saranno salvi, coloro che non crederanno saranno condannati».

Fedeli alla parola di Gesù gli Apostoli cominciarono a predicare la fede in Gesù Cristo, e la Provvidenza condusse S. Pietro e S. Paolo qui a Roma per farne il centro del mondo cristiano.

Non si trattava di dialogare con i sacerdoti della religione pagana per valorizzarne gli elementi di verità che vi si potevano trovare.

Lo scopo degli Apostoli era di convertire le anime alla fede in Gesù Cristo, unico Salvatore, poiché, come S. Pietro ricordava ai giudei, «non è stato dato agli uomini nessun altro nome nel quale ci si possa salvare».

Il loro apostolato era fondato sull’umile predicazione della Verità che spesso era accompagnata da numerosi miracoli ad attestarne l’origine divina. Questa predicazione essi l’incarnavano nella loro vita, in tutto conforme alla dottrina che predicavano.

Non esitarono a denunciare gli errori del paganesimo e la sua immoralità, immoralità che è la conseguenza immediata di ogni falsa religione. È sufficiente leggere l’epistola di S. Paolo ai Romani per rendersene conto.

Così la predicazione degli Apostoli, davvero opera soprannaturale, porterà frutti straordinari, soprattutto una fede che sarà bagnata dal loro sangue versato in testimonianza della realtà di colui che avevano conosciuto: Gesù Cristo Figlio di Dio, morto per i nostri peccati, resuscitato il terzo giorno e salito al cielo. È qui a Roma, in effetti, che essi doneranno le loro vite per Gesù Cristo durante la persecuzione di Nerone nel 64.

Come sapete S. Paolo fu decapitato alle Tre Fontane e S. Pietro crocifisso a testa in giù sul colle del Vaticano, perché si considerava indegno di morire come Gesù.

La conquista dell’impero romano al Cristianesimo, meritata grazie al loro martirio e quello di migliaia di altri cristiani, avverrà per la conversione dell’imperatore Costantino che, come sapete, dopo la visione miracolosa della Croce nel cielo e dell’iscrizione «in questo segno vincerai», fece mettere le iniziali del Cristo sugli stendardi del suo esercito e riportò la vittoria contro il cugino Massenzio, a Ponte Milvio, alle porte di Roma.

Egli darà la libertà alla Chiesa attraverso l’editto di Milano nel 313 e offrirà in dono al Papa il terreno sul quale sarà edificata questa basilica - prima chiesa ad essere pubblicamente consacrata - il 9 novembre 324, dal Papa S. Silvestro.

Ma gli imperatori cristiani non potevano accontentarsi di un regime di libertà religiosa, non potevano accettare di veder ancora, accanto al culto reso al vero Dio le superstizioni dell’idolatria, ed ecco che, qualche anno dopo, nel 370, l’imperatore Teodosio con l’editto di Tessalonica dichiara il cattolicesimo religione di Stato. È la vittoria completa del cristianesimo.

Potrete ammirare otto grandi affreschi nella Basilica che narrano questi avvenimenti della vita di Costantino e il grande mosaico che si trova sull’abside vi fa anche riferimento mostrando il trionfo della Croce.

Questo mosaico ci mostra che tutte le grazie vengono a noi dal sacrificio della Croce di Gesù. È là che Egli ha incatenato il demonio e che gli ha strappato la sua preda: l’umanità decaduta a causa del peccato originale.

Tutte le grazie ci vengono per la Croce di Gesù e quindi attraverso la S. Messa che non è nient’altro che il Sacrificio della Croce reso presente sull’altare mediante il ministero del sacerdote. Il giovedì santo nel cenacolo Gesù istituì la Messa e ordinò ai suoi Apostoli di perpetuare questo Sacrificio per comunicarci le grazie che ci sono necessarie per raggiungere il Cielo.

Questa Basilica ci aiuta a meditare su questo grande mistero, perciò conserva le preziose reliquie.

Infatti potrete contemplare alla vostra sinistra sull’altare laterale, il tavolo dell’ultima cena sul quale Gesù ha istituito la S. Messa e ha ordinato sacerdoti gli Apostoli per perpetuare il suo Sacrificio e restare con noi, realmente presente nella SS. Eucarestia.

Sotto l’altare maggiore si conserva ancora l’altare in legno sul quale S. Pietro celebrava la S. Messa. Su di esso i Papi continueranno a celebrare il S. Sacrificio finché non sarà inglobato nell’altare attuale.

Il Papa soltanto, o coloro ai quali egli accordi un permesso speciale, possono celebrare su questo altare.

In questi luoghi ci sono altri ricordi importanti della Passione di Gesù. Questa Basilica infatti fa parte del palazzo del Laterano, dove il Papa ha abitato per circa dieci secoli. Questo palazzo era molto più grande e comprendeva una parte che attualmente si trova distaccata, dall’altro lato della strada. È quella che si chiama la Scala Santa, salita da Gesù quando, durante la sua Passione, coronato di spine e coperto di un manto scarlatto, sarà presentato da Pilato alla folla. Questa scala fu trasportata da Gerusalemme a Roma grazie a Sant’Elena, madre di Costantino. Si può percorrere questa scala unicamente in ginocchio, pregando (avrete senza dubbio l’occasione di salirla). In cima c’è quello che era considerato come il luogo più santo del palazzo: la cappella papale, dove si trova un’immagine acheropita del Cristo, vale a dire un’immagine non fatta da mano umana.

