Blog della Tradizione Cattolica Apostolica Romana

venerdì 31 dicembre 2021

Auguri a voi tutti di un sereno e felice anno nuovo


Alla fine di quest’anno, prima di consegnarne i giorni e le ore a Dio e al suo giudizio giusto e misericordioso, sentiamo più vivo nel cuore il bisogno di elevare il nostro “grazie” a Lui e al suo amore per noi. 
A Betlemme gli Angeli annunziano due cose: gloria a Dio e pace in terra agli uomini di buona volontà; nessuno da gloria a Dio quanto quel piccolo Bambino che giace sul fieno in una mangiatoia, essendo Egli il Verbo eterno e nessuno più di Gesù Salvatore porta agli uomini la pace; risarcendo l'offesa del peccato. Alla pace degli uomini corrisponde perfettamente la gloria di Dio. Si tratta però di quella pace che viene solo da Gesù Cristo dalla sua grazia e che invano cercheremmo altrove, ed anzi sarebbe blasfemo pensarla provenire dal rispetto delle false credenze religiose dei popoli avvolti nelle tenebre dell'idolatria. La pace massonica che propugna l'indifferentismo religioso, così come la laicità dello stato in cui l' errore gode delle stesse tutele della verità, l'inganno dell'eresia si erge alla medesima dignità del Vangelo rettamente trasmesso solo dalla Chiesa è l'inganno moderno che più d' ogni altro ha corrotto la nostra società. 
Il Cattolico invece ricerca ed opera perché con la conversione di tutti i popoli al Vangelo si istauri la pace di Cristo nel Regno di Cristo, per questo si è portato ed ancora si porta missionario fino ai confini della terra, per questo prega, obbediente all'insegnamento del Signore : venga il tuo Regno...  regno di pace e di verità.
In questo clima di riconoscenza, desidero rivolgervi un particolare saluto e un caloroso abbraccio. Un ricordo speciale vada a quanti sono in difficoltà e trascorrono fra disagi e sofferenze questi giorni di festa. A tutti e a ciascuno assicuro il mio affettuoso pensiero, che accompagno con la preghiera al Bambino Gesù.
Auguri di Cuore a voi tutti di un sereno e felice anno nuovo la redazione


giovedì 30 dicembre 2021

Nella grande crisi nella Chiesa i cattolici debbono resistere



In questi tempi di confusione e disorientamento, solo i ciechi non riescono a vedere che la situazione della Chiesa, oggi, è gravemente compromessa: verità ed eresie sono messe quasi sullo stesso piano, noi tutti laici , religiosi, sacerdoti, vescovi, siamo chiamati a scelte di coscienza, coraggiose, controcorrente anche mettendo a rischio la nostra vita, la nostra famiglia, i rapporti familiari, professionali. "A voi miei amici, dico: Non temete coloro che uccidono il corpo e dopo non possono far più nulla" (Lc 12,4). Oggi siamo chiamati a questo eroismo, a questa santità. Nella crisi attuale della Chiesa post-concilio noi dobbiamo riprendere in mano nuovamente il Catechismo della Dottrina Cristiana di san Pio X nella sua attualità, necessità e importanza per la salvezza della fede e delle anime.

Sia nella sfera civile sia in quella ecclesiastica, i cattolici affrontano crescenti pressioni per sottomettersi a sentenze o comandi che sono sempre più in contrasto con l’insegnamento della Scrittura, della Tradizione e persino della ragione naturale. Per quanto riguarda la Chiesa non si può trovare migliore esempio di un diktat così preoccupante di quello del motu proprio Traditionis Custodes di papa Francesco e dei Responsa ad dubia della Congregazione per il culto divino, che limitano l’accesso ai tradizionali riti sacramentali e vogliono la loro eventuale eliminazione dalla vita della Chiesa. Cosa deve fare un fedele cattolico? Resistere perché: i


l culto liturgico tradizionale della Chiesa, la sua lex orandi o legge della preghiera, è un’espressione fondamentale, normativa e immutabile della sua lex credendi o legge della fede, che non può essere contraddetta o abolita o pesantemente riscritta senza rifiutare la continuità guidata dallo Spirito della Chiesa cattolica nel suo insieme.

Inoltre la storia della Chiesa attesta che è stato ripetutamente provato che la Messa è proprio una tale professione di fede, come hanno dimostrato soprattutto le azioni di coloro che hanno cercato di minare tale fede. Proprio per questo motivo, solo due gruppi di cattolici (o, dovrei dire, ex cattolici) hanno mai messo in discussione la lex orandi tradizionale: i protestanti, che la rifiutavano perché dissentivano apertamente dalla lex credendi che essa esprimeva, e i modernisti, che credevano che la lex credendi si evolve perpetuamente e deve evolversi, e quindi la lex orandi deve essere mutevole e malleabile per stare al suo passo.
Per lo stesso motivo, la tradizione cattolica riconosce, d’altronde, il solenne dovere del papa nei confronti dell’immemorabile pratica liturgica della Chiesa, secondo il famoso giuramento pontificio del Liber Diurnus Romanorum Pontificum, prontuario di formulari utilizzato dalla cancelleria pontificia alla fine del primo millennio, il papa giurerà:  "Manterrò inviolata la disciplina e il rito della Chiesa così come L’ho trovato e ricevuto tramandato dai miei predecessori”. 
In uno dei suoi testi approvati, il Concilio di Costanza afferma: "Poiché il Romano Pontefice esercita un potere così grande tra i mortali, è giusto che sia legato tanto più dagli inoppugnabili vincoli della fede e dai riti che devono essere osservati riguardo ai Sacramenti della Chiesa”.

Di moltissime autorità teologiche che potrebbero essere citate, basti ricordare Francisco Suárez, SJ (1548-1617): “Se il papa dà un ordine contrario ai giusti costumi, non si deve obbedire; se cerca di fare qualcosa di manifestamente contrario alla giustizia e al bene comune, sarebbe lecito resistergli; se attacca con la forza, potrebbe essere respinto con la forza, con la moderazione caratteristica di una buona difesa” (De Fide, disp. X, sez. VI, n. 16).

Suárez sostiene inoltre che il papa potrebbe essere scismatico “se volesse sovvertire tutte le cerimonie ecclesiastiche fondate sulla tradizione apostolica” (De Caritate, disp. XII, sez. 1). È sempre legittimo per noi voler aderire a ciò che la Chiesa ha solennemente insegnato e praticato.

Già nel IV secolo sant’Atanasio Magno poteva dire ai fedeli: “I nostri canoni e le nostre forme [Atanasio si riferisce alle consuetudini pubbliche della preghiera e del culto, la lex orandi] infatti non sono stati dati oggi alle Chiese, ma ci sono stati sapientemente e sicuramente trasmessi dai nostri padri”. Dovremmo essere scettici nei confronti delle novità che alcuni uomini di Chiesa desiderano aggiungere alla tradizione o con cui vorrebbero sostituirla, e dovremmo essere disposti a resistere se si cerca di eliminare la tradizione, che è indiscutibilmente parte essenziale e costitutiva del bene comune della Chiesa.

Non dobbiamo obbedienza a un’autorità ecclesiastica se agisce contro il bene comune della Chiesa.I teologi cattolici sono unanimi nel sostenere che ciò è possibile – l’autorità ecclesiastica può effettivamente agire contro il bene comune e i fedeli, sono obbligati a resistergli se la loro fede viene minacciata da nuove dottrine che sono in conflitto con il magistero della Chiesa di sempre.

In Inghilterra molti cattolici si rifiutarono di partecipare al nuovo rito protestante della Messa dell’arcivescovo Cranmer, anche quando furono incoraggiati a farlo dal clero che preferì la strategia del compromesso con le forze eretiche che arrivarono al potere nel XVI secolo. Anche a costo di disagi e sanzioni, i devoti cattolici inglesi si rifiutarono di partecipare a quello che solo in seguito sarebbe stato chiamato il rito anglicano, e questo ben prima che qualsiasi direttiva da Roma che affermasse che il nuovo servizio era “la progenie dello scisma, il segno dell’odio della Chiesa” e che parteciparvi era “gravemente peccaminoso”. Proprio come i governanti secolari non hanno un’autorità che può prevaricare l’esercizio della ragione da parte di un cittadino e la voce della sua coscienza, così anche nel regno della grazia i governanti ecclesiastici non hanno un’autorità che possa semplicemente spegnere la ragione del credente ed eliminare la sua responsabilità davanti a Dio per amare il bene comune della Chiesa più di ogni bene personale di chiunque altro.

Il sensus fidelium è parte integrante dell’indefettibilità della Chiesa, che troppo spesso viene erroneamente interpretata come una sorta di qualità magisteriale dall’alto, solo della gerarchia, mentre in realtà è una dotazione divina fatta alla Chiesa proprio come entità corporativa. Ecco perché Newman ha potuto osservare che durante la crisi ariana del quarto secolo, “il dogma divino della divinità di Nostro Signore fu proclamato, imposto, mantenuto e (umanamente parlando) preservato, molto più dalla Ecclesia docta [la Chiesa insegnata] che dalla Ecclesia docens [la Chiesa docente]” e che “il corpo dell’episcopato era infedele al suo incarico, mentre il corpo dei laici era fedele al suo Battesimo” (Ariani del IV secolo, Nota 5).

Oggi un vero appello alla coscienza può e deve essere fatto dai cattolici che vedono che i beni vitali vengono loro sottratti con violenza. Questo non è essere “progressisti”; è essere umani e cristiani. È essere giustamente tradizionali, conoscendo e testimoniando il valore perenne di ciò che è stato amato e venerato prima di noi ed è stato sempre tramandato con incrollabile fedeltà.

mercoledì 29 dicembre 2021

PIROETTE...


