Blog della Tradizione Cattolica Apostolica Romana

domenica 13 ottobre 2019

Vita, dolcezza: «Dulcedo ». Maria rende dolce la morte ai suoi devoti


«Chi è amico ama sempre e il fratello si sperimenta nelle avversità » (Pro 17,17). I veri amici e i veri parenti non si conoscono nel tempo della prosperità, ma nei giorni di angustie e di miserie. Gli amici secondo il mondo restano fedeli all'amico finché è nella prosperità, ma le disgrazie, e soprattutto la morte, li fanno fuggire. Maria invece non fa così con i suoi devoti. Nelle loro angustie e specialmente in quelle della morte, le maggiori che si possano avere sulla terra, la buona Madre non abbandona i suoi servi fedeli. Come ella è la nostra vita durante il nostro esilio, così è la nostra dolcezza nell'ora estrema, ottenendoci una morte dolce e beata. Sin da quel giorno in cui Maria ebbe la sorte e il dolore di assistere alla morte di suo figlio Gesù, capo dei predestinati, Maria acquistò il privilegio di assistere tutti i predestinati nella loro morte. Perciò la santa Chiesa ci fa implorare il soccorso della beata Vergine particolarmente per quando giungerà la nostra ultima ora: « Prega per noi peccatori, adesso e nell'ora della nostra morte ». Grandi sono le angustie dei poveri moribondi, sia per il rimorso dei peccati commessi, sia per il timore del giudizio ormai prossimo, sia per l'incertezza della salvezza eterna. Soprattutto in quel momento l'inferno si arma e mette in gioco tutte le sue forze per impadronirsi di quell'anima che sta per entrare nell'eternità. Esso sa che poco tempo gli resta e che se la perde allora, la perde per sempre: « Il diavolo a voi è disceso: un'ira veemente ha nel cuore, perché sa che breve è il suo tempo » (Ap 12,12). Perciò il demonio, che era solito tentare quest'anima durante la sua vita, non si contenta di essere solo a tentarla in punto di morte e chiama dei compagni ad aiutarlo: « Si riempiranno le loro case di dragoni » (Is 13,21). Quando qualcuno sta per morire, la sua casa si empie di demoni che si uniscono per cercare che si perda. Si racconta che diecimila demoni vennero a tentare sant'Andrea Avellino sul suo letto di morte. Leggiamo nella sua Vita che durante l'agonia dovette lottare così duramente con l'inferno, che tutti i buoni religiosi che lo assistevano tremavano di spavento.

Videro la sua faccia, per effetto dell'agitazione, gonfiarsi e diventare tutta nera; tutte le sue membra tremavano in modo convulso; dai suoi occhi usciva un fiume di lacrime; la testa era scossa violentemente: segni dell'orribile battaglia che sosteneva contro l'inferno. Tutti piangevano per la compassione, raddoppiavano le preghiere e rabbrividivano vedendo un santo morire così. Una cosa li consolava: il moribondo volgeva spesso lo guardo verso un'immagine di Maria come per chiedere aiuto. Più volte, nel corso della sua vita, il santo aveva detto che nell'ora della sua morte Maria sarebbe stata il suo rifugio. Piacque finalmente a Dio che la lotta terminasse con una gloriosa vittoria. I movimenti convulsi del corpo cessarono, il volto sgonfiato riprese il suo colore; con gli occhi tranquillamente fissi sull'immagine della Vergine, il santo chinò devotamente il capo come per ringraziare Maria e si crede che ella gli sia allora apparsa. Poi, in una pace profonda esalò la sua anima benedetta tra le braccia di Maria in un'atmosfera paradisiaca. Nello stesso tempo una religiosa cappuccina agonizzante rivolgendosi alle suore che l'assistevano mormorò: « Dite l'Ave Maria, perché ora è morto un santo » Alla presenza della nostra regina fuggono i ribelli. Se nell'ora della morte avremo Maria per noi, che timore potremo avere di tutti i nemici dell'inferno? Spaventato al pensiero delle angosce della morte, Davide si riconfortava con la fiducia nella morte del futuro Redentore e nell'intercessione della Vergine Madre: « Quand'anche camminassi in mezzo alle ombre della morte... la tua verga e il tuo bastone mi confortano» (Sal 22,4). Il cardinale Ugo intende per il bastone la croce e per la verga l'intercessione di Maria, che fu la verga preconizzata da Isaia: « Una verga spunterà dal tronco di lesse, un fiore germoglierà dalle sue radici » (Is 11,1).

