Carissimi amici,
L'Epifania del Signore), nota anche come Teofania termine di origine greca, significa "manifestazione".
Nel racconto dei Vangeli, alcuni Magi, guidati da una stella, hanno incontrato Gesù Bambino e gli hanno offerto oro, incenso e mirra. Nel corso dei secoli gli autori cristiani hanno illustrato il valore simbolico dei doni e hanno aggiunto al racconto evangelico alcuni elementi leggendari, come i nomi dei Magi e la loro dignità regale.
Il cristianesimo lo ha utilizzato per indicare l'incontro dei Magi con Gesù, mettendo in evidenza la sua regalità spirituale, di cui è simbolo l'oro.
L'Epifania del Signore), nota anche come Teofania termine di origine greca, significa "manifestazione".
Nel racconto dei Vangeli, alcuni Magi, guidati da una stella, hanno incontrato Gesù Bambino e gli hanno offerto oro, incenso e mirra. Nel corso dei secoli gli autori cristiani hanno illustrato il valore simbolico dei doni e hanno aggiunto al racconto evangelico alcuni elementi leggendari, come i nomi dei Magi e la loro dignità regale.
Il cristianesimo lo ha utilizzato per indicare l'incontro dei Magi con Gesù, mettendo in evidenza la sua regalità spirituale, di cui è simbolo l'oro.
Nei Vangeli i Magi non vengono però presentati come re, ma come uomini saggi venuti dall'Oriente, con riferimento a tradizioni religiose della Persia e della Mesopotamia, ove era diffuso lo studio degli astri. Il racconto intende ricordare che il messaggio di Gesù è rivolto non solo agli ebrei, ma a tutta l'umanità. Ogni tentativo di identificare la "stella" ricordata nei Vangeli con una cometa o con un altro corpo celeste è fallito: essa viene quindi interpretata in senso spirituale dai teologi più autorevoli.
Nei primi secoli cristiani la festa dell'Epifania non era ben distinta da quella del Natale. Il ciclo liturgico natalizio, che si conclude il 6 gennaio, ha assunto un'importanza centrale soprattutto a partire dal 4° secolo, quando la festa del Natale e quella dell'Epifania sostituirono la festa pagana del Sole, a sua volta preceduta da un'altra festa, quella dei Saturnali. L'Epifania in particolare fu percepita come l'omaggio di tutti i popoli, rappresentati dai Magi, non più a un imperatore terreno ma al Cristo, il vero Re imperatore vittorioso.
Perciò il Natale evidenzia la nascita umile di Gesù in quanto uomo, mentre l'Epifania evoca il suo trionfo spirituale: essa è associata al ricordo del suo battesimo e del miracolo delle nozze di Cana, due episodi che segnano l'inizio della missione di Gesù e nei quali si manifesta la sua divinità.
Il numero tradizionale dei Magi (tre), non indicato nei Vangeli, appare ormai fissato all'epoca di papa Leone Magno (intorno al 450 d.C.), che nelle sue omelie sull'Epifania invitò tutti i popoli ad adorare Gesù come fecero i Magi: "Tutti i popoli, rappresentati dai tre Magi, adorino il Creatore dell'Universo, e Dio sia conosciuto in tutta la Terra". Egli osservò che Gesù "ha voluto essere subito conosciuto da tutti", e che i tre Magi offrono "l'incenso a Dio, la mirra all'uomo, l'oro al re" per ricordare che Gesù è al tempo stesso Dio, re e uomo mortale.
Infatti l'oro adornava le vesti dei sovrani, mentre l'incenso veniva offerto alla divinità, e la mirra era utilizzata nelle cerimonie di sepoltura dei defunti. La stella, vista dai Magi ma non dai Giudei increduli, raffigura l'illuminazione e la conversione dei pagani, mentre gli ebrei rimangono ciechi, incapaci di riconoscere il Messia; il cristiano che vive santamente è come una stella vivente, capace di mostrare a molte persone la via che porta all'incontro col Signore. Negli stessi anni anche il vescovo ravennate Pietro Crisologo ha precisato il valore simbolico dei tre doni: i Magi "con l'incenso lo riconoscono Dio, con l'oro lo accettano quale re, con la mirra esprimono la fede in colui che sarebbe dovuto morire".
Nei secoli successivi alcuni racconti, trasmessi dai Vangeli cosiddetti apocrifi ‒ dalla parola greca che significa "occulti", "nascosti" ‒ attribuirono ai Magi i nomi di Gaspare, Melchiorre e Baldassarre e il titolo regale.
Nella tradizione popolare è nata la figura della befana, che porta i doni ai bambini.Dal termine epifania è derivato quello popolare di befana, utilizzato per indicare la misteriosa vecchietta che ogni anno, proprio il 6 gennaio, porta i doni ai bambini: in queste leggende le antiche tradizioni religiose si sono fuse con altre tradizioni di origine non cristiana.
Infatti l'oro adornava le vesti dei sovrani, mentre l'incenso veniva offerto alla divinità, e la mirra era utilizzata nelle cerimonie di sepoltura dei defunti. La stella, vista dai Magi ma non dai Giudei increduli, raffigura l'illuminazione e la conversione dei pagani, mentre gli ebrei rimangono ciechi, incapaci di riconoscere il Messia; il cristiano che vive santamente è come una stella vivente, capace di mostrare a molte persone la via che porta all'incontro col Signore. Negli stessi anni anche il vescovo ravennate Pietro Crisologo ha precisato il valore simbolico dei tre doni: i Magi "con l'incenso lo riconoscono Dio, con l'oro lo accettano quale re, con la mirra esprimono la fede in colui che sarebbe dovuto morire".
Nei secoli successivi alcuni racconti, trasmessi dai Vangeli cosiddetti apocrifi ‒ dalla parola greca che significa "occulti", "nascosti" ‒ attribuirono ai Magi i nomi di Gaspare, Melchiorre e Baldassarre e il titolo regale.
Nella tradizione popolare è nata la figura della befana, che porta i doni ai bambini.Dal termine epifania è derivato quello popolare di befana, utilizzato per indicare la misteriosa vecchietta che ogni anno, proprio il 6 gennaio, porta i doni ai bambini: in queste leggende le antiche tradizioni religiose si sono fuse con altre tradizioni di origine non cristiana.
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