Video-intervento di Mons. Schneider al convegno "Amazzonia: la posta in gioco"
Mons. Schneider: “Il sacerdozio uxorato non è una soluzione ma una deviazione e una slealtà nei confronti della esigente imitazione di Cristo, sommo sacerdote”Breve ma importante messaggio video di mons. Athanasius Schneider, vescovo ausiliare di Maria Santissima in Astana, Kazakistan, sul celibato sacerdotale in vista dell’apertura del Sinodo dell’Amazzonia.Mons. Schneider risponde al vescovo Kräutler e all’Instrumentum Laboris del Sinodo sull’AmazzoniaNella sua intervista del 14 luglio all’ORF [un’emittente nazionale austriaca di servizio pubblico], il vescovo Erwin Kräutler ha sostenuto essere “quasi uno scandalo” il fatto che in molte parrocchie dell’Amazzonia la Santa Eucaristia venga celebrata di rado. Questo modo di parlare in sé è oscuro e decisamente tendenzioso. Nessuno ha diritto alla Santa Eucaristia. Il Sacramento dell’Eucaristia è il dono più alto di Dio. Si può parlare invece di uno scandalo quando nelle parrocchie cattoliche la Fede è negata e non praticata, quando Dio viene insultato attraverso il disprezzo dei suoi comandamenti, i gravi peccati contro la carità, l’idolatria, lo sciamanesimo e così via. Si potrebbe parlare di uno scandalo in una parrocchia cattolica quando le persone non pregano abbastanza. Questo sì sarebbe un vero scandalo.
Si dovrebbe parlare piuttosto di uno scandalo quando si considera che, durante gli ultimi decenni, in Amazzonia non sono state avviate iniziative pastorali intensive per promuovere le vocazioni. Iniziative che sarebbero state in conformità con l’esperienza bimillenaria della Chiesa: preghiere costanti, sacrifici spirituali e uno stile di vita esemplare e santo, adottato da parte degli stessi missionari. Infatti, per promuovere efficacemente solide vocazioni sacerdotali, anche in Amazzonia, è indispensabile vi siano missionari che conducano una vita da veri uomini di preghiera, da veri apostoli, vale a dire una vita di amore e sacrificio, totalmente dedicata a Cristo e alla salvezza delle anime immortali.
Quelle promosse dal vescovo Kräutler e da molti dei suoi compagni di viaggio tra il clero, sono piuttosto figure caricaturali di preti, che hanno il loro modello negli operatori umanitari, nei dipendenti delle ONG, nei sindacalisti socialisti e negli ecologisti. Ma questa non è la missione di Gesù Cristo, del Dio incarnato, che ha dato la Sua vita sulla croce per redimere l’umanità dal più grande male, cioè il peccato, in modo che tutti gli uomini possano avere in abbondanza la vita divina e soprannaturale (cfr Gv 10,10).
Non è necessario ricorrere al trucco di drammatizzare la “fame eucaristica” o la mancanza di celebrazioni eucaristiche, perché per salvarsi non serve la ricezione della Santa Eucaristia, bensì la Fede, la preghiera e una vita conforme ai Comandamenti di Dio.
Se per un lungo periodo di tempo e a causa della mancanza di sacerdoti i cattolici non potessero ricevere la Santa Comunione, allora bisognerebbe insegnar loro a praticare la Comunione spirituale, che ha una grande forza e un grande effetto spirituale. I Padri del deserto, ad esempio, vissero per anni senza l’Eucaristia e raggiunsero una grande unione con Cristo. Per anni i miei genitori ed io non siamo riusciti a ricevere la Santa Comunione in Unione Sovietica. Ma abbiamo sempre praticato la Comunione spirituale, che ci ha dato molta forza e consolazione. Quando poi arrivava un prete e potevamo confessarci, partecipare al Santo Sacrificio della Messa e ricevere la sacra Comunione sacramentalmente, allora era una vera festa e noi sperimentavamo in modo molto profondo e gioioso quanto preziosi sono il dono del sacerdozio e il dono dell’Eucaristia.
