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LA VISIONE MARIOLOGICA DI SANT’ALFONSO DE LIGUORI (SECONDA PARTE)


PREDICARE LA SALVEZZA PER MEZZO DI MARIA

Il padre Berthe Agstino sostiene che forse è più necessario nel nostro tempo che nei secoli passati annunciare la salvezza per mezzo di Maria perché nel mondo contemporaneo ci sono persone più refrattarie alla conversione e che soltanto miracoli di misericordia possono condurre a Dio. “Per ritrarre con verità sant’Alfonso bisogna farne il Dottore della salute delle anime ma della salute per mezzo di Maria Santissima”. 

MADRE DELLA MISERICORDIA 
“Protestanti e giansenisti ci avevano istillato mille scrupoli e mille esitazioni che a nostro malgrado non riuscivamo a vincere. Non si poteva più tornare al candore miracoloso con cui si era amata la Madonna nei secoli antecedenti. Si aveva come un ritegno, una cautela, una paura. Sant’Alfonso, con la sua dottrina di teologo e di formidabile teologo; con la sua fiammante e ardente anima di devoto incomparabile; col suo genio di scrittore popolare, ha spazzato via gran parte di quelle esitazioni, ha ricondotto l’anima cristiana dinanzi a Maria, a quella felice libertà dell’amore…”. In una visita a Maria sant’ Alfonso così si esprime: “Tutta simile al suo Figlio Gesù è la sua madre Maria che, essendo madre di misericordia, allora gode quando soccorre e consola i miserabili” . La misericordia è la forma più alta dell’amore, che trova nel cuore di una mamma la sorgente più naturale. In piena conformità ai Dottori della Chiesa il Santo ci tramanda le loro testimonianze da lui condivise: Maria “si chiama madre di misericordia perché la pietà che conserva per noi, fa che ci ami e ci soccorra” (S. Bernardo)… “L’amore di tutte le madri insieme non giunge all’amore che Maria porta ad un solo suo devoto (P. Nierembergh)… “La gran carità che regna nel cuore di Maria verso tutti, l’obbliga ad aprire a tutti il seno della misericordia (San Bernardo)… “Maria è piena di tanta misericordia che deve chiamarsi la stessa misericordia” (S. Leone). Secondo sant’Alfonso la misericordia della Madonna si esprime attraverso la preghiera: “Le preghiere de’ santi presso Dio sono preghiere di amici, ma le preghiere di Maria sono preghiere di madre… Se dunque vogliamo salvarci, raccomandiamoci a Maria, acciocché preghi per noi; perché le sue preghiere sono sempre esaudite” ed ottengono il perdono dei peccati, la santa perseveranza, l’amor di Dio, la buona morte, il paradiso” . Il Santo approfondisce questa sua convinzione nelle Glorie di Maria affermando che “dal predicare Maria e la confidenza nella sua intercessione dipende la salute di tutti”. È chiaro che non è la Madonna che salva: Lei intercede, prega ed ottiene la salvezza per coloro che confidano in Lei. L’autore chiarisce: “chiamando Maria mediatrice ho inteso chiamarla tale solo come mediatrice di grazia a differenza di Gesù Cristo che è il primo e l’unico Mediatore. Chiamando Maria nostra speranza ho inteso chiamarla tale, perché tutte le grazie passano per le sue mani”. Il nucleo intorno al quale gira tutto il contenuto del libro è il capitolo V ove sant’Alfonso riassume tutta la tradizione cattolica sulla Mediazione della Madonna nella sua famosa tesi: abbiamo bisogno dell’intercessione di Maria per salvare”’. Come risposta ai luterani che definivano la Salve Regina “un tessuto di errori e d’empietà” e “un insulto all’unico Mediatore”. Sant’Alfonso afferma rifacendosi a san Bernardo: “Non pensi di oscurare le glorie del figlio chi molto loda la madre; quando più si onora la madre tanto più si onora il figlio”. E continua il suo pensiero scrivendo: per mezzo di Gesù Cristo “è stata data tanta autorità a Maria di essere la mediatrice della nostra salute, non già mediatrice di giustizia ma di grazia e d’intercessione”. Il Liguori pone una distinzione sostanziale tra la mediazione di giustizia propria di Gesù Cristo, che è meritoria e salva, e la mediazione della Madonna che è grazia, un dono ricevuto da Dio per gli altri e che consiste nella preghiera. Tra l’altro l’intercessione di Maria non è assolutamente ma moralmente necessaria. In altre parole Dio può ma non vuole concederci le grazie senza l’intercessione della Madonna. Il nostro autore condividendo fortemente il pensiero di san Bernardo, asserisce che la necessità dell’intercessione della Vergine “nasce dalla volontà di Dio il quale vuole che tutte le grazie che Egli dispensa passino per le mani di Maria”. Inoltre Egli scrive: “Maria non è che una pura creatura e che quanto ottiene tutto riceve graziosamente da Dio…. Perciò anche sant’Alfonso afferma che chi ripone la sua speranza nella creatura indipendentemente da Dio certamente sbaglia perché la creatura senza Dio non ha niente né può dare niente. L’intercessione della Madonna per sant’Alfonso “non è solamente utile ma necessaria” nel senso che “non mai si troverà Gesù se non con Maria e per mezzo di Maria. Indarno cerca Gesù chi non cerca di trovarlo insieme con Maria”.

