INTRODUZIONE
Sentir parlare di morte, d'inferno e di altre grandi verità, non sempre piace, specialmente a chi vuol godere la vita. Eppure è necessario pensarci! Tutti vorrebbero andare in Paradiso, cioè nel godimento eterno; per arrivarci però bisogna anche meditare su certe verità, perché grande segreto per salvare la propria anima è il meditare i novissimi, cioè quanto ci attende subito dopo la morte. - Ricorda i tuoi novissimi, dice il Signore, e non peccherai in eterno! - La medicina è disgustosa, però dà la salute. Ho creduto bene fare un lavoro sul Giudizio Divino, perchè è uno dei novissimi che maggiormente scuote l'anima mia e penso che sarà utile a molte altre anime. Tratterò in modo speciale del Giudizio Universale, perchè non è conosciuto come merita dal popolo.
La risurrezione dei morti, che accompagnerà tale Giudizio, è una novità sbalorditiva per certe anime, come ho potuto constatare nell'esercizio del Sacro Ministero.
Spero di riuscire nell'intento col divino aiuto.
CHE COSA E' LA VITA?
Chi nasce ... ha da morire. Dieci, venti, cinquanta ... cento anni di vita, sono un sofflo. Arrivato l'ultimo istante dell'esistenza terrena, volgendo indietro le sguardo, si deve dire: Breve è la vita dell'uomo sulla terra!
Che cosa è la vita in questo mondo? Una lotta continua per mantenersi nella esistenza e per resistere al male. Giustamente questo mondo è chiamato «valle di lacrime », anche quando qualche raggio di gioia fugace e lusinghiera rischiara l'umana creatura.
Chi scrive si è trovato centinaia e centinaia di volte al letto di moribondi ed ha avuto modo di meditare seriamente sulla vanità del mondo; ha visto spegnersi giovani esistenze ed ha provato il fetore del cadavere in putrefazione. E' vero che ci si abitua a tutto, ma certi fenomeni sogliono far sempre impressione.
Voglio farti assistere, o lettore, alla scomparsa di qualche persona dalla scena del mondo.
LA MORTE
Un magnifico palazzo; una graziosa: villetta all'ingresso.
Un giorno quest'abitazione era l'attrazione dei gaudenti, perchè vi si passava il tempo in giuochi, in danze ed in banchetti.
Ora la scena è cambiata: il padrone è gravemente ammalato e sta lottando contro la morte. Il dottore al capezzale non lascia di confortarlo. Qualche amico fedele lo visita, augurando la salute; i familiari lo guardano ansiosamente e lasciano sfuggire lacrime furtive. Il sofferente intanto è silenzioso e osserva meditando; mai ha guardato la vita come in questi momenti: tutto gli sembra funebre.
- Dunque, dice a se stesso il povero uomo, mi trovo in fin di vita. Il dottore non me lo dice, ma lo fa intravedere. Fra poco sarò morto! E questo palazzo?... Dovrò lasciarlo! e le mie ricchezze?... Andranno ad altri! Ed i piaceri?... Sono finiti!... Sto per morire... Dunque tra non molto sarò inchiodato dentro una cassa e portato al cimitero!... La mia vita è stata un sogno! Del passato mi rimane solo il ricordo! -
Mentre così ragiona, entra il Sacerdote, chiamato non da lui ma da qualche anima buona. - Volete, gli dice, riconciliarvi con Dio?... Pensate che avete una anima da salvare! -
Il moribondo ha il cuore nell'amarezza, il corpo tra gli spasimi ed ha poca voglia di quanto gli dice il Sacerdote.
Tuttavia, per non essere scortese e per non lasciare l'impressione di aver rifiutato i conforti religiosi, ammette il Ministro di Dio al capezzale e più o meno freddamente assentisce a quanto gli viene suggerito.
Il male intanto si aggrava ed il respiro si fa più affannoso. Tutti gli occhi dei presenti sono rivolti all'agonizzante, il quale impallidisce e con sforzo supremo emette l'ultimo respiro. - E' morta! - dice il dottore. Quale strazio al cuore dei familiari!... Quante grida di dolore!
Pensiamo al cadavere dice qualcuno.
Mentre pochi minuti prima quel corpo era oggetto di cure premurose e veniva baciato teneramente dalle persone intime, appena partita l'anima, quel corpo fa ribrezzo; non lo si vorrebbe più guardare, anzi c'è chi non osa più mettere piede in quella stanza.
Si mette una benda intorno alla faccia, affinché il volto rimanga meno sformato prima dell'irrigidimento; si veste per l'ultima volta quel corpo e si adagia sul letto con le mani giunti sopra il petto. Gli si collocano quattro candele attorno e così la camera funebre è allestita.
Permettimi, o uomo, di fare delle riflessioni salutari sul tuo cadavere, riflessioni che forse tu mai hai fatto mentre eri in vita e che ti avrebbero potuto giovare assai!
