Preghiera alla Sacra Famiglia
O sacra Famiglia, Trinità della terra, o Gesù, Maria e Giuseppe, sublimi modelli e tutori delle famiglie cristiane, a voi ricorriamo, non solo per confortarci con la soave contemplazione dei vostri amabili esempi, ma anche per implorare la vostra protezione e promettervi costante fedeltà nel sentiero che c’indicate.
La vostra pace, la vostra inalterabile serenità ristorano i nostri travagliati spiriti tra le angustie di una vita sempre più complicata e difficile, mostrandoci eloquentemente che soltanto in un focolare adorno e arricchito con le virtù domestiche che voi c’insegnaste, i nostri cuori potranno trovare il riposo e la felicità, cui tanto anelano.
Però, come potrà la tenera pianta della famiglia difendersi contro l’ardore delle passioni sfrenate, i moti insidiosi della ribellione, che quasi in ogni luogo serpeggiano, l’uragano della vita odierna, che si direbbe voglia tutto sconvolgere? Come, se non facendo noi che le sue radici penetrino profondamente nella terra generosa della pietà cristiana; implorando per essa l’irrigamento abbondante della divina grazia, specialmente con la partecipazione comune ai santi Sacramenti; animandola con un vero spirito di fede, che c’induca a superare la concezione materialistica della vita; unendo tutti i suoi rami con lo stretto vincolo di un amore, che, se non fosse anche soprannaturale, passerebbe come tutte le cose di quaggiù; consolidandola nel suo proprio essere mediante il fermo proposito di adempire ognuno di noi i nostri doveri in tutto ciò che ci impone il giusto ordine familiare; sostenendola nelle asprezze di questo terreno esilio, in cui talvolta manca anche una onesta dimora e fa difetto un sufficiente sostentamento.
Nel disordine delle idee che spesso turba le menti, noi proclamiamo altamente la santità, l’unità e la missione divina della famiglia cristiana, cellula della società e della Chiesa, e ciascuno al suo posto — genitori e figli —, con modestia ma con fermezza, c’impegniamo di fare quanto è in nostro potere, affinché così santi ideali siano nel mondo una realtà.
Aiutaci tu, o Giuseppe, specchio della più ammirabile paternità nella cura assidua che sapesti prestare al Salvatore e alla Vergine, seguendo fedelmente le ispirazioni divine; vieni in nostro soccorso, o Maria, la più amante, la più fida e la più pura di tutte le spose e di tutte le madri; assistici tu, o Gesù, che per esserci in ogni cosa di fulgida norma volesti farti il più sottomesso dei figli. Siate tutti e tre sempre a noi vicini, nelle ore liete e nelle tristi, nei nostri lavori e nel nostro riposo, nelle nostre ansie e nelle nostre speranze, vicini a quelli che nascono e a quelli che muoiono.
E otteneteci che tutti i focolari, santi a imitazione del vostro, siano per tutti i loro membri scuole di virtù, asili di santità, cammino sicuro verso quella eterna beatitudine che per vostra intercessione fiduciosamente speriamo. Così sia!
Maria, patrona delle famiglie cristiane
10 maggio 1959
Maria ha tanti titoli per essere considerata come la patrona delle famiglie cristiane, e queste hanno altrettanti motivi per sperarne una particolare assistenza. Maria ha conosciuto della famiglia le gioie e le pene, i lieti ed i tristi avvenimenti; la fatica del quotidiano lavoro, i disagi e le tristezze della povertà, lo schianto delle separazioni. Ma ha pure provato tutte le ineffabili gioie della convivenza domestica, allietata dall’amore più puro dì uno Sposo castissimo e dal sorriso e dalle tenerezze di un Figlio che era al tempo stesso il Figlio di Dio.
Maria Santissima compatirà perciò col suo cuore misericordioso alle necessità delle vostre famiglie, e recherà ad esse quel conforto di cui sentiranno il bisogno in mezzo agli inevitabili dolori della vita presente; come sotto il suo sguardo materno renderà loro più pure e serene le dolcezze del focolare domestico. Tanto più che la Vergine Santa non solo conosce per propria esperienza le gravi necessità delle famiglie, ma, come Madre di pietà e di misericordia, Essa vuole di fatto venire in loro aiuto.