"Carissimi amici e lettori, oggi è apparso sul sito della FSSPX distretto italiano un articolo a firma del rev.Don Jean-Michel Gleize, sacerdote della Fraternità San Pio X, 
professore di ecclesiologia al Seminario Internazionale San Pio X di Écône . Egli è stato uno dei membri della Fraternità Sacerdotale San Pio X che hanno preso parte, in qualità di esperto di ecclesiologia, ai colloqui dottrinali con la Santa Sede richiesti da Benedetto XVI. Articolo molto interessante che potrete leggere di seguito in basso.  Come dovranno reagire le comunità Ecclesia Dei nei prossimi mesi, se dovranno rifiutarsi di obbedire al motu proprio, Traditionis custodes,  noi in cuor nostro speriamo che queste comunità abbiano il coraggio di resistere e speriamo che la FSSPX,in questi terribili tempi possa essere quel fratello che non si chiude in se stesso, ma che offra le sue scialuppe di salvataggio a chiunque gliene faccia richiesta.
Forse qualcuno farà le sue piroette per condiscendere alla musica di un pifferaio magico, ma altri nàufragi annasperanno tra i flutti della tempesta che li ingoia... La legge del mare, legge universalmente riconosciuta proprio perché fondata sulla legge naturale, impone che ogni naufrago sia sollevato e salvato, a prescindere da chi fosse, e solo perché ora è naufrago. C'è da chiedersi allora: cosa farà la FSSPX di fronte a questi nàufragi? Sarà una splendida nave da crociera col suo equipaggio scelto che passa e guarda (come il levita della famosa parabola) o lancerà i suoi salvagenti? Ci aspettiamo che la FSSPX, fedele al mandato ricevuto dal suo santo fondatore, sappia trarre in salvo quei tanti nàufragi, magari intere comunità, che vogliono unire oggi la propria voce a quella di quanti da sempre hanno solcato con fortezza e fierezza i mari in tempesta, spinti dal sicuro soffio della Tradizione. Questi nàufragi avranno certamente già tutti una loro storia fatta di speranze e combattimenti, fatiche e delusioni, e certamente già tante ferite... ora forse chiederanno di potere scrivere nuove pagine di fedeltà a Cristo. Saranno le pagine dei singoli da includere, di gruppi da orientare e riconoscere, di intere comunità da affiliare e confermare. Ci chiediamo allora di nuovo: come dovrà reagire la FSSPX di fronte ai nuovi perseguitati che non faranno piroette? Ci aspettiamo che oltre alla legge del mare, ci sia la scelta di quella suprema legge di Cristo, e di quella dello Spirito che ha suscitato e nutre il proprio carisma..."
(la redazione intuajustitia)


Piroette...
di don Jean-Michel Gleize
Come dovranno reagire le comunità Ecclesia Dei nei prossimi mesi? Dovranno rifiutarsi di obbedire al motu proprio di Francesco? Ma in nome di cosa?

1. L'attuazione del motu proprio Traditionis custodes continua inesorabilmente. Il 18 dicembre scorso, la Sacra Congregazione per il Culto Divino ha emesso una serie di chiarimenti, nella classica forma di "Responsa ad dubia". Undici risposte dissipano i dubbi. Le cose sono più chiare: la Messa tradizionale di San Pio V non è la norma del culto nella Chiesa cattolica. La Messa, intesa nel senso di rito universale e obbligatorio per tutta la Chiesa, è la Messa di Paolo VI.

2. E anche la risposta delle varie comunità del movimento Ecclesia Dei sta diventando sempre più chiara. Qual è la risposta dei principali leader di queste comunità? La risposta della Fraternità di San Pietro (comunicato del 19 dicembre 2021) è che il motu proprio di Francesco "non si rivolge direttamente" a queste comunità. La risposta della Fraternità di San Vincenzo Ferrier (Messaggio di Natale del 23 dicembre 2021) è che questo motu proprio non può essere rivolto a queste comunità, il cui atto costitutivo riserva loro la celebrazione della liturgia tradizionale. Questo è tutto. Ed è pietoso. Di fronte a tali piroette, il disagio non fa che crescere.

3. In una sola parola: le comunità Ecclesia Dei difendono la celebrazione della Messa tradizionale rivendicandola come un loro privilegio e facendo riferimento al motu proprio di Giovanni Paolo II. Agli occhi di queste comunità, questa è l’espressione giuridica della loro ragion d'essere.

4. In tutto ciò che i rappresentanti di queste comunità dicono o scrivono nel tentativo di eludere le esigenze del motu proprio Traditionis custodes, non vediamo mai apparire quello che dovrebbe essere il vero argomento per la difesa della Tradizione e la ragione profonda dell’attaccamento all’Ordo missae del 1962. Questo vero argomento e questa profonda ragione sono quelli che la Fraternità San Pio X ha costantemente proposto fin dall'inizio: la nuova Messa di Paolo VI, il Novus Ordo del 1969, non può essere la norma del culto nella Chiesa Cattolica. In effetti, questa nuova Messa si allontana in modo impressionante nell’insieme come nel dettaglio dalla definizione della Messa stabilita dal Concilio di Trento. Ecco perché il Novus Ordo è essenzialmente cattivo, perché è un pericolo per la fede e promuove un ritorno all’eresia protestante. La Messa tradizionale, celebrata secondo l'Ordo del 1962, e prima di questa riforma di Paolo VI, deve quindi rimanere per difetto la norma del culto nella Chiesa, ad esclusione della nuova Messa celebrata secondo il Novus Ordo del 1969.

5. Il peccato originale delle comunità Ecclesia Dei appare qui alla luce dei fatti, contro i quali non si può dare alcun argomento. Dal loro riconoscimento canonico nel 1988, queste comunità si sono astenute dal dichiarare pubblicamente e ufficialmente che il Novus Ordo di Paolo VI si allontana dalla fede cattolica e che la nuova Messa di Paolo VI è essenzialmente cattiva. Al massimo possono rivendicare una preferenza o un privilegio per la celebrazione della vecchia Messa. Ma questo a condizione che riconoscano la perfetta cattolicità e la bontà dei princìpi della nuova Messa. Questo è, infatti, ciò che afferma la terza delle risposte del recente documento della Congregazione per il Culto. Essa afferma chiaramente che “Nel caso in cui un presbitero al quale sia stato concesso l’uso del Missale Romanum del 1962 non riconosca la validità e la legittimità della concelebrazione [nel nuovo rito di Paolo VI], rifiutandosi di concelebrare, in particolare, nella Messa Crismale”, egli non può continuare a beneficiare della concessione fatta per la celebrazione della Messa nell’Ordo del 1962.

6. Ma l’uso di un privilegio, per quanto esteso, si misura sempre con il rispetto del diritto comune – e questo è il diritto che cerca di garantire la comunione ecclesiale, in adesione alle riforme introdotte dopo il Concilio Vaticano II [Lo dice esplicitamente il n. 5 del motu proprio Ecclesia Dei afflicta del 2 luglio 1988]. Pertanto, la stessa ragione che ha portato Papa Giovanni Paolo II ad espandere la celebrazione della liturgia antica può portare i suoi successori – e di fatto porta Francesco oggi – a limitare questa celebrazione. L’argomento invocato dalla Fraternità di San Pietro e dalla Fraternità di San Vincenzo Ferrier cade quindi nel vuoto.

7. Questo falso argomento è quello del liberalismo, che rivendica il diritto della verità a stare accanto all’errore, un errore che è anche ammesso e riconosciuto come alternativa possibile. Anche quando ha chiesto a Roma la possibilità di sperimentare la Tradizione, Monsignor Lefebvre non ha mai sostenuto che la nuova Messa di Paolo VI potesse rappresentare una possibile alternativa in materia di culto. Al contrario, si è sempre opposto chiaramente alla nocività fondamentale di questa nuova liturgia.

8. Come dovrebbero reagire le comunità Ecclesia Dei nei prossimi mesi? Dovrebbero rifiutarsi di obbedire al motu proprio di Francesco? Ma in nome di cosa, se non in nome della fondamentale nocività della riforma di Paolo VI? I leader di queste comunità avranno finalmente il coraggio e la lucidità di denunciare l’Ordo 1969 per quello che è? Questa è la grazia che dobbiamo augurare loro, perché questa grazia rappresenta l’unica soluzione per coloro che vogliono perseverare fino alla fine nella fedeltà alla liturgia tradizionale.

Don Jean-Michel Gleize

Fonte: La Porte Latine

Riflessioni sul Natale




E' nato anche per te di Don Enzo Boninsegna

L'uomo non è più solo: Dio è con lui, Dio è per lui. Questo è il vero motivo della nostra gioia in questo giorno di Natale.

Anche gli uomini che non credono, i moderni pagani, fanno festa oggi, ma per altri motivi: fanno festa perché trascinati dalla corrente dell'abitudine, fanno festa per i regali, o perché tutti fanno festa, o per motivi che non conoscono bene nemmeno loro.

Per noi cristiani la cosa è diversa: noi facciamo festa per la gioia di sentirci amati da Dio, cercati da Dio, salvati da Dio.

Ma dov'è questo Dio che è nato per noi? Non cerchiamolo glo­rioso e potente nei cieli. Sì, certamente è anche là, ma i nostri occhi miopi fanno fatica a scorgerlo a quelle altezze. E' per questo che Dio si è abbassato fino a venire sulla terra, a vivere con noi, a vivere come noi.

Ma anche qui sulla terra molti occhi non riescono a vederlo perché lo cercano nelle regge, nei posti che contano, là dove si decide la storia.

No, per vedere il Figlio di Dio, il nostro fratello Gesù, il Salva­tore di tutti, il figlio della più santa tra le donne, dobbiamo volgere lo sguardo altrove: è in una stalla che è nato il Figlio di Dio. "Il luogo più lurido del mondo fu la prima stanza dell'unico puro tra i nati di donna" (Papini).

Il famoso scrittore Giovanni Papini, in un suo libro sulla vita di Cristo, scritto dopo la sua conversione alla fede cattolica, così si esprime: "Non è a caso che Cristo è nato in una stalla, perché tutto il mondo è un'immensa stalla dove gli uomini inghiottono e stercano e poi, seduti sui monti del letame, chiamano ciò "goder la vita".

