Blog della Tradizione Cattolica Apostolica Romana

sabato 12 ottobre 2019

Vita, dolcezza: Maria è anche la nostra vita, perché ci ottiene la perseveranza

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Le Glorie di Maria- Sant'Alfonso Maria de Liguori
La perseveranza finale è un dono divino così grande che, come ha dichiarato il Concilio di Trento, è un dono interamente gratuito che noi non possiamo meritare. Ma, come insegna sant'Agostino, ottengono da Dio la perseveranza tutti quelli che gliela chiedono e, aggiunge il padre Suarez, l'ottengono infallibilmente, purché fino alla fine della vita continuino a chiederla. San Roberto Bellarmino scrive infatti che questa perseveranza « deve essere implorata ogni giorno, per essere ottenuta ogni giorno». Se è vero - come io ritengo certo, secondo la dottrina oggi comune e come dimostreremo nel capitolo V - se è vero che tutte le grazie che Dio ci dispensa passano attraverso le mani di Maria, sarà anche vero che solo per mezzo di Maria potremo sperare e ottenere la grazia suprema della perseveranza. E certamente la otterremo, se la chiederemo sempre a Maria con fiducia. Ella stessa promette questa grazia a tutti coloro che la servono fedelmente in questa vita, secondo queste parole che la santa Chiesa mette sulle sue labbra: « Quelli che operano per me, non peccheranno; quelli che mi mettono in luce, avranno la vita eterna » (Eccli [= Sir] 24,30-31 Volg.). Perché la vita della grazia divina non si spenga in noi, ci è necessaria la forza spirituale nel resistere a tutti i nemici della nostra salvezza. Questa forza si ottiene solo per mezzo di Maria: « Mia è la forza; per me regnano i re» (Pro 8,14-15). Mia è questa forza, dice Maria; Dio ha posto nelle mie mani questo dono affinché io lo dispensi ai miei devoti.

Per mezzo mio i miei servi regnano e dominano sui loro sensi e le loro passioni e così diventano degni di regnare eternamente in cielo. Quale forza hanno i servi di questa grande regina per vincere tutte le tentazioni dell'inferno! Maria è quella torre di cui è detto nel Cantico dei cantici: « Come la torre di Davide è il tuo collo, fabbricato con baluardi: mille scudi vi sono appesi, tutta l'armatura dei forti » (Ct 4,4). Per quelli che la amano e che a lei ricorrono nelle battaglie, Maria è come una torre possente cinta di difese; in lei i suoi devoti trovano scudi e armi di ogni sorta per difendersi dall'inferno. Perciò la santa Vergine è paragonata al platano: « Come platano m'innalzai presso l'acqua nelle piazze » (Eccli [= Sir] 24,19 Volg.). Il cardinale Ugo di San Caro spiega che « il platano ha le foglie simili agli scudi » e simboleggia così la protezione che Maria assicura a quelli che si rifugiano presso di lei. Il beato Amedeo dà un'altra spiegazione: come il platano con l'ombra dei suoi rami offre ai viandanti un riparo dal caldo del sole e dalle piogge, così Maria « stende la sua ombra propizia » su tutti quelli che lo vogliono e « li difende dagli ardori » delle loro passioni « e dalle tempeste » delle tentazioni. Infelici quelle anime che si allontanano da questa difesa e tralasciano di essere devote a Maria e di raccomandarsi a lei nei momenti difficili! Se nel mondo, dice san Bernardo, non nascesse il sole, che diverrebbe il mondo se non un caos di tenebre e di orrore? «Togli il sole: non c’è più il giorno. Togli Maria, che cosa resterà se non le tenebre?» Se un'anima perde la devozione a Maria, resterà subito piena di tenebre, di quelle tenebre di cui lo Spirito Santo dice: « Tu poni le tenebre perché segua la notte, in essa vagolano tutte le fiere della selva » (Sal 103,20). Quando in un'anima non splende la luce divina e si fa notte, essa diventerà covile di tutti i peccati e dei demoni. « Guai, dice sant'Anselmo, guai a coloro che disprezzano la luce di questo sole », cioè disprezzano la devozione a Maria! San Francesco Borgia temeva con ragione per la perseveranza di quelli in cui non trovava una speciale devozione verso la santa Vergine.

