E mostraci, dopo questo esilio, Gesù, il frutto benedetto del tuo seno: Maria conduce i suoi servi in paradiso
Le Glorie di Maria - Sant'Alfonso Maria de Liguori
Che bel segno di predestinazione hanno i servi di Maria! La santa Chiesa applica alla divina Madre e le fa dire a conforto dei suoi devoti queste parole dell'Ecclesiastico: « Fra tutti cercai riposo e dimorerò nell'eredità del Signore » (Eccli [= Sir] 24,11 Volg.). Il cardinale Ugo di san Caro commenta: « Beato colui nella cui casa la beata Vergine avrà trovato riposo »'. Per l'amore che porta a tutti, Maria cerca di far regnare in tutti la devozione verso di lei. Molti o non la ricevono o non la conservano: beato colui che la riceve e la conserva. « E dimorerò nell'eredità del Signore, vale a dire, aggiunge il dotto Paciuchelli, la devozione verso la Vergine dimora in tutti coloro che sono l'eredità del Signore», cioè che staranno in cielo a lodarlo eternamente. Maria seguita a parlare, facendo sue le parole dell'Ecclesiastico nel testo citato: « Colui che mi ha creato si è riposato nel mio tabernacolo e mi ha detto: "Abita in Giacobbe e in Israele abbi la tua eredità, e tra i miei eletti metti radici" » (Eccli [= Sir] 24,12-13 Volg.). Il mio Creatore, ci dice Maria, si è degnato di venire a riposare nel mio seno e ha voluto che io abitassi nei cuori di tutti gli eletti - di cui fu figura Giacobbe e che sono l'eredità della Vergine - e ha disposto che in tutti i predestinati fosse radicata la devozione e la fiducia verso di me. Il cardinale Ugo mètte sulle labbra di Maria queste parole dell'Ecclesiastico: « Io feci sorgere nel cielo una luce indefettibile » (Eccli [= Sir] 24,6 Volg.); ho fatto risplendere in cielo tanti lumi eterni quanti sono i miei devoti. L'autore aggiunge: « Quanti santi non sarebbero ora in cielo, se Maria con la sua potente intercessione non ce li avesse condotti! ». « A tutti coloro che confidano nella protezione di Maria, si aprirà la porta del cielo per riceverli », dice san Bonaventura. Perciò sant'Efrem chiamava la devozione verso la divina Madre « l'entrata della Gerusalemme celeste ».
E l'abate Blosio dice alla Vergine: « Signora, a te sono consegnate le chiavi e i tesori del regno dei cieli ». Perciò dobbiamo continuamente pregarla con le parole di sant'Ambrogio: « Aprici, o Vergine, le porte del cielo, poiché ne hai le chiavi », anzi, ne sei la porta, conie ti dice la Chiesa: « lanua caeli, porta del cielo ». La santa Madre è anche chiamata dalla Chiesa stella del mare: « Ave, maris stella ». Infatti, dice san Tommaso, « come i naviganti sono guidati al porto per mezzo della stella, così i cristiani sono guidati al paradiso per mezzo di Maria». Allo stesso modo, san Pier Damiani la chiama « scala del cielo » poiché « per mezzo di Maria Dio è sceso dal cielo in terra, affinché grazie a lei gli uomini meritassero di salire dalla terra al cielo». Sant'Anastasio esclama: « Ave, sei stata ripiena di grazia perché tu fossi la via della nostra salvezza e il cammino per ascendere alla patria celeste ». Perciò san Bernardo chiama la Vergine « veicolo per salire al cielo» e san Giovanni Geometra la saluta: « Salve, nobilissimo cocchio » sul quale i suoi devoti sono condotti in cielo. San Bonaventura dice: « Beati quelli che ti conoscono, o Madre di Dio! Il conoscerti è la strada della vita immortale e il pubblicare le tue virtù è la via della salvezza eterna». Nelle Cronache francescane si narra che fra Leone vide un giorno una scala rossa sopra cui stava Gesù Cristo e una scala bianca sopra cui stava la sua santa Madre. Osservò che alcuni cominciavano a salire la scala rossa ma, dopo pochi gradini, cadevano; ricominciavano a salire e cadevano di nuovo. Esortati ad andare per la scala bianca, li vide salire felicemente, mentre la beata Vergine porgeva loro la mano e così giungevano senza difficoltà in paradiso. San Dionisio Cartusiano domanda: « Chi mai si salva? Chi giunge a regnare in cielo? » e risponde: « Quelli per i quali la regina della misericordia offre le sue preghiere ». Lo afferma Maria stessa: « Per me regnano i re» (Pro 8,15).