Cristo è venuto appunto per trasformare il mondo da stalla in reggia, da casa per le bestie a casa per gli uomini, anzi per i figli di Dio. Cristo è venuto per ripulire questa immensa stalla che è il mondo dalla sporcizia dell'incredulità, del poco amore per Dio, del poco amore per l'uomo; Cristo è venuto per ripulire il mondo dall'odio, dalla menzogna, dalla lussuria, dall'ingiustizia, dalla violenza... un cumulo di sporcizia ben peggiore del letame che ricopre il pavimento di una stalla.

I PREDILETTI DEL SIGNORE

Il Figlio di Dio è nato senza scomodare nessuno, all'infuori delle bestie che lo hanno riscaldato col loro fiato. Prima che con l'uomo si è incontrato con la natura, con le cose, creature senza voce, ma non prive di un sorriso; poi con gli animali; solo per ultimi incon­trerà i suoi fratelli, gli uomini, i figli del Padre suo.

Ma anche qui comincerà dai più semplici, dai pastori. Gesù, nella sua vita terrena, arriverà anche ai re e a quelli che contano, come Erode e Pilato, si farà sentire da tutti, poveri e ricchi, umili e potenti, ma il suo primo incontro è stato con i semplici, gli ultimi, con quelli che, delusi dagli uomini ed emarginati da tutti, si aspet­tavano qualcosa soltanto da Dio.

I pastori erano poveri, disprezzati, uomini di serie "B". Ma il Figlio di Dio ha cercato loro per primi, per farci conoscere, fin dal primo istante della sua vita, quali erano le sue preferenze. Ai sem­plici, agli umili, ai poveri Cristo ha offerto in dono il suo primo sorriso, il sorriso di un Dio che è venuto sulla terra, a nascere e morire, non per colpire l'umanità, ma per salvarla.

ANCHE OGGI ABBIAMO BISOGNO DI TE, SIGNORE

Anche oggi, Signore, a quasi duemila anni di distanza, solo i semplici ti riconoscono, e ti amano, gli altri no: gli uomini dal volto umano e dal cuore di belva ti disprezzano e ti offendono, i superbi ti deridono, i distratti ti ignorano, gli annoiati ti soppor­tano, i materialisti ti rigettano, tanti altri ti ritengono inutile come quel povero diavolo di Paolo Villaggio che ha dichiarato in TV, davanti a milioni di spettatori, che "Una festa come il Natale non ha più motivo di essere, perché l'uomo ha superato ormai la fase della superstizione".

Un angelo annunciò ai pastori la tua nascita, Signore. Per noi non è un angelo che porta l'annuncio, ma la tua Chiesa che, in questa oscura notte che è calata sul mondo, non si stanca di ripetere a tutti: "E' nato per voi il Salvatore" (cfr.: Lc 2,11).

Sapremo svegliarci dal sonno sentendo questo annuncio? Sare­mo capaci noi di metterci in cammino verso Cristo, lasciandoci alle spalle le nostre vecchie abitudini, per andare da Lui a imparare come si vive la vita e come si dona la vita?

Quanti cristiani dormono come i pagani il loro sonno profondo, adagiati sul letto delle loro abitudini e delle loro comodità! E' su quel letto che passano la vita perché credono che la vita vada comunque "goduta"; non hanno ancora capito che la vita è vera ed è davvero goduta soltanto se è donata. Si lasciano intontire da tutti i rumori e le false promesse di questo mondo e, assordati come sono, non sanno sentire la voce discreta della Chiesa che, come un angelo, fa sentire in questa notte di errore e di vizio, l'annuncio di verità e salvezza.

Tu sei nato, Signore, perché gli uomini che vivono nel peccato vivano nella grazia; tu sei nato, Signore, perché gli uomini che vivono nella confusione e nell'errore conoscano la verità; tu sei nato, Signore, perché gli uomini che vivono nella tristezza trovino la gioia; tu sei nato, Signore, perché gli uomini che consumano i loro giorni nell'odio, nella violenza, nell'ingiustizia, nell'invidia e nel rancore, trovino la via dell'amore e della pace; tu sei nato, Signore, perché chi vive nell'indifferenza trovi un ideale e chi vive nella disperazione trovi la speranza.

Eppure, quanta gente, Signore, vive ancora nel peccato, senza verità, senza gioia, senza amore, senza pace, senza ideali, senza speranza! Per loro è come se tu non fossi nato. Non ti hanno cono­sciuto, Signore, o forse ti hanno conosciuto e poi, con loro grave colpa, ti hanno respinto riponendo in altre cose le loro speranze.

A VOI, CRISTIANI PRATICANTI...

A voi, cari cristiani, che ogni festa fedelmente entrate in questa casa, accolti come figli da un Dio che si mostra con il volto di un Padre, a voi dico: ricordate che sulle vostre spalle pesa una respon­sabilità grandissima: voi dovete essere gli annunciatori del Signore Gesù, dovete far conoscere al mondo le ragioni della vostra spe­ranza, perché anche il mondo creda e credendo speri e sperando ami.

Come un giorno l'angelo portò l'annuncio ai pastori, così voi, oggi, siete mandati al mondo come angeli di Dio per ripetere a tutti lo stesso annuncio: "Gloria a Dio nell'alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà" (cfr.: Lc 2,14).

Riconoscete, cari fratelli nella fede, la vostra dignità: voi siete i messaggeri di Dio, non potete tacere, siete mandati a parlare. Il vostro compito non è solo di salvare voi stessi, ma è quello di salvare il mondo. Parlate di Dio, parlate di Cristo, parlate della Chiesa; parlatene genitori ai vostri figli, parlatene giovani nei vo­stri discorsi, in modo discreto, ma anche con coraggio; parlatene dappertutto, in casa, a scuola, nelle fabbriche, negli uffici, nelle vostre conversazioni con tutti. Parlatene senza vergogna, con spontaneità, con gioia, senza paura. Parlatene con la vita, con le opere.

Il mondo non crede più alle parole soltanto, meno ancora cre­de al silenzio di chi tace per vergogna. Il mondo non ha bisogno soltanto di politici, di medici, di sindacalisti, di insegnanti, di ope­rai, di contabili, non ha bisogno solo di pane e di cultura; il mondo, anche se non lo ammette, ha sete della verità e della grazia di Dio. Ma chi porterà questa verità e questa grazia se noi cristiani ci chiudiamo in un pauroso silenzio, o se sprechiamo le nostre vite nell'incoerenza tra quanto pensiamo e quanto facciamo?

A VOI CHE LO TENETE A DISTANZA...

E a voi che in chiesa ci venite poco, per pigrizia e per il poco amore che lievita in voi, o per scarsa convinzione, o perché scan­dalizzati dalla nostra condotta, o perché attanagliati da qualche tristezza; a voi, pur sempre fratelli, vorrei dire: vincete la pigrizia, fate spazio all'amore, rafforzate le vostre convinzioni, non ferma­tevi per le nostre incoerenze, non lasciatevi paralizzare dalle vo­stre tristezze, cercate la verità e troverete la gioia e la salvezza nel tempo e nell'eternità.

Non condannate la vostra vita all'assurdità. Il Signore vi ama e vi aspetta. Ricordatevi che anche per voi è nato, ha patito, è morto ed è risorto e per ognuno di voi sarebbe disposto a morire ancora una volta, o anche cento volte se fosse necessario.

Siate onesti con Dio, non date, a Lui che vi ha donato tutto, i rifiuti, le briciole della vostra vita.

E siate onesti con voi stessi: riconoscete che anche voi avete un'anima e che quest'anima, come ogni anima, ha fame di Dio. Anche voi siete nati da Lui e a Lui farete ritorno. Non rimandate a domani il vostro ritorno a Dio.

Temete la superficialità, è una malattia che ha fatto rincreti­nire troppa gente. Fuggite l'incostanza, siate capaci di una scelta coraggiosa in favore di Dio. Scegliendo Dio non resterete diminui­ti; al contrario Lui solo può fare di voi degli uomini veri, mentre senza di Lui si piomba in una situazione assurda, si diventa bestie senz'anima.Benedici, Signore, in questo giorno felice, i vicini e i lontani, chi crede, e chi non crede, benedici i giovani e i vecchi, benedici le nostre famiglie e chi è senza famiglia, benedici chi soffre, perché tutti possiamo nascere un giorno alla vita eterna come tu, Signore, sei nato oggi alla nostra vita terrena.

martedì 28 dicembre 2021

Erode agli uomini del ventesimo secolo

La strage degli innocenti non è mai finita. I bambini  in ogni parte del mondo, sono le vittime silenziose dell’aborto: i martiri di oggi sono davanti a noi ogni giorno


Chiedo la mia riabilitazione

Sono uno dei personaggi della storia. Mi chiamo Erode. I Romani mi misero sul trono perché ero idumeo. Gli Ebrei mi odiavano profondamente e io odiavo gli Ebrei. Morendo ho procurato loro l'unica gioia. Mi sono dato l'appellativo di "Grande" e pensavo che sarei stato grande, per merito dei grandi edifici che avevo costruito e del quali andavo orgoglioso. Come ogni tiranno incapace di costruire la felicità dei suoi sudditi, costruivo almeno grandi edifici di pietra.

Comunque, il mio nome viene ricordato nella storia per l'orrendo crimine che ho commesso contro dei bimbi. Ho fatto uccidere dei bambini a Betlemme e dintorni." Il tempo seppellisce e tutto verrà dimenticato", pensavo. Ma nemmeno dopo duemila anni il mio crimine è stato dimenticato.

Ma è tempo che io scenda da questo piedistallo e che ceda ad altri che lo meritano più di me. Chiedo la riabilitazione da parte della storia. Non chiedo di essere perdonato. Solo Dio potrebbe perdonarmi. E la storia non perdona.

Una cosa solo chiedo: che il mio nome finisca di essere considerato come simbolo dei crimini contro i bambini. E ho delle ragioni per chiedere questo. Non nego quanto è accaduto a Betlemme: il pianto di quelle madri è risuonato in tutto il mondo, ma questo è avvenuto duemila anni fa. A quell'epoca gli uomini erano barbari e i re lo erano doppiamente, perché la loro barbarie si accompagnava al potere. Ero odiato e odiavo. Avevo paura sul quel trono, su cui sedevo per grazia di Roma.

