Quando il capitano di una nave si imbatte in un gruppo di naufraghi, aggrappati a rottami di una zattera, il primo pensiero è quello di soccorrerli. Che tra quei naufraghi vi siano persone buone o cattive è impossibile a sapersi, comprensibilmente, e a quel capitano nessuno chiede che selezioni chi merita di essere tratto in salvo. Queste sono questioni che si possono affrontare solo in un secondo momento, quando i superstiti sono al sicuro.
L’Associazione Exsurge Domine è come una navicella che attraversa i mari agitati per tendere una mano a sacerdoti, religiosi, seminaristi che patiscono persecuzione dalla chiesa bergogliana e si trovano appunto come naufraghi abbandonati a se stessi. Il suo Statuto lo indica espressamente: l’Associazione si impegna a «provvedere all’assistenza, al sostegno e all’aiuto materiale di chierici, religiosi e laici consacrati che versino in condizioni di particolare difficoltà economiche e logistiche; difendere la Tradizione immutata e incorruttibile della Fede Cattolica; conservare e promuovere la Liturgia tradizionale; incentivare lo studio e l’approfondimento teologico e culturale dell’immenso patrimonio religioso, storico e artistico della Cristianità; favorire occasioni di dialogo e d’incontro tra le diverse associazioni, esperienze o gruppi operanti nell’ambito della Tradizione perenne della Chiesa Cattolica».
La decisione di aiutare le Benedettine di Pienza è stata dettata dalla loro pressante richiesta di trovare aiuto e protezione, così da essere sottratte alla decisione assunta dall’Ordinario e dal Dicastero per i Religiosi di deporre la badessa e costringere la Comunità ad omologarsi alle disposizioni deleterie di Cor Orans. Questo era quantomeno ciò che veniva addotto a motivazione della persecuzione di cui le Benedettine erano fatte oggetto, e non vi era motivo di supporre che la badessa non fosse sincera. Sotto la pressione delle irruzioni dei messi vaticani, le religiose si sono sentite assediate e mi hanno supplicato di prendermi a cuore la loro situazione. Ho immediatamente reso noto a livello internazionale quanto accadeva a Pienza con tre dichiarazioni pubbliche (qui, qui e qui). Fu in quella circostanza che la costituenda associazione Exsurge Domine ebbe una ragione in più per completare l’iter burocratico di costituzione e prestare aiuto nel modo più efficace alle Benedettine perseguitate.
Visto che pendeva la minaccia dello sfratto immediato, ci siamo subito attivati, da un lato per trovare una struttura idonea ad accogliere le monache; dall’altro per aiutarle a presentare ricorso contro i Decreti vaticani sospendendone gli effetti. Dopo assidue e accurate ricerche, non avendo trovato alcuna struttura che rispondesse alle esigenze delle Benedettine, l’Associazione Vittorio e Tommasina Alfieri a cui appartiene l’Eremo Sant’Antonio alla Palanzana, decise con il mio favore di mettere a disposizione una parte della proprietà per consentire la costruzione di quello che abbiamo chiamato “Villaggio Monastico” – ben delimitato dalla clausura – dove accogliere le monache, sfrattate dal Vescovo di Pienza e terrorizzate dai Superiori del Dicastero Vaticano.
I numerosi contatti e incontri avvenuti con la badessa e le consorelle parvero confermare la fiducia riposta in loro; una fiducia ricambiata dalle suore, che nel timore che i loro effetti personali potessero essere loro sottratti dall’Autorità ecclesiastica (già intervenuta bloccando il loro conto corrente) ci chiesero di tenere in custodia le loro masserizie, poste gratuitamente in due depositi di proprietà del Presidente di Exsurge Domine (solo di recente le suore hanno ritirato dai depositi le loro mercanzie).