Beati e veramente benedetti quegli sposi che iniziano il loro nuovo stato con tali propositi di filiale e confidente devozione alla Madre di Dio, col santo programma di stabilire la loro nuova famiglia su questo incrollabile fondamento di pietà, da istillarsi per trasmettersi, come preziosa eredità, ai cari figli che Iddio vorrà loro concedere.
Ma non dimenticate, figli dilettissimi, che la devozione alla Madonna, perchè si possa dire vera e solida, e quindi apportatrice di frutti preziosi e di grazie copiose, deve essere vivificata dalla imitazione della vita stessa di Colei che ci piace onorare. La divina Madre è anche soprattutto un perfettissimo modello delle virtù domestiche, di quelle virtù domestiche che devono abbellire lo stato dei coniugi cristiani. In Maria l’amore più puro e fedele verso il castissimo sposo, amore fatto di sacrificio e di attenzioni delicate: in Lei umiltà che si manifestava nella paziente rassegnazione alle disposizioni, oh! quante volte ardue e penose, della divina Provvidenza.
Possa, o sposi cristiani, la vostra devozione a Maria costituire una sorgente sempre viva di favori celesti e di vera felicità.
L’amor proprio, veleno della vita matrimoniale
7 giugno 1942
La storia delle famiglie presenta esempi di giovani sposi che hanno, col passare del tempo, lasciato ingenerarsi un verme corruttore, e divorare e portarsi via, un dì dopo l’altro, un poco della prima forza e freschezza unitiva. Donde può nascere, diletti figli e figlie, questo mutamento in peggio? questa evoluzione? È forse cominciata tutt’a un tratto per un capriccio? per la scoperta imprevista di una incompatibilità di caratteri? per qualche tragico incidente? Quei capricci, quelle scoperte, quegl’incidenti tragici, che sembrano aver segnato l’inizio di tale mutamento, non sono stati di fatto se non l’occasione rivelatrice che ha precipitato la rottura. Sotto la infida cenere covavano i carboni ardenti.
Penetrate e scandagliate le profondità di quei cuori. Se l’amore fosse stato totale, se fosse stato assoluto, se fosse stato quell’amore che consiste nel dono di sé, se non avesse conosciuto altro limite fuori dell’amore di Dio, o meglio, se quell’amore umano si fosse sollevato sopra i sensi per appoggiarsi, fondarsi e fondersi in un comune amore di Dio, totale e assoluto, allora sì nessun estraneo tumulto ne avrebbe turbata l’armonia, nessun urto l’avrebbe infranto, nessuna nube ne avrebbe oscurato il cielo. Anche nell’amore non si vive sempre senza dolore.
Chi dunque ha prodotto in quell’amore, in quella santa unione di anime, una ferita invisibile e spesso fatale? Non è necessario di cercare lontano. Cercate vicino; cercate nei cuori. Lì sta il nemico; lì sta il colpevole. Diverso altrettanto che subdolo nelle sue manifestazioni e apparizioni, esso è quell’amor proprio, quell’amore di se stessi, che nasce con l’uomo, vive con lui e appena è che muoia con lui. Quale amore è questo? E l’amore della corruzione; è l’egoismo; è l’amor proprio, fonte di ogni male, e perciò dice l’Angelico S. Tommaso che l’amore di sé è la radice di ogni iniquità. Noi ve lo additiamo, diletti sposi novelli, come il più gran nemico della vostra unione, come il veleno del vostro sacro amore.
L’amor proprio è un gran seduttore di tutte le passioni umane. Centro di tutti i pensieri, di tutti i desideri e di tutti i moti, arriva non di rado a innalzarsi quasi idolo, cui si rende il culto del bello che pasce l’occhio, dell’armonioso che blandisce l’udito, del dolce che diletta il gusto, del profumato che ricrea l’olfatto, del molle che accarezza il tatto, della lode e ammirazione che invesca il cuore. Ma la vita coniugale, il vincolo indissolubile del matrimonio, chiede il sacrificio dell’amor proprio al dovere, all’amore di Dio che ha elevato e consacrato i vostri palpiti comuni, all’amore dei figli, per i quali avete ricevuta la benedizione del sacerdote e del cielo.