La divina Madre, dice san Pier Damiani, « è quella potente verga con cui restano vinte le violenze dei nemici infernali». Sant'Antonino ci incoraggia dunque dicendo: « Se Maria è per noi, chi sarà contro di noi? ». Il padre Manuello Padial della Compagnia di Gesù era in punto di morte. Gli apparve Maria che gli disse per confortarlo: « Ecco, finalmente è giunta l'ora in cui gli angeli congratulandosi con te ti dicono: O felici fatiche, o mortificazioni così ben pagate! ». Nello stesso tempo si vide un esercito di demoni che fuggivano disperati gridando: « Ahimè, non possiamo nulla contro di lui perché colei che è senza macchia lo difende ». Allo stesso modo il padre Gaspare Hayevood, che all'avvicinarsi della morte i demoni tentavano violentemente contro la fede, si raccomandò subito alla santa Vergine e ben presto lo si sentì esclamare: « Ti ringrazio, Maria, di essere venuta in mio aiuto ». San Bonaventura mostra come Maria manda gli angeli in difesa dei suoi servi moribondi: « San Michele, il capo e il principe della milizia celeste, e con lui tutti gli angeli, messi da Dio a servizio degli eletti, eseguono i tuoi ordini, o Vergine regina: essi difendono quelli che notte e giorno si raccomandano alla tua protezione e raccolgono le loro anime all'uscire da questa vita ». « L'inferno di sotto si agita per te per venirti incontro al tuo arrivo, per te suscita i giganti » (Is 14,9). Questo testo di Isaia può essere applicato al turbamento che sconvolge l'inferno quando un'anima sta per lasciare il corpo: i demoni più terribili sono mandati a tentarla e poi ad accusarla quando deve essere presentata al tribunale di Gesù Cristo. Ma, dice Riccardo di san Lorenzo, « chi oserebbe accusare presso il giudice, vedendo la Madre intercedere?» Sanno bene i demoni che il Giudice non ha mai condannato né mai condannerà un'anima difesa dalla sua augusta Madre.

San Girolamo scriveva alla vergine Eustochio che Maria non solo soccorre i suoi cari servi in punto di morte, ma viene loro incontro nel passaggio all' altra vita per incoraggiarli e accompagnarli al divino tribunale. E quel che la santa Vergine disse a santa Brigida parlando dei suoi devoti: « In quel momento io come carissima regina e madre andrò loro incontro nell'ora della morte, perché abbiano conforto e sollievo». San Vincenzo Ferreri aggiunge: « La beata Vergine accoglie le anime dei morenti ». L'amorevole regina riceve nel suo manto le loro anime, le presenta al giudice suo Figlio e in questo modo ottiene loro certamente la salvezza. Così avvenne a Carlo, figlio di santa Brigida. Svolgendo il pericoloso mestiere di soldato, egli morì lontano dalla madre, la quale temeva per la sua salvezza. Ma la santa Vergine le rivelò che Carlo era salvo, che ella stessa, per ricompensarlo della sua devozione, lo aveva assistito al momento della morte e gli aveva suggerito gli atti da fare in quell'istante supremo. Nello stesso tempo santa Brigida vide Gesù sul suo trono e udì il demonio portare due accuse contro la santa Vergine: la prima, di avergli impedito di tentare Carlo in punto di morte; la seconda, di avere presentato ella stessa al giudizio l'anima del giovane e di averla così salvata, senza dargli neppure il modo di far valere i suoi diritti su quell'anima. Sotto gli occhi della santa, il Giudice scacciò il demonio e l'anima di Carlo fu portata in cielo. Le sue catene sono fasce salutari: alla fine troverai riposo in lei» (Eccli [= Sir] 6,29.31 Volg.). Beato te, fratello, se al momento della morte ti troverai legato dalle dolci catene dell'amore alla Madre di Dio! Queste sono catene di salvezza che ti saranno garanzia della tua salvezza eterna e ti faranno godere nella morte quella beata pace che sarà principio della tua pace e del riposo eterno.