MEDIATRICE DI GRAZIA 
L’elezione della Madonna da parte di Dio a Mediatrice di grazia giustifica tutti gli altri titoli attribuitele nella Salve Regina. La Madonna è Regina perché usa pietà e provvidenza verso i poveri, è Madre e Vita nostra perché ci ottiene la grazia che è vita dell’anima33. Le preghiere di Maria esercitano presso Dio una grande forza e sono l’espressione della sua ricchezza spirituale e della pienezza di misericordia che sono nel suo cuore materno. Tutti possono fare l’esperienza della dolcezza materna della Madonna e garantire la loro salvezza. Tutti sappiamo che tra la Vergine e Gesù si stabilì un vincolo indissolubile dal concepimento alla morte. Un simile legame di natura spirituale si stabilisce tra la Madonna ed ogni persona: “in due tempi, scrive sant’Alfonso, Maria divenne nostra madre spirituale: primieramente quando meritò concepire nel seno verginale il Figlio di Dio. Sin d’allora ci portò nel suo seno come amorosissima madre. Magli uomini furono secondogeniti secondo lo Spirito. In secondo tempo Maria ci generò alla grazia quando con tanto dolore del cuore offerì all’Eterno Padre la vita del suo diletto Figlio per la nostra salute” . La Maternità della Madonna è di natura diversa da quella delle altre madri: “Maria è nostra madre, non di carne, ma di amore. Il solo amore che ci porta la fa diventare nostra madre”. La preghiera, la misericordia la spinge a farsi prossima di ognuno di noi. L’amore di Maria è teologale: “la prima ragione del grande amore che Maria porta agli uomini è il grande amore che porta a Dio” 36. Nel trattato sulle virtù della Madonna parlando della sua carità sant’Alfonso scrive: “non vi è stato né vi sarà chi più di Maria amasse Dio, così non vi è stato né vi sarà chi più di Maria abbia amato il prossimo”. La misura dell’amore della Madonna è poi così descritta: “se si unisse l’amore che tutte le madri portano ai figli, tutti gli sposi alle loro spose e tutti i santi e angeli ai loro devoti non giunge all’amore che Maria porta ad un’anima sola”. Noi siamo figli troppo cari a Maria perché vede che siamo il prezzo della morte di Gesù Cristo. Se poco ci amasse poco dimostrerebbe di stimare il sangue del Figlio che è il prezzo della nostra salute”. L’amore della Madonna è senza esclusione. Maria è madre di Gesù e madre dell’uomo: quando vede alcun peccatore nemico di Gesù, non può sopportarlo e tutta s’adopera per farli stare in pace”. La maternità della Vergine è un dono che Dio propone all’uomo. Come madre la Madonna ci addita la “vera Vita” che è Gesù e da Lui ci ottiene il perdono dei peccati mediante la sua intercessione. Noi siamo figli salvati, risorti con la sua cooperazione e la sua mediazione. Il nostro animo si riempie di ulteriore gioia nel professare che “dopo Dio non abbiamo altra speranza che Maria”. L’autore così sostiene la sua affermazione: “Se il Signore ha disposto che tutte le grazie passino per Maria come per un canale di misericordia, perciò possiamo anzi dobbiamo asserire che Maria sia la nostra speranza, per mezzo di cui riceviamole divine grazie. Coerentemente a tutto il suo pensiero sulla mediazione sant’Alfonso non trascura il titolo di Avvocata, chiamando la Madonna con san Bernardo “grande nostra avvocata” perché mai le madri possono diventare suddite dei propri figli: “basta che parli Maria, tutto il Figlio eseguisce”. Sant’Alfonso è convinto che “non c’è creatura alcuna che possa ottenere a noi miseri tante misericordie, quante questa buona avvocata”. Un accento particolare viene posto nelle Glorie di Maria sul tema della perseveranza. La Madonna infatti per sant’Alfonso è nostra vita perché ci ottiene la perseveranza. In una sua lettera chiama Maria Madre della perseveranza ed afferma che è difficilissimo che un’anima perseveri in grazia di Dio e si salvi senza una speciale devozione alla Madre di Dio”. Se per tutta la vita segue Maria ha imbroccata la via che la conduce alla santità. Per l’intimo rapporto con Gesù Cristo, Maria “è così piena di grazia e di pietà e di misericordia che basta a provvederne tutti, senza che a lei punto ne manchi. Chi si appella all’intercessione di Maria è sicuro di riconciliarsi con Dio”. La Madonna infine garantisce la nostra salvezza: “Non si è dato né si darà mai questo caso che un servo umile ed attento di Maria si perda eternamente… Chi è protetto da Maria si salva”