Contro questo amor proprio, la vostra vittoria, diletti figli e figlie, sta nel sacrificio, che di giorno in giorno accompagna la vostra convivenza e comunanza di vita; sacrificio misto di gioia e di travaglio, al quale è conforto e sostegno la preghiera e la grazia di Dio.
L’amore non viene mai meno
29 aprile 1942
Interrogate il vostro cuore, diletti sposi. Esso è inscrutabile agli altri, ma non a voi. Se richiamate al pensiero il momento in cui al vostro affetto sentiste pienamente rispondere un altro amore, non vi pare forse come se, da quell’istante fino al sì da pronunziarsi insieme avanti all’altare, fosse stato per voi un avanzare d’ora in ora con passi di ansiosa speranza e di trepida aspettazione? Adesso quella speranza non ha più «fior del verde», ma è rosa fiorita; e l’aspettazione attende altre gioie. Il vostro sogno è forse svanito? No: si è fatto realtà. Chi lo ha tramutato in realtà di unione innanzi all’altare? L’amore, che non è scomparso, ma è rimasto, si è reso più forte, più saldo, e nella sua fermezza vi ha fatto esclamare: questo amore deve rimanere immutato, intatto, inviolato, per sempre! Se l’affetto coniugale conosce albori e aurore, non ha da conoscere tramonti o stagioni, né giornate nuvolose e tristi, perché l’amore vuol essere sempre giovane, incrollabile al soffiare dei venti.
Voi così attribuite al vostro amore nuziale, senz’accorgervene, staremmo per dire, con santa gelosia, quel segno caratteristico, che l’apostolo Paolo ascriveva alla carità, quando, esaltandola, diceva : Caritas nunquam excidit (1 Cor. 13, 8): l’amore non viene mai meno. Il puro e vero amore coniugale è un limpido ruscello che per impeto di natura sgorga dalla rupe infrangibile della fedeltà, scorre tranquillo tra i fiori e i pruni della vita, fino a che si sperde nell’urna della tomba. La indissolubilità del matrimonio è dunque l’appagamento di un impulso del cuore puro e incorrotto, dell’anima naturalmente cristiana, e si dilegua solo con la morte.
Stimate vostro onore e vanto, in un tempo pur troppo improntato di sì largo sviamento dalle leggi di Dio, lo svolgere, l’attuare e il professare in tutta la vostra vita coniugale la grande idea del matrimonio, quale fu stabilito da Cristo. Elevate nella quotidiana preghiera comune i vostri cuori a Dio, affinché Egli, che ve ne ha concesso benignamente l’inizio, si degni con la potente efficacia della sua grazia darvene il felice compimento. Con tale augurio e in pegno dei più eletti favori celesti, vi impartiamo di cuore la Nostra paterna Apostolica Benedizione.
Un “sì” per sempre,
come l’amore di Cristo
22 aprile 1942
Il sì, erompente dal vostro labbro per impulso del vostro volere, annoda intorno a voi il vincolo coniugale, e insieme lega per sempre le vostre volontà. Il suo effetto è irrevocabile: il suono, espressione sensibile del vostro consenso, passa; ma il consenso stesso formalmente è fissato, non passa, è perpetuo, perché è consenso nella perpetuità del vincolo, mentre un consenso di vita soltanto per qualche tempo fra gli sposi non varrebbe a costituire il matrimonio. L’unione dei vostri sì è indivisibile; ond’è che non vi è vero matrimonio senza inseparabilità, né vi è inseparabilità senza vero matrimonio.