In Amazzonia si dovrebbe prevedere un modo per far sì che sacerdoti missionari itineranti vadano nei singoli luoghi – anche se solo poche volte l’anno – per organizzare una festa veramente spirituale con buone confessioni e con le Sante Messe celebrate in modo dignitoso. Potrebbero anche lasciare Gesù nei tabernacoli affinché i cattolici possano adorarLo, e si potrebbe insegnare ai fedeli come fare l’Adorazione eucaristica e come pregare il Rosario per chiedere buoni preti indigeni non sposati e buone famiglie cristiane. Allora, senza dubbio, Dio concederebbe questa grazia. Si dovrebbe anche fare una richiesta a livello mondiale per invitare dei preti ad andare in Amazzonia al fine di aiutare pastoralmente la persone del posto. Si potrebbero infine ordinare diaconi sposati o, in casi eccezionali, dare incarichi agli accoliti o a donne cattoliche per esporre il Santissimo Sacramento e guidare le preghiere.
C’è un esempio nella storia della Chiesa: quello dei cattolici giapponesi che, senza sacerdoti, mantennero la fede cattolica per più di duecento anni. Oggi il Giappone ha una quantità sufficiente di sacerdoti indigeni, che naturalmente sono celibi. Anche se all’epoca la cultura pagana del Giappone respingeva il sacerdozio celibatario, i cattolici giapponesi ne nutrivano una così alta stima che divenne un loro segno d’identificazione. Per cui, quando nel XIX secolo arrivarono i missionari protestanti, che erano sposati, li respinsero proprio per questo motivo. Mentre quando tornarono i preti cattolici, una volta accertatisi che erano celibi, i fedeli giapponesi li accolsero come sacerdoti della vera Chiesa di Gesù Cristo. La Chiesa, quindi, nel XIX secolo avrebbe potuto addurre gli stessi argomenti usati oggi per il Sinodo amazzonico in favore dell’ordinazione di sacerdoti sposati indigeni, giacché a quel tempo molte parrocchie di alcune regioni missionarie potevano contare con la visita di un prete solo poche volte durante l’anno.
Il matrimonio sacerdotale fu legalizzato nella Chiesa orientale nel VII secolo, ma non a causa della mancanza di sacerdoti, visto che, all’epoca, vi era una sovrabbondanza di preti, specialmente a Costantinopoli. Lo si fece piuttosto per indulgenza verso la debolezza umana, perché quanti nell’ufficio episcopale e sacerdotale imitavano Gesù Cristo – il Sacerdote Eterno della Nuova Alleanza – agendo in persona di Cristo Capo, si erano allontanati dalla regola apostolica di una vita celibataria. A quel tempo, nella Chiesa greca, si trattò di una soluzione regionale per una Chiesa locale, ma che i Romani Pontefici tuttavia non riconoscevano né accettavano. Fu una deviazione e una slealtà nei confronti dell’esigente imitazione di Cristo; imitazione che gli Apostoli vissero nella completa continenza sessuale, fino alla morte, come testimonia chiaramente Pietro quando dice: “Abbiamo lasciato tutto per seguirti” (Mt 19:27), anche mogli e figli.
Tutti i Padri della Chiesa vissero il sacerdozio nella continenza sessuale. Anche se alcuni erano stati sposati (ad esempio sant’Ilario), è stato dimostrato che a partire dall’ordinazione iniziarono a praticare la continenza e non ebbero più figli, perché conoscevano e rispettavano la regola apostolica della continenza sessuale sacerdotale ed episcopale.
La Chiesa romana ha tramandato fedelmente questa norma apostolica e l’ha sempre difesa fino ad oggi, con la sola eccezione concessa alle Chiese orientali, fatta nel contesto dei negoziati per l’unificazione, durante i Concili di Lione e Firenze. In quel caso dispensò dal celibato i sacerdoti a beneficio dell’unità.
L’introduzione del clero uxorato in Amazzonia non produrrebbe veri apostoli, ma piuttosto una nuova categoria di sacerdoti, una sorta di dinastia. Allo stesso tempo, bisogna tenere presente che la cultura indigena dei popoli amazzonici non ha ancora raggiunto la maturità affidabile e provata di intere generazioni cristiane, completamente permeate dallo spirito del Vangelo.