Questa Basilica porta, inscritto sul suo frontone, il titolo di «omnium urbis et orbis ecclesiarum mater», che significa «madre e capo di tutte le chiese della città (ossia di Roma) e del mondo». È qui, in effetti, a Roma, che S. Pietro stabilì la sua sede, e i suoi successori alla guida della Chiesa sono vescovi di Roma.

Noi ci troviamo dunque nella cattedrale del Papa, nella chiesa che è al vertice di tutte le chiese del mondo. In fondo al coro potrete vedere la cattedra del Papa, il trono di cui prende possesso dopo la sua elezione.

Questo ci ricorda che il Papa è il capo supremo della Chiesa. Egli solo, e nessun altro, ha la pienezza del potere per governarla.

È al di sopra di tutti gli altri vescovi ai quali comunica il potere di governare le loro diocesi, quel potere che lui solo ha ricevuto direttamente da Cristo al momento della sua elezione.

Il Papa è la pietra sulla quale Gesù Cristo ha fondato la sua Chiesa e le porte dell’inferno non prevarranno contro di essa poiché il Cristo, di cui il Papa è vicario, ne è il Capo invisibile e continua a vegliare su di essa. È questo per noi un gran motivo di speranza, soprattutto oggi.

Tutti questi ricordi ci mostrano quindi la continuità tra la fede che ci è stata trasmessa dagli Apostoli e la nostra fede cattolica. Questa stessa fede che voi, reverende madri, vi impegnate a trasmettere ai vostri allievi, questa fede che l’uomo non può cambiare e che un giorno ci aprirà le porte del Cielo.

Preghiamo la S. Vergine che ai piedi della Croce ha custodito la fede nella divinità di Gesù, sebbene fosse come offuscata a causa delle sofferenze che Egli sopportava per noi; preghiamola affinché ci aiuti a custodire intatta questa fede e a testimoniarla senza paura in questi tempi difficili.

don Pierpaolo Maria Petrucci

martedì 17 febbraio 2015

Messaggio per la Quaresima



Voi vi domandate: «Che cos’è diventata la Quaresima?». Voi ritenete che la rinuncia assai relativa al cibo non significa gran che, quando tanti dei nostri fratelli e delle nostre sorelle, vittime di guerre o di catastrofi, soffrono molto, fisicamente e moralmente.

Il digiuno riguarda l’ascesi personale, sempre necessaria, ma la Chiesa chiede ai battezzati di caratterizzare anche in altro modo questo tempo liturgico. La Quaresima ha infatti per noi un preciso significato: deve manifestare agli occhi del mondo che l’intero Popolo di Dio, perché peccatore, si prepara nella Penitenza a rivivere liturgicamente la Passione, la Morte e la Risurrezione di Cristo. Questa testimonianza pubblica e collettiva ha la propria sorgente nello spirito di Penitenza di ciascuno di noi e ci induce altresì ad approfondire interiormente tale comportamento ed a meglio motivarlo.

Rinunciare non significa soltanto donare il superfluo, ma talvolta anche il necessario, come la vedova del Vangelo, la quale sapeva che il proprio obolo era già un dono ricevuto da Dio. Rinunciare significa liberarsi dalla schiavitù di una civiltà che ci spinge sempre più alla comodità ed al consumo, senza alcuna preoccupazione nemmeno per la conservazione del nostro ambiente, patrimonio comune dell’umanità.Lo spirito di penitenza e la sua pratica ci stimolano a distaccarci sinceramente da tutto ciò che possediamo di superfluo, e talvolta anche di necessario, e che ci impedisce di essere veramente ciò che Dio vuole che noi siamo: «Dov'è il tuo tesoro, là è il tuo cuore» (Mt 6,21). Il nostro cuore è aggrappato alle ricchezze materiali? al potere sugli altri? ad egoistiche sottigliezze di dominio? Allora, abbiamo bisogno del Cristo liberatore che, se noi lo vogliamo, può scioglierci da questi legami di peccato che ci ostacolano.Il cristiano, infatti, chiamato dalla Chiesa alla preghiera, alla penitenza e al digiuno, allo spogliamento interiore ed esteriore di se stesso, si pone davanti a Dio e si riconosce per quello che e, si riscopre.

«Ricordati, uomo, che sei polvere ed in polvere ritornerai» (Parole nella distribuzione delle Ceneri). Ricordati, uomo, che sei chiamato ad altre cose rispetto a questi beni terreni e materiali, che rischiano di deviarti dall'essenziale. Ricordati, uomo, della tua vocazione fondamentale: tu vieni da Dio, e tu ritorni a Dio con la prospettiva della Risurrezione, che è la via tracciata da Cristo. «Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non può essere mio discepolo» (Lc 14,27).

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