Una volta chiese ad alcuni novizi per quale santo avessero maggiore devozione e notò che alcuni non avevano questa speciale devozione a Maria. Avvertì il maestro dei novizi di sorvegliare quei poveri giovani i quali persero tutti miseramente la vocazione e abbandonarono lo stato religioso. Aveva dunque ragione san Germano quando chiamava la santa Vergine « il respiro dei cristiani », perché come il corpo non può vivere senza respirare, così l'anima non potrà vivere senza ricorrere e raccomandarsi a Maria, per mezzo della quale si acquista e si conserva in noi la vita della grazia divina. « Il respiro non solo è un segno di vita, ma fa vivere. Così il nome di Maria, quando ritorna continuamente sulle labbra, è un segno certo che l'anima è viva; e questa vita, esso la produce, la conserva, le fornisce incessantemente l'alimento opportuno» beato Alano, assalito un giorno da una forte tentazione, fu sul punto di perdersi per non essersi raccomandato a Maria. La santa Vergine gli apparve e volendo metterlo in guardia per un'altra volta, gli diede uno schiaffo dicendogli: «Se ti fossi raccomandato a me, non ti saresti trovato in questo pericolo». Al contrario, «felice l'uomo che mi ascolta, dice Maria, vegliando alle mie porte ogni giorno, custodendone i battenti» (Pro 8,34): beato chi sente la mia voce e perciò è attento a venire continuamente alle porte della mia misericordia per chiedermi luce e soccorso. Maria si farà premura di ottenere luce e forza a questo suo devoto per distoglierlo dai vizi e farlo camminare nella via della virtù. E quel che Innocenzo III esprime mirabilmente chiamando Maria « luna nella notte, aurora all'alba, sole durante il giorno ».

Luna per chi sta cieco nella notte del peccato, per illuminarlo a conoscere il miserabile stato di dannazione in cui si trova; aurora, cioè foriera del sole a chi è già illuminato, per farlo uscire dal peccato e rientrare nella grazia divina; sole infine per chi sta già in grazia, affinché non ricada in qualche precipizio. I dottori applicano a Maria queste parole dell'Ecclesiastico: « Le sue catene sono fasce salutari » (Eccli [= Sir] 6,31 Volg.). « Perché catene? domanda san Lorenzo Giustiniani, se non perché Maria lega i suoi servi affinché non si perdano per i sentieri del vizio». San Bonaventura interpreta nello stesso senso questo testo della Scrittura applicato a Maria nel suo ufficio: « Nella moltitudine dei santi è la mia dimora » (Eccli [= Sir] 24,16 Volg.). « Non solo, dice egli, Maria è collocata nella moltitudine dei santi, ma conserva ai santi la pienezza della loro santità e la mantiene integra. Conserva le loro virtù perché non si perdano; trattiene i demoni affinché non facciano danno ». Si dice che i devoti di Maria sono coperti di una doppia veste: « Tutti i suoi di casa hanno doppia veste » (Pro 31,21). Cornelio a Lapide spiega: « Doppia veste, poiché Maria adorna i suoi fedeli servi delle virtù di Gesù Cristo e delle proprie». Così vestiti, essi conservano la santa perseveranza. Perciò san Filippo Neri ammoniva sempre i suoi penitenti e diceva loro: « Figli, se desiderate la perseveranza, siate devoti alla Madonna ». Allo stesso modo il venerabile fratello Giovanni Berchmans della Compagnia di Gesù diceva: « Chi ama Maria, avrà la perseveranza». A questo proposito l'abate Ruperto fa una bella riflessione sulla parabola del figlio prodigo. « Se il figlio scapestrato avesse avuto ancora sua madre, o non avrebbe mai lasciato la casa paterna o sarebbe tornato molto più presto». Vale a dire: chi è figlio di Maria, o non si allontana mai da Dio, o se per disgrazia ciò accade, ritorna subito, per mezzo di Maria. Se tutti gli uomini amassero questa clemente e amorevole regina e nelle tentazioni ricorressero sempre e subito a lei, chi mai cadrebbe? chi mai si perderebbe? Cade e si perde chi non ricorre a Maria. Applicando alla Vergine queste parole dell'Ecclesiastico: « Sui flutti del mare passeggiai » (Eccli [= Sir] 24,8 Volg.), san Lorenzo Giustiniani le fa dire: « Io cammino insieme con i miei servi in mezzo alle tempeste in cui si trovano, per assisterli e liberarli dal precipitare nei peccati». Bernardino da Busto racconta che un uccello, ammaestrato a dire « Ave Maria », stava per essere afferrato da uno sparviero: l'uccello disse « Ave Maria » e lo sparviero cadde morto.