Dopo l’iniziale e sistematica evangelizzazione di San Bonifacio, ad esempio, le tribù germaniche impiegarono alcuni secoli prima di essere in grado di produrre numerosi e fidati sacerdoti indigeni celibi.
Senza dubbio nell’Amazzonia del XIX e XX secolo vi sono stati eroici e santi missionari: vescovi, sacerdoti, religiose. Negli ultimi decenni, tuttavia, alcuni missionari si sono allontanati dal vero spirito di Gesù Cristo, degli Apostoli e dei santi per rivolgersi invece allo spirito di questo mondo. Non predicano più, con piena convinzione, l’unico Redentore Gesù Cristo e non fanno sforzi sufficienti per trasmettere la Sua vita soprannaturale di Grazia ai popoli dell’Amazzonia, al fine di condurli alla vita eterna, al Cielo e, se occorre, persino al sacrificio della propria vita. Spesso è successo il contrario. Abusando del nome di Gesù e del sacro ufficio episcopale e sacerdotale, i missionari e persino i vescovi in Amazzonia predicano per lo più un vangelo della vita terrena, un vangelo dello stomaco, per così dire, e non il Vangelo della Croce; un vangelo di adorazione della natura, della foresta, dell’acqua, del sole. E fanno ciò nonostante la gente di questa regione sia in realtà assetata delle fonti della vita divina ed eterna. Tale modo di evangelizzare l’Amazzonia è un tradimento del vero Vangelo e questo tradimento è stato perpetrato negli ultimi decenni in vaste aree di quella regione. E ora alcuni desiderano legittimare – con l’aiuto di un sinodo dei vescovi a livello internazionale – detto tradimento della vera evangelizzazione soprannaturale, nello spirito di Gesù e degli Apostoli.
L’Amazzonia ha bisogno urgente di veri e santi missionari secondo lo spirito e l’esempio dei grandi missionari della storia della Chiesa, come San Bonifacio, come i grandi santi missionari latino-americani, San Toribio de Mogrovejo e San Giuseppe de Anchieta, e tanti altri.
Nella sua intervista, il vescovo Kräutler giustifica l’ordinazione sacerdotale delle donne per la celebrazione dell’Eucaristia facendo riferimento alla loro “empatia” femminile. Si tratta ovviamente di un’altra comprensione della Chiesa e dell’Eucaristia, un’altra comprensione del sacerdozio e del diaconato.
L’”empatia” non è un solido criterio teologico, mentre la volontà di Dio sì lo è. La Chiesa di Dio non è una corporazione, non è un partito, un club, una istituzione umana in cui l’efficienza e l’empatia vengono prima di tutto, anche se tali qualità sono certamente utili. I criteri per ricoprire l’ufficio degli Apostoli e dei loro successori – così come l’ufficio sacerdotale e diaconale – devono essere gli stessi che Cristo ci ha donato e che la Chiesa ha sempre preservato: essere uomini e adatti alla moralità e carattere propri di tale ufficio. I preti devono essere uomini di fede, pieni di Spirito Santo, pronti a vivere nel celibato; uomini che mettono al primo posto la preghiera e la proclamazione dell’insegnamento di Cristo; uomini che desiderano essere veri pastori e dare la propria vita per la salvezza delle anime immortali, per coloro che sono stati loro affidati; uomini che siano i veri padri di tutti i fedeli e non solo di una limitata parte o cerchia familiare; uomini che siano veri sposi della Sposa di Cristo, della Chiesa, e che siano quindi, come tali, padri e sposi celibi.