Il padre Binetti riferisce che un devoto di Maria che egli assisteva al momento della sua morte, prima di spirare gli disse: « Padre mio, se sapessi quale contentezza si prova per aver cercato di servire la santa Madre di Dio! Io non saprei spiegare l'allegrezza che sento in questo momento». Il padre Suarez, essendo stato molto devoto a Maria - al punto di dire che avrebbe dato tutta la sua scienza in cambio del merito di una sola Ave Maria - sentiva sul suo letto di morte una tale allegrezza che diceva: « Non pensavo che fosse così dolce morire». La stessa contentezza e allegrezza sentirai senza dubbio anche tu, devoto lettore, se in punto di morte ti ricorderai di avere amato questa buona Madre, la quale non sa non essere fedele verso i suoi figli che sono stati fedeli nel servirla e onorarla con le visite, i rosari, i digiuni e soprattutto con il ringraziarla, lodarla e raccomandarsi spesso alla sua potente protezione. Non credere che per essere stato peccatore sarai privato di questa consolazione, se da oggi in poi cercherai di vivere virtuosamente e di servire questa grata e benevola sovrana. Nelle tue angosce e nelle tentazioni che ti susciterà il demonio per farti disperare, ella ti conforterà sino a venire ad assisterti nell'ora della tua morte. San Pier Damiani narra che suo fratello Marino, avendo offeso Dio, andò davanti a un altare di Maria per consacrarsi suo schiavo. Si pose la cinta intorno al collo in segno di schiavitù e disse: « Mia Signora, specchio di purezza, io povero peccatore ho offeso Dio e te, violando la castità. La mia unica risorsa è di offrirmi come tuo schiavo. Eccomi, mi consacro oggi tuo servo; ricevi questo ribelle, non mi respingere ». Poi depose sulla predella dell'altare una somma di denaro, promettendo di pagarla ogni anno in segno di tributo della sua servitù a Maria. Dopo un certo tempo Marino cadde mortalmente ammalato e un mattino lo si udì esclamare: « Alzatevi, alzatevi, riverite la mia Signora.

Che grazia è questa, o regina del cielo, che tu ti degni di visitare questo povero servo? Benedicimi, Signora, e non permettere che io mi perda, dopo che mi hai onorato della tua presenza ». Essendo sopraggiunto suo fratello Pietro, Marino gli raccontò la venuta di Maria che lo aveva benedetto, ma si lamentò che quelli che lo assistevano non si erano alzati alla presenza della Vergine. Poco dopo se ne andò placidamente al Signore. Tale sarà anche la tua morte, lettore, se sarai fedele a Maria, pur se in passato avrai offeso Dio: la Vergine ti otterrà una morte dolce e serena. Se però il ricordo dei peccati commessi ti spaventerà allora in maniera eccessiva facendoti mancare di fiducia, Maria verrà a confortarti, come fece per Adolfo, conte di Alsazia. Questi, come si narra nelle Cronache, lasciò le vanità del mondo per entrare nell'ordine di san Francesco e fu molto devoto alla Madre di Dio. All'avvicinarsi della sua ultima ora, pensando alla vita che aveva menato nel mondo, alle responsabilità della carica che aveva ricoperto e al rigore del giudizio divino, cominciò a temere la morte, preso da dubbi riguardo alla sua salvezza eterna. Ecco che allora Maria - la quale non dorme quando i suoi devoti sono nell' afflizione - accorre accompagnata da molti santi e incoraggia il moribondo con queste tenere parole: « Adolfo mio carissimo, tu sei mio, a me ti sei dato, perché temi di morire? ». A queste parole il servo di Maria si rincuorò, ogni timore sparì ed egli morì rasserenato, in una grande pace. Facciamoci animo anche noi, benché peccatori; confidiamo che Maria verrà ad assisterci al momento della morte e a consolarci con la sua presenza, se noi la serviamo con amore nel tempo che ci resta da passare su questa terra. Parlando un giorno a santa Metilde, la nostra regina promise: « Tutti quelli che mi servono piamente voglio, con la mia tenerezza di madre, assisterli fedelmente al momento della morte, consolarli e proteggerli». Dio, quale consolazione sarà in quegli ultimi istanti della nostra vita, quando dovrà essere trattata la causa della nostra vita eterna, vedere vicina a noi la regina del cielo che ci assiste e ci consola promettendoci la sua protezione! Di questi esempi dell'assistenza data da Maria ai suoi servi moribondi, oltre quelli già citati, ve ne sono innumerevoli altri riportati nei libri. Questa grazia fu concessa a santa Chiara, a san Felice da Cantalice, alla beata Chiara di Montefalco, a santa Teresa, a san Pietro d'Alcantara. Per nostra comune consolazione, aggiungiamo ancora qualche altro cenno.

