di R. F.
Commentiamo la notizia relativa alle dichiarazioni di Mons. Cesare Nosiglia, Arcivescovo della Diocesi di Torino; e la commentiamo, non per ribadire nuovamente la cialtroneria servile degli uomini di Chiesa, che pur di piacere al mondo, sono capaci di vendersi al nemico, ma per sottolineare due “scorrettezze procedurali e conciliari”, due sviste imperdonabili, in relazione a quanto avvenuto.
La prima gravissima disattenzione del monsignore, è evidente: consta nell’oblio del docente e nel diritto di costui di esprimersi liberamente - per lo meno sulla carta e fintanto che non renderanno legge il disallineamento del pensiero al controllo dittatoriale dell’uniforme omogeneo nulla-cerebrale… patologia già spontaneamente dilagata per mezzo dei bombardanti input dei media.
Quindi, la domanda spontanea al monsignore è la seguente:
caro Monsignore non le sembra di esser venuto meno a quello che per voi alti prelati è un dogma fondamentale del cattolicesimo, ossia all’obbligo di dialogare?
Lei infatti sembra imporre un insegnamento dall’alto; lei sembra agire come quelli che hanno la verità in tasca, monolitici, quei tradizionalisti che buttano via la chiave del Regno per impedirne l’accesso!!!
E per cosa? Per imporre la verità!
Ma come? Vuole forse far proseliti?
La stiamo avvisando per il suo bene: a Roma il proselitismo è considerato una solenne sciocchezza; quindi, Monsignore caro, credo che debba rivedere il suo approccio strettamente “preconciliare”; crediamo fermamente che debba aprirsi ai “segni dei tempi”, i quali le impongono di spingere l’altro verso quello che lui, e nessuno per lui!, reputi sia un bene, senza giudicare alcunchè!
Chi siamo noi, per farlo?
Caro Monsignore, se lei rimane ancorato alla sua idea non negoziabile, potrebbe rischiare seriamente di essere trasferito altrove!
Non le piace la Diocesi di Torino?
Ci scusi, per l’insistenza, potrebbe essere addirittura “commissariato”…e di questi tempi, se le dovesse capitare un “francescano”…insomma!
Certe cose non si augurano neanche al peggior nemico!
Allora – e qui passiamo alla seconda imperdonabile svista! – perché Eccellenza non dà un’occhiata a quanto scrivono tantissimi ex omosessuali?
E diamo così qualche suggerimento, per aprire il suo spazio mentale al dialogo, perché - ahimè! - mica vorrà fare come i vescovi africani, per i quali certe cose sono tabù!!!
No, con loro, ci giura Kasper (salvo poi smentire pubblicamente ed essere poi sbugiardato solennemente per tale smentita!) non si può proprio parlare! Impossibile!
Lei no! Monsignore! Lo abbiamo capito ed è per questo che riponiamo le nostre più rosee speranze che ci ascolterà!!!
Si, perché l’ascolto è il principio cardine del dialogo; l’apertura alla “ricchezza dell’altro”, a quegli elementi di santificazione tipici delle situazioni di reiterato peccato mortale, che vi sono tanto cari!
Allora, dicevamo, caro Monsignore, dia un’occhiata a questo articolo o a quest'altro o aquest'altro ancora… vi troverà numerosissimi collegamenti, dove potrà accertarsi del fatto che non di “orientamento sessuale” si parla, ma di un vero e proprio disturbo della personalità, una patologia.
Aggiungiamo noi: non soltanto di una patologia di natura psicologica si tratta, ma anche di un vero disturbo spirituale, che viene alimentato dal vizio, fino a trasformarsi in una perversione.
Quindi Monsignore, la preghiamo di “rettificare” le sue esternazioni, secondo quanto solennemente ritenuto sacro presso le alte sfere della Gerarchia cattolica…aprendosi ad un possibile, differente punto di vista.
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