Blog della Tradizione Cattolica Apostolica Romana

giovedì 17 aprile 2014

La Messa in Coena Domini





Nel giovedì santo si ricorda sia l'istituzione dell'Eucarestia e del ministero dell'sacerdozio sia la consegna ai discepoli del comandamento dell'amore (Gv 13,34). Per queste ragioni nel giovedì santo viene celebrata la Giornata sacerdotale.

Il giovedì santo è caratterizzato soprattutto dalla messa del Crisma e dalla Messa in Coena Domini in questo giorno non si possono celebrare altre Messe . La santa Comunione può essere distribuita solo nella Messa, crismale o in Coena Domini: agli infermi può essere distribuita in qualunque ora del giorno.

Questo giorno è per intero sia il terzultimo giorno di Quaresima sia il primo giorno del triduo sacro.

La Messa in Coena Domini è seguita dall'adorazione del Santissimo Sacramento deposto all'Altare della reposizione.


Cristo sacerdote istituisce il sacramento dell'amore

L’istituzione dell’Eucaristia come rito memoriale della «nuova ed eterna alleanza» è certamente l’aspetto più evidente della celebrazione odierna che del resto giustifica la sua solennità proprio con un richiamo «storico» e figurativo dell’avvenimento compiuto nell’ultima cena. Ma è lo stesso messale romano che invita a meditare su altri due aspetti dei mistero di questo giorno: l’istituzione del sacerdozio ministeriale e il servizio fraterno della carità. Sacerdozio e carità sono, in effetti, strettamente collegati con il sacramento dell’Eucaristia, in quanto creano la comunione fraterna e indicano nel dono di sé e nei servizio il cammino della Chiesa.

Gesù lava i piedi ai suoi: è un gesto di amore
E’ significativo il fatto che Giovanni, nel riferire le ultime ore di Gesù con i suoi discepoli e nel raccogliere nei «discorsi dell’ultima cena» i temi fondamentali del suo vangelo, non riferisca i gesti rituali sui pane e sul vino come gli altri evangelisti: eppure era questo un dato antichissimo della tradizione, riportato in una forma ben definita dal primo documento che ne parla, la lettera di Paolo ai Corinzi (prima lettura). Giovanni richiama l’attenzione sul gesto di Gesù che lava i piedi ai suoi e lascia, come suo testamento di parola e di esempio, di fare altrettanto tra i fratelli. Non comanda di ripetere un rito, ma di fare come lui, cioè di rifare in ogni tempo e in ogni comunità gesti di servizio vicendevole — non standardizzati, ma sgorgati dall’inventiva di chi ama — attraverso i quali sia reso presente l’amore di Cristo per i suoi («li amò sino alla fine»). Ogni gesto di amore diventa così «sacramento», cioè visibilizzazione, incarnazione, linguaggio simbolico dell’unica realtà: l’amore del Padre in Cristo, l’amore in Cristo dei credenti.

Gesù dà se stesso in cibo: è il sacramento dell’amore
Il Giovedì santo, con il suo richiamo «anniversario» all’evento dell’ultima cena, pone al centro della memoria ecclesiale il segno dell’amore gratuito, totale e definitivo: Gesù è l’Agnello pasquale che porta a compimento il progetto di liberazione iniziato nel primo esodo (cf prima lettura); il suo donarsi nella morte è l’inizio di una presenza nuova e permanente; «il suo corpo per noi immolato è nostro cibo e ci dà forza, il suo sangue per noi versato è la bevanda che ci redime da ogni colpa». Partecipare consapevolmente all’Eucaristia, memoriale dei Sacrificio di Gesù, implica avere per il corpo ecclesiale di Cristo quel rispetto che si porta al suo corpo eucaristico. La presenza reale del Signore morto e risuscitato nel pane e nel vino su cui si pronuncia l’azione di grazie , si estende, sia pure in altro modo, alla persona dei fratelli, specialmente dei più poveri (cf tutto il contesto della 1 Cor 11). «In questo grande mistero tu (o Padre) nutri e santifichi i tuoi fedeli, perché una sola fede illumini e una sola carità riunisca l’umanità diffusa su tutta la terra» .Chi dunque fa discriminazioni, chi disprezza gli altri, chi mantiene le divisioni nella comunità «non riconosce il corpo del Signore». La sua non è più la Cena dei Signore, ma un rito vuoto che segna la sua condanna.