LA MADRE DEL REDENTORE 

La Maternità divina e la partecipazione attiva al Mistero della Redenzione avvalorano l’azione permanente dell’intercessione della Madonna per tutti gli uomini. L’unione della Vergine con Gesù non avviene solamente nel tempo della nascita ma si protrae per tutta l’esistenza nello svolgimento di una “missione” che li coinvolge e li impegna in modi diversi. Estasiato dinanzi ad un progetto di ammaliante primogenitura Verginale della Madonna, nel discorso sull’Immacolata Concezione, sant’Alfonso illustra la situazione storica della presenza della Madonna nell’economia della salvezza dopo l’avventura triste del peccato dell’uomo. In quel capitolo sant’Alfonso scrive che la Vergine fu predestinata dal Padre come Madre del Redentore, scelta e voluta dal Figlio, plasmata madre tutta bella del Verbo Incarnato dallo Spirito Santo, “che amò più Maria che tutti gli altri santi e l’esaltò nella santità sopra tutti”. Descrivendo le prerogative di questa eccelsa creatura il Santo dice nel discorso sulla Nascita di Maria che Lei “non solo fu Madre ma degna madre del Salvatore: dopo l’incarnazione del Verbo, Maria fu l’opera più grande e di per sé più degna che Dio abbia fatto in questo mondo”. La Maternità poi della Vergine nell’opera alfonsiana è concepita non solo come “privilegio” ma anche come “servizio”: se Maria fin dal principio, come madre destinata del comune Redentore, riceve l’ufficio di mediatrice di tutti gli uomini, ben ella sin dall’inizio ebbe una grazia maggiore. Sin dal primo momento cominciò ad operare tutto quello che potè operare… non solo per gloria sua ma anche per bene nostro”. Nel discorso della Presentazione di Maria è esplicitata la volontà della Madonna di partecipazione all’opera del Figlio condividendo tutte le esigenze che essa comporta. Nel discorso dell’Annunziazione di Maria è descritto il “privilegio” della Madre del Redentore con le parole di san Bonaventura: “Dio può fare un mondo maggiore un cielo più grande ma non può fare una creatura più eccelsa che con farla sua madre”. Nel discorso sulla Visitazione di Maria è descritta la fase operativa della Maternità come “servizio”: “I primi frutti della Redenzione passarono tutti per Maria ed ella fu il canale per mezzo di cui fu comunicata la grazia al Battista, lo Spirito Santo a Elisabetta, il dono di profezia a Zaccaria e tante altre benedizioni a quella casa che furono le prime grazie che sappiamo essersi fatte sulla terra dal Verbo dopo essersi incarnato”. Nel discorso sulla Purificazione di Maria è tratteggiato l’atteggiamento consapevole e risoluto della Madonna: “fu grande questo sacrificio che fece Maria di se stessa a Dio, in offerirgli in questo giorno la vita del Figlio”, ma “Maria non offerì solamente nel tempio il Figlio alla morte, ma l’offerì in ogni momento della sua vita”. L’efficacia delle preghiere della Madonna dipende da questa piena disponibilità a Dio. Per l’offerta che la Madonna ha fatto del suo Figlio Dio l’ha costituita Madre di tutti i redenti ed “ha posto nelle sue mani tutto il prezzo della nostra redenzione”. Anche la morte e l’Assunzione di Maria come quella di suo Figlio fu un evento di grazia perché fu l’amore per il Figlio e per gli uomini a toglierle la vita”. Passione di Gesù e i dolori di Maria costituiscono il polo attrattivo ed affettivo dell’animo alfonsiano. “La Passione di Gesù Cristo è la divozione di tutte le divozioni, la più utile, la più tenera, la più cara a Dio, quella che più consola i peccatori, quella che più infiammale anime”. Maria in tutto simile al Figlio patì il suo martirio in tutta la sua vita perché “la Passione del Redentore le fu sempre presente”. Riportando le espressioni di san Giovanni Crisostomo e san Bonaventura, sant’Alfonso scrive che “sul Calvario avremmo visto due altari, dove si consumavano due grandi sacrifici: uno nel corpo di Gesù, l’altro nel cuore di Maria” o meglio “un solo altare, cioè la sola croce del Figlio, nella quale insieme con la vittima di questo Agnello divino vi è sacrificata ancora la Madre”. La Vergine più che vicino era sulla stessa croce “a sacrificarsi crocifissa insieme col Figlio: il Figlio sacrificava il corpo, la madre sacrificava l’anima”. La missione della Madonna come Madre del Redentore iniziata nel silenzio e nell’obbedienza, maturata nella fede e nella meditazione, non termina sul Calvario ma dura nel tempo come la presenza del Signore. 
CONCLUSIONE 
Ci siamo imbattuti in una mariologia popolare, che, per le capacità di sant’Alfonso, ha reso possibile alla povera gente di avvicinarsi alla Vergine nel difficile secolo dei lumi. Gli scritti alfonsiani s’inseriscono in un contesto in cui la stessa coscienza di Chiesa era diversa dall’attuale ed in cui ci si preoccupava di più della salvezza del “singolo”. Le Glorie di Maria sono oggi uno stimolo perché la Chiesa nel suo sforzo di fare comunione con se stessa e con gli altri, nel cammino verso il terzo millennio accetti la Madonna come segno sicuro di certa speranza.

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