Per mezzo della mia intercessione le anime regnano prima nella vita mortale su questa terra, dominando le loro passioni; poi vengono a regnare eternamente in cielo dove, dice sant'Agostino: « Quanti sono cittadini, tutti sono re». Maria insomma, è la padrona del paradiso. Applicando a lei le parole dell'Ecclesiastico: « In Gerusalemme è la sede della mia potenza » (Eccli [= Sir] 24,15 Volg.), Riccardo di san Lorenzo le fa dire: « Comando in cielo ciò che voglio e vi introduco quelli che voglio». Poiché ella è la Madre del Signore del paradiso, con ragione, dice Ruperto, è anche la Signora del paradiso. Questa divina Madre, con le sue potenti preghiere e con il suo aiuto, ci ha ottenuto il paradiso, se non vi mettiamo ostacolo, scrive sant'Antonino. Perciò, afferma l'abate Guerrico, « colui che serve Maria e per cui intercede Maria è così sicuro del paradiso come se stesse gia in paradiso ». «Servire Maria e far parte della sua corte, aggiunge san Giovanni Damasceno, è l'onore più grande che possiamo avere, poiché servire la regina del cielo è già regnare in cielo e vivere sotto i suoi comandi è più che regnare. Al contrario, quelli che non servono Maria non si salveranno, poiché coloro che sono privi dell'aiuto di una tale Madre sono abbandonati dal soccorso del Figlio e di tutta la corte celeste». Sempre sia lodata la bontà infinita del nostro Dio che ha costituito in cielo per nostra avvocata Maria, affinché ella, come madre del giudice e madre di misericordia, con la sua intercessione possa trattare efficacemente la causa della nostra salvezza eterna. È questo il pensiero che esprime san Bernardo. E il monaco Giacomo, celebre dottore tra i padri greci, così si rivolge a Dio: « Tu hai stabilito Maria come un ponte di salvezza, per cui facendoci passare sopra le onde di questo mondo, possiamo giungere al tuo porto tranquillo». «Udite, o genti che desiderate il regno di Dio, esclama san Bonaventura, servite e onorate la Vergine Maria e troverete sicuramente la vita eterna». Non debbono disperare di ottenere il regno celeste nemmeno quelli che hanno meritato l'inferno, se si mettono a servire fedelmente la nostra regina. Dice san Germano: « Quanti peccatori hanno cercato di trovare Dio per mezzo tuo, o Maria, e si sono salvati!» Riccardo di san Lorenzo fa notare che, secondo san Giovanni, Maria ha « una corona di dodici stelle sul capo » (Ap 12,1), mentre nel Cantico dei cantici è scritto che la Vergine è coronata di fiere, di leoni, di leopardi: « Vieni dal Libano, mia sposa, vieni dal Libano, vieni; sarai coronata... dalle tane dei leoni, dai monti dei leopardi » (Ct 4,8 Volg.). Che significa ciò? si domanda Riccardo e risponde: « Queste fiere sono i peccatori che per grazia e intercessione di Maria divengono stelle del paradiso, che si addicono come corona alla testa di questa regina di misericordia più di tutte le stelle del cielo».