Ma se la volontà degli sposi, contratto che l’abbiano, non può più sciogliere il vincolo matrimoniale, potrà forse farlo l’autorità, superiore ai coniugi, stabilita da Cristo per la vita religiosa degli uomini? Il vincolo del matrimonio cristiano è così forte, che, se esso ha raggiunto la sua piena stabilità con l’uso dei diritti coniugali, nessuna potestà al mondo, nemmeno la Nostra, quella cioè del Vicario di Cristo, vale a rescinderlo.
Gesù e Maria con la loro presenza santificarono le nozze di Cana: là il divin Figlio della Vergine fece il primo miracolo, quasi a dimostrare anzi tempo che iniziava la sua missione nel mondo e il regno di Dio dalla santificazione della famiglia e dell’unione coniugale, origine della vita. Là cominciò la elevazione del matrimonio, il quale doveva ergersi nel mondo soprannaturale dei segni, che producono la grazia santificante, a simbolo della unione di Cristo con la Chiesa (Efesini 5, 32); unione indissolubile e inseparabile, nutrita di quell’amore assoluto e senza fine, che sgorga dal Cuore di Cristo. Come potrebbe l’amore coniugale essere e dirsi simbolo di tale unione, quando fosse deliberatamente limitato, condizionato, solubile, quando fosse una fiamma di amore soltanto a tempo? No: elevato all’eccelsa e santa dignità di sacramento, improntato e stretto in così intima connessione con l’amore del Redentore e con l’opera della redenzione, non può essere e affermarsi che indissolubile e perpetuo.
È vero; un vincolo può talora costituire un gravame, una servitù, come le catene che stringono il prigioniero. Ma può essere anche un potente soccorso e una sicura garanzia, come la corda che lega l’alpinista ai suoi compagni di ascensione, o come i legamenti che uniscono le parti del corpo umano e lo rendono spedito e franco nei suoi movimenti; e tale è ben il caso del vincolo indissolubile del matrimonio.
La Santa Comunione,
mezzo efficacissimo per la vita spirituale della famiglia
7 giugno 1939
Ogni anima cristiana ha bisogno dell’Eucaristia, secondo la parola di Nostro Signore Gesù Cristo: “Se non mangerete la carne del Figlio dell’uomo e non berrete il suo sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, ha la vita eterna” (Gv 6, 54. 55).
La Comunione Eucaristica ha dunque per effetto di alimentare l’unione santificante e vivificante dell’anima con Dio, di mantenere e fortificare la vita spirituale ed interiore, d’impedire che nel viaggio e nel combattimento terreno venga a mancare ai fedeli quella vita che è stata loro comunicata nel Battesimo.
Di questi beni così preziosi Gesù Cristo vuole arricchire le anime nella Santa Comunione: e beati coloro che, secondando le sue amorose intenzioni, sanno valersi di questo mezzo così valido di santificazione e di salute!
Ma di tutti questi aiuti hanno particolare bisogno gli sposi e i genitori cristiani che, rendendosi conto delle gravi responsabilità, da loro assunte, si sono proposti di volervi seriamente corrispondere.
La famiglia ha bisogno, come di base, di intima unione di anime soprattutto, non solo di corpi, unione fatta di amore e di pace scambievole. Ora l’Eucaristia è, secondo la bella espressione di Sant’Agostino, segno di unione, vincolo di amore, signum unitatis, vinculum caritatis, e perciò unisce e quasi rinsalda tra loro i cuori.
A sostenere i pesi, le prove, i dolori comuni, ai quali ogni famiglia anche ben ordinata non può sfuggire, vi è bisogno di quotidiane energie; la Comunione Eucaristica è generatrice di forza, di coraggio, di pazienza, e con la letizia soave che diffonde nelle anime ben disposte fa sentire quella serenità che e il tesoro più prezioso del domestico focolare.
Pensiamo con gioia, diletti figli, che voi, ritornando alle vostre città, ai vostri paesi, alle vostre parrochie, darete questo bello ed edificante spettacolo di accostarvi spesso alla Mensa Eucaristica, e dalla chiesa rientrerete nelle vostre case portando tra le pareti domestiche Gesù e, con Gesù, ogni bene.
Nessun commento:
Posta un commento