Il padre Crasset narra che santa Maria Ognacense vide la santa Vergine al capezzale di una devota vedova di Villembroe, la quale soffriva molto per l'ardore della febbre; Maria le stava accanto consolandola e la rinfrescava con un ventaglio. San Giovanni di Dio in punto di morte aspettava la visita di Maria a cui era molto devoto. Non vedendola comparire, si rattristava e forse anche se ne lagnava. Quando giunse il momento, gli apparve la divina Madre che, quasi rimproverandogli la sua poca fiducia, gli disse queste tenere parole, così consolanti per tutti i servi di Maria: « Giovanni mio, che pensavi? Che io ti avessi abbandonato? Non sai che non è mia abitudine abbandonare nell'ora della morte i miei devoti? Non sono venuta prima perché non era ancora venuta l'ora, ma adesso che è giunta, sono venuta a prenderti; andiamo in paradiso». Poco dopo il santo spirò e volò in cielo a ringraziare per sempre la sua amorevole regina.
EsempioTerminiamo il discorso con quest'altro esempio, in cui si vede dove arriva la tenerezza di questa buona Madre verso i suoi figli al momento della loro morte. Il parroco di un paese era stato chiamato al capezzale di un ricco che stava morendo in una casa magnificamente addobbata, assistito da servi, parenti e amici. Ma vide i diavoli in forma di cani pronti a prendersi quella povera anima, come infatti la presero, poiché il ricco morì in peccato. In quel mentre il parroco fu mandato a chiamare da una povera donna che era in fin di vita e desiderava ricevere i santi sacramenti. Non potendo lasciare quel ricco che aveva tanto bisogno della sua assistenza, egli vi mandò un altro sacerdote. Questi prese la pisside col SS. Sacramento e andò. Arrivato nella stanza di quella brava donna, non vede né servi, né amici premurosi, né mobili preziosi, perché l'inferma era povera e forse stava coricata sopra un po' di paglia. Ma in quella stanza vede una gran luce e vicino al letto della moribonda scorge la Madre di Dio che la consolava e con un pannolino in mano le asciugava il sudore dell'agonia. A questa vista, il sacerdote non aveva il coraggio di entrare, ma la Vergine gli fece cenno di avvicinarsi. Egli entrò e Maria gli prese uno sgabello per farlo sedere ad ascoltare la confessione della sua serva. Poi la moribonda si comunicò con grande devozione e infine esalò dolcemente l'anima nelle mani di Maria.
PreghieraO dolce Madre mia, quale sarà la morte di me povero peccatore? Sin da ora, pensando a quel grande momento in cui dovrò spirare e comparire davanti al tribunale divino, ricordandomi di avere io stesso consentito tante volte a scrivere la sentenza della mia condanna con i miei peccati, tremo, mi confondo e temo grandemente per la mia salvezza eterna. O Maria, tutta la mia speranza è riposta nel sangue di Gesù e nella tua intercessione. Tu sei la regina del cielo, la sovrana dell'universo, sei la Madre di Dio, che dire di più? Tu sei grande, ma la tua grandezza non ti allontana, anzi ti spinge a una maggiore compassione delle nostre miserie. Gli amici secondo il mondo, quando sono innalzati a qualche dignità, si allontanano dai loro vecchi amici rimasti in una condizione inferiore e non si degnano nemmeno più di guardarli. Il tuo nobile e amorevole cuore non fa così: dove scorge maggiori miserie, più si dà da fare per portare aiuto. Quando sei invocata, subito ci soccorri, anzi previeni con le tue grazie le nostre preghiere. Ci consoli nelle nostre afflizioni, disperdi le tempeste, abbatti i nemici, non tralasci nessuna occasione di procurare il nostro bene. Sia sempre benedetta quella mano divina che ha unito in te tanta maesta e tanta tenerezza, tanta grandezza e tanto amore. Ne ringrazio sempre il mio Signore e me ne rallegro per me stesso, poiché nella tua felicità ripongo la mia e ascrivo a sorte mia la sorte tua. O consolatrice degli afflitti, consola un afflitto che a te si raccomanda. Mi sento afflitto dai rimorsi della coscienza su cui pesano tanti peccati, non so se li ho pianti come dovevo. Vedo tutte le mie opere piene di brutture e di difetti. L'inferno sta aspettando la mia morte per accusarmi; la divina giustizia offesa esige soddisfazione. Madre mia, che ne sarà di me? Se tu non mi aiuti, io sono perduto. Che dici? vuoi aiutarmi? O Vergine pietosa, consolami; ottienimi un vero dolore dei miei peccati; ottienimi la forza di correggermi e di essere fedele a Dio in questo tempo che mi resta da vivere. Quando poi mi troverò nelle supreme angosce della morte, Maria speranza mia, non mi abbandonare; allora più che mai assistimi e confortami a non disperare alla vista delle mie colpe, che il demonio mi metterà sotto gli occhi. Signora, perdona il mio ardire, vieni tu stessa allora a consolarmi con la tua presenza. Questa grazia l'hai fatta a tanti; la voglio anch'io. Se il mio ardire è grande, più grande è la tua bontà, che va in cerca dei più miserabili per consolarli. In essa confido. Sia eterna gloria tua l'aver salvato dall'inferno un misero dannato e averlo condotto nel tuo regno, dove poi spero di consolarmi stando sempre ai tuoi piedi a ringraziarti, a benedirti e amarti in eterno. O Maria, ti aspetto, non mi privare di questa consolazione. Fiat, fiat; amen, amen.

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