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I MORTI RISORGERANNO VII PARTE


LE ANIME DEL PURGATORIO

Nel Purgatorio, o luogo di espiazione, saranno a penare le anime in attesa del Paradiso. Suonata che sarà la tromba del Giudizio, cesserà per sempre il Purgato­rio. Usciranno allora festanti le anime, non solo perchè sarà finito il patire tem­poraneo, ma molto più perchè subito le attenderà il Paradiso. Completamente purificate, belle della bellezza di Dio, an­ch'esse si uniranno al corpo per assistere al Giudizio Universale.


I DANNATI

Saranno trascorse decine di anni e di secoli dacché le anime sono piombate nell'inferno. Per esse il dolore e la dispe­razione sono immutabili. Caduta in quel­l'abisso infernale, l'anima è costretta a stare in mezzo al fuoco inestinguibile, il quale brucia e non consuma. Oltre al fuo­co l'anima soffre altre orribili pene, poi­chè l'inferno è chiamato da Gesù Cristo: Il luogo dei tormenti. Sono le urla dispe­rate dei dannati, sono le scene terrifican­ti, che senza alcuna tregua o diminuzio­ne rendono l'anima straziata! Più che tutto è la maledizione che sente risuo­narsi continuamente: Anima perduta, sei stata creata per godere Iddio ed inve­ce devi odiarlo e soffrire eternamente!... Quanto tempo durerà questo tormento? - dice l'anima disperata. - Sem­pre! - rispondono i demoni. - In preda allo strazio la misera rientra in se stessa e sente il rimorso di essersi dannata vo­lontariamente. - Sono qui per colpa mia... per i peccati che io ho fatto!... E dire che avrei potuto essere felice per sempre!

Mentre i dannati nell'inferno così sof­frono, ecco echeggiare il suono delle trombe angeliche: E' l'ora del Giudizio Universale! ...Tutti davanti al Giudice Supremo!

Le anime subito dovranno uscire dal­l'inferno; però le loro pene non avranno sosta, anzi il tormento sarà maggiore, pensando a ciò che le attenderà.

Ecco l'incontro dell'anima dannata col corpo, il quale sbucherà dal sepolcro in forma orribile, mandando un fetore inau­dito. - Corpo miserabile, dirà l'anima, carne putrida, osi ancora stare con me?... Per colpa tua mi sono dannata!... Tu in vita mi trascinavi nel fango dei vizi!... Sono parecchi secoli che tra le flamme ed i rimorsi incessanti sconto quei pia­ceri che tu, o corpo ribelle, mi chiedesti!

Ed ora dovrò riunirmi a te?... Ma, sia pu­re! Così, o corpo dissoluto, verrai anche tu a spasimare nel fuoco eterno!... Così pagheranno il male fatto e le impurità commesse queste due mani invereconde, questa lingua scandalosa e questi occhi impuri!... Sciagurato compagno... pochi istanti di godimento sulla terra... un'eter­nità di pene e di disperazione!

Il corpo sentirà orrore di unirsi all'ani­ma, la quale sarà orribile come il demo­nio... ma la forza maggiore li riunirà.


DELUCIDAZIONI

E' bene chiarire qualche difficoltà ri­guardo alla risurrezione dei corpi. Come si è detto avanti, è verità di fede rivelata da Dio che i morti risorgeranno. Il tutta avverrà in modo miracoloso. La nostra intelligenza si domanda: Abbiamo in na­tura qualche esempio o paragone di que­sta rinnovazione dei corpi? - E sì! Però i paragoni calzano sino ad un certo pun­to, specialmente nel campo soprannatu­rale. Consideriamo perciò il chicco di frumento messo sotto terra. Esso poco per volta marcisce, sembra che tutto sia andato a male... quando un bel giorno il germoglio rompe la zolla del terreno e si presenta pieno di energia alla luce del sole. Consideriamo l'uovo della gallina, che comunemente è preso come simbolo della Pasqua o della risurrezione di Gesù Cristo. L'uovo non ha la vita di per sé, ma la possiede in germe. Un giorno o l'al­tro il guscio dell'uovo si rompe ed ecco uscirne un bel pulcino, pieno di vita. Co­sì sarà al giorno del Giudizio. I silenziosi cimiteri; albergo dei cadaveri, al suono della tromba angelica si popoleranno di esseri viventi, poiché i corpi si ricompor­ranno ed usciranno dal sepolcro pieni di vita.