In ciascuno vedevo un nemico, ovunque sospettavo intrighi e perciò uccidevo. Non sono stato ne il primo ne l'ultimo, nella storia, a comportarsi così. Assassinavo non solo estranei, ma anche congiunti. Ho ucciso mia moglie e i miei figli. Il mio protettore romano, Cesare Augusto,ha osservato giustamente: "E' preferibile essere il porco di Erode, che esserne figlio". Ero un selvaggio. Se fossi vissuto nel vostro secolo avrei trovato certamente dei medici che mi avrebbero dichiarato pazzo e così sarei assolto dalla mia colpa. Se, temendo per il mio trono, ho fatto uccidere i miei stessi figli, potevo essere più clemente con i figli degli altri? Ero ignorante: non sapevo nulla dell'Umanesimo. Nessuno mi aveva educato al rispetto verso gli altri, tanto meno all'amore; nessuno mi aveva predicato il Vangelo, messaggio dell'Amore. Non conoscevo, io, il Cristianesimo, non sapevo che Gesù fosse Dio e che Dio è Amore e che tutti gli uomini, tutti i bambini sono figli di Dio. Nella nostra epoca solo il potente aveva diritto di vivere. Non ho ucciso da solo, avevo persone addette a questo, artigiani di morte, che imparavano a spegnere la vita, non a proteggerla. Erano pagati per questo e di questo vivevano. Non conoscevano la misericordia, non l'avevano mai provata. Alla loro spada non importava chi essi ammazzavano e alla loro anima nemmeno. Anzi, dubito che in loro ci fosse un'anima. Io non cercavo di nascondere i miei crimini, non ne avevo necessità. Comandavo: "Andate e uccidete". A quel tempo non esisteva l'ipocrita terminologia giuridica. Ammazzare era ammazzare. Omicidio era omicidio.

Che fate invece voi, uomini del ventesimo secolo? Da venti secoli gli uomini si danno da fare per eliminare la barbarie. Statisti, scienziati, filosofi, artisti, apostoli, profeti, martiri, tutti quanti hanno creato quello che voi chiamate con orgoglio "Umanesimo". Ma avete ereditato anche molto di più: avete ereditato il Cristianesimo. Voi sapete che Gesù Cristo è Dio e sapete che Dio è Amore. Voi Sapete che tutti gli uomini sono fratelli perché sono figli di Dio. Tutta la vostra vita è misteriosamente compenetrata dalla misericordia e della grazia divina, eppure...

Neanche i vostri bambini, i vostri figli innocenti, incapaci di difendersi, sono al sicuro davanti al vostro egoismo! Quanti ne uccidete ogni giorno? O Betlemme, sei rimasta storia senza significato! là, almeno, le madri difendevano la vita dei figli, anche se inutilmente. E in questo secolo, invece? Qui le madri dichiarano davanti a una commissione medica che le loro creature minacciano la loro libertà e chiedono che vengano condannate a morte. E poi l'omicidio viene affidato non a dei soldati ignoranti, ma a veri esperti, che hanno studiato per imparar a proteggere la vita e la cui vocazione ha qualcosa di sacro. Hanno formulato un giuramento che li obbliga a proteggere la vita umana sempre e dovunque. Ma alcuni per soldi, altri per paura, accettano il ruolo di assassini.

E poi vi chinate pieni di commozione su un fiore, ascoltate il canto degli uccelli e, con l'amore rubato ai bambini accarezzate i vostri gatti e i vostri cani! Piangete sulla sorte degli eroi dei romanzi e del cinema. Vi addolora la sorte dei naufraghi e dei bimbi che muoiono annegati o di fame e li vorreste aiutare. Visitate i musei, andate ai concerti e collaborate poi a questa tragedia umana senza fine dell'aborto!

E forse guardate commossi il Cristo crocifisso, dopo aver definito il vostro crimine "interruzione". Interruzione di che cosa? Forse non della vita? Sono stato certamente superato dai vostri crimini! Voi che ricordate il mio nome in relazione a Betlemme, dimenticate Erode! Lasciatemi in pace! Ero solo un povero improvvisatore! E tu, storia, cerca di dare il giusto nome ai crimini del ventesimo secolo! E se non ti manca il coraggio, fai la lista delle nuove vittime. Voglio essere riabilitato, io. Voglio lasciare ad altri il mio primato criminale!

E quanto a voi, uomini di cultura, umanisti, cristiani, se la mia richiesta di riabilitazione vi dà fastidio, mi permetto allora di osservare che la coscienza, che a quel tempo io non avevo, e la salvezza eterna, cui allora non credevo, valgono assai di più del vostro fastidio.

                                                                                                ERODE

sabato 25 dicembre 2021

L'amore di Dio, manifestata nella nascita del Salvatore “Che la sofferenza non indurisca i nostri cuori”.



Lux fulgébit hódie super nos: quia natus est nobis Dóminus: et vocábitur Admirábilis, Deus, Princeps pacis, Pater futúri sæculi: cujus regni non erit finis.

L'amore di Dio, manifestata nella nascita del Salvatore, porta alla gente la vera pace. Questo mondo non sarà scosso da turbolenza, sconvolgimenti sociali, politiche discordie e conflitti armati, perché nel mondo di Cristo intimamente vive questo potere spirituale, che si fa beffe di ogni terreno attacco o dolore.

Oggi noi, come i pastori di Betlemme duemila anni fa, ascoltiamo con gioia e affetto il triofante coro angelico che proclama: "Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama!" (Luca 2, 14). Sentendo queste divine parole, il nostro cuore trova conforto e diventa pieno di gratitudine per il Creatore. Il Signore Dio Onnipotente, Dio potente,
Padre per sempre (Isaia 9, 5) discende a noi e nasce nel mondo come un uomo semplice. Viene compiuta la profezia del salmista, ispirata dallo Spirito Santo:

Misericordia e verità s'incontreranno,
giustizia e pace si baceranno.
La verità germoglierà dalla terra
e la giustizia si affaccerà dal cielo (Sal 85, 11-12).

Ed ecco: un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio (Is 9, 5), perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna (Giovanni 3, 16).

Nel corso della storia, l'umanità ha intensamente cercato Dio, essendo desiderosa di ritrovare la comunicazione perduta con il suo Creatore. E in risposta a questi sforzi, in risposta ai cuori e alle mani rivolti al cielo, il Signore ha mostrato il Suo amore per l’umanità e ha proteso a noi la sua mano salvifica. In Gesù Cristo dopo lunghi millenni Dio e l'uomo finalmente si incontrano, il cielo e la terra si uniscono e le aspirazioni spirituali dei figli e delle figlie di Adamo vengono realizzate. Con la Natività di Cristo si manifestano sia il Mistero, sia la Rivelazione, visto che l'intelligenza umana non è in grado di comprendere pienamente come il Creatore dell'Universo, Dio che per la sua natura non ha alcun limite, discende nel nostro mondo lacerato dal peccato e si rivela come un Bambino indifeso, nato in una grotta dove pastori e bestiame si nascondevano dalle intemperie. La sua gloria, annunciata dalle forze angeliche, predicata dai saggi d'Oriente e testimoniata dagli umili pastori, viene proclamata in tutto il mondo. Tutto ciò ci rivela parzialmente la profondità dell'incomprensibile sapienza di Dio e ci rende partecipi dell’arcano disegno trinitario della salvezza umana.Ora sappiamo che Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito… perché il mondo si salvi per mezzo di lui (Giovanni 3, 16-17). E ora, giustificati per fede, abbiamo pace con Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore, mediante il quale abbiamo anche avuto, per la fede, l'accesso a questa grazia nella quale stiamo fermi; e ci gloriamo nella speranza della gloria di Dio… perché l'amore di Dio è stato sparso nei nostri cuori mediante lo Spirito Santo che ci è stato dato (Rm 5, 1-2; 5).

Inchiniamoci dunque con venerazione davanti all’umile mangiatoia, dove giace il Bambino mite e sereno. Inchiniamoci col timore di Dio, perché proprio qui inizia la via crucis terrena del Signore Gesù, e proprio qui prende inizio la nostra salvezza. Inchiniamoci e, glorificando il Natale del Figlio del Padre Eterno, godiamoci quella pace ineffabile e soprannaturale che riempie le nostre anime.

"Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama" – ripetiamo ancora e ancora, echeggiando gioiosamente il coro angelico: l'amore di Dio, manifestato nella nascita del Salvatore, dona all umanità la vera pace. Questa pace non può essere scossa da turbolenze quotidiane o da sconvolgimenti sociali, disordini politici e persino da conflitti armati, siccome la pace di Dio contiene arcanamente un’enorme forza spirituale attraverso la quale egli vince tutta l’afflizione e tutte le disgrazie terrene.Ma come raggiungere questo stato di pace interiore? Come impadronirsi di questo grande dono spirituale? I padri della Chiesa sono unanimi su questo punto: l’agire della pace di Cristo nella persona umana è un importante segno caratteristico della perseveranza nell’osservanza dei comandamenti evangelici e soprattutto della carità, secondo l’insegnamento di San Paolo che dice: al di sopra di tutto poi vi sia la carità, che è il vincolo di perfezione. E allora, conclude l’apostolo, la pace di Cristo regnerà nei nostri cuori, siccome ad essa siete stati chiamati (Col 3, 14-15).

Il Signore sta cercando le persone che egli ama: coloro che seguono la sua legge, che saranno testimoni della salvezza per i loro vicini e lontani e proclameranno la perfezione di colui che ci ha chiamati dalle tenebre alla sua meravigliosa luce (1 Pet. 2, 9).

Siamo dunque degni di questa alta vocazione e, avendo visto il glorioso Natale che avviene in una grotta, allontaniamoci dalla vanità del mondo, saliamo mentalmente in cielo, glorificando il Creatore di ogni cosa, condividiamo la nostra gioia del Salvatore incarnato con gli altri, specialmente con coloro che hanno bisogno di aiuto, che sono scoraggiati o si trovano in circostanze difficili.

Possa il Signore ispirare tutti noi nell'arduo cammino della vita cristiana, affinché continui a rafforzarsi la nostra fede, non esaurisca la speranza e cresca in noi l'amore; così che, entrando nella celebrazione del Natale, incessantemente annunciamo al mondo il grande mistero della pietà (1 Timoteo 3:16), portando a tutti la gioia e la benedetta santa pace di Cristo.

Puer natus est nobis, et fílius datus est nobis: cuius impérium super húmerum eius: et vocábitur nomen eius, magni consílii Ángelus.

Buon Natale

giovedì 23 dicembre 2021

Praedicat bonum et exasperat male




Non resteremo inerti davanti al soffocamento spirituale dei fedeli e delle vocazioni che il Motu Proprio Traditionis Custodes sta preparando.
Vorrei ricordare al prefetto del Culto Divino, monsignor Roche, visto che sostiene che questi provvedimenti non sono discriminatori, che la discriminazione si verifica in diversi modi uno e quando una persona o una comunità viene ingiustificatamente trattata in modo diverso o esclusa da un servizio o da un'opportunità,l'altra e l'intolleranza, che dopo il vaticano II, cresce sempre di più verso quei cattolici che sostengono la liturgia vetus-ordo della chiesa,visto che i presuli che difendono il novus si credono come portatori di una verità assoluta, giusta, e che, come tale, non possono convivere con altre verità se non con chi sposa le loro stesse eresie. Il prefetto della Congregazione per il culto divino circa l’applicazione di Traditiones custodes sta discriminando una moltitudine di fedeli cattolici, con la benedizione del suo diretto superiore che si riempie la bocca un giorno si e l'altro pure di accoglienza, di integrazione, di misericordia e tanti Bla! bla! bla!. Tutti conosciamo il significato di questa espressione: "Predica bene e razzola male" Lo si attribuisce all'atteggiamento di una persona che sembra giusta e onesta nel parlare, ma si comporta in modo ben diverso, mostrando un'evidente dissonanza "fra il dire e il fare".
Stando alle parole di Papa Francesco, la Chiesa deve essere innanzitutto casa della misericordia, nel dialogo tra la debolezza degli uomini e la misericordia di Dio, essa è chiamata ad accogliere, accompagnare, aiutare tutti a trovare la «buona notizia» della speranza cristiana. Ma solo a parole non ci crede nemmeno lui, e ancor meno i suoi tirapiedi che hanno fatto della sede apostolica un postribolo, tra continui scandali e impudicizie, ma con dei bellissimi titoloni di effetto sui giornali e quotidiani senza tralasciare le televisioni di mezzo mondo, naturalmente tutti ben schierati. La realtà purtroppo è un'altra se andiamo a vedere fino in fondo. L'intenzione dichiarata di Papa Francesco, nel Motu Proprio Traditionis Custodes del 16 luglio 2021, è di veder scomparire la celebrazione della Messa apostolica e della Tradizione dalla Chiesa cattolica. Come dimostratosi «Roma sta violando la parola data da Papa Benedetto XVI, con brutalità e intransigenza, lontano dalla tanto decantata accoglienza fraterna» e continua a crescere l’intolleranza in particolare contro i cattolici tradizionalisti da parte dei vescovi nelle loro diocesi. Carissimi lettori concludendo questo breve riassunto della mattanza dei cattolici tradizionalisti, da parte delle autorità Vaticane che passeranno alla storia come carnefici e i soffocatori della fede. 

Vi lascio con le parole di Sant'Atanasio, vescovo e dottore della Chiesa la sua fu un’epoca di profondo travaglio.L’epoca in cui visse sant’Atanasio fu di grande crisi della ortodossia, cioè della dottrina autentica. Siamo intorno al 360. In quel periodo (così come oggi) la verità cattolica rischiava di scomparire. Celebre è la frase di san Girolamo che descriveva quei tempi: «E il mondo, sgomento, si ritrovò ariano».In tale contesto, sant’Atanasio non si piegò. Egli era un giovane vescovo di Alessandria d’Egitto. Rimase talmente solo a difendere la purezza della dottrina che per quasi mezzo secolo la sopravvivenza della fede autentica in Gesù Cristo.
"Che Dio vi consoli! ... Quello che rattrista ... è il fatto che gli altri hanno occupato le chiese con violenza, mentre in questo periodo voi vi trovate fuori. E' un dato di fatto che hanno la sede, ma voi avete la fede apostolica. Possono occupare le nostre chiese, ma sono al di fuori della vera fede. Voi rimanete al di fuori dei luoghi di culto, ma la fede abita in voi. Vediamo: che cosa è più importante, il luogo o la fede? La vera fede, ovviamente: Chi ha perso e chi ha vinto in questa lotta - quella che mantiene la sede o chi osserva la fede? È vero, gli edifici sono buoni, quando vi è predicata la fede apostolica; essi sono santi, se tutto vi si svolge in modo santo ... Voi siete quelli che sono felici, voi che rimanete dentro la Chiesa per la vostra fede, che mantenete salda nei fondamenti come sono giunti fino a voi dalla tradizione apostolica, e se qualche esecrabile gelosamente cerca di scuoterla in varie occasioni, non ha successo. Essi sono quelli che si sono staccati da essa nella crisi attuale. Nessuno, mai, prevarrà contro la vostra fede, amati fratelli, e noi crediamo che Dio ci farà restituire un giorno le nostre chiese. Quanto i più violenti cercano di occupare i luoghi di culto, tanto più essi si separano dalla Chiesa. Essi sostengono che rappresentano la Chiesa, ma in realtà sono quelli che sono a loro volta espulsi da essa e vanno fuori strada. Anche se i cattolici fedeli alla tradizione sono ridotti a una manciata, sono loro che sono la vera Chiesa di Gesù Cristo.
(Coll. Selecta SS. Eccl. Patrum. Caillu e Guillou, vol. 32, pp 411-412). "

mercoledì 22 dicembre 2021

“Traditionis custodes”: più limpido dell'acqua di fonte


C'è un adagio nel diritto canonico - usato anche nel diritto civile - che dice che le leggi odiose, cioè che limitano un diritto o una libertà, devono essere interpretate restrittivamente, a favore di coloro che vi sono soggetti. Al contrario, le leggi favorevoli devono essere interpretate in senso ampio.

Questo adagio, che deriva dal diritto romano, è così formulato in latino: "odiosa sunt restringenda, favores sunt amplianda". Esprime sia benevolenza che preoccupazione per l'equità, soprattutto per evitare sentimenti di vendetta. Il diritto canonico lo ha ripreso ed è una fonte importante per interpretare le leggi della Chiesa. Si tratta di un'espressione della sua misericordia, che però non esclude la giustizia.

La grande idea di questo pontificato si colloca proprio sotto il tema della misericordia. Ma il duplice esempio appena dato dal motu proprio Traditionis custodes e soprattutto dall'interpretazione data da mons. Arthur Roche, prefetto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, sono tutt'altro che misericordiosi.

Sembra persino considerare la Messa tridentina come "odiosa" in sé, poiché deve essere limitata in qualsiasi modo.

Un esempio caratteristico è dato dalla risposta circa l'autorizzazione a celebrare la messa tridentina per i sacerdoti ordinati dopo la pubblicazione del motu proprio. La risposta ricorda che il vescovo è "moderatore, promotore e custode di tutta la vita liturgica", ma è obbligato – secondo la lettera di Traditionis custodes, all'art. 4 - a consultare la Santa Sede per concedere tale autorizzazione.

Custode e promotore, certo, ma sotto stretta sorveglianza.

L'unità della nuova liturgia
Uno degli elementi centrali, spesso ripetuto, è la preoccupazione per l'unità liturgica. Ma di quale unità liturgica si tratta?

In passato un cattolico poteva recarsi in qualunque parrocchia del suo rito, in tutto il mondo, e seguire facilmente la messa che vi si celebrava. Oggi non è più possibile. Innanzitutto per la lingua: è stato abbandonato il latino che dava una meravigliosa unità.

Poi per le innumerevoli variazioni che si sono sviluppate nel rito. Sia dalla moltiplicazione delle parti lasciate alla scelta del celebrante, sia dalla profusione di nuovi testi, come i canoni di cui a stento si conosce il numero esatto.

Infine, per la “creatività” del celebrante, più o meno incoraggiata con l'obiettivo di facilitare la partecipazione “attiva”. In verità, la liturgia non è mai stata così disparata nei vari luoghi, anche in un dato territorio nazionale.

Un abbandono programmato
Si dice e si ripete quanto già apparso nel motu proprio: i nuovi provvedimenti sono semplici concessioni temporanee che non hanno altro scopo che permettere ai fedeli legati al rito tridentino di passare gradualmente alla nuova liturgia. E nient'altro.

Tutto ciò che potrebbe anche in qualche modo andare in un altro senso è proibito. Quindi, poiché non esiste un Lezionario dei testi del rito tridentino, nelle traduzioni approvate dagli episcopati, è lecito - e anzi necessario come riconosce la risposta - utilizzare direttamente la Bibbia, in una traduzione approvata.

Ma il vescovo non deve consentire la pubblicazione di "Lezionari in volgare che riproducono il ciclo di letture del rito precedente". È difficile essere più meschini.

Un'altra marcata meschinità vieta a un sacerdote che celebra nel novus ordo di binare - durante la settimana - celebrando il rito tridentino. La motivazione addotta merita di essere citata:

"Non è possibile binare perché non esiste “giusta causa” o “necessità pastorale” come richiesto dal can. 905 §2: il diritto dei fedeli a celebrare l'Eucaristia non è loro negato, perché è offerta loro la possibilità di partecipare all'Eucaristia nella sua forma rituale attuale."

I fedeli interessati apprezzeranno l'assenza di “necessità pastorali”.

Quanto a quelli che avevano ancora la speranza che le cose non andassero oltre e che, forse, un'applicazione misericordiosa portasse a una certa pace: possono rinunciarvi.

Una spiegazione odiosa
Una risposta che va oltre lo stesso motu proprio, o quanto meno dà una spiegazione molto restrittiva, secondo un'interpretazione che il diritto canonico caratterizzerebbe come "odiosa" secondo la spiegazione data sopra.

Riferendosi agli articoli 1 e 8 di Traditionis custodes, questa risposta vieta l'uso dell'antico Rituale - cioè vieta di dare gli altri sacramenti che non siano l'Eucaristia - al di fuori delle parrocchie personali erette prima del nuovo motu proprio. Il vescovo può poi concedere loro questa celebrazione degli altri sacramenti.

Ma il precedente Pontificale non potrà essere utilizzato in nessun caso. Questa spiegazione va ancora nella direzione di una restrizione del diritto o della libertà.

Ma a pensarci bene, queste risposte non fanno che sviluppare la legge del motu proprio e ne mostrano l'intenzione profonda. Permettono di togliere ogni dubbio sulla volontà di porre fine alla messa tradizionale a lungo termine. Applicano, con tutto il loro rigore, la condanna a morte pronunciata contro l'uso del rito tridentino.

È questa l'occasione per ricordare un altro adagio del diritto latino: "Summum jus, summa injuria", che si può tradurre "l'eccessiva giustizia diventa ingiustizia". Questa è la lezione lasciataci dal Prefetto della Congregazione per il Culto Divino.


(Fonti: Saint-Siège – FSSPX.Actualités)

martedì 21 dicembre 2021

Resistiamo nella fedeltà



"La Chiesa Maestra di Verità non inventa la sua dottrina...
a chi la sollecita di rendere più facile, più relativa ai gusti della mutevole mentalità dei tempi la sua fede, risponde con gli Apostoli: Non possumus, non possiamo".

«Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci. Dai loro frutti li riconoscerete (Mt. 7, 15-16)»; sul quale si regoleranno attenendosi al semplice, esauriente ed edificante comando di Nostro Signore: “il vostro parlare sia sì, sì, no, no, il di più viene dal maligno” (Mt. 5, 37).

Noi carissimi amici non possiamo andare avanti in questo modo, con i ministri del Papa che possono in suo nome lanciare continue offensive contro la liturgia tradizionale.
Gli oltranzisti romani, infatti, sono estremamente determinati, come dimostra l'andamento programmato della loro azione, di distruggere la liturgia romana plurisecolare che risale all'era apostolica.
Questa gerarchia ecclesiastica che fa a pezzi il magistero e la dottrina della Chiesa Cattolica, che apre ad un ecumenismo spaziante dai musulmani ai riti sciamanici della pachamama, che fa modificare i riti rendendoli simili a quelli luterani e protestanti che benedice coppie omosessuali, come e già avvenuto in Germania e in altre parti del mondo, poi afferma di voler lavorare per il bene della chiesa e per la sua unità.

giovedì 16 dicembre 2021

Novena del Santo Natale




Regem venturum Dominum, venite adoremus.

Iucundare filia Sion, et exulta satis filia Ierusalem,

ecce Dominus veniet, et erit in die illa lux magna

et stillabunt montes dulcedinem

et colles fluent lac et mel, quia veniet Propheta magnus

et Ipse renovabit Ierusalem.

Regem venturum Dominum, venite adoremus.

Ecce veniet Deus, et Homo de domo David sedere in throno

et videbitis et gaudebit cor vestrum.

Regem venturum Dominum, venite adoremus.

Ecce veniet Dominus protector noster, Sanctus Israël,

coronam Regni habens in capite suo

et dominabitur a mari usque ad mare

et a flumine usque ad terminos orbis terrarum.

Regem venturum Dominum, venite adoremus.

Ecce apparebit Dominus, et non mentietur:

si moram fecerit, expecta eum

quia veniet et non tardabit.

Regem venturum Dominum, venite adoremus.

Descendet Dominus sicut pluvia in vellus,

orietur in diebus eius iustitia et abundantia pacis

et adorabunt eum omnes reges terrae,

omnes gentes servient ei.

Regem venturum Dominum, venite adoremus.

Nascetur nobis parvulus et vocabitur Deus fortis;

ipse sedebit super thronum David patris sui et imperabit;

cuius potestas super humerum eius.

Regem venturum Dominum, venite adoremus.

Betlehem civitas Dei summi, ex te exiet dominator Israel,

et egressus eius sicut a principio dierum aeternitatis,

et magnificabitur in medio universae terrae,

et pax erit in terra nostra dum venerit

Regem venturum Dominum, venite adoremus.

mercoledì 15 dicembre 2021

Camminiamo con gioia pensosa verso Betlemme!



Iniziano i giorni della meraviglia! 
La Chiesa ci propone nove passi verso Betlemme per rinnovare il nostro stupore dinanzi al Mistero del Natale e prepararci ad accogliere Dio che nasce uomo da Maria nella grotta di Betlemme, nella notte in cui gli angeli cantano “Gloria a Dio, pace agli uomini di buona volontà”, e i pastori, pieni di gioia, vedono il bambino “avvolto in fasce e deposto nella mangiatoia”! Possono sembrarci una piccola cosa questi passi, e sono invece qualcosa di grande! Intrapresi dopo una giornata intessuta di tanti passi quotidiani, essi esprimono il nostro bisogno di novità: il bisogno che sentiamo fremere dentro di noi se ci fermiamo a constatare che tutto è come afferrato dalla vecchiezza… Quanta vecchiezza, amici! Lo dobbiamo ammettere, ce lo dobbiamo dire. Quanta vecchiezza nel modo di pensare, di guardare alla realtà, di affrontare la vita, i problemi della società e quelli della Chiesa che vive nel mondo, ma non è di questo mondo… Quanta vecchiezza nel più o meno consapevole “conformarci a questo mondo”, direbbe san Paolo (Rom 12,2), alle sue presunte novità che, ad uno sguardo attento, si rivelano vecchie e stantie nel momento stesso in cui si mostrano come novità… Il “nuovo” non necessariamente è “diverso”: “nuovo è ciò che è vero”, anche se già mille volte ascoltato. La Novena di Natale, proprio questa novità ci presenta ogni anno con i suoi testi meravigliosamente ricchi di verità.

lunedì 13 dicembre 2021

I Martiri gloria della Chiesa di Cristo



La fede e la ragione sono come le due ali con le quali lo spirito umano s'innalza verso la contemplazione della verità. È Dio ad aver posto nel cuore dell'uomo il desiderio di conoscere la verità e in definitiva, di conoscere Lui perché, conoscendolo e amandolo, possa giungere anche alla piena verità su se stesso .
La chiesa di oggi respinge fortemente tutte le prassi dommatiche del culto, ma predica l’ideale supremo della tolleranza,
della pluralità delle religioni tutto quello che i cristiani e la Chiesa dei primi secoli hanno sempre rigettato e respinto, giungendo fino al martirio come potete vedere leggendo  la breve vita di Santa Lucia. La testimonianza dei martiri di ieri e di oggi è per noi lo sprone a continuare a camminare nella luce del Signore e nella fedeltà alla nostra vocazione battesimale e sacerdotale. Con il relativismo religioso galoppante di oggi giorno, si cerca di soffocare il grido che proclama con le labbra che Gesù Cristo è l’unico Signore e Salvatore della storia.

Breve vita di Santa Lucia
Narra la storia di  Lucia una giovane cristiana aristocratica del III secolo di Siracusa, orfana di padre dall’età di cinque anni e promessa in sposa a un pagano. La madre di Lucia era gravemente malata e aveva speso ingenti somme di denaro per curarsi, ma nulla sembrava aiutarla. Allora Lucia e la madre si recarono in pellegrinaggio al sepolcro di sant’Agata, patrona di Catania, per pregarla per una guarigione.

Il 5 febbraio, giorno di Sant’Agata, la martire catanese giunse in sogno a Lucia che le diceva: “Lucia sorella mia, vergine consacrata a Dio, perché chiedi a me ciò che tu stessa puoi concedere? Infatti la tua fede ha giovato a tua madre ed ecco che è divenuta sana. E come per me è beneficata la città di Catania, così per te sarà onorata la città di Siracusa”.

Così la madre guarì e Lucia per ringraziare Sant’Agata, disse alla madre, durante il viaggio di ritorno a Siracusa, che si sarebbe consacrata a Cristo. Avrebbe inoltre donato i suoi averi e le sue ricchezze ai poveri.

Per i successivi tre anni, Lucia visse sempre al servizio dei più umili, degli infermi, dei bisognosi e delle vedove di Siracusa. Costatando che la futura moglie aveva perso tutte le sue ricchezze e tutta la sua dote, e vedendosi rifiutato, il promesso sposo decise di denunciarla alle autorità romane perché era cristiana. Era il periodo delle persecuzioni di Diocleziano contro i cristiani.
Al processo che sostenne dinanzi al prefetto Pascasio, Lucia rifiutò l’ordine di sacrificare agli dei pagani, dando prova della sua fede irremovibile e la fierezza nel proclamarsi cristiana. Minacciata allora di essere condotta in un postribolo, Lucia rispose: “Il corpo si contamina solo se l’anima acconsente“.
Le risposte di Lucia e la sua fermezza mettevano in difficoltà il magistrato, che ordinò alla fine di portarla di forza al postribolo. Improvvisamente però il corpo di Lucia diventa pesante, per cui neanche 10 uomini riuscirono a sollevarla, tanto meno la forza dei buoi. Lucia venne a quel punto accusata di stregoneria: venne cosparsa di olio, posta sulla legna e torturata col fuoco, ma le fiamme non la toccarono mai. Allora venne messa in ginocchia e uccisa per decapitazione. Morì il 13 dicembre solo dopo aver ricevuto la Comunione e profetizzato la caduta di Diocleaziano. Come la Vergine martire siracusana che testimoniò la fede in Cristo anche noi facciamo lo stesso.  

La fedeltà alla tradizione non è gradita ai modernisti.


