Il felino frequenta i luoghi dove Benedetto XVI passeggia e prega. E il Pontefice, amico degli animali, lo considera uno di famiglia. Come i randagi ai quali parlava quand’era cardinale
Joseph Ratzinger non ha mai avuto un gatto. Non ce l’aveva quando da cardinale prefetto dell’ex Sant’Uffizio abitava in piazza della Città Leonina, a ridosso delle mura leonine.E non ce l’ha nemmeno oggi che, per volere del collegio cardinalizio che lo ha eletto al soglio di Pietro nell’ormai lontano 19 aprile del 2005, abita le stanze del terzo piano del palazzo apostolico.
Che non abbia un gatto non significa tuttavia che non li ami. Lo sanno bene i suoi collaboratori e lo sanno soprattutto i responsabili per la Tutela della fauna del Vaticano, il professor Klaus Friedrich e Giulia Artizzu i quali, sotto la supervisione del numero due del Governatorato, monsignor Giuseppe Sciacca, hanno allestito nei giardini vaticani una cassetta per il ricovero di un gatto speciale: Ciccio, noto oltre il Tevere come «il gatto del Museo». «Si tratta di un gattone nero molto socievole e sicuro del proprio fascino» scrive la Artizzu in All’ombra del cupolone, un foglio informale distribuito tra i dipendenti del Governatorato. Ciccio è conosciuto da tutti gli abituali frequentatori dei giardini, anche da Papa Benedetto XVI che il pomeriggio, prima di ritirarsi per la preghiera dei vesperi, ama passeggiare fino alla grotta dedicata alla Madonna della Guardia, in cima ai giardini, recitando con il suo segretario particolare la preghiera del rosario.
Beninteso, di gatti nei giardini Ratzinger ne incrocia parecchi: il polmone verde che si apre dietro la basilica di San Pietro ha da sempre una fauna variegata - dai pappagalli ai colibrì fino alle raganelle, senza dimenticare tritoni e orbettini - ma sembra che soltanto Ciccio sia riuscito a entrare nel cuore degli abitanti del Vaticano tanto che di fatto è riuscito a farsi adottare.
Appena Ratzinger venne eletto Pontefice, fu il cardinale Tarcisio Bertone, allora ancora arcivescovo di Genova ma per anni numero due della Congregazione per la dottrina della fede, a svelare in un’intervista rilasciata a Famiglia Cristiana l’amore di Ratzinger per i gatti. Disse: «Ratzinger ai tempi dell’ex Sant’Uffizio parlava con i gatti, si fermava e diceva qualcosa in tedesco, probabilmente in dialetto bavarese; portava sempre qualcosa da mangiare ai gatti e se li tirava dietro nel cortile della Congregazione».
Furono queste parole ad alimentare quella che si è poi rivelata essere soltanto una leggenda: come Paolo VI che una volta eletto portò in Vaticano il suo bel gattone, come Pio XII che portò nel palazzo apostolico i suoi due cardellini, anche Benedetto XVI secondo la vulgata doveva aver portato al terzo piano del palazzo il suo amato gatto.
Nessun gatto nell’Appartamento, dunque, seppure la passione del Pontefice per i gatti sia reale: fonti vaticane rivelano che, nelle settimane che hanno preceduto l’elezione, Ratzinger avrebbe offerto un gatto in dono a un amico cardinale un po’ giù di morale. Nelle ore che sono seguite all’elezione si scatenò anche una caccia ai felini tanto cari al nuovo Pontefice. Venne immortalato un bel soriano di nome Chico che accese le fantasie di molti quotidiani internazionali. «Di gatti ne abbiamo due, ma sono di porcellana», tagliò però corto Ingrid Stampa, per anni fedele «governante» di Ratzinger e oggi officiale della Segreteria di Stato addetta ai testi del Pontefice in lingua tedesca. Era lei che dopo i pasti del cardinale scendeva a Borgo Pio per distribuire ai felini gli avanzi.
Recentemente sul Papa e i gatti ha detto la sua il segretario in seconda dell’Appartamento, il maltese don Alfred Xuereb. 53 anni, lavora accanto al Papa dal 2007. Don Xuereb si è recato recentemente in una parrocchia di Nichelino: una toccata e fuga, per ricordare il quinto anniversario della morte del suo amico e conterraneo don Joe Galea. Qui ha parlato dei suoi giorni accanto a Benedetto XVI e soprattutto di quel gatto che il Papa non ha mai avuto. Ha detto: «Intanto non è vero che in casa abbiamo un gatto, anche se Papa Benedetto ama molto gli animali. Si narra che da cardinale ogni tanto si fermasse per strada per rivolgersi a qualche gatto. Qualcuno chiedeva: Scusi eminenza, ai gatti parla in tedesco o in italiano? “Loro non capiscono le lingue, ma il tono di voce sì”, obiettava lui. Senz’altro il Papa è appassionato di musica; è un eccellente pianista. Qualche volta dopo cena sentiamo che suona il pianoforte. E poi sicuramente ci sono i libri: il suo studio ne è pieno. È uno studio arredato in modo molto semplice; gli scaffali e la scrivania sono gli stessi di quando era professore all’università di Tubinga».
Insomma, nessun gatto nell’Appartamento seppure da pochi giorni un gatto abiti i giardini del Papa: Ciccio, il «gatto del Museo», per lui un piccolo appartamento in uno dei luoghi più esclusivi del mondo.
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