Si dirà: Stando il corpo umano sotto terra decine e decine di anni e di secoli, si ridurrà in minutissima polvere e si con­fonderà con gli elementi del terreno. Co­me potrà alla fine del mondo ricomporsi l'intero corpo?... E quei corpi umani la­sciati insepolti perché in balìa delle onde del mare, andati poi in pasto ai pesci, i quali pesci a loro volta saranno stati mangiati da altri... questi corpi umani potranno ricomporsi?... Certamente! In natura, dicono gli scienziati, niente si distrugge; i corpi possono cambiare sol­tanto forma... Perciò gli elementi costi­tutivi del corpo umano, pure essendo sog­getti a molte variazioni, non perderanno niente nella risurrezione universale. Se poi qualche deficienza dovesse esserci, l'onnipotenza divina supplirà coprendo ogni lacuna.


I CORPI RISORTI

I corpi degli eletti perderanno i difetti fisici avuti casualmente nella vita terre­na e saranno, come dicono i teologi, in età perfetta. Perciò non saranno ciechi, zoppi, sordo-muti, ecc...

Inoltre i corpi glorificati, come inse­gna San Paolo, acquisteranno nuove qua­lità. Essi saranno impassibili, cioè non potranno soffrire più e resteranno im­mortali. Saranno risplendenti, perchè la luce della gloria eterna, di cui saranno rivestite le anime beate, ridonderà anche nei corpi; questo splendore dei vari corpi sarà maggiore o minore in rapporto, al grado di gloria conseguito da ciascu­n'anima. I corpi glorificati saranno an­che agili, cioè in un attimo potranno an­dare da un luogo all'altro, sparire e ri­comparire. Inoltre saranno spiritualizza­ti, come dice S. Tommaso, e perciò non saranno soggetti alle funzioni proprie dei corpo umano. In virtù di questa spiritua­lità i corpi glorificati faranno a meno del­la nutrizione e della generazione e po­tranno attraversare qualunque corpo senza alcun ostacolo, come vediamo, ad esempio, nei raggi “X” che attraversano i corpi. Cosa Gesù Risorto potè entrare a porte chiuse nel Cenacolo, ove stavano gli Apostoli timorosi.

I corpi dei dannati invece non godran­no nessuna di queste doti, anzi saranno deformati in rapporto alla malvagità del­l'anima cui appartenevano.


LA VALLE DEL GIUDIZIO

Ove sarà il carname, ivi si raduneran­no le aquile. Dato il segno della risurrezione, sorge­ranno le creature da ogni angolo della terra, dai Cimiteri, dai mari, dalle mon­tagne e dalle pianure; tutte andranno In un medesimo luogo. E dove? Nella valle del Giudizio. Nessuna creatura resterà indietro o si smarrirà, poichè tutte sa­ranno attratte misteriosamente a para­gone del carname. Egli dice: Come gli uccelli di rapina sono attratti dall'odore della carne in putrefazione ed ivi si ra­dunano, così nel giorno del Giudizio fa­ranno gli uomini !


LE DUE SCHIERE

Prima ancora che Gesù Cristo appaia in Cielo, scenderanno i suoi Angeli e se­pareranno i buoni dai cattivi, facendone due grandissime schiere. E qui è bene ri­cordare le parole del Redentore gìà, cita­te: Come i pastori separano gli agnelli dai capretti, i contadini nell'aia il grano dalla paglia, i pescatori i pesci buoni dai cattivi, così faranno gli Angeli di Dio al­la fine del mondo.

La separazione sarà netta ed inesorabi­le: gli eletti a destra, i dannati a sinistra. Come dovrà essere straziante quella separazione! Un amico a destra, l'altro a sinistra! Due fratelli tra i buoni, uno tra i cattivi! La sposa tra gli Angeli, lo sposo tra i dèmoni! La madre nella schie­ra luminosa, il figlio in quella tenebrosa dei malvagi... Chi potrà mai dire l'im­pressione dei buoni e dei cattivi a guar­darsi vicendevolmente?!