Il sacerdozio nasce dall’Eucaristia: è il dono per l’unità.
All’interno della comunità, i rapporti reciproci sono valutati in chiave di servizio e non di potere, e trovano la loro più perfetta espressione nel momento dell’azione eucaristica. Il Presbitero che della  comunità  ne è responsabile, celebra anche l’Eucaristia: la raccoglie nella preghiera comune, come la unisce nelle diverse attività della parola e dell’aiuto reciproco.
«I Presbiteri... ad immagine di Cristo, sommo ed eterno Sacerdote, sono consacrati per predicare il vangelo, pascere i fedeli e celebrare il culto divino, quali veri sacerdoti dei Nuovo Testamento... Esercitando, secondo la loro parte di autorità, l’ufficio di Cristo Pastore e Capo, raccolgono la famiglia di Dio, quale insieme di fratelli animati da un solo spirito, e per mezzo di Cristo nello Spirito li portano al Padre... » (LG 28). «Il senso ultimo del sacerdozio di Cristo e di ogni sacerdozio che da lui trae origine, è quello di essere modello per tutti coloro che offrendosi in lui, con lui, per lui in sacrificio a Dio gradito, mettono la loro vita a servizio dei fratelli.... Cristo e il suo mistero vive e perdura nella Chiesa; la Chiesa non fa altro che rendere attuale questo mistero di salvezza mediante la Parola, il Sacrificio, i Sacramenti, mentre riceve in sé per la forza dello Spirito Santo, la vita del suo Signore da testimoniare nel mondo... Da questa sacramentalità della Chiesa... scaturisce il significato essenziale della consacrazione-missione di quanti sono chiamati a predicare il Vangelo, a presiedere le azioni di culto e a svolgere un ruolo di guida del popolo di Dio» (Ordinazione del Vescovo, dei Presbiteri e dei Diaconi, Premesse, p. 12).



L'agnello immolato ci strappò dalla morte

Dall'«Omelia sulla Pasqua» di Melitone di Sardi, vescovo (66-67; SC 123,95-101)
Molte cose sono state predette dai profeti riguardanti il mistero della Pasqua, che è Cristo, «al quale sia gloria nei secoli dei secoli. Amen ». (Gal 1,5 ecc.). Egli scese dai cieli sulla terra per l'umanità sofferente; si rivestì della nostra umanità nel grembo della Vergine e nacque come uomo. Prese su di sé le sofferenze dell'uomo sofferente attraverso il corpo soggetto alla sofferenza, e distrusse le passioni della carne. Con lo Spirito immortale distrusse la morte omicida.
Egli infatti fu condotto e ucciso dai suoi carnefici come un agnello, ci liberò dal modo di vivere del mondo come dall'Egitto, e ci salvò dalla schiavitù del demonio come dalla mano del Faraone. Contrassegnò le nostre anime con il proprio Spirito e le membra del nostro corpo con il suo sangue.
Egli è colui che coprì di confusione la morte e gettò nel pianto il diavolo, come Mosè il faraone. Egli è colui che percosse l'iniquità e l'ingiustizia, come Mosè condannò alla sterilità l'Egitto.
Egli è colui che ci trasse dalla schiavitù alla libertà, dalle tenebre alla luce, dalla morte alla vita, dalla tirannia al regno eterno. Ha fatto di noi un sacerdozio nuovo e un popolo eletto per sempre. Egli è la Pasqua della nostra salvezza.
Egli è colui che prese su di se le sofferenze di tutti. Egli è colui che fu ucciso in Abele, e in Isacco fu legato ai piedi. Andò pellegrinando in Giacobbe, e in Giuseppe fu venduto. Fu esposto sulle acque in Mosè e nell'agnello fu sgozzato.
Fu perseguitato in Davide e nei profeti fu disonorato.
Egli è colui che si incarnò nel seno della Vergine, fu appeso alla croce, fu sepolto nella terra e risorgendo dai morti, salì alle altezze dei cieli. Egli è l'agnello che non apre bocca, egli è l'agnello ucciso, egli è nato da Maria, agnella senza macchia. Egli fu preso dal gregge, condotto all'uccisione, immolato verso sera, sepolto nella notte. Sulla croce non gli fu spezzato osso e sotto terra non fu soggetto alla decomposizione.
Egli risuscitò dai morti e fece risorgere l'umanità dal profondo del sepolcro.


