Blog della Tradizione Cattolica Apostolica Romana

giovedì 17 aprile 2014

Triduo Pasquale



Carissimi 



1. Il Triduo sacro della passione, morte e risurrezione del Signore ha inizio con questa celebrazione in cui facciamo memoria, nel senso pieno dell’espressione biblica, dell’ “ora” di Gesù, ora di passione e di rivelazione del suo amore. Siamo tutti noi coinvolti in quest’ora di tenebra e di grazia. Lasciamoci avvolgere dal Mistero pasquale e celebriamo il ‘mistero della fede’, il divino sacrificio della Messa, il sacramento della viva e reale presenza di Cristo, vivente nella gloria del Padre e nostro compagno di viaggio nel pellegrinaggio terreno. 




2. Il racconto del libro dell’Esodo ci presenta la celebrazione della Pasqua di liberazione del popolo ebraico e del suo intenso significato per la vita del popolo del Signore. Pasqua significa anzitutto il passaggio di Dio che salva. Significa poi il passaggio del popolo ebreo dalla schiavitù alla libertà. Così il popolo, liberato dalla schiavitù, viene invitato all’alleanza con il Signore. Questo patto di amicizia si rinnova nella celebrazione della Pasqua del Signore, con l’esperienza della comunità convocata da Dio che si raduna per mangiare l’agnello immolato con il pane azzimo, non lievitato, e con le erbe amare che ricordano la schiavitù. Su questo memoriale dell’antica Pasqua, ecco la Pasqua di Gesù, con la sua passione e morte, con il suo passaggio dalla morte alla vita, con il suo esodo da questo mondo per andare al Padre.



3. La pagina evangelica ci presenta Gesù inginocchiato ai piedi dei discepoli, nel gesto dello schiavo che lava i piedi. Un gesto sorprendente, straordinario, preceduto dalla frase: “Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine”. Gesù ha la piena consapevolezza che è giunta quell’ora che aveva tanto desiderato, l’ora del passaggio al Padre, l’ora dell’amore senza fine. Con il gesto della lavanda dei piedi, Gesù vuole farci comprendere quanto egli ci ama e quanto egli desideri che noi lo seguiamo su questa strada dell’amore: “Se dunque io, il Signore e Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri”.



4. Alla vigilia della sua morte e risurrezione, nell’ultima cena, Gesù rende nuova l’alleanza e la suggella con il suo sacrificio: è Lui il vero agnello che toglie il peccato del mondo e che riconcilia l’umanità col suo creatore. Nell’Eucaristia, in cui Gesù dona tutto se stesso, il suo corpo e il suo sangue per noi, noi siamo raggiunti dal suo amore in modo reale: egli si fa vero cibo e vera bevanda per noi, ci nutre per donarci la gioia di vivere come figli di Dio e per renderci capaci di amare il Padre e di servire i fratelli. 


Le parole con cui Gesù istituisce l’Eucaristia ci vengono presentate questa sera dalla testimonianza di Paolo che assicura che egli ha ricevuto dal Signore ciò che ci ha trasmesso (1 Cor 11, 23): “Questo è il mio corpo, che è per voi; questo calice è la Nuova Alleanza nel mi sangue, fate questo in memoria di me”. Sono le parole di Gesù che accompagnano il suo supremo atto di amore per noi. Nella celebrazione dell’Eucaristia, noi partecipiamo realmente a questo atto di amore e di redenzione di Cristo e viviamo nell’attesa della sua venuta. 


Nel silenzio concluderemo la nostra celebrazione: per contemplare il grande mistero di Cristo che si offre e che si dona totalmente a noi e per sostare ed adorare il pane eucaristico. L’ ‘ora’ attesa da Gesù sia la nostra ora e l’Eucaristia diventi davvero la sorgente e il culmine della nostra vita, la vita dei discepoli di Gesù. Amen.e con le erbe amare che ricordano la sofferta schiavitù. La Pasqua si mangia in fretta, con il bastone in mano, pronti a partire. Su questo memoriale dell’antica Pasqua, ecco la Pasqua di Gesù, con la sua passione e morte, con il suo passaggio dalla morte alla vita, con il suo esodo da questo mondo per andare al Padre.


La pagina evangelica ci presenta Gesù inginocchiato ai piedi dei discepoli, nell’atteggiamento dello schiavo che lava i piedi. Il gesto straordinario è preceduto dalla frase: “Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine”. Gesù ha la piena consapevolezza che è giunta quell’ora che aveva tanto desiderato, l’ora del passaggio al Padre, l’ora dell’amore senza fine. Con il gesto della lavanda dei piedi, Gesù vuole farci comprendere quanto egli ci ama e quanto egli desideri che noi lo seguiamo su questa strada dell’amore: ”Se dunque io, il Signore e Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri”.


Tutto questo lo contempliamo e lo viviamo nell’Eucaristia, in cui Gesù dona tutto se stesso, il suo corpo e il suo sangue per noi. Il suo amore ci raggiunge realmente, fino a farsi vero cibo e vera bevanda per noi. Dall’Eucaristia viene a noi la gioia di vivere come figli di Dio e come fratelli, viene la capacità di amare Dio e di amarci come fratelli nel servizio reciproco. 


Le parole con cui Gesù istituisce l’Eucaristia ci vengono presentate questa sera dalla testimonianza di Paolo che assicura di "aver ricevuto dal Signore ciò che ci ha trasmesso". "Questo è il mio corpo, che è per voi; questo calice è la Nuova Alleanza nel mi sangue, fate questo in memoria di me". Sono le parole di Gesù che accompagnano il suo supremo atto di amore per noi. Nella celebrazione dell’Eucaristia noi partecipiamo realmente a questo atto di amore e di redenzione di Cristo, con l’offerta di se stesso sulla Croce e siamo introdotti nell’Alleanza con Dio, nella nuova ed eterna Alleanza.


Concluderemo la nostra celebrazione nel silenzio, per contemplare il grande mistero di Dio che si offre e che si dona totalmente a noi, per sostare e adorare il pane eucaristico. La ‘ora’ attesa , la vera più bella ora di Gesù sia la nostra ora e l’Eucaristia diventi davvero “la sorgente e il culmine” della nostra vita, la vita dei discepoli di Gesù. Amen.

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