TUTTO SARA' MANIFESTATO

La schiera dei buoni sarà risplendente, poiché coloro che la comporranno saran­no luminosi. Il sole nel meriggio ne è de­bole immagine. Tra i buoni si vedranno uomini e donne di ogni razza, età e con­dizione. I peccati da loro commessi in vi­ta non appariranno perchè già perdona­ti. Lo dice il Signore: Beati coloro, i cui peccati sono stati coperti!

La schiera dei dannati al contrario sa­rà orribile a guardarsi! Vi si troverà ogni categoria di peccatori, senza distinzione di classe o dignità, in mezzo ai demoni che tormenteranno.

I peccati dei reprobi appariranno tut­ti, nella loro malizia. - Niente, dice Ge­sù, vi è di nascosto che non venga mani­festato!

Quale umiliazione non ne proverrà ai cattivi a vedersi svergognati pubblica­mente!

I buoni, puntando lo sguardo sui dan­nati, diranno: Ecco là quella persona a­mica! Sembrava tanto buona, e devota, frequentava con me la Chiesa... la stima­vo un'anima santa!... Guarda invece che peccatacci commetteva!... Chi l'avrebbe mai detto?... Ha ingannato le creature con la sua ipocrisia, ma non ha potuto ingannare Iddio!

- Ecco là mia madre!... La stimavo una donna esemplare... eppure era tut­t'altro! Quante miserie!...

- Quanti conoscenti scorgo tra i dan­nati!... Mi furono amici nella giovinezza, perduti per peccati taciuti in Confessio­ne! Compagni di lavoro, vicini di casa! Si sono dannati!... Quante, impurità commesse!... Infelici!... Non avete voluto ma­nifestare in Confessione al Mnistro di Dio nel massimo segreto i vostri peccati ed ora avete la vergogna di farli cono­scere a tutto il mondo... e per di più vi siete dannati!...

- Ecco là due figli miei... e lo sposo!... Oh! Quante volte li scongiurai a rimet­tersi sulla buona strada!... Non hanno voluto ascoltarmi e si sono dannata! -

D'altra parte i malvagi, contemplando con rabbia infernale i fortunati della schiera di destra, esclameranno: Oh! in­sensati che siamo stati! ...

...Credevamo stoltezza la vita di costo­ro e senza onore la loro fine ed eccoli ora annoverati tra i figli di Dio!

- Guarda là, dirà un dannato, come è felice quel povero cui negavo la carità! - Come sono splendenti, dirà un altro, quei tali miei conoscenti!.. Li schernivo quan­do andavano in Chiesa... li deridevo quan­do non pigliavano parte a discorsi scan­dalosi... li chiamavo sciocchi perchè non si davano come me agli spassi mondani... ed ora... essi salvi... ed io no... Ah, se po­tessi nascere di nuovo!... Ma non mi re­sta ora che la disperazione! - Ecco là, esclama un terzo, un complice dei miei falli!... Abbiamo peccato assieme!... Lui - ora in Paradiso ed io all'inferno!... For­tunato lui che si è pentito ed ha cam­biato condotta!... Io invece, sentivo il ri­morso e continuavo a peccare.

... Ah!.. Avessi seguito l'esempio dei buoni... avessi ascoltato i consigli del con­fessore... avessi lasciato quell'occasio­ne!... Ormai per me tutto è finito; mi re­sta l'eterno rimorso!


CALDA RACCOMANDAZIONE

Mamme, che avete figli traviati e che tuttavia amate; giovani ferventi, che ve­nerate i genitori, i quali tuttavia non os­servano la legge di Dio; o voi tutti, che amate svisceratamente qualche persona, ricordate di far di tutto per convertire chi è lontano dal Signore! Diversamente, sarete assieme alla persona amata in que­sta breve vita e dovrete poi separarvene eternamente nell'altra!

Lavorate dunque con zelo attorno ai vostri cari, spiritualmente bisognosi! Per la loro conversione pregate, fate l'e­lemosina, fate celebrare Sante Messe, ab­bracciate penitenze e non datevi pace finchè non riuscirete nell'intento, alme­no procurando loro una buona morte!


VUOI SALVARTI?

Come vorrei in questo momento penetrare nel tuo cuore, o lettore, e toccare le corde intime dell'animo tuo!... Ricorda che chi prima non pensa, in ultimo so­spira!