Venne dunque dato pubblico annuncio del progetto del “Villaggio Monastico” da parte di Exsurge Domine, e io stesso non ho risparmiato interventi ed anzi mi sono esposto in prima persona in molteplici modi, sostenendole nella loro azione di resistenza. Se l’iter canonico di allontanamento delle Monache dall’ex-Seminario estivo di Pienza è stato fermato; se sono stati sospesi i provvedimenti del Dicastero per i Religiosi che prevedevano la deposizione della badessa, la sua dimissione dallo stato religioso, l’invio della Priora al “monastero” di Bose e lo smembramento della Comunità, ciò lo si deve all’impugnazione del Decreto da parte di un canonista da noi indicato.
All’inizio del mese di Giugno le suore pubblicavano una lettera aperta (qui) in cui esprimevano la loro gratitudine nei miei confronti e per l’aiuto dei sacerdoti che avevo inviato al Monastero per assisterle. Cosi scrivevano le monache: «Permetteteci di esprimere pubblicamente i nostri ringraziamenti, anzitutto a Sua Ecc.za Rev.ma Mons. Carlo Maria Viganò, nel quale abbiamo trovato un padre e un pastore della Chiesa di Cristo cha ha grande cura di noi e che ci ha difeso e sostenuto in questa battaglia per la Verità e la Giustizia. Grazie pure a quei Sacerdoti che non hanno avuto paura delle ripercussioni e ci hanno assistito da veri pastori: un giorno la Chiesa onorerà questi silenziosi eroi del nostro tempo».
Abbiamo fatto predisporre un progetto tecnico per il “Villaggio Monastico” con un preventivo di spesa di un milione e mezzo di euro e organizzato una raccolta fondi. Le somme raccolte per l’allestimento della struttura – peraltro sinora molto al di sotto del budget necessario – sono state meticolosamente contabilizzate come previsto dalla Legge vigente per le associazioni senza fine di lucro e dallo stesso Statuto di Exsurge Domine. Un utilizzo dei fondi per scopi estranei ai fini dell’Associazione, come da più parti insinuato, è impossibile e del tutto falso.
Una volta lanciato il progetto del “Villaggio Monastico”, l’atteggiamento della badessa e delle consorelle si è progressivamente deteriorato. La frequentazione delle monache ha via via reso evidente l’impronta neocatecumenale della loro formazione, che pretende che i Pastori assecondino ogni loro estro senza esercitare la propria apostolica Autorità. Questo atteggiamento conduce inevitabilmente ad uno spirito di anarchia, di autoreferenzialità e di indipendenza senza limiti. Alla legittima resistenza agli ordini ingiusti e agli abusi da parte della Santa Sede e dell’Ordinario non ha corrisposto da parte della badessa un atteggiamento rispettoso nei modi e di soprannaturale obbedienza verso chi ha cercato di esercitare l’autorità nella Carità in nome di Cristo.
Dopo aver deciso di destinare il “Villaggio Monastico” all’accoglienza delle Benedettine di Pienza, abbiamo coinvolto le monache nel progetto, invitandole a visitare i lavori, chiedendo loro suggerimenti e raccogliendo le loro richieste. A tale scopo abbiamo sottoposto alla loro valutazione i progetti tecnici, i rendering, la strutturazione e l’organizzazione degli spazi, la tipologia di materiali da usare: tutto fino ai minimi dettagli, adattati di volta in volta alle esigenze espresse dalle monache. Questa disponibilità da parte di Exsurge Domine non è però stata considerata sufficiente. Di ritorno dal loro periodo di vacanze in montagna lo scorso mese d’Ottobre, la badessa iniziò ad insinuare ossessivamente il sospetto di interessi illeciti, accusando Exsurge Domine di voler speculare sul progetto del “Villaggio Monastico” strumentalizzando le monache per altri fini, e accusando i Padri della Palanzana di approfittare delle donazioni per «rifarsi l’Eremo». La badessa ha preteso di essere coinvolta nei lavori e di poter sindacare sulla destinazione dei fondi, di avere l’elenco dei donatori di Exsurge Domine, di accedere alle mail, giungendo perfino ad asserire che l’Associazione era stata fondata per le monache di Pienza.