FERIA V – GIOVEDÌ SANTO
Duplex I classis
Statio ad S. Joannem in Laterano

DE MISSA SOLEMNI VESPERTINA
IN CŒNA DÓMINI

INTRÓITUS


Nos autem gloriári opórtet in Cruce Dómini nostri Jesu Christi: in quo est salus, vita et resurréctio nostra : per quem salváti et liberáti sumus. Ps. 66, 2. Deus misereátur nostri, et benedícat nobis : illúminet vultum suum super nos, et misereátur nostri. Nos autem. 

S. MESSA con GLÓRIA

ORÁTIO


Deus, a quo et Judas reatus sui pœnam, et confessiónis suæ latro praémium sumpsit, concéde nobis tuæ propitiatiónis efféctum : ut, sicut in passióne sua Jesus Christus, Dóminus noster, diversa utrísque íntulit stipéndia meritórum; ita nobis, abláto vetustátis erróre, resurrectiónis suæ grátiam largiátur : Qui tecum vivit et regnat.

M. - Amen.



EPISTOLA

Léctio Epístolæ beáti Pauli Apóstoliad Corínthios 1 Cor. 11, 20-32


Fratres: Conveniéntibus vobis in unum, jam non est Domínicam cœnam manducáre. Unusquísque enim suam cœnam præsúmit ad manducándum. Et álius quidem ésurit : álius autem ébrius est. Numquid domos non habétis ad manducándum et bibéndum? aut ecclésiam Dei contémnitis, et confúnditis eos, qui non habent? Quid dicam vobis? Laudo vos? In hoc non laudo. Ego enim accépi a Dómino quod et trádidi vobis, quóniam Dóminus Jesus, in qua nocte tradebátur, accépit panem, et grátias agens tregit, et dixit : Accípite, et manducáte : hoc est corpus meum, quod pro vobis tradétur : hoc fácite in meam commemoratiónem. Simíliter et cálicem, postquam cœnávit, dicens : Hic calix novum Testaméntum est in meo sánguine : hoc fácite, quotiescúmque bibétis, in meam commemoratiónem. Quotiescúmque enim manducábitis panem hunc et cálicem bibétis : mortem Dómini annuntiábitis, donec véniat. Itaque quicúmque manducáverit panem hunc vel bíberit cálicem Dómini indígne, reus erit córporis et sánguinis Dómini. Probet autem seípsum homo : et sic de pane illo edat et de cálice bibat. Qui enim mandúcat et bibit indígne, judícium sibi mandúcat et bibit : non dijúdicans corpus Dómini. Ideo inter vos multi infirmi et imbecílles, et dórmiunt multi. Quod si nosmetípsos dijudicarémus, non útique judicarémur. Dum judicámur autem, a Dómino corrípimur, ut non cum hoc mundo damnémur.
M. - Deo grátias.


Fratelli: quando vi radunate insieme, il vostro non è più un mangiare la cena del Signore. Ciascuno infatti, quando partecipa alla cena, prende prima il proprio pasto e così uno ha fame, l'altro è ubriaco. Non avete forse le vostre case per mangiare e per bere? O volete gettare il disprezzo sulla chiesa di Dio e far vergognare chi non ha niente? Che devo dirvi? Lodarvi? In questo non vi lodo! Io, infatti, ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: "Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me". Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: "Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me". Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga. Perciò chiunque in modo indegno mangia il pane o beve il calice del Signore, sarà reo del corpo e del sangue del Signore. Ciascuno, pertanto, esamini se stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo calice; perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna. È per questo che tra voi ci sono molti ammalati e infermi, e un buon numero sono morti. Se però ci esaminassimo attentamente da noi stessi, non saremmo giudicati; quando poi siamo giudicati dal Signore, veniamo ammoniti per non esser condannati insieme con questo mondo.

M. - Deo grátias.



GRADUALE



Phil. 2, 8-9 Christus factus est pro nobis obédiens usque ad mortem, mortem autem crucis V/. Propter quod et Deus exaltávit illum : et dedit illi nomen, quod est super omne nomen. 