Io che scrivo e tu che leggi, avremo da trovarci in quel giorno tremendo in quel­le, schiere. Saremo tutti e due tra i bea­ti?... Saremo tra i demoni?... Sarai forse tu tra i buoni ed io annoverato fra i mal­vagi?

Come è preoccupante questo pensie­ro!... Per assicurarmi un posto tra gli e­letti, ho abbandonato tutto in questo mondo, anche le persone più care e la libertà; volontariamente vivo nel silen­zio di un convento. Tutto questo però è poco; potessi fare di più, lo farei, purchè possa assicurarmi l'eterna salvezza!

E tu, o anima cristiana, che cosa fai per ottenere un posto nella schiera degli eletti?... Vuoi salvarti senza sudore?... Vuoi goderti la vita e poi pretendere di salvarti?... Ricordati che si raccoglie ciò che si è seminato; e chi semina vento, raccoglie tempesta!


IL PENSIERO DEL GIUDIZIO

Un letterato illustre, filosofo e grande conoscitore di lingue, viveva a Roma li­beramente e non si risparmiava piaceri: La sua vita non piaceva a Dio. Il rimorso spesso gli toccava il cuore, finché egli si arrese alla voce del Signore. Il pensiero del Giudizio Universale lo atterriva gran­demente e non tralasciava di meditare spesso quel gran giorno. Per assicurarsi un posto tra, gli eletti, egli lasciò Roma e gli spassi della vita e andò a ritirarsi nella solitudine. Ivi si diede a fare pe­nitenza dei suoi peccati e nell'ardore del pentimento batteva il petto con un sas­so. Con tutto questo gli restava una gran paura del Giudizio e perciò esclamava: Ahimè! Tutti i momenti mi sembra di avere negli orecchi il suon di quella trom­ba che si farà sentire nel giorno del Giu­dizio: « Sorgete, o morti, venite al Giu­dizio ». E là, quale sorte mi toccherà?... Sarò io con gli eletti oppure coi danna­ti?... Avrò la sentenza di benedizione ov­vero di maledizione?

Il pensiero del Giudizio, profondamen­te meditato, gli diede la forza di perseve­rare nel deserto, di troncare le cattive abitudini e di arrivare alla perfezione. Costui è San Girolamo, divenuto per i suoi scritti uno dei più grandi Dottori della Chiesa Cattolica.


LA CROCE

- Allora apparirà nel cielo il segno del Figlio dell'uomo e piangeranno tutte le tribù della terra!

E' la Croce il segno di Gesù Cristo; e questa apparirà in testimonianza a tutti i popoli. Quella Croce del Nazareno fu intrisa di Sangue Divino, di quel Sangue che avrebbe potuto cancellare con una goccia sola tutti i peccati dell'umanità!

Ebbene quella Croce alla fine del mon­do farà la sua comparsa gloriosa in Cie­lo! Sarà luminosissima. Tutti gli sguar­di degli eletti e dei dannati saranno ri­volti ad essa.

- Vieni, diranno i buoni, vieni, o Cro­ce benedetta, prezzo del nostro riscatto! Ai tuoi piedi c'inginocchiammo a prega­re, attingendo forza nelle prove della vi­ta! O Croce di redenzione, nel tuo bacio morimmo, sotto il tuo segno aspettam­mo nel sepolcro la sospirata risurrezione!

Per l'opposto, i cattivi a mirare la Cro­ce tremeranno, pensando esser prossima la comparsa del Cristo.

Quel Sacro Segno portante le fessure dei chiodi, ricorderà loro l'abuso fatto del Sangue sparso unicamente per la lo­ro salvezza eterna. Guarderanno perciò la Croce non come segno di redenzione, ma di eterna riprovazione. A tale vista, come dice Gesù, i dannati di tutte le tribù del mondo piangeranno... non per pen­timento, bensì per, disperazione e verse­ranno lacrime di sangue!


IL GRAN RE

I popoli vedranno il Figlio dell'Uomo scendere sulle nubi del cielo con potestà e maestà grande.

Subito dopo la comparsa della Croce, mentre ancora gli sguardi saranno rivol­ti in alto, ecco aprirsi il Cielo e compa­rire sulle nubi il Gran Re, Iddio fatto uo­mo; Gesù Cristo. Verrà nello splendore della sua gloria; circondato dalla Corte Celeste ed in compagnia degli Apostoli, per giudicare le dodici tribù d'Israele. Gesù, Splendore del Padre, si mostrerà allora, come è da pensare, con le cinque Piaghe emananti torrenti di luce celeste.

