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Il Priorato, il Sacerdote e l'apostolato di oggi

Mons. Marcel Lefebvre
Come proteggere la fede dei nostri Sacerdoti? Come permettere loro di lavorare mantenendo il fervore che avevano il giorno dell’Ordinazione e della loro Prima Messa? Come perseverare in mezzo a questo mondo che, più che mai, pensa solo ai piaceri, ai godimenti, ai soldi e ai beni terreni? Come preservare il Sacerdozio in questa atmosfera della “chiesa conciliare”, di sacerdoti che non sono più Sacerdoti, che non ne hanno più l’abito, i costumi, la predicazione, la liturgia, la dottrina? Tutto questo è uno scandalo per noi.

La Provvidenza ci ha fornito la soluzione: il Priorato. Sarà esso a proteggere la grazia del Sacerdozio, il fervore del Prete. Il Priorato è come un bastione avanzato in pieno campo di battaglia, da dove i Sacerdoti ferventi, che vivono nella preghiera, nella contemplazione, vicino al Santissimo Sacramento, nell’unione fraterna, sono pronti a partire in battaglia.

Se accadesse che i Priorati scomparissero, non avremmo più la Fraternità, perché essa è essenzialmente basata sui Priorati, su questa vita comune protetta dal mondo, direi quasi claustrale. Vista l’atmosfera irrespirabile di questo mondo in piena decomposizione spirituale, morale, materiale, se non viviamo in un ambiente in cui si può respirare un’aria di fede, di preghiera, di carità fraterna non resisteremo e il nostro apostolato non sarà fruttuoso.
Di qui l’importanza capitale, a mio avviso, della costituzione dei Priorati. È difficile, bisogna riconoscerlo, ma bisogna mantenere questo ideale e capire che è assolutamente indispensabile […].

In altri tempi – mi direte – dei santi sacerdoti erano soli e tuttavia hanno realizzato, come per esempio il Santo Curato d’Ars, un apostolato meraviglioso. Ma le circostanze erano completamente diverse da oggi. Il Curato d’Ars si confessava da un parroco a due o tre chilometri da lui. Vi erano buoni sacerdoti vicini; delle riunioni sacerdotali, i ritiri organizzati dalla diocesi o dal decanato. Il Sacerdote era sostenuto da un contesto che lo spingeva ad uno slancio di zelo e di santità. Anche se l’isolamento del sacerdote non era l’ideale e spesso i preti ricercavano la vita comune, vivendo insieme nelle canoniche […].
Il Priorato ideale deve contare come minimo tre sacerdoti, altrettanti religiosi, qualche suora […]. L’isolamento, al di fuori della città, è un elemento importante per il raccoglimento, l’equilibrio anche fisico. In tal modo il Sacerdote, rientrando dal ministero, si ritrova in campagna, nella calma, nel silenzio [...] È una distrazione, un riposo fisico e morale. Ce n’è bisogno nell’agitazione e il logorio continui […].

I Priorati sono bastioni avanzati in un mondo corrotto: devono essere dei fari di luce, di fede, di santità, di discrezione, di modestia, di unione fraterna, affinché le persone possano guardare ad essi come ad baluardo di resistenza ed un puntodi riferimento.

fervore del Sacerdote. Senza di ciò non si resisterà né fisicamente né moralmente né spiritualmente.

(Conferenza ai Sacerdoti, Parigi, 10 maggio 1988).

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