Al Concilio Vaticano II non era previsto – in via di principio – di abbandonare il latino nella liturgia né di autorizzare la comunione nella mano, ma dopo un po’ di tempo, nel nome dello spirito del concilio, si inducevano delle eccezioni secondo le circostanze le persone, i paesi… Ciò che fa oggi eccezione è diventata la regola: la liturgia è dappertutto in lingua vernacolare e la comunione è distribuita nella mano.
Fedele a questo spirito che permette di ottenere in pratica ciò che in teoria non è autorizzato, il cardinal William Kasper ha proposto, in occasione del recente Concistoro sulla famiglia, delle eccezioni alla regola che non autorizza i divorziati concubini a ricevere la comunione. Egli assicura che non si tratta di cambiare la dottrina dell’indissolubilità del matrimonio ma di concedere unicamente delle eccezioni pastorali. In altre parole il matrimonio sarebbe dottrinalmente indissolubile ma solubile pastoralmente.
Fra poco vedremo queste eccezioni diventare la regola: tutti i divorziati concubini riceveranno la comunione nelle mani durante le celebrazioni in lingua vernacolare.
Questo perché dal concilio la stessa dottrina è solubile nella pastorale.
Don Alain Lorans
Fonte: DICI
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