Prima che il Gran Re, così ama chia­marsi Gesù stesso in tale occasione, pri­ma ancora che il Gran Re rivolga la pa­rola alle creature, Egli avrà parlato loro con la sola presenza.

- Ecco Gesù, diranno i buoni, Colui che servimmo in vita! Egli fu la nostra pace nel tempo... il nostro cibo nella San­ta Comunione... la forza nelle tentazio­ni!.. Nell'osservanza della sua legge pas­sammo i giorni della prova!... O Gesù, vi apparteniamo! Nella vostra gloria eter­namente rimarremo!

- O Dio delle misericordie, diranno anche i tuoni già penitenti, o Dio Gesù, anche noi vi apparteniamo, quantunque un tempo peccatori! Dentro le Vostre Sante Piaghe ci rifugiammo dopo la col­pa e potemmo piangere le nostre mise­rie!... Ora, o Signore, siamo qui, preda del vostro amore misericordioso!... Eter­namente canteremo le vostre misericor­die!

Quelli della schiera sinistra non vor­ranno guardare il Divin Giudice, ma sa­ranno costretti a farlo per maggior con­fusione. A vedere il Cristo sdegnato, di­ranno: O monti, cadeteci addosso! E voi, o colli, schiacciateci!

Quale non sarà la confusione dei dan­nati in quel momento?!? ... Nel suo stori­co linguaggio il Giudice dirà: Sono Colui che voi, o reprobi, bestemmiavate... io... il Cristo!... Sono io Colui del quale voi, o cristiani di solo nome, vi vergogna­vate dinanzi agli uomini... ed ora io mi vergogno di voi dinanzi ai miei Angeli!... Sono io, il Nazareno, quello che voi ol­traggiaste in vita ricevendo sacrilegamen­te i Sacramenti!... Sono io, il Re dei Ver­gini, Colui che voi, o principi della terra, perseguitaste uccidendo milioni di miei seguaci!

Ecco, o Ebrei, sono io, il Messia che voi posponeste a Barabba!... O Pilato, o Ero­de, o Caifa,... sono il Galileo deriso dalla plebaglia e condannato da voi ingiusta­mente!... O miei crocifìssori, o voi che conficcaste i chiodi in queste mani ed in questi piedi,... guardatemi adesso e rico­noscetemi per vostro Giudice!... -

Dice San Tommaso: Se nell'Orto di Getsemani nel dire Gesù Cristo “Sono io”, caddero a terra tramortiti tutti i sol­dati che erano andati a legarlo, che cosa sarà quando Egli, sedendo da Giudice su­premo dirà ai dannati: Ecco, sono io que­gli che voi disprezzaste!...?


IL PRECETTO DELLA CARITA'

Il Giudizio Universale riguarderà tut­ti i mortali e tutte le loro opere. Però Ge­sù Cristo in quel giorno concentrerà il suo giudizio in modo particolare sul pre­cetto della carità.

- Il Re dirà a quelli che sono alla sua destra:

- Venite, benedetti del Padre mio, prendete possesso del regno preparato a voi fin dalla fondazione del mondo; per­ché ebbi fame e mi deste da mangiare; ebbi sete e mi deste da bere; fui pellegri­no e mi ricoveraste; ignudo e mi rivesti­ste; ammalato e mi visitaste; carcerato e veniste a trovarmi! - Allora i giusti ri­sponderanno: Signore, ma quando ti ve­demmo affamato e ti demmo da mangia­re, assetato e ti demmo da bere? Quando ti vedemmo pellegrino e ti ricevemmo, ignudo e ti rivestimmo? E quando ti ve­demmo ammalato? - Risponderà: In ve­rità vi dico che ogni qualvolta faceste qualche cosa ad uno dei più piccoli di questi miei fratelli, lo faceste a me!