Leggiamo nella Vita di suor Serafina da Capri che un giorno questa serva del Signore, durante la novena dell'Assunzione, mentre pregava la santa Vergine, le chiese la conversione di mille peccatori. Temeva che la sua domanda fosse troppo audace, ma le apparve Maria che dissipò questo suo vano timore dicendole: « Perché temi? Non sono forse abbastanza potente per ottenerti dal Figlio mio la salvezza di mille peccatori? Eccoli, l'ho già ottenuta ». Poi la condusse in spirito in paradiso, dove le mostrò innumerevoli anime di peccatori che avevano meritato l'inferno, ma che per la sua intercessione si erano salvati e già godevano la beatitudine eterna. E’ vero che in questa vita nessuno può essere sicuro della sua salvezza eterna: « Non sa l'uomo se è degno d'amore o di odio, ma tutto è riservato nella sua incertezza al futuro » (Eccle [= Qo] 9,1-2 Volg.). Davide domanda a Dio: « Chi abiterà nella tua tenda? » (Sal 14,1). San Bonaventura risponde: « Peccatori, seguiamo le orme di Maria, buttiamoci ai suoi santi piedi e non la lasciamo finché non avremo meritato di essere benedetti da lei», poiché la sua benedizione ci assicurerà il paradiso. « Signora, le dice sant'Anselmo, basta che tu voglia salvarci e non potremo non essere salvi». Sant'Antonino aggiunge che le anime sulle quali Maria rivolge i suoi occhi necessariamente si salvano e saranno glorificate. La santa Vergine predisse che tutte le generazioni l'avrebbero chiamata beata (Lc 1,48). Con ragione, dice sant'Ildefonso, perché tutti gli eletti ottengono la beatitudine eterna per mezzo di Maria. «Tu, Vergine Madre di Dio, sei il principio, il mezzo e la fine della nostra felicità», esclama san Metodio. Principio, perché Maria ci ottiene il perdono dei peccati; mezzo, perché ci ottiene la perseveranza nella grazia divina; fine, perché alla fine ci ottiene il paradiso. « Grazie a te, prosegue san Bernardo, è stato aperto il cielo; grazie a te si è vuotato l'inferno; grazie a te è stata instaurata la Gerusalemme celeste; grazie a te è stata donata la vita eterna a tanti miserabili che si meritavano la morte eterna » Ma soprattutto deve incoraggiarci a sperare con certezza il paradiso la promessa che fa Maria stessa a quelli che la onorano, specialmente a chi con le parole e con l'esempio si sforza di farla conoscere e onorare anche dagli altri: « Quelli che operano con me non peccheranno.
Quelli che mi fanno conoscere avranno la vita eterna » (Eccli [= Sir] 24,30-31 Volg.). Dice san Bonaventura: « Quelli che ottengono il favore di Maria saranno riconosciuti dai cittadini del paradiso come loro compagni; chi porterà l'insegna di servo di Maria sarà iscritto nel libro della vita » A che serve dunque preoccuparsi delle questioni dibattute nelle scuole chiedendosi se la predestinazione alla gloria preceda o segua la previsione dei meriti e se siamo iscritti o no nel libro della vita? Vi saremo iscritti sicuramente se saremo veri servi di Maria e otterremo la sua protezione poiché, come dice san Giovanni Damasceno, Dio non concede la devozione verso la sua santa Madre se non a coloro che vuole salvi. E quel che il Signore fece espressamente intendere attraverso le parole di san Giovanni: «Il vittorioso... scriverò su di lui il nome del mio Dio e il nome della città del mio Dio» (Ap 3,12). Chi vincerà e si salverà porterà scritto nel cuore il nome della città di Dio. E qual è questa città di Dio se non Maria, come spiega san Gregorio commentando il passo di Davide: « Cose stupende si dicono di te, città di Dio » (Sal 86,3). Possiamo dunque dire con san Paolo: « Avendo questo sigillo, Dio conosce quelli che sotio suoi » (2Tm 2,19); chi porta il segno della devozione di Maria, è riconosciuto da Dio come suo. Perciò san Bernardo ha scritto che la devozione alla Madre di Dio « è segno certissimo della salvezza eterna » Il beato Alano, parlando dell'Ave Maria, dice che chi onora spesso la Vergine con la Salutazione Angelica ha un segno molto grande di predestinazione. Altrettanto afferma a proposito dell'abitudine di recitare con perseveranza il santo rosario ogni giorno. Inoltre, scrive il padre Eusebio Nieremberg, i servi della Madre di Dio non solo sono privilegiati e favoriti su questa terra, ma anche in cielo saranno più particolarmente onorati. E aggiunge che essi avranno in cielo una divisa e una livrea speciale, più ricca, che li faranno riconoscere come familiari della regina del cielo e persone della sua corte, secondo quel che è scritto nei Proverbi: « Tutti i suoi domestici hanno doppia veste » (Pro 31,21). Santa Maria Maddalena de' Pazzi vide in mezzo al mare una navicella in cui stavano rifugiati tutti i devoti di Maria che, facendo l'officio di nocchiera, li conduceva felicemente al porto. La santa capì da questa visione che quel che vivono sotto la protezione di Maria, in mezzo a tutii pericoli di questa vita, sono salvati dal naufragio del e della dannazione, perché sono sicuramente guidati da lei al porto del paradiso. Sforziamoci dunque di entrare in questa navicella beata del manto di Maria e rimaniamoci sicuri del regno celeste, poiché la Chiesa canta: « Santa Madre di Dio, tu sei la nostra dimora, come lo sei di tutti i beati », tutti coloro che saranno partecipi del gaudio eterno abitano in te, vivendo sotto la tua protezione.