Con il passare del tempo è andato componendosi un quadro assai problematico sulla Comunità pientina. Le monache provengono da una travagliata situazione pregressa. All’iniziale impostazione di marchio neocatecumentale si è sovrapposta una totale mancanza di formazione monastica. Queste problematicità hanno indotto le religiose a forgiarsi un proprio stile di vita del tutto autonomo e discrezionale, nel quale erano completamente assenti il raccoglimento interiore e il silenzio, la discrezione, il rispetto della clausura e tutto ciò che costituisce la premessa esteriore di uno spirito autenticamente claustrale.
A ciò si aggiunga la scarsa disponibilità ad intraprendere un percorso di correzione e rifondazione in chiave tradizionale dell’intera Comunità, rinunciando a comportamenti ed abitudini bizzarri ormai acquisiti; la riluttanza ad accogliere verità di Fede misconosciute o adulterate dal Cammino Neocatecumenale, fino alla incapacità di mantenere relazioni umane stabili e rispettose.
A ciò si aggiunga la situazione di grande imbarazzo e disagio per la presenza della madre della badessa, che non solo vive stabilmente nella comunità ma è considerata membro della stessa – tanto da trovare posto in coro alla destra della badessa – ingerendosi nelle questioni di governo strettamente attinenti alle deliberazioni del Consiglio della badessa.
Le pretese da parte della badessa (e delle consorelle) di controllare e interferire con prepotenza nell’attività dell’Associazione e nelle decisioni del suo Consiglio Direttivo si sono spinte fino al rifiuto della proposta di un comodato d’uso perpetuo e a rivendicare per esse la proprietà del “Villaggio Monastico”, come se dovesse essere loro garantito per diritto. Non corrisponde dunque a verità ciò che scrive La Nuova Bussola Quotidiana (qui), quando il Direttore Cascioli afferma che le suore «non riescono ad ottenere nessuna garanzia sul loro futuro e sulla loro sistemazione. Viene rifiutata loro qualsiasi forma contrattualmente garantita o un comodato d’uso, e inoltre le monache lamentano la mancanza di trasparenza nella raccolta dei fondi e anche l’ordine dei lavori».
Dinanzi a queste reazioni incontrollate e intromissioni indebite della badessa, abbiamo cercato in tutti i modi di evitare una rottura, invitando le monache a un dialogo chiarificatore, invitandole all’Eremo per la verifica dello stato dei lavori in diverse occasioni, l’ultima della quale in ricorrenza del Pontificale di Ognissanti, e poi nuovamente per la festa di San Carlo Borromeo. Il loro ostinato rifiuto ai reiterati inviti tradiva un’ostilità sempre più aggressiva. Alla fine, con una decisione unilaterale, le religiose hanno rotto ogni rapporto, adducendo a propria giustificazione il venir meno della fiducia nei nostri confronti, quando invece sono state le monache ad alimentare il sospetto con una congerie di accuse false e offensive. Il Consiglio Direttivo non ha potuto se non prendere atto della decisione delle monache, che è stata vissuta da tutti i membri di Exsurge Domine con grande costernazione. Per questo motivo, dinanzi a invettive, insulti, parole scomposte e addirittura menzogne della badessa nei riguardi miei e dei sacerdoti dell’Eremo, abbiamo deciso di diramare due Comunicati ufficiali, il 22 Novembre 2023 (qui) e il 17 Dicembre 2023 (qui).
C’è forse da pensare che quando le suore hanno compreso che la prospettiva di un Monastero messo a disposizione da Exsurge Domine avrebbe posto fine al loro stile di vita autonomo e indipendente – al quale non erano disposte a rinunciare – e al loro pretendersi affrancate da qualsiasi autorità ecclesiastica, si è intensificata l’opera di denigrazione nei confronti di chi le aveva generosamente aiutate, assistite, difese e protette, tanto verso di me quanto verso i sacerdoti della Palanzana che si erano avvicendati con spirito di sacrificio per garantire loro la necessaria assistenza spirituale. Alla prova dei fatti, l’averle poste dinanzi alla concreta realizzazione di una struttura tradizionale ha fatto emergere la loro riluttanza a compiere questo passo. Exsurge Domine ha dimostrato ampiamente di essere stata disposta ad accompagnarle con pazienza, consapevole delle difficoltà date dai tempi attuali. Ma le suore volevano comunque un “Villaggio” senza regole e senza condizioni, e così se ne sono andate ancor prima che fosse realizzato.