RIFLESSIONI
Dove sono, o ricco signore, i tuoi amici in questo momento?
Alcuni in questo istante forse sono tra gli spassi, ignari della tua sorte; altri attendono con i parenti nell'altra stanza. Tu sei solo... disteso sul letto!... Soltanto io ti sto vicino!
Questo tuo capo, leggermente piegato, ha perduto l'abituale alterigia e superbia! I tuoi capelli, oggetto di vanità ed un giorno tanto profumati, sono viscidi e scarmigliati! I tuoi occhi così penetranti e abituati al comando... pascolati per tanti anni nell'immoralità, posati vergognosamente su cose e persone... questi occhi ora sono spenti, di color vitreo e coperti per metà dalle palpebre!
Le tue orecchie, incartapécorite, si riposano. Non sentono più le lodi degli adulatori!... Non prestano più ascolto ai discorsi scandalosi!... Già troppi ne hai udito!
La tua bocca, o uomo, lascia un po' vedere la lingua livida e quasi penzoloni, leggermente a contatto con i denti bavosi. Molto l'hai fatta lavorare... Imprecando, mormorando e vomitando bestemmie... Le labbra, color paonazzo ed in silenzioso... illuminato internamente da debole lampada... un Crocifisso alla parete... alcune casse collocate qua e là... Quale lugubre scena! Ah! se potessero parlare i morti e manifestare le proprie impressioni della prima notte passata nel Cimitero!
- Chi sei tu, direbbe il ricco signore, chi sei tu che hai l'onore di stare vicino a me?
- Sono un povero operaio, vissuto nel lavoro e morto per infortunio!... - Allora scostati da me, che sono uno dei più ricchi della città!... Scostati subito, perchè sei puzzolente e non resisto!... - Fratello, par che dica l'altro, siamo ormai la stessa cosa! C'era distanza tra me e te fuori del Cimitero; qua dentro, no! La stessa cosa... lo stesso fetore... gli stessi vermi!...
L'indomani mattina, nelle prime ore, alcune fosse sono preparate nell'ampio Camposanto; le bare vengono tolte dal deposito e portate al luogo di sepoltura. I poveri sono seppelliti senza alcun cerimoniale, tranne la benedizione che dà il Sacerdote. Il ricco signore ancora merita un riguardo, che sarà l'ultimo. Per incarico della famiglia del defunto vengono due amici a fare la ricognizione del cadavere prima della sepoltura. Si apre la bara ed appare il nobile trapassato. I due amici si fanno violenza per guardarlo e subito ordinano di richiudere la cassa. Si son pentiti d'averlo mirato! E' cominciata già la dissoluzione del cadavere. Il volto si è enormemente gonfiato e la parte inferiore, dalle narici in giù, è cosparsa di sangue putrido, venuto fuori dal naso e dalla bocca.
La bara è calata giù; gli operai la ricoprono di terra; fra non molto verranno altri operai a collocarvi un bel monumento.
- O nobile uomo, eccoti nel seno della terra! Marcisci... servano le tue carni di pascolo ai vermi!... Col tempo le tue ossa si polverizzeranno! Si compie in te quanto disse il Creatore al primo uomo: Ricordati, uomo, che sei polvere ed in polvere ritornerai!
I due amici, con lo spettro del cadavere nella mente, escono pensierosi dal Camposanto. - Come ci si riduce - esclama uno. - Caro amico, cosa possiamo farci!... Così è la vita! - Non si conosceva più il nostro amico!... Dimentichiamo tutto!... Guai se dovessimo pensare a ciò che abbiamo visto!
SANTA RISOLUZIONE
O lettore, la pallida descrizione di una scena funebre forse ti ha colpito. Hai ragione! Ma approfitta di questa tua impressione salutare per prendere qualche risoluzione di vita migliore! Per quanti il pensiero della morte è stato il movente per fuggire un'occasione grave di peccato;... per darsi alla pratica fervorosa della Santa Religione... per distaccarsi dal mondo e dalle sue fallaci attrattive!
Alcuni anche si sono fatti Santi. Tra costoro si ricorda un nobile della conte di Spagna, il quale, aveva dovuto guardare il cadavere della regina Isabella prima della sepoltura; rimase così colpito che risolvette di lasciare i piaceri della corte, si diede alla penitenza e si consacrò al Signore. Pieno di meriti partì da questa vita. E' costui il grande San Francesco Borgia.
E tu cosa risolvi di fare?... Non hai niente da correggere nella tua vita?... Non accarezzi forse troppo il tuo corpo a discapito dell'anima?... Non accontenti forse illecitamente i tuoi sensi?... Ricordati che hai da morire... e morrai quando meno lo penserai... Oggi in figura, domani in sepoltura!... Intanto tu vivi come se non dovessi mai morire... Marcirà sotto terra il tuo corpo! E l'anima tua, che dovrà vivere eternamente, perchè non la curi di più?
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