Signore volle così farci capire che se un uccello privo d'intelligenza si è salvato con l'invocare Maria, quanto più eviterà di cadere nelle mani dei demoni chi, in tutte le sue tentazioni, avrà cura d'invocarla. Dunque, dice san Tommaso da Villanova, quando i demoni vengono a tentarci, « come i pulcini, appena vedono apparire un nibbio, corrono a rifugiarsi sotto le ali della madre, così noi », subito, senza indugiare nella tentazione, « andiamo a nasconderci sotto il manto di Maria» «Signora e madre nostra, continua il santo, tu devi difenderci perché, dopo Dio, non conosciamo altro rifugio se non te che sei l'unica speranza nostra e la sola protettrice in cui confidiamo». Concludiamo dunque con le parole di san Bernardo: « Uomo, chiunque tu sia, hai capito che in questa vita, più che camminare sulla terra, vai ondeggiando fra i pericoli e le tempeste. Se non vuoi restare sommerso, non distogliere gli occhi dallo splendore di questa stella. Guarda la stella, chiama Maria. Nei pericoli » di peccare, « nelle angosce » delle tentazioni, « nei dubbi » su ciò che devi risolvere, « pensa a Maria » che ti può aiutare, « invoca Maria » che subito ti soccorra. « Il suo nome potente non lasci la tua bocca » che l'invoca, « non esca dal tuo cuore» fiducioso. « Se segui Maria, non ti smarrirai. Se ti raccomanderai a lei, non dispererai. Se ti sostiene, non cadrai. Se ti protegge, non puoi temere di perderti. Se ti guida, senza fatica ti salverai. Se ti difende, certamente giungerai al regno dei beati. Fa' così e vivrai ».
Esempio
È celebre la storia di santa Maria Egiziaca che si legge nel primo libro delle Vite dei padri. A dodici anni, la giovinetta fuggi dalla casa paterna e si recò ad Alessandria, dove per la sua condotta scostumata divenne lo scandalo di quella città. Dopo sedici anni di vita peccaminosa, si trovò a Gerusalemme mentre vi si celebrava la festa della Santa Croce. Più per curiosità che per devozione, si accinse a entrare anche lei nella chiesa. Ma al momento di varcare la soglia, sentì una forza invisibile che la respingeva. Tentò di nuovo di entrare, ma fu ancora respinta e così pure la terza e la quarta volta. Si ritirò allora in un angolo dell'atrio dove, illuminata dal Signore, capì che per la sua vita sciagurata veniva rigettata anche dalla casa di Dio. Per sua fortuna, alzò gli occhi e vide un'immagine dipinta di Maria. A lei si volse piangendo e le disse: « O Madre di Dio, abbi pietà di questa povera peccatrice. Lo riconosco, per i miei peccati non merito che tu mi guardi, ma tu sei il rifugio dei peccatori; per amore di Gesù tuo Figlio aiutami, fammi entrare in chiesa. Io voglio cambiare vita e andare a far penitenza dove tu mi indicherai ». Udì allora una voce interiore, come se le avesse risposto la santa Vergine: « Ebbene, poiché sei ricorsa a me e vuoi cambiare vita, entra nella chiesa: la porta non sarà più chiusa per te ». La peccatrice entra, adora la croce e piange. Ritorna davanti all'immagine e dice: « Signora, eccomi pronta: dove vuoi che io mi ritiri a far penitenza? ». « Va', risponde la Vergine, passa il Giordano e troverai il luogo del tuo riposo ». La donna si confessa, si comunica, passa il fiume, arriva nel deserto e capisce che è questo il luogo della sua penitenza. Nei primi diciassette anni che la santa passò nel deserto subì assalti di ogni genere da parte dei demoni che volevano farla cadere di nuovo in peccato. Allora si raccomandava a Maria e Maria le ottenne la forza di resistere durante tutti quei diciassette anni, dopