Blog della Tradizione Cattolica Apostolica Romana

mercoledì 31 maggio 2023

31 Maggio: Maria Regina



Oggi la Chiesa festeggia Maria Regina questa festività odierna, parallela a quella di Cristo Re, venne istituita dal venerabile pontefice Pio XII nel 1955 e fissata al 31 maggio, a coronamento della singolare devozione mariana nel mese a lei dedicato. la festa della Regalità di Maria, come riconoscimento e consacrazione della dignità regale della Vergine. Il fondamento di tale dignità regale di Maria ha origini antiche, e si trova tanto nei testi liturgici quanto nella tradizione popolare.
Questo posto di singolarità e di preminenza, accanto a Cristo Re, le deriva dai molteplici titoli, illustrati da Pio XII nella lettera enciclica “Ad Coeli Reginam” (11 ottobre 1954), di Madre del Capo e dei membri del Corpo mistico, di augusta sovrana e regina della Chiesa, che la rende partecipe non solo della dignità regale di Gesù, ma anche del suo influsso vitale e santificante sui membri del Corpo mistico.
Il latino “regina”, come “rex”, deriva da “regere”, cioè reggere, governare, dominare. Dal punto di vista umano è difficile attribuire a Maria il ruolo di dominatrice, lei che si è proclamata la serva del Signore e ha trascorso tutta la vita nel più umile nascondimento. Luca, negli Atti degli apostoli, colloca Maria in mezzo agli Undici, dopo l’Ascensione, raccolta con essi in preghiera; ma non è lei che impartisce ordini, bensì Pietro. E tuttavia proprio in quella circostanza ella costituisce l’anello di congiunzione che tiene uniti al Risorto quegli uomini non ancora irrobustiti dai doni dello Spirito Santo. Maria è regina perché è madre di Cristo, il re. Ella è regina perché eccelle su tutte le creature, in santità: “In lei s’aduna quantunque in creatura è di bontade “, dice Dante nella Divina Commedia.
Tutti i cristiani vedono e venerano in lei la sovrabbondante generosità dell’amore divino, che l’ha colmata di ogni bene. Ma ella distribuisce regalmente e maternamente quanto ha ricevuto dal Re; protegge con la sua potenza i figli acquisiti in virtù della sua corredenzione e li rallegra con i suoi doni, poichè il Re ha disposto che ogni grazia passi per le sue mani di munifica regina. Per questo la Chiesa invita i fedeli a invocarla non solo col dolce nome di madre, ma anche con quello reverente di regina, come in cielo la salutano con felicità e amore gli angeli, i patriarchi, i profeti, gli apostoli, i martiri, i confessori, le vergini. Maria è stata coronata col duplice diadema della verginità e della maternità divina: “Lo Spirito Santo verrà su di te, e la virtù dell’Altissimo ti adombrerà. Per questo il Santo che nascerà da te sarà chiamato Figlio di Dio”.

sabato 27 maggio 2023

Pellegrinaggio di Pentecoste al santuario di Chartres

reliquia del "velo della Vergine"

Sorto su un antico pozzo pagano, il santuario di Chartres si definisce prontamente la culla storica della devozione mariana in Francia , al tempo stesso pellegrinaggio nazionale per eccellenza. Una tradizione vuole che già prima della nascita di Cristo le tribù galliche dei Carnuti vi venerassero la “ Vergine che deve partorire ”.

Dal IX secolo , questo luogo divenne uno dei grandi luoghi di pellegrinaggio francese perché la gente vi si recava per venerare il "Velo della Vergine", donato alla cattedrale di Chartres intorno all'876 , dal re Carlo il Calvo. Questo tessuto di seta è stato molto probabilmente indossato dalla Vergine Maria durante l'Annunciazione e la nascita di Cristo. Fu presto venerato per i suoi numerosi miracoli e all'epoca proteggeva la città e curava dagli avvelenamenti.

La maggior parte dei re di Francia si recava in pellegrinaggio a Chartres, e in particolare San Luigi IX. Enrico IV vi fu incoronato re.

Durante la Rivoluzione francese, i pellegrinaggi a Chartres furono interrotti.

A metà del XIX secolo rinasce il pellegrinaggio di Chartres . Le apparizioni della Madonna a La Salette (1846), Lourdes (1858) e Pontmain (1871) nonché la definizione del dogma dell'Immacolata Concezione (1854) rilanciarono il culto mariano. La folla arrivò di nuovo in gran numero durante l'incoronazione di Nostra Signora del Pilar (1855).

Malgrado le restrizioni, le giovani generazioni sono così attratte dalla liturgia tradizionale che lo "storico" pellegrinaggio francese deve chiudere le iscrizioni: i posti non bastano. Tra loro anche molti partecipanti alla GMG. I numeri e l'età media parlano da soli: la Tradizione non è indietrismo, è il futuro.

Emítte Spíritum tuum, et creabúntur, et renovábis fáciem terræ



Il termine Pentecoste, utilizzato dagli ebrei di lingua greca, si riferisce alla festa, conosciuta nell'Antico Testamento come "festa della mietitura e delle primizie" (Es 23,16), "festa delle settimane" (Es 34,22; Dt 16,10; 2 Cr 8,13), "giorno delle primizie" (Nm 28,26), e definita più tardi ’asereth o ’asartha, cioè "assemblea solenne" e, probabilmente, "festa conclusiva": Pentecoste è la festa per l'inizio del raccolto.La festa era un'occasione per gioiose riunioni sociali (Dt 16,1), e possiamo dedurre dal Nuovo Testamento che, come per la Pasqua, un gran numero di ebrei provenienti da tutte le parti del mondo raggiungevano Gerusalemme per parteciparvi (At 2,5-11).



La Pentecoste cristiana, la vera quinquagenaria, è nel numero delle feste istituite dagli stessi Apostoli. Abbiamo visto che anticamente essa divise con la Pasqua l’onore di condurre i catecumeni al sacro fonte, riconducendoli poi neofiti e rigenerati. La sua Ottava, come quella di Pasqua, non sorpassa il sabato, per una ragione identica all’altra. Il battesimo si conferiva nella notte tra il sabato e la Domenica, e per i neofiti la solennità della Pentecoste s’iniziava al momento stesso del loro battesimo. Come era avvenuto a Pasqua, essi rivestivano allora la veste bianca, deponendola il sabato seguente che era contato come l’ottavo giorno.Il medio evo dette alla festa di Pentecoste il grazioso nome di Pasqua delle rose:
noi abbiamo già visto quello della Domenica delle rose imposto nei medesimi secoli di fede alla domenica dopo l’Ascensione. Il colore vermiglio della rosa ed il suo profumo rammentavano ai nostri padri le lingue ardenti che discesero nel Cenacolo su ciascuno dei centoventi discepoli, come fossero stati i petali sfogliati della rosa divina, che spandessero l’amore e la pienezza della grazia sulla Chiesa nascente. La Liturgia è entrata nella stessa idea, scegliendo, per il Santo Sacrificio, il colore rosso durante tutta l’Ottava. Durando di Mende, nel suo Razionale, così prezioso per gli usi liturgici nel medio evo, c’insegna che nel tredicesimo secolo nelle nostre Chiese, alla Messa della Pentecoste, si liberavano alcune colombe che volteggiavano al di sopra dei fedeli, a ricordo della prima manifestazione dello Spirito Santo sul Giordano; e che, dalla volta, si buttavano giù dei battuffoli di stoppa infiammata, e dei fiori, a ricordo della seconda nel Cenacolo.La solennità di Pentecoste ha grande risalto nell’anno liturgico. Nella liturgia antica è prevista anche l’ottava, ovvero la settimana seguente la solennità dedicata alla celebrazione di quel mistero come se la giornata liturgica durasse sette giorni.


Fino alle tristi riforme piane degli anni Cinquanta la vigilia di Pentecoste era speculare a quella di Pasqua. Offriamo ai Lettori una descrizione ed un commento di questa solenne funzione, uscita dalla dotta e devota penna del Cardinale Alfredo Ildefonso Schuster, già Abate di San Paolo fuori le mura, e poi Arcivescovo di Milano.

venerdì 26 maggio 2023

Filippo Neri "Il Santo della Gioia"



Viene chiamato comunemente “Santo della Gioia”,ai suoi tempi anche “giullare di Dio”. Eppure san Filippo Neri e i suoi compagni dell’Oratorio accompagnavano anche i malati alla “buona morte”. È uno dei tanti contrasti del terzo apostolo di Roma, dopo Pietro e Paolo, nato a Firenze ma diventato romano non ancora ventenne, e poi per 60 anni instancabile animatore di carità ed evangelizzazione in una città corrotta e pericolosa. L’Urbe tra il 1534 e il 1595, anno della morte di san Filippo, è anch’essa piena di contrasti, tra la miseria e i fermenti spirituali degli anni della Controriforma.Di giorno è missionario di carità, con viso simpatico e cuore lieto porta a chi incontra il calore di Dio, senza essere ancora un prete, accompagnandolo con un pezzo di pane o una carezza sulla fronte a chi soffre nell’Ospedale degli Incurabili. Di notte è mistico in ricerca, anima di fuoco persa in un dialogo talmente intimo con Dio, che il suo letto può essere a volte il sagrato di una chiesa, a volte la pietra di una catacomba.Nel 1548, quando ha già 33 anni, collabora con il suo confessore, Persiano Rosa, alla fondazione della Confraternita della Santissima Trinità dei Pellegrini e dei convalescenti, che avrebbe assistito i poveri pellegrini dei Giubilei del 1550 e 1575. Viene ordinato sacerdote nel 1551, ma non cambia vita e stile: entra nella comunità dei preti della chiesa di San Girolamo della Carità, in pieno centro, dove inizia un servizio pastorale agli ultimi di Roma, nella direzione spirituale, nella confessione e nella spiegazione delle Sante Scritture. Accoglie un gruppo di ragazzi di strada, avvicinandoli alle celebrazioni liturgiche e facendoli divertire, cantando e giocando senza distinzioni tra maschi e femmine, in quello che sarebbe, in seguito, divenuto l'Oratorio. Che si sviluppa attorno alla Chiesa di Santa Maria della Vallicella, detta Chiesa Nuova per gli importanti restauri voluti proprio dal Neri.
“Fortemente ascetico nella sua penitenza anche corporale, proponeva l’impegno della mortificazione interiore improntata alla gioia e alla serenità del gioco; appassionato annunciatore della Parola di Dio, fu predicatore tanto parco di parole da ridursi a poche frasi quando lo coglieva la commozione”.Un padre che ai suoi ragazzi di strada ripeteva: “Figliuoli, siate umili, state bassi: siate umili, state bassi”, sottolineando che per essere figli di Dio “non basta solamente onorare i superiori, ma ancora si devono onorare gli eguali e gli inferiori, e cercare di essere il primo ad onorare”. Aveva in sé l’anima contemplativa di Maria ai piedi di Gesù, ma anche il piglio di Marta, quando diceva: “È meglio obbedire al sagrestano e al portinaio quando chiamano, che starsene in camera a fare orazione”. E aggiungeva: “Non è tempo di dormire, perché il Paradiso non è fatto pei poltroni”.

mercoledì 24 maggio 2023

Maria “Aiuto dei Cristiani”, maestra di ogni virtù




Il 24 maggio si celebra in tutto il mondo la Solennità di Maria Ausiliatrice.

La devozione alla Madonna, sotto il titolo di Ausiliatrice, vuole manifestare la nostra fiducia nella presenza materna di Maria nelle vicende dell’umanità, della Chiesa e di ciascuno di noi. Maria è la Madre che non abbandona mai i suoi figli, ma li segue e aiuta con la sua intercessione. Il titolo di Maria aiuto dei cristiani era presente, fin dal 1500, tra le litanie lauretane.

La devozione a Maria Ausiliatrice era già nota e diffusa all’epoca di S. Pio V e si propagò largamente a seguito della vittoria dei cristiani contro i turchi, a Lepanto (1571) e a Vienna (1683). Il Papa Pio VII, dopo la sua liberazione dalla prigionia napoleonica (1814), istituì la festa di Maria Ausiliatrice, fissandone la data al 24 maggio.

In tempi particolarmente difficili per la Chiesa, don Bosco (1815-1888) divenne apostolo della devozione all’Ausiliatrice: nel 1862 così confidava a Don Cagliero, futuro cardinale:“La Madonna vuole che la onoriamo sotto il titolo di Maria Ausiliatrice: i tempi corrono così tristi che abbiamo bisogno che la vergine santissima ci aiuti a conservare e difendere la fede cristiana” (MB 7,334); nel 1868 eresse a Torino uno stupendo tempio a lei intitolato, nel 1869 fondò l’Associazione dei Devoti di Maria Ausiliatrice e in seguito diffuse in tutto il mondo questa devozione. Si potrebbe pensare che invocare Maria con il titolo di Aiuto dei Cristiani sia oggi fuori luogo o, per lo meno, vada adeguato ai tempi di dialogo ecumenico e interreligioso. Come interpretare oggi il consiglio di Don Bosco di invocarla con tale titolo? 
Tutte le religioni, al di fuori di quella cristiano-cattolica, sono eresie. Il fatto che in esse vi siano o possano esservi elementi parziali e incompleti di verità o che vi siano contenuti elementi profondamente distorsivi della fede in Dio, non può e non deve fare altro che un cristiano-cattolico che obbedire al comando di Gesù: «Sia invece il vostro parlare: “Sì, sì”, “No, no”; il di più viene dal Maligno» (Mt 5, 37). In altri termini, Gesù chiede ai suoi seguaci di esercitare, nel valutare le cose del mondo e soprattutto le molteplici forme in cui vengono rappresentate la realtà e la volontà divine, un’onestà radicale e totale di giudizio e di comportamento, senza mescolare il sí e il no per non contrariare troppo aspettative sbagliate e perniciose degli uomini.

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