Siamo tutti consapevoli, penso, del fatto che stiamo vivendo in tempi storici che preannunciano un profondo cambiamento epocale, e non a causa del coronavirus, perché nel corso della storia ci sono state centinaia di pandemie e, quando accadono, le cose rimangono più o meno le stesse. Molto più grave e determinante di un piccolo virus è il profondo cambiamento avvenuto nella Chiesa cattolica, una trasformazione che può causare cambiamenti ben più grandi e radicali. Se torniamo indietro potremmo tramite i libri di storia vedere come: Lutero aveva un odio pazzesco per i monasteri e gli istituti religiosi. Si era rifugiato in un monastero e fatto monaco non tanto per vocazione, quanto per scansare la pena di morte dopo aver infilzato e assassinato un compagno di studi troppo bravo, che metteva in secondo piano la sua superba smania di primeggiare. Il papa venuto dalla fine del mondo porta a termine l'opera devastatrice di Lutero, che espresse il suo odio furente contro monasteri e ordini religiosi con queste parole: “ Vorrei abolire tutti i conventi, vorrei farli sparire, raderli al suolo, affinché di essi non rimanga sulla terra neanche la memoria! ”.

Odiava così tanto i monasteri che, per profanarli, aveva l’oscena abitudine di avere rapporti carnali con varie monache apostate che adescava dai conventi. Riguardo a questa sua spregevole abitudine il suo seguace Melantone scrisse: “ Lutero è un uomo estremamente perverso. Le suore che egli ha tirato fuori dal convento hanno finito col prenderlo: egli ha con loro frequenti rapporti carnali ”. Bergoglio, sulle orme di Lutero, ha sferrato un attacco senza precedenti, contro i monasteri e gli istituti religiosi, specialmente quelli di tipo claustrale-contemplativo, nel totale silenzio dei media vaticani e nazionali. In Vaticano c'è una nuova inquisizione catto-progressista perseguitano con accanimento tutti quei istituti religiosi di stampo tradizionalista come i Francescani dell'immacolata per citarne qualcuno perché hanno la fede e tante vocazioni.

La vera storia dei francescani dell’ Immacolata: i misericordisti, col placet di Bergoglio, hanno costretto tantissime suore a uscire dall’ istituto e le hanno obbligate a rinnovare il voto senza la professione mariana. Il voto con la professione mariana era stato approvato dalla Chiesa nella persona di Papa Giovanni Paolo II, ma ai misericordisti questo voto non piace.

FAMILIA CHRISTI

Questa fraternità sacerdotale, nata sulla scia della spiritualità di don Giuseppe Canovai, celebra la Messa nella forma straordinaria del rito romano, non rifiutando comunque la forma ordinaria. Ma la fedeltà alla tradizione non è gradita ai modernisti.

La Fraternità ha sempre goduto della benevolenza di Mons Luigi Negri, sostituito da Bergoglio col vescovo allineato col modernismo Gian Carlo Perego , che ha privato la Fraternità della parrocchia e l’ ha mandata via con spietata misericordia, senza dare ascolto agli appelli accorati e suppliche dei fedeli, calpestando il diritto e senza un processo canonico.

La Chiesa del Belgio, in piena crisi di vocazioni, ha deciso di sopprimere la Fraternità sacerdotale dei Santi Apostoli che ha attirato in soli tre anni 27 membri, 6 sacerdoti e 21 seminaristi. La decisione del nuovo arcivescovo di Malines-Bruxelles, monsignor Jozef De Kesel, appare paradossale per la motivazione espressa: ” La fraternita sacerdotale viene dissolta perché la maggior parte dei seminaristi provengono dalla Francia, nonostante vi siano molte diocesi in Francia in cui mancano sacerdoti “.

Nessun altro motivo è stato indicato formalmente. Non è assurdo?

Il vescovo non ha mai incontrato i preti, né i seminaristi della Fraternità, malgrado i loro numerosi inviti, neanche per celebrare o concelebrare una Messa a Santa Caterina. Allo stesso modo il suo ausiliare, mons. Kockerols, non è mai andato a far loro visita. Non sono mai stati invitati agli incontri diocesani col vescovo, ma sono sempre stati esclusi, fino ad essere soppressi.

Piu’ di duecento parrocchiani, fedeli e amici della Fraternité e delle chiese di Sainte-Catherine e Saint Joseph hanno presentato ricorsi all’arcivescovo, Monsignor De Kesel, per chiedere la revoca della sua decisione, senza nessuna reazione da parte sua. I Centotredici ricorsi canonici sono stati poi inviati alla Congregazione per il Clero, per chiedere la revoca di questa decisione illegittima ed è stata organizzata anche una petizione.

Hanno scritto ALLA SANTA SEDE sottolineando la preziosità di questa fraternità sacerdotale, che suscitava molte vocazioni nei giovani, e svolgeva un magnifico lavoro di evangelizzazione intorno alle parrocchie, in modo che questa Fraternità potesse essere consolidata e proseguita. Bergoglio, invece di aspettare che la giustizia ecclesiastica seguisse il suo corso naturale e si pronunciasse, ha impugnato e firmato di suo pugno il decreto di dissoluzione della Fraternità.


Le conclusioni tuttavia ci portano a riconoscere l'accanimento del mainstream, contro ogni ragionevole evidenza, nel perseverare nella narrazione menzognera di quanto sta accadendo da quasi nove anni in Italia e nel mondo a tutte queste realtà ecclesiali di stampo tradizionalista. Come credenti siamo sconcertati "ma l’obbligo verso Dio precede tutti gli altri. Del resto, anche tra i pagani si trovano esempi di uomini che si sono presi cura dell’anima. ” Come cattolici siamo sotto assedio, da parte di un papa che si è dimostrato implacabilmente ostile a qualsiasi altro modo di vivere la fede, il cattolicesimo che non sia quello che si accorda con la sua agenda mondialista, interreligiosa umanistica, progressista che tutti accoglie tranne i fedeli cattolici. Contro tutte queste difficoltà abbiamo solo l'arma più potente la preghiera del Santo Rosario e dell'offerta di noi stessi come oblazione, cioè l'unione a Cristo che si offre al Padre; un continuo palpito di amore e di adorazione alla Trinità: è l'opera che il Signore chiede sono i primi passi che avvengono nel segreto delle nostre anime in cui il Signore fissa il proprio altare. Egli vuole trasformare il cuore di tutti i fedeli in un altare dove egli si offre continuamente per noi e per i fratelli. Non è un invito limitato solo ai sacerdoti o alle suore o agli oblati e un invito rivolto a tutti non richiede gesti eclatanti, ma solo la disponibilità a lasciarsi guidare da Maria santissima che ci insegnerà lei ad adorare e a unirci al sacrificio di Gesù per trasformare ogni gesto quotidiano in una missione per la salvezza del mondo.

sabato 11 dicembre 2021

Il Parco dell’Incontro. Nel segno della pachamama e della massoneria, con la benedizione di Bergoglio in Argentina

              


Carissimi amici e lettori , come può Dio – che ha mandato i suoi discepoli a predicare e a battezzare il mondo intero – aver voluto qualsiasi eresia cristiana, per non parlare delle religioni che negano Gesù? E Gesù non ha forse detto che solo chi crederà in Lui sarà salvato, mentre chi non lo farà sarà perduto (Gv 3,1 8)?

E se Dio davvero avesse voluto la pluralità delle religioni, perché mai Gesù ci avrebbe chiesto di predicare il Vangelo a tutte le nazioni raccomandando di battezzare nel suo nome per la salvezza dell’anima?

Come può essere vero che Dio “nella sua saggezza” ha voluto fin dalla creazione che molti uomini non credessero nell’unico Redentore? Attribuendo a Dio la volontà che ci siano religioni che contraddicono la sua divina rivelazione – invece di attribuirgli la volontà che tutte le nazioni dovranno credere nell’unico vero Dio e nel suo figlio e redentore – Dio viene trasformato in un relativista: o non sa che esiste una sola verità oppure non gli importa che gli uomini credano alla verità o alla falsità. La Chiesa, per piacere al mondo e risultare simpatica, amica, attraente, ragiona come il mondo, abbraccia l’ideale del “rinnovamento” e rinuncia all’idea di verità. Poiché il mondo dice che la verità, in senso assoluto, non esiste e non può essere conosciuta, ma al più esistono tante verità che devono convivere, la Chiesa, per adeguarsi a questo pensiero, rinuncia ai suoi dogmi e così, una volta ancora, si snatura e si appiattisce. Il dogma è una verità di fede insegnata dalla Chiesa. Come tale non può essere relativizzato. Ma poiché il mondo è dominato dal relativismo e dal soggettivismo (non esistono leggi eterne ed assolute, ma è vero solo ciò che il soggetto sperimenta e prova) ecco che la Chiesa mondanizzata si mette sulla stessa linea. Con risultati devastanti, perché non annunciando più la verità di Cristo fallisce sotto tutti gli aspetti: non si occupa più della salvezza delle anime e non dice più nulla di originale all’uomo del suo tempo.

Papa Francesco con i vescovi intorno alla dea Inca Pachamama nella Basilica di San Pietro


di Jules Gomes

Papa Francesco benedice un parco tematico ecumenico e interreligioso che promuove le maggiori religioni mondiali come vie tutte ugualmente valide per l’incontro con il divino.

venerdì 10 dicembre 2021

Come potrebbe essere un conclave sotto il cardinale Brandmüller



Come evitare che un Sacro Collegio troppo internazionalizzato diventi strumento di gruppi di pressione in fase di elezione del futuro papa? È possibile conciliare sia la dimensione romana del ministero pontificio sia la grande diversità di un cattolicesimo i cui rami vivi si trovano sempre più lontani dalla Città Eterna?

Il cardinale Walter Brandmüller, in qualità di specialista, risponde a tutte queste domande, e propone una soluzione piuttosto lontana dagli orientamenti dell'attuale pontificato.

Il cardinale Walter Brandmüller è noto per la sua schiettezza, in particolare su questioni di celibato nel clero, sinodi sull'Amazzonia o sulla famiglia: tanti i temi sui quali il prelato, vestito della porpora cardinalizia da papa Benedetto XVI nel 2010, e ora a 92 anni vecchio, non esitò a opporsi all'attuale sovrano pontefice.