Dopo i1 Re dirà a coloro che saranno alla sinistra: Via da me, o maledetti; an­date nel fuoco eterno, che fu preparato a Satana ed ai suoi seguaci; poichè ebbi fa­me e non mi deste da mangiare; ebbi se­te e non mi deste da bere. Ero pellegrino e non mi riceveste; ignudo e non mi rive­stiste; ammalato e carcerato e non mi visitaste! - Anche i cattivi gli risponde­ranno: Signore, ma quando ti vedemmo affamato o sitibondo o pellegrino o ignu­do o ammalato o carcerato e non ti dem­mo assistenza? Allora risponderà loro così: In verità vi dico che ogni volta che non faceste ciò ad uno di questi piccoli, non lo faceste nemmeno a me!

Queste parole di Gesù non hanno bi­sogno di commento.


L'ETERNA SEPARAZIONE

- Ed andranno i giusti alla vita eter­na, mentre i reprobi andranno all'eterno supplizio.

Chi potrà mai esprimere la gioia che proveranno i buoni, quando Gesù pro­nunzierà la sentenza di eterna benedi­zione!?... In un baleno si solleveranno tutti e voleranno al Paradiso, facendo corona a Cristo Giudice, assieme a Ma­ria Santissima ed a tutti i cori degli An­geli. Nuovi inni di gloria echeggeranno, poichè il Gran Trionfatore farà il suo ingresso in Cielo con una sterminata schiera di eletti, frutto della sua reden­zione.

E chi potrà mai descrivere la coster­nazione dei dannati a sentire dire dal Divin Giudice, col volto infiammato di furore: Andate, maledetti, nel fuoco e­terno! - Essi vedranno i buoni sollevar­si verso il Cielo, vorranno poterli segui­re... ma la maledizione divina li tratterrà.

Ed ecco aprirsi una profonda voragine, che metterà capo nell'inferno! Le fiam­me, accese dall'ira di Dio oltraggiato, cir­conderanno quei miserabili ed eccoli tut­ti precipitare nell'abisso: irreligiosi, be­stemmiatori, ubriaconi, disonesti, ladri, omicidi, peccatori e peccatrici di ogni specie! Si richiuderà l'abisso e non si aprirà mai più in eterno.

O voi che entrate, lasciate ogni spe­ranza di uscire!


TUTTO SI AVVERERA’!

Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno!

Tu, o anima cristiana, hai seguito la narrazione del Giudizio finale. Non cre­do che sia rimasta indifferente! Sarebbe questo un cattivo segno! Temo però che il demonio venga a toglierti il frutto del­la considerazione di una verità così ter­rificante, col farti pensare che in questo scritto ci sia dell'esagerazione. Io ti pre­munisco contro di ciò. Quello che ho det­to a proposito del Giudizio è una piccola cosa; la realtà sarà di gran lunga supe­riore. Io non ho fatto altro che commen­tare brevemente le stesse parole del Si­gnore.

Affinché nessuno possa mettere in dub­bio i particolari del Giudizio Universale, Gesù Cristo conchiude la predicazione della fine del mondo, con una conferma assoluta: Il cielo e la terra potranno ve­nir meno, ma delle mie parole nessuna verrà meno! Tutto si avvererà!


NESSUNO SA IL GIORNO

Se tu, o lettore, fossi stato presente al discorso di Gesù riguardo al Giudizio, forse gli avresti domandato il tempo del­l'avveramento; e la domanda sarebbe sta­ta naturale. Noi sappiamo che uno dei pre­senti al discorso domandò a Gesù: In qual giorno sarà il Giudizio Universa­le? - Gli fu risposto: Quanto poi a quel giorno ed a quell'ora, nessuno lo sa, nem­meno gli Angeli del Cielo, eccetto l'Eter­no Padre.

Tuttavia Gesù diede qualche indizio per argomentare della fine del mondo, dicendo: Sarà predicato questo Vangelo per tutta la terra, come testimonianza a tutte le nazioni; ed allora verrà la fine.

Il Vangelo ancora non è stato predica­to ovunque. In questi ultimi tempi però le Missioni Cattoliche hanno preso un grande sviluppo e tanti popoli hanno già ricevuto la luce della Redenzione.


IL PARAGONE DEL FICO

Gesù, dopo aver parlato dei segni pre­cursori della sua venuta gloriosa nel mondo, portò un paragone, dicendo: Dal­la pianta del fico imparate questa simi­litudine. Quando il ramo del fico intene­risce e spuntano le foglie, voi sapete che l'estate è vicina; così ancora, quando ve­drete tutte queste cose, sappiate che il Figlio dell'Uomo è alle porte.

Il Signore vuole che gli uomini vivano nell'aspettazione del gran giorno finale; perchè questo pensiero deve rimettere sulla retta via e far perseverare nel bene; gli uomini però attaccati all'interesse ed al piacere, non si danno premura di ciò; ed anche quando la fine del mondo si av­vicinerà, essi, o almeno molti di essi, non ne faranno caso. Gesù; prevedendo ciò, ricorda a tutti una scena scritturale.


COME AL TEMPO DI NOE'

Si legge nella Sacra Scrittura che Id­dio, a vedere la corruzione morale dell'u­manità, decise di distruggerla per mezzo del diluvio.

Però risparmiò Noè, perché uomo giu­sto, ed anche la sua famiglia.

Noè ebbe l'incarico di fabbricarsi una arca, che potesse galleggiare sulle acque. La gente se ne rideva della preoccupazio­ne di lui nell'aspettare il diluvio e conti­nuava a vivere nei vizi più vergognosi.

Gesù Cristo, dopo aver preannunziato il Giudizio, disse: Come nei giorni avanti al diluvio, gli uomini se ne stavano man­giando e bevendo, sposando e dando a marito le donne sino a quel giorno in cui Noè entrò nell'arca e non si dettero pen­siero finché venne il diluvio che uccise tutti, così sarà alla venuta del Figlio del­l'uomo.


TRAGICA FINE

Si racconta di un grande tiranno, Mao­metto Secondo, che nel dare gli ordini era di un rigore eccessivo. Aveva coman­dato che nessuno facesse la caccia nel parco imperiale.

Un giorno scorse dal palazzo due gio­vanetti, che andavano su e giù per il par­co. Erano i suoi due figli, i quali, creden­do che la proibizione della caccia non si estendesse a loro, si divertivano innocen­temente.

L'imperatore non poté distinguere a distanza la fisionomia dei due trasgres­sori ed era ben lungi dal pensare essere quelli i propri figli. Chiamò un vassallo e gli ordinò di arrestare subito i due cac­ciatori.

- Voglio sapere, gli disse, chi siano questi trasgressori e dopo saranno mes­si a morte!

Il vassallo, ritornato, non sentivasi il coraggio di parlare; ma costretto dallo sguardo fiero dell'imperatore, disse: Mae­stà, i due giovanetti sono chiusi in pri­gione però sono i vostri figli! - Non im­porta, esclamò Maometto; hanno trasgre­dito un mio ordine e perciò devono mo­rire!

- Maestà, soggiunse il vassallo, mi permetto farvi notare che se farete uc­cidere tutti e due i vostri figli, chi sarà il vostro erede nell'impero? - Ebbene, conchiuse il tiranno, si tirerà la sorte: uno morrà e l'altro sarà l'erede. -

Fu preparata una camera per il sor­teggio; le pareti erano a lutto. Nel mez­zo di essa trovavasi un tavolo con una piccola urna; a destra del tavolo stava la corona imperiale, a sinistra una spada.

Maometto, assiso in trono e circondato dalla sua corte, diede ordine che venis­sero introdotti i due colpevoli. Quando li ebbe alla sua presenza disse: Non crede­vo che voi, figli miei, poteste trasgredire i miei ordini imperiali! La morte era de­cretata per tutti e due. Essendo necessa­rio un erede, ognuno di voi pigli una po­lizza da questa urna; su di una è scritto: « vita », sull'altra « morte ». Fatta l'estra­zione il fortunato metterà sul capo la corona e l'altro riceverà un colpo di spada! -

A tali parole i due giovanetti comin­ciarono a tremare fino al delirio. Stesero la mano ed estrassero la pro­pria sorte. Un momento dopo, uno veni­va acclamato come l'erede al trono, mentre l'altro, ricevuto un colpo ferale, gia­ceva morto allagato nel proprio sangue.


CONCLUSIONE

Se ci fosse una piccola urna con den­tro due polizze, « Paradiso » e « Inferno » e tu dovessi prenderne una, oh! come tre­meresti per la trepidazione, più che non i figli di Maometto!

Ebbene se vuoi andare in Paradiso, pensa spesso al Giudizio Divino e regola la tua vita alla luce di questa grande verità.

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