Nel II secolo Sant’Ireneo è già un testimone dell’unità della Fede e della disciplina nella Chiesa, che fu tale tra tutti i popoli, anche se all’epoca i Cattolici convertiti provenivano da culture molto diverse e in parte anche contraddittorie: “La Chiesa, sebbene sparsa in tutto il mondo, tuttavia – come se abitasse in una sola casa – custodisce accuratamente la Fede degli Apostoli. Essa crede anche che queste verità abbiano proprio una sola anima, e un solo e medesimo cuore, e le proclama, le insegna, le offre con perfetta unione, come se avesse una sola bocca. Sebbene le lingue del mondo siano dissimili, tuttavia il messaggio della tradizione è uno e lo stesso. Pertanto le Chiese in Germania non credono e non tramandano nulla di diverso, né lo fanno quelle in Spagna, né quelle in Gallia, né quelle in Oriente, né quelle in Egitto, né quelle in Libia, né quelle che si trovano nelle regioni centrali del mondo “(Adversus haereses 1,10, 2).
Anche molte delle parrocchie cattoliche appena convertite tra le tribù germaniche durante l’Era della Migrazione (IV-VI secolo) avevano forse solo poche volte la possibilità di partecipare alla Santa Messa e ricevere la Santa Comunione. Dopo alcune generazioni, tuttavia, da queste parrocchie tedesche sono nate generazioni di preti celibi e generalmente esemplari.
La verità della questione è che quanti difendono un clero amazzonico sposato con lo stratagemma dell’elegante motto “uomini provati” (“viri probati“) considerano i popoli Amazzonici inferiori, perché presuppongono, sin dall’inizio, che non abbiano la capacità di dare alla Chiesa sacerdoti celibi generati dal proprio ambiente. Nel corso di 2000 anni, tutti i popoli e persino i barbari sono stati in grado di crescere i propri figli, con l’aiuto della grazia di Cristo, in un sacerdozio celibe secondo l’esempio di Gesù Cristo. Le richieste di sacerdoti sposati per i popoli dell’Amazzonia – provenienti proprio da ecclesiastici di discendenza Europea – contengono un razzismo nascosto. Per dirla in breve, si potrebbe semplificare in questo modo: “Noi Europei, cioè noi bianchi siamo davvero capaci di generare sacerdoti celibi. Ma per voi Amazzonici, questo è un po’ troppo! “
I difensori di un clero amazzonico sposato sono quasi tutti Europei, e non di origine indigena, e alla fine non sono interessati al vero bene spirituale dei fedeli dell’Amazzonia, ma all’attuazione della propria agenda ideologica, che mira ad avere un clero sposato anche in Europa e poi in tutta la Chiesa Latina. Perché tutti sanno che, dopo l’introduzione del clero sposato regionalmente limitato in Amazzonia, ci sarebbe, con l’aiuto dell’effetto domino e in un periodo di tempo relativamente breve, un regolare clero sposato con rito romano anche in altre parti del mondo. In tal modo, l’eredità apostolica di un sacerdozio celibe, secondo il modello di Gesù Cristo e dei suoi apostoli, sarebbe effettivamente distrutta in tutta la Chiesa.
Alcuni cattolici – quelli che certamente non rappresentano la maggioranza dei veri fedeli, ma che sono piuttosto funzionari di una ricca burocrazia ecclesiastica e che hanno raggiunto posizioni clericali di potere nella Chiesa – vogliono attirare le persone del mondo con l’idea di un sacerdozio sposato e senza sacrifici, senza donazione di sé, e senza un amore soprannaturale ardente per Dio.
Il Signore stesso ci ha detto che cosa dovrebbe fare la Chiesa affinché i fedeli possano avere dei sacerdoti: “Chiedete al Signore della messe di mandare operai nella Sua vigna” (Matteo 9,38) Non esiste un rimedio migliore e più efficace di questo. E se ce ne fosse un altro, Nostro Signore ce lo avrebbe detto.
Per avere candidati sposati per l’ordinazione sacerdotale, non c’è bisogno di iniziative speciali di preghiera. Ci saranno sempre, fino alla fine dei tempi, solo pochi lavoratori nella vigna del Signore. In un’epoca in cui c’erano molti sacerdoti, Papa San Gregorio Magno pronunciò queste memorabili parole: “Vedete, il mondo è pieno di sacerdoti, ma tuttavia pochi sono gli operai nella vigna del Signore” (In Ev. hom., 34). Dio compie sempre la Sua opera di grazia e di salvezza delle anime per la vita eterna con l’aiuto di sacrifici e spesso solo di poche persone, e non con l’aiuto di grandi folle. In questo senso, San Gregorio Nazianzeno ha detto che Dio non si compiace dei numeri (vedi Or. 42,7).