Oggi è su altre basi che il presidente emerito del Pontificio Comitato di Scienze Storiche segna la sua differenza: quella dell'internazionalizzazione del Sacro Collegio - indubbiamente accelerata dall'attuale papa - e delle sue ripercussioni sull'elezione di un futuro successore di Pietro .

Esprimendo il suo pensiero il 26 ottobre 2021 in un testo pubblicato dal vaticanista Sandro Magister sul suo sito web Settimo Cielo , l'alto prelato vede in questo crescente fenomeno due effetti perversi, in primo luogo il fatto che i tanti cardinali elettori, a causa della loro lontananza, sono gravemente carenti di elementi per fare una scelta ponderata:

“I 120 elettori, in quanto provenienti dalla periferia, si riuniscono spesso per la prima volta nei concistori che precedono il conclave e quindi sanno poco o nulla del collegio cardinalizio e quindi dei candidati, mancando così un presupposto fondamentale per un voto responsabile in conclave”, nota il cardinale.

E per evocare un secondo effetto perverso: la dialettica che non manca di imporsi tra una Curia centralizzata, reputata burocratica e fredda, e una Chiesa delle periferie, presunta più conforme all'ideale evangelico: questa tensione «a volte vissuta in modo piuttosto emotivo, ha una certa influenza sul voto”, nota l'alto prelato.

Essendo la storia maestra di vita, il cardinale Brandmüller ricorda «che il ministero pontificio è legato alla sede episcopale di Roma discende dal fatto che il primo degli Apostoli subì il martirio e fu sepolto in questa città», fatto che assume aspetti teologici essenziali importanza:

Ne era convinto il vescovo e martire Ignazio di Antiochia già tra il I e ​​il II secolo, e nella sua tanto discussa e controversa lettera alla Chiesa di Roma scriveva che quest'ultima presiede all'"agape", parola che dovrebbe essere correttamente tradotto come "Chiesa", come dimostra l'uso della stessa parola nelle altre lettere di Ignazio", spiega.

“In modo analogo sant'Ireneo di Lione, intorno al 200, attribuiva alla Chiesa di Roma, poiché fondata da Pietro e Paolo, una 'potentior principalitas', cioè una salda preminenza”.

“Il Collegio cardinalizio, dunque, affonda le sue radici nel clero della città di Roma e così, a partire da Niccolò II, elegge il vescovo di Roma, che è al tempo stesso anche il supremo pastore di tutta la Chiesa” riassume il cardinale. «Innanzitutto va ricordato che il papa non è 'anche' vescovo di Roma, ma è vero il contrario: il vescovo di Roma è anche papa».

L'elezione originariamente appartiene al clero e al popolo di Roma. Per questo ai cardinali del Sacro Collegio viene assegnata, fin dalla loro creazione, una chiesa romana titolare, una “finzione rituale” che significa la loro incardinazione nella Città Eterna.

Sorge comunque una domanda: con la parte preponderante nella Chiesa, nei continenti che prima erano territori di missione, come conciliare questo legame ontologico tra Roma e il Papa con l'aspetto universale del ministero pontificio che supera di gran lunga gli interessi di un Chiesa locale, anche la più prestigiosa?

Il cardinale Brandmüller ha respinto una possibile prima soluzione, avvertendo: “Per riflettere in modo particolare l'aspetto universale del ministero petrino, è stato proposto di concedere il diritto di voto in conclave ai presidenti delle conferenze episcopali nazionali. Ma va ribadito con forza che le conferenze episcopali non costituiscono in alcun modo un elemento strutturale della Chiesa, e che una tale soluzione non risponderebbe alle esigenze sollevate dal legame tra la Sede di Pietro e la città di Roma».

La seconda soluzione – che conquista la preferenza dell'alto prelato, ma non necessariamente quella di papa Francesco, capiremo perché – «sarebbe quella di disaccoppiare il diritto di voto attivo (gli elettori) e passivo (gli aventi diritto), a un collegio cardinalizio snello e veramente romano, allargando nello stesso tempo la cerchia degli eleggibili alla Chiesa universale”.

Agli occhi del cardinale, «un altro vantaggio di questo metodo sarebbe che un papa non potrebbe più influenzare così facilmente la scelta del suo successore creando cardinali in maniera mirata». Da parte del papa, è difficile non sentirsi presi di mira da questa allusione sotto forma di un colpo di zampa.

Una soluzione tanto più urgente in quanto molti cardinali creati sotto l'attuale pontificato non hanno “l'esperienza di Roma”: “Per un collegio in cui si preferisce fare cardinali i capi delle diocesi periferiche, è praticamente impossibile realizzare il adeguatamente i suddetti compiti, anche nelle condizioni consentite dalle moderne tecnologie di comunicazione”, nota il cardinale.

Inoltre, data la loro lontananza, aumenta la probabilità di essere assenti da un futuro conclave per eventi politici, climatici o sanitari, quindi «per questi ed altri simili motivi, dato il gran numero di cardinali che hanno diritto di voto e a nello stesso tempo potrebbe essere impugnato l'obbligo di partecipazione, un'elezione effettuata da un collegio 'incompleto', con grave pericolo per l'unità della Chiesa”.

“Se invece gli elettori fossero già in carica perché facenti parte di un collegio proprio romano, non ci sarebbe da temere uno scenario del genere” (come quello sopra descritto).

E poi potrebbe esserci un altro problema causato dall'attuale composizione del Sacro Collegio, quello di una possibile confisca dell'elezione da parte di gruppi di pressione: “tutto finisce per dipendere da quegli opinion leader, interni ed esterni, che riescono a far sì che il candidato prescelto noti ai meno informati e nel mobilitare il loro sostegno”.

“Questo porta alla costituzione di blocchi, dove i voti individuali sono come deleghe in bianco concesse a 'grandi elettori' intraprendenti. Questi comportamenti seguono norme e meccanismi studiati in sociologia”.

“Quando invece l'elezione del papa, successore dell'apostolo Pietro, supremo pastore della Chiesa di Dio, è un evento religioso che dovrebbe essere regolato da regole proprie”.

Come non pensare qui all'influenza del cosiddetto “S. Gallo”, che non è più un mistero per nessuno a Roma, sapendo di aver avuto un ruolo di primo piano nell'elezione del pontefice argentino?

E come se ciò non fosse sufficientemente chiaro, il cardinale Brandmüller evoca anche i possibili rischi di simonia che potrebbero verificarsi quando “fiumi più o meno abbondanti di denaro fluiranno dall'Europa ricca verso le aree più povere del mondo, così che i loro cardinali elettori in conclave si sentano obbligato al donatore”.

L'attuale successore di Pietro sarà sensibile alla magistrale analisi del presidente emerito del Pontificio Comitato di Scienze Storiche?


(Fonti: Settimo Cielo / DICI n° 414 - FSSPX.Actualités)



giovedì 9 dicembre 2021

Dalla Domus Sanctae Marthae tira una brutta aria ! Resistetegli stando fermi nella fede



La nostra vita sfocia nel cielo. Ma attenzione! Gesù ci ha promesso molte sofferenze.
Non dobbiamo credere che, dal momento in cui ci siamo dati a Dio, tutto si appianerà dinanzi a noi. Tutt'altro.

Fintanto che andavamo nel senso della corrente umana, sulla strada larga, tutto andava bene. Eravamo inutili, malvagi, perduti, ma la vita era facile; avevamo dalla nostra parte il diavolo e il mondo. Ora che cerchiamo di risalire la china del sentiero stretto, i nostri piedi e le nostre mani si scorticheranno sulle pietre taglienti. E più saliremo, più le pietruzze diventeranno pericolose e più rischieremo a ogni istante di precipitare.

Ostacoli, opposizioni, resistenza della materia inerte, indifferenza comune, passione dei pregiudizi, anche nella coscienza stessa delle migliori anime, sopraggiungeranno.
Come era prevedibile dopo l'uscita del motu proprio di papa Francesco Traditionis custodes, non tira una buona aria dalla Domus Sanctae Marthae (nota anche come Casa o Residenza di Santa Marta), per quegli istituti e congregazioni legate alla tradizione.
Abbiamo constatato come Traditionis Custodes ha, tra l'altro, sancito il passaggio delle realtà che un tempo sotto l'Ecclesia Dei - già nell’ambito della Congregazione per la Dottrina della Fede - alla Congregazione per la Vita Religiosa,e il suo organico licenziato senza se e senza ma, quei religiosi che svolgevano un ottimo servizio alla Chiesa. Purtroppo abbiamo visto di che panni si vestono i gestori di questo centro di potere così amato dal pontefice misericordioso ma solo con eretici e scismatici. Il loro dicastero può ora decidere della vita di centinaia di migliaia di persone consacrate in tutto il mondo, la cui sorte è così strettamente legata a quella del Rito Romano antiquior.
Queste notizie preoccupanti le apprendiamo dalla fonte originaria del sito web cattolico tedesco Summorum Pontificum che ha pubblicato (traduzione in inglese da Rorate Caeli sul fatto che il Vaticano sta pianificando un imminente giro di vite sugli istituti tradizionali 'Ecclesia Dei, per riferire che a febbraio 2022 saranno inviati "delegati papali" presso i tre maggiori Istituti religiosi ex ecclesia Dei: la Fraternità Sacerdotale di San Pietro, l'Istituto Cristo Re Sommo Sacerdote e l'Istituto del Buon Pastore. Il tutto in relazione anche con la soppressione dell'uso del messale romano tradizionale e dei sacramenti con esso amministrati. In concreto, peraltro, nessuna avvisaglia risulta finora a padre Andrzej Komorowski, superiore generale della FSSP. Ma le fonti romane vengono definite autorevoli e del resto, stando alla TC, il punto è quando succederà, non se succederà.
Come fu affondato il promettente Ordine dei Francescani dell'Immacolata e altri nuovi promettenti istituti, così accadrà per i tre maggiori istituti che oggi vengono presi di mira dal pontefice romano e dai suoi più stretti collaboratori,che hanno a cuore solo i beni economici di questi istituti e non il bene supremo, la salvezza delle anime.
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