Esempio
Cesario racconta che un monaco cistercense molto devoto alla Madonna desiderava una visita della sua amata Regina e la pregava continuamente di questo favore. Una notte, uscito in giardino, mentre se ne stava guardando il cielo e sospirava per il desiderio d'incontrare la sua sovrana, vede scendere dal cielo una vergine bella e splendente che gli domanda: « Tommaso, vorresti sentire il mio canto? ». « Certo », rispose. Allora la vergine cantò con tanta dolcezza, che al devoto religioso sembrava di essere in paradiso. Finito il canto, la visione sparì, lasciando in lui un gran desiderio di sapere chi era. Ma ecco apparire un'altra vergine bellissima che gli fece udire il suo canto. Questa volta il monaco non poté trattenersi e le domandò chi fosse. La vergine rispose: « Quella che hai visto poc'anzi era Caterina; io sono Agnese, tutte e due martiri di Gesù Cristo, mandate dalla nostra Signora a consolarti. Ringrazia Maria e preparati a ricevere una grazia maggiore ». Ciò detto scomparve, ma il religioso restò con la grande speranza di vedere finalmente la sua regina. Non s'ingannava, poiché dopo un po' vede una grande luce, sente riempirsi il cuore di una nuova allegrezza, ed ecco in mezzo a quella luce gli si fa vedere la Madre di Dio circondata da angeli, e infinitamente più bella delle altre due sante apparse. « Mio caro servo e figlio, - gli dice - io ho gradito la tua fedeltà nel servirmi e ho esaudito le tue preghiere. Hai desiderato vedermi; eccomi e voglio anche farti sentire il mio canto ». La santa Vergine cominciò a cantare con tanta dolcezza, che il devoto religioso perse i sensi e cadde con la faccia contro terra. Suonò il mattutino; i monaci si riunirono e, non vedendo Tommaso, andarono a cercarlo nella cella e in altri luoghi. Finalmente lo trovarono in giardino come morto. Il superiore gli ordinò di dire quel che gli era accaduto e allora egli, rientrando in sé in virtù dell'ubbidienza, raccontò tutti i favori della divina Madre.
Preghiera
O regina del paradiso, madre del santo amore, poiché fra tutte le creature sei la più amabile, la più amata da Dio e quella che più lo ama, lascia che ti ami pure il più ingrato e misero peccatore della terra il quale, vedendosi liberato dall'inferno per mezzo tuo e senza alcun merito così beneficato da te, si è acceso d'amore per la tua bontà e ha posto in te tutte le sue speranze. Io ti amo, mia Regina, e vorrei amarti più di quanto ti hanno amato i santi più devoti a te. Vorrei, se potessi, far conoscere a tutti gli uomini che non ti conoscono, quanto sei degna di essere amata, affinché tutti ti amassero e ti onorassero. Vorrei perfino morire per amor tuo difendendo la tua verginità, la tua dignità di Madre di Dio, la tua Immacolata Concezione, se per difendere questi tuoi privilegi dovessi morire. Madre mia dilettissima, gradisci il mio affetto e non permettere che un tuo servo che ti ama divenga mai nemico del tuo Dio che tu ami tanto. Misero me! Tale sono stato un tempo, quando offendevo il mio Signore. Ma allora, o Maria, non ti amavo e poco cercavo di essere amato da te. Ora però non desidero altro, dopo la grazia di Dio, che di amarti e di essere amato da te. Non mi fanno dubitare di ottenere tali grazie le mie colpe passate, poiché so che tu, benigna e grata Regina, non disdegni di amare nemmeno i più miserabili peccatori che ti amano; anzi, non ti lasci superare in amore da nessuno. Mia amabile sovrana, io voglio venire ad amarti in paradiso. Quando vi sarò giunto, inginocchiato ai tuoi piedi, capirò meglio quanto sei amabile e quanto hai fatto per salvarmi; perciò ti amerò con amore ancora più grande, ti amerò eternamente, senza timore di cessare mai di amarti. Maria, ho la ferma speranza di salvarmi per mezzo tuo. Prega Gesù per me. Questo basta; sei tu che mi devi salvare, sei tu la mia speranza. Andrò dunque sempre cantando: Maria, speranza mia, tu mi devi salvare.
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