Nel mese dedicato tradizionalmente alla Madonna, pubblichiamo le parole che Pio XII rivolse agli sposi italiani, il 16 ottobre 1940. Il discorso del Papa, pensato per la vita coniugale, può ben riferirsi alla vita di ciascuno di noi, in qualunque stato si trovi. Per tutti, infatti, l’intera vita può diventare un «rosario vivente», pronunciando continuamente il «Fiat» alla volontà divina, per ricevere, attraverso Maria «piena di grazia», tutto quello di cui abbiamo bisogno, «oggi e nell’ora della nostra morte» – attraversando così i misteri della gioia, del dolore e infine della gloria, quando, beati tra i beati, in Paradiso potremmo cantare la gloria eterna «al Padre, al Figlio ed allo Spirito Santo».
Di gran cuore vi diamo il benvenuto, diletti sposi novelli, che sembra aver condotti a Noi la Vergine del Santissimo Rosario. Ci piace mirarla cogli occhi dello spirito china verso di voi con un sorriso, per porgervi quel semplice e devoto oggetto, il quale, attraverso una catena di anelli pieghevoli e leggeri, non richiamante che una servitù d’amore, riunisce per decine i suoi piccoli grani, pieni di un invisibile succo soprannaturale, mentre, dal canto vostro, inginocchiati davanti a lei, promettete di onorarla, offrendole il più spesso possibile, in tutte le vicende della vita familiare, il tributo della vostra pietà.
Il rosario, secondo l’etimologia stessa della parola, è una corona di rose: incantevole cosa, che presso tutti i popoli rappresenta una offerta di amore e un segno di gioia. Ma queste rose non sono quelle di cui si adornano frettolosamente gli empi, dei quali parla la Sacra Scrittura: «Coroniamoci di rose – essi esclamano – prima che appassiscano» (Sap 2, 8). I fiori del rosario non avvizziscono; la loro freschezza è incessantemente rinnovellata dalle mani dei devoti di Maria; e la diversità delle età, dei paesi e delle lingue dà a quelle rosi vivaci la varietà dei loro colori e del loro profumo. Col sacramento del matrimonio, ci sembra che tutta la vostra vita avvenire sarà come un serto di rose, un rosario, la cui recita perseverante e concorde è cominciata quando ai piedi dell’altare voi avete uniti i vostri cuori, stretti così dai doveri nuovi e più gravi, che col vostro consenso nuziale benedetto da Dio avete liberamente contratti.
Il vostro «sì« sacramentale ha, infatti, qualche cosa del Pater noster per l’impegno che esso implica di santificare insieme il nome di Dio nella ubbidienza alle sue leggi, di stabilire il suo regno nel vostro focolare domestico, di perdonare ogni giorno l’uno all’altra le mutue offese o mancanze, di combattere le tentazioni, di fuggire il male, e soprattutto il «Fiat» risoluto e fiducioso, con cui andate incontro ai misteri dell’avvenire. Quel «sì» è anche come un riflesso della salutazione angelica, l’Ave Maria, perché vi apre una nuova sorgente di grazia, di cui Maria, «gratia plena», è la sovrana dispensatrice, e che è l’abitazione di Dio in voi; è un pegno speciale di benedizioni non solo per voi, ma anche per i frutti della vostra unione; un nuovo titolo di remissione dei peccati durante la vita e di assistenza materna nell’ora suprema. Voi, dunque, rimanendo fedeli ai doveri del vostro nuovo stato, vivrete nello spirito del Santo Rosario, e le vostre giornate si svolgeranno come una concatenazione di atti di fede e di amore verso Dio e verso Maria.
Ma un rosario, diletti figli e figlie, significa pure che i misteri del vostro avvenire non saranno sempre e soltanto fatti di gioia; essi porteranno talvolta anche provvidenziali dolori. È la legge di ogni vita umana, come di ogni ramo di rose, che i fiori siano misti alle spine.
Voi ora vivete i misteri gaudiosi, e noi vi auguriamo di gustarne lungamente la dolcezza. Ma come voi avete ricevuto e riceverete gioie – quelle di oggi e quelle di domani – con filiale riconoscenza e saggia moderazione, così accoglierete con spirito di fede e sommissione i misteri dolorosi dell’avvenire, quando verrà la loro ora. Misteri? È il nome che l’uomo spesso dà al dolore, perché, se non è solito di cercare una giustificazione alle sue gioie, vorrebbe invece colla corta sua veduta rendersi ragione delle sue sventure, e soffre doppiamente, quando non ne vede di quaggiù il perché. La Vergine del Rosario, che è anche quella dello «Stabat» sul Calvario, vi insegnerà a restare ritti sotto la croce, per quanto densa possa essere la sua ombra, giacché voi comprenderete dall’esempio di questa «Mater dolorosa» e Regina dei martiri che i disegni di Dio superano infinitamente i pensieri degli uomini e, anche allorché spezzano il cuore, sono ispirati dal più tenero amore delle nostre anime.
Potete voi attendere, dovete voi desiderare, nel rosario della vostra vita, anche dei misteri gloriosi? Sì, se si tratta qui pure della gloria che la sola fede può percepire e gustare. Gli uomini si arrestano spesso ai fumosi bagliori della rinomanza, che si danno o si disputano fra loro con altisonanti parole od azioni. Essere lodati, essere celebri: ecco in che consiste per essi la gloria. Ma gli uomini sovente non curano la gloria che Dio solo può dare, e perciò secondo la parola di Nostro Signore, non hanno fede. La gloria del mondo appassisce, come il fiore del campo, esclamava Isaia. Elevate perciò il vostro sguardo più in altro, o piuttosto penetrate più profondamente, coll’occhio della fede e alla luce delle Sante Scritture, nell’intimo delle vostre anime: «È una grande gloria – vi dirà lo Spirito Santo – seguire il Signore» (Eccl. 23, 38). In tal guisa, il Santo Rosario vi insegna che la gloria del cristiano non si attua nel suo pellegrinaggio terrestre. Interrogate la serie dei misteri: gaudiosi e dolorosi, dall’Annunciazione alla Crocifissione, essi segnano come in dieci quadri tutta la vita del Salvatore; i misteri gloriosi non cominciano che il giorno di Pasqua, e allora non cessano più: né per Gesù risuscitato, che ascende alla destra del Padre e invia lo Spirito santo a presiedere, sino alla fine dei secoli, alla propagazione del suo Regno; né per Maria che, rapita in cielo sulle ali ardenti degli angeli, vi riceve dalle mani del Pare celeste la corona eterna. Similmente sarà di voi, diletti figli e figlie, se resterete fedeli alle promesse fatte a Dio e a Maria, e osserverete lealmente gli obblighi che avete assunti l’uno verso l’altra. Non vergognatevi del Vangelo; e in un tempo in cui molte anime deboli e vacillanti si lasciano vincere dal male, non imitate il loro smarrimento, ma trionfate del male, secondo il consiglio di San Paolo, facendo il bene. Così il rosario della vostra vita, continuato per una catena di anni che vi auspichiamo lunghi e benedetti, avrà il suo compimento felice, quando cadrà per voi il velo dei misteri nella glorificazione luminosa ed eterna della Trinità santa: «Gloria al Padre, e al Figlio e allo Spirito Santo. Amen!».
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