Nonostante i molteplici e documentati inviti alla moderazione e ad una composizione evangelica della crisi – ad iniziare dal conciliante Comunicato emesso a Novembre e da una mia lettera, accorata e paterna, indirizzata alla badessa e rimasta senza risposta (qui) – le religiose si sono ritenute autorizzate a spargere calunnie e voci diffamatorie.
Sorprende e dispiace che dinanzi a tanti richiami, tante offerte di aiuto e tante opportunità per ricomporre una crisi tanto insensata quanto dannosa per tutti, nessuna monaca abbia manifestato un qualche dissenso o qualche imbarazzo per gli atteggiamenti scomposti della badessa, o abbia – per quanto ci è dato sapere – esortato a maggior riflessione ciò che sembrava avventato e sproporzionato.
Scopriranno troppo tardi quanto insensata sia stata la loro ribellione e l’aver offerto in questa circostanza un’immagine di sé vergognosa di cui sono le prime vittime. Noi ringraziamo il Cielo di aver scoperto per tempo quanto tendere una mano al naufrago possa comportare dei rischi. L’ingratitudine e l’indocilità di questa prima esperienza ci serviranno per il futuro, sapendo temperare l’entusiasmo e la generosità con maggior prudenza.
Il rifiuto del “Villaggio Monastico” da parte delle Benedettine ci ha permesso di mettere a fuoco e di finalizzare la missione della comunità dei “sacerdoti cancellati” presso l’Eremo della Palanzana, che si erano rivolti a me negli ultimi tre anni chiedendo di essere aiutati. Ad essi si sono aggiunti alcuni giovani che hanno chiesto di intraprendere il percorso formativo. Atteso che le monache hanno rifiutato il progetto loro offerto da Exsurge Domine, il Consiglio Direttivo ha deciso di destinare il progetto originario – ancora in fase di costruzione – adattandolo alle esigenze di una casa di formazione clericale, peraltro non molto diverse da quelle di un Monastero.
Nulla dunque, nemmeno un centesimo, è andato perduto di quanto i donatori di Exsurge Domine hanno offerto – generosità benedetta e per la quale ringraziamo il Signore, ma che ad oggi è ancora ben lungi dall’aver raggiunto l’obbiettivo finale del progetto – perché lo stato di avanzamento dei lavori sinora compiuto consente il proseguimento dei lavori senza variazioni, anche se con nuova finalità perfettamente rispondente agli scopi dell’Associazione. Quello che rimane da compiere sarà reso possibile dalla munificenza di chi la Provvidenza ci pone sul cammino, come avvenuto sinora.
Alla luce della disponibilità dimostrata da me, da Exsurge Domine e dalla comunità della Palanzana verso la comunità di Pienza, e dell’ingratitudine avutane in cambio dalle suore, ci era parso opportuno emettere un breve comunicato che non enfatizzasse il loro comportamento ed evitasse di alimentare polemiche. Questa indulgenza da parte dell’Associazione e da parte mia ci è stata ritorta contro, per accusarci e screditare la nostra opera. È per questo che abbiamo deciso di fornire sull’intero caso la nostra versione dei fatti, rivendicando di aver agito con onestà, trasparenza e carità.
La reazione delle monache animate da uno spirito di ribellione basta a dar prova della loro indisponibilità a vivere la loro Vocazione monastica, e pare giustificare – per una volta – i provvedimenti disciplinari adottati dal Dicastero per i Religiosi contro di loro. Rimane la constatazione del desolante stato di anarchia che sessant’anni di Vaticano II hanno instillato nelle anime dei Cattolici, massimamente nei sacerdoti e nei religiosi. L’opera di ricostruzione e di restaurazione della Fede deve confrontarsi con questa realtà e moltiplicare ogni sforzo per correggere con Carità abitudini e stili di vita incompatibili con la spiritualità e la disciplina richieste ai Consacrati.
+ Carlo Maria Viganò, Arcivescovo
28 Gennaio 2024
Dominica in Septuagesima
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