Il vescovo Erwin Kräutler chiede poi nell’intervista: “Che cosa possiamo fare come Chiesa affinché queste persone possano celebrare l’Eucaristia?” La vita parrocchiale, aggiunge, è bellissima, “ma manca il centro”. La risposta a questa domanda è la seguente: il centro è Cristo, la Verità insegnata da Lui, l’esempio dato da Lui. Il tabernacolo è il vero centro della Chiesa qui sulla terra e il centro di ogni parrocchia locale. Se una comunità locale cattolica in Amazzonia ha il tabernacolo – e molte di loro lo hanno – allora hanno il centro, quindi alla fine non manca nulla, perché hanno Dio in mezzo a loro, Dio
con Carne e Sangue è presente in mezzo a loro!
Bisogna riunire i cattolici dell’Amazzonia attorno al tabernacolo in modo che abbiano i propri sacerdoti e, se possibile, numerosi sacerdoti. Lì, madri e bambini cattolici dovrebbero rivolgere le loro preghiere intime a Dio, il dispensatore di tutti i doni, con l’intenzione di ricevere sacerdoti indigeni buoni e celibi e con spirito apostolico. Si dovrebbe iniziare una catena di adorazioni eucaristiche in tutta l’Amazzonia. Tale catena eucaristica di adorazioni da parte dei semplici fedeli, insieme con i loro vescovi e con i loro sacerdoti – siano essi anche solo pochi – porterà senza dubbio – nel momento scelto da Dio – ai popoli dell’Amazzonia quei sacerdoti che sono secondo il cuore di Gesù. Non bisogna abusare dei popoli amazzonici per l’interesse delle proprie ideologie decadenti e delle eresie teologiche che sono state fabbricate in Europa.
Ampie parti del documento di lavoro (Instrumentum laboris) del Sinodo sull’Amazzonia e le richieste di questi sacerdoti ornano l’immagine di Cristo Re di gemme preziose, con motti come “uomini probati”, “fame eucaristica”, “empatia femminile”. “In tal modo desiderano attuare, con una modalità più semplice, il matrimonio sacerdotale e l’ordinazione femminile. I veri cattolici dell’Amazzonia e di altre parti del mondo, tuttavia, riconosceranno in essa l’immagine dell’inganno, e non riterranno che sia l’immagine di Gesù Cristo il Re. Ampie parti dell’Instrumentum laboris e delle esigenze rivoluzionarie del Vescovo Erwin Kräutler e dei suoi compagni di viaggio clericali ritraggono in verità un atteggiamento intellettuale molto simile alla Gnosi e al Naturalismo che volevano penetrare nella Chiesa sin dall’inizio, dal II secolo, come lo stesso San Ireneo di Lione afferma: “Tale, quindi, è il loro metodo, che né i profeti annunciarono, né il Signore insegnò, né gli Apostoli trasmisero, ma di cui si vantano di avere una perfetta conoscenza, al di là di tutti gli altri. Raccolgono le loro opinioni da altre fonti che non sono le Scritture; e, per usare un proverbio comune, si sforzano di tessere corde di sabbia, sforzandosi di adattare alle proprie peculiari asserzioni, con una parvenza di veridicità, le parabole del Signore, i detti dei profeti e le parole del Apostoli, affinché il loro schema non sembri del tutto privo di supporto. Nel fare ciò, tuttavia, ignorano l’ordine e la connessione delle Scritture e, per quanto in esse vi si trova, smembrano e distruggono la verità. Trasferendo i passaggi, vestendoli a nuovo e cambiando una cosa con un’altra, riescono ad ingannare molti grazie alla loro malvagia destrezza che conforma gli oracoli del Signore alle loro opinioni. Il loro modo di recitare è come se uno – dopo che una bella immagine di un re fosse stata fabbricata da un abile artista con gioielli preziosi – dovesse poi smembrare il ritratto di quell’uomo in pezzi, dovesse riorganizzare le gemme e risistemarle insieme per dare loro la forma di un cane o di una volpe, e tutto ciò anche mal eseguito; e dovesse quindi sostenere e dichiarare che questa sia la bella immagine del re che l’abile artista aveva costruito, indicando i gioielli mirabilmente uniti dal primo artista per formare l’immagine del re, ma che sono stati, con mediocre risultato, trasferiti da quest’ultimo per dare loro la forma di un cane, e quindi esibendo i gioielli, dovesse ingannare gli ignoranti che non hanno alcuna idea di come fosse la forma del re, persuadendoli che quello scadente ritratto della volpe sia, in effetti, la bella immagine del re. Allo stesso modo queste persone rattoppano insieme vecchie leggende di mogli, e poi si sforzano – allontanandosi violentemente dal loro giusto nesso, dalle parole, dalle espressioni e dalle parabole ogni volta trovate – per adattare gli oracoli di Dio alle loro finzioni prive di fondamento “(Adversus haereses 1, 8, 1).
È ovvio che il contenuto di ampie parti dell’Instrumentum laboris e le richieste del vescovo Erwin Kräutler e dei suoi compagni di viaggio clericali vogliono davvero una nuova confessione cristiana, che poi forse si chiamerà “Chiesa Amazzonica-Cattolica”, ma che alla fine diventerà una setta in confronto alla vera Chiesa Una, Santa, Cattolica e Apostolica. Quest’ultima ha navigato, e continua a navigare, in sicurezza e in tutti i tempi, sempre uguale con lealtà incondizionata alla purezza della Fede e all’eredità immutabile degli Apostoli nella liturgia e nella disciplina della Chiesa. I Cattolici del nostro tempo reagiranno vivacemente a una simile setta “Amazzonica-Cattolica” che pratica l’adorazione della natura e che avrà un sacerdozio femminile – con le parole pronunciate da Sant’Agostino ai membri della setta dei donatisti: “La Chiesa nel mondo intero è sicura nei suoi giudizi della verità!” (Securus iudicat orbis terrarum: Contra epistolam Parmeniani 3, 3).
Il successore di Pietro, il Papa, ha il preciso dovere, conferitogli da Dio in quanto detentore della Cattedra della Verità (cathedra veritatis), di preservare, nella sua purezza ed integrità, la verità della Fede Cattolica, la Costituzione Divina della Chiesa, l’ordine sacramentale istituito da Cristo e l’eredità apostolica del celibato sacerdotale; per trasmetterli al suo successore e alle prossime generazioni. Egli non può sostenere minimamente – con il silenzio o con una condotta ambigua – il contenuto ovviamente gnostico e naturalistico di parti dell’Instrumentum laboris, così come l’abolizione del dovere apostolico del celibato sacerdotale (che prima sarebbe regionale, per poi naturalmente diventare, passo dopo passo, universale). Se il Papa dovesse fare questo al prossimo Sinodo Amazzonico, allora violerebbe gravemente il suo dovere di Successore di Pietro e Rappresentante di Cristo, e quindi causerebbe un’eclissi spirituale intermittente nella Chiesa. Ma Cristo, l’invincibile Sole della Verità, spazzerà via questa breve eclissi inviando di nuovo alla Sua Chiesa santa, papi coraggiosi e fedeli, perché le porte dell’inferno non siano in grado di sconfiggere la roccia di Pietro (cf. Matteo 16,18) La preghiera di Cristo per Pietro e per i suoi successori è infallibile. Ciò significa che, dopo la loro conversione, rafforzeranno nuovamente i loro fratelli nella Fede (cf. Luca 22,32).
La verità, come l’ha formulata Sant’Ireneo, rimarrà in piedi anche in un momento di eclissi spirituale intermittente nella Chiesa – come è il caso del fuori-tempo, per permissione insondabile di Dio: “Perché, nella Chiesa Romana, la Tradizione Apostolica sia sempre preservata da parte dei fedeli che sono ovunque “(Adversus haereses 3, 3, 2).
+ Athanasius Schneider, Vescovo ausiliare dell’Arcidiocesi di Santa Maria in Astana
Fonte: Kath.net, 17-07-19
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