EVANGÉLIUM 


Sequentia sancti Evangelii secundum Ioannem. Io. 13, 1-15



Ante diem festum Paschæ, sciens Jesus, quia venit hora ejus, ut tránseat ex hoc mundo ad Patrem : cum dilexísset suos, qui erant in mundo, in finem diléxit eos. Et cœna facta, cum diábolus jam misísset in cor, ut tráderet eum Judas Simónis Iscariótæ : sciens, quia ómnia dedit ei Pater in manus, et quia a Deo exívit, et ad Deum vadit : surgit a cena et ponit vestiménta sua : et cum accepísset línteum, præcínxit se. Deinde mittit aquam in pelvim, et cœpit laváre pedes discipulórum, et extérgere línteo, quo erat præcínctus. Venit ergo ad Simónem Petrum. Et dicit ei Petrus : Dómine, tu mihi lavas pedes? Respóndit Jesus et dixit ei : Quod ego fácio, tu nescis modo, scies autem póstea. Dicit ei Petrus : Non lavábis mihi pedes in ætérnum. Respóndit ei Jesus : Si non lávero te, non habébis partem mecum. Dicit ei Simon Petrus : Dómine, non tantum pedes meos, sed et manus et caput. Dicit ei Jesus : Qui lotus est, non índiget nisi ut pedes lavet, sed est mundus totus. Et vos mundi estis, sed non omnes. Sciébat enim, quisnam esset, qui tráderet eum : proptérea dixit : Non estis mundi omnes. Postquam ergo lavit pedes eórum et accépit vestiménta sua : cum recubuísset íterum, dixit eis : Scitis, quid fécerim vobis? Vos vocátis me Magíster et Dómine : et bene dícitis : sum étenim. Si ergo ego lavi pedes vestros, Dóminus et Magíster : et vos debétis alter altérius laváre pedes. Exémplum enim dedi vobis, ut, quemádmodum ego feci vobis, ita et vos faciátis.
M. - Laus tibi Christe.

Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine. Mentre cenavano, quando già il diavolo aveva messo in cuore a Giuda Iscariota, figlio di Simone, di tradirlo, Gesù sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell'acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l'asciugatoio di cui si era cinto. Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: "Signore, tu lavi i piedi a me?". Rispose Gesù: "Quello che io faccio, tu ora non lo capisci, ma lo capirai dopo". Gli disse Simon Pietro: "Non mi laverai mai i piedi!". Gli rispose Gesù: "Se non ti laverò, non avrai parte con me". Gli disse Simon Pietro: "Signore, non solo i piedi, ma anche le mani e il capo!". Soggiunse Gesù: "Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto mondo; e voi siete mondi, ma non tutti". Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: "Non tutti siete mondi". Quando dunque ebbe lavato loro i piedi e riprese le vesti, sedette di nuovo e disse loro: "Sapete ciò che vi ho fatto? Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato infatti l'esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi.

M. - Laus tibi Christe.



Si Compie la Lavanda dei Piedi, si accompagna questa azione con le seguenti antifone:



1 Antiphona Ioann. 13, 34



« Mandatum novum do vobis: ut diligatis

invicem, sicut dilexi vos », dicit

Dominus.

Ps. 118, 1 Beati immaculati in via:

qui ambulant in lege Domini.

Et repetitur immediate antiphona « Mandatum

novum do vobis». Et sic aliae antiphonae, quae

habent psalmos vel versus, repetuntur. Et

de quolibet psalmo dicitur tantum primus

versus.



2 Antiphona Ioann. 13,4, 5 et 15



Postquam surrexit Dominus a cena,

misit aquam in pelvim, et coepit lavare

pedes discipulorum: hoc exemplum reliquit

eis.

Ps. 47, 2 Magnus Dominus, et laudabilis

nimis: in civitate Dei nostri, in

monte sancto eius.

Postquam surrexit Dominus.



3 Antiphona Ioann . I 3 , i 2 , i 3 e t i 5



Dominus Iesus, postquam cenavit

cum discipulis suis, lavit pedes eorum,

et ait illis: « Scitis quid fecerim vobis

ego, Dominus et Magister? Exemplum

dedi vobis, ut et vos ita faciatis ».

Ps. 84, 2 Benedixisti, Domine, terram

tuam: avertisti captivitatem Iacob.

Dominus Iesus.



4 Antiphona Ioann. 13, 6-7 et 8



« Domine, tu mihi lavas pedes? »

Respondit Iesus, et dixit ei: « Si non

lavero tibi pedes, non habebis partem

mecum ».

V. Venit ergo ad Simonem Petrum,

et dixit ei Petrus.

Et repetitur antiphona:

« Domine, tu mihi lavas pedes? »

Respondit Iesus, et dixit ei: « Si non

lavero tibi pedes, non habebis partem

mecum ».

V. Quod ego facio, tu nescis modo:

scies autem postea ».

Tertio repetitur antiphona:

Domine, tu mihi lavas pedes ? »

Respondit Iesus, et dixit ei: « Si non

lavero tibi pedes, non habebis partem

mecum ».



5 Antiphona



Si ego, Dominus et Magister vester,

lavi vobis pedes: quanto magis

debetis alter alterius lavare pedes? »

Ps. 48, 2 Audite haec, omnes gentes:

auribus percipite, qui habitatis orbem.

« Si ego, Dominus ».



6 Antiphona Ioann. 13, 35 91



« In hoc cognoscent omnes, quia

discipuli mei estis, si dilectionem habueritis

ad invicem ».

V. Dixit Iesus discipulis suis.

« In hoc cognoscent ».



7 Antiphona 1 Cor. 13, 13 91

Maneant in vobis fides, spes, caritas,

tria haec: maior autem horum est caritas.

V. Nunc autem manent fides, spes,

caritas, tria haec: maior horum est caritas.

Maneant in vobis



Antiphona



Ubi caritas et amor, Deus ibi est.



V. Congregavit nos in unum Christi amor.

V. Exsultemus et in ipso iucundemur.

V. Timeamus et amemus Deum vivum.

V. Et ex corde diligamus nos sincero.



Ubi caritas et amor, Deus ibi est.



V. Simul ergo cum in unum congregamur:

V. Ne nos mente dividamur, caveamus.

V. Cessent iurgia maligna, cessent lites.

V. Et in medio nostri sit Christus Deus.



Ubi caritas et amor, Deus ibi est.



V. Simul quoque cum beatis videamus

V. Glorianter vultum tuum, Christe Deus:

V. Gaudium, quod est immensum atque probum,

V. Saecula per infinita saeculorum.



Amen.



Terminata la lavanda dei piedi, il celebrante,

ritorna in mezzo all’altare, canta:



Pater noster in segreto



V. Et ne nos inducas in tentationem.

R. Sed libera nos a malo.



V. Tu mandasti mandata tua, Domine.

R. Custodiri nimis.



V. Tu lavasti pedes discipulorum tuorum.

R. Opera manuum tuarum ne despicias.



V. Domine, exaudi orationem meam.

R. Et clamor meus ad te veniat.



V. Dominus vobiscum.

R. Et cum spiritu tuo.



ORÁTIO


Adésto, Dómine, quaésumus, officio servitútis nostræ : et quia tu discípulis tuis pedes laváre dignátus es, ne despícias ópera mánuum tuárum, quæ nobis retinénda mandásti: ut, sicut hic nobis et a nobis exterióra abluúntur inquinaménta; sic a te ómnium nostrum interióra lavéntur peccáta. Quod ipse præstáre dignéris, qui vivis et regnas Deus: per ómnia saécula sæculórum.M. - Amen.



ANTÍPHONA AD OFFERTÓRIUM



Ps. 117, 16 et 17 Déxtera Dómini fecit virtútem, déxtera Dómini exaltávit me : non móriar, sed vivam, et narrábo ópera Dómini.



SECRÉTA



Ipse tibi, quaésumus, Dómine sancte, Pater omnípotens, ætérne Deus, sacrifícium nostrum reddat accéptum, qui discípulis suis in sui commemoratiónem hoc fíeri hodiérna traditióne monstrávit, Jesus Christus, Fílius tuus, Dóminus noster : Qui tecum vivit etregnat in unitate.

M. - Amen.



PRAEFATIO DE SANCTA CRUCE.



Communicantes proprio



COMMÚNIO



Ioann. 13,12, 13 et 15 Dóminus Jesus, postquam coenávit cum discípulis suis, lavit pedes eórum, et ait illis : Scitis, quid fécerim vobis ego, Dóminus et Magíster? Exemplum dedi vobis, ut et vos ita faciátis.



POSTCOMMÚNIO

Refécti vitálibus aliméntis, quaésumus, Dómine, Deus noster : ut, quod témpore nostræ mortalitátis exséquimur, immortalitátis tuæ múnere consequámur. Per Dóminum.

Si omette l’Ultimo Vangelo.



Segue la Solenne Reposizione

Della Santissima Eucaristia



Il Sacerdote, rivestito di stola violacea, procede coi suoi ministranti alla spogliazione degli altari. Recita il Salmo 21.

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