Chiesa e post Concilio
Dove sta andando la Chiesa cattolica? È vero che una parte di quella visibile (la Chiesa Una Santa è Viva e immacolata nel Suo Sposo) rischia di subire una 'mutazione genetica' o questa è già avvenuta nostro malgrado e ne vediamo solo ora gli effetti? Siamo in tempo per rimediare e come?
Nel recente Sinodo sulla famiglia, a seguito della rivoluzione innescata da Bergoglio e dai "suoi", molti sono stati i vescovi e cardinali che hanno difeso con audace e chiara fermezza la dottrina perenne sul matrimonio e sull'omosessualità.
Tra le diverse aree geografiche, si sono distinti i rappresentanti di: Africa, Stati Uniti, e Polonia che, anche in questo periodo intermedio prima della ripresa nel 2015, stanno mostrando a tutto l'Orbe cattolico di essere pastori ben orientati. Da rimarcare il fatto che essi reagiscono con vigore ai gravi cedimenti del clero tedesco e latino americano e non lo fanno da Chiese messe ai margini. Rorate caeli parla di tre divisioni che generano fiducia e con le quali tutti si dovranno misurare nelle prossime tornate del Sinodo.
I vescovi del Ghana
Per quanto riguarda l’Africa, la recente Assemblea della Conferenza episcopale del Ghana, ha reso nota una dichiarazione [qui] dalla quale stralcio:
«L’insegnamento perenne e immutabile della Chiesa sulla famiglia è basato sulla natura umana ma specialmente sulla Scrittura e sulla Sacra Tradizione, secondo cui Dio ha ordinato che il matrimonio sia tra un uomo e una donna, quando “Dio li fece uomo e donna e li benedì”. Dio ha voluto il matrimonio aperto alla vita “quando li benedì e disse crescete e moltiplicatevi” (Gen. 1,27-28). Inoltre, Dio ha voluto che il matrimonio sia indissolubile, con le parole di Gesù: “L’uomo non separi ciò che Dio ha unito (Mt 19,6)». Amen.
Per gli Stati Uniti, oltre a interviste e commenti di prelati e studiosi di rango, c'è da considerare che proprio nei giorni scorsi sono stati eletti i vescovi che parteciperanno alla prossima Assise Sinodale prevista appunto per 2015. I nomi: Joseph Kurtz, arcivescovo di Louisville, card. Daniel Dinardo, arcivescovo di Galveston Houston, Charles Chaput, arcivescovo di Filadelfia, e José Gomez, arcivescovo di Los Angeles, notoriamente schierati a difesa della dottrina rispetto alla prassi sovvertitrice. Nelle riserve, l'arcivescovo di Chicago, Blaise Cupich e l'arcivescovo di San Francisco, Salvatore Cordileone, fra i più determinati a “rimanere nella verità di Cristo” come ricordiamo dal famoso libro dei cinque cardinali.
Quanto alla Polonia, il presidente di quella Conferenza episcopale, l’arcivescovo di Poznan Stanisław Gądecki, in un’intervista rilasciata nei giorni scorsi [qui], (attingo dalla traduzione fattami pervenire da una lettrice, che ringrazio), ha ribadito l’inammissibilità del “teorema Kasper”, sottolineando come questo non solo minaccia l’indissolubilità del matrimonio, ma anche la comprensione dei sacramenti dell’Eucaristia e della Confessione; ha sottolineato come il tema dei divorziati risposati sia stato sollevato dai vescovi tedeschi insieme a quelli latinoamericani: in Germania ormai nessuno si confessa più, mentre tutti vanno a fare la Comunione, in America Latina il dilagare di situazioni irregolari fa sì che molti siano ancor più facilmente attratti dai movimenti pentecostali o dalle sette, dove ricevono comunione e benedizione. Problemi reali, che creano forti pressioni sui vescovi locali, ma la cui soluzione non può essere il lassismo: anche Gesù ha predicato una verità controcorrente per quanto riguarda il matrimonio e generazioni di missionari, di fronte a popolazioni che faticavano a vivere la dottrina cattolica, hanno intensificato i propri sforzi, non hanno annacquato la verità.
L'Arcivescovo di Poznań ha inoltre fatto presente che agli occhi di vescovi provenienti da molte regioni del mondo, per esempio dell'Europa centrale e orientale, i cambiamenti proposti sarebbero assolutamente impensabili.
Egli ha anche stigmatizzato la confusione creata dalla pubblicazione della relazione unilaterale dopo la prima settimana del Sinodo, identificandola come un tentativo di forzare in una certa direzione, attraverso la pubblicazione di un documento redatto in una certa forma. Ma le discussioni della seconda settimana hanno mostrato una direzione opposta e le cose sono state messe nelle giuste proporzioni.
Ha anche espresso critiche all’idea, avanzata da alcuni padri sinodali, di cambiare la procedura di annullamento del matrimonio, trasferendolo dal dominio giudiziario a quello amministrativo. La decisione in materia sarebbe stata presa dal vescovo della diocesi, dopo aver ascoltato il parere di un consiglio di chierici o laici, che hanno studiato il caso. Ed ha spiegato che questa idea non ha guadagnato applausi, perché "questo sarebbe una banalizzazione del processo e banalizzazione della responsabilità di coloro che si sono separati".
Inoltre ha dichiarato che "troppa pietà in questo settore, se staccata dalla verità, può causare un sacco di danni", aggiungendo che i tribunali ecclesiastici, che sono abbastanza liberali in questo senso, hanno più volte ricevuto un rimprovero della Santa Sede. "Bisogna ricordare che Gesù era misericordioso verso coloro che si pentivano, ma ha duramente ammonito coloro che non avevano intenzione di pentirsi".
Da rilevare la notazione conclusiva dell'Arcivescovo Gądecki, considerato “progressista” secondo i canoni polacchi che ha affermato come oggi non abbia più senso la differenza tra progressisti e conservatori. Oggi la differenza è tra ciò che è vero e ciò che è falso, tra chi è fedele al Magistero e chi no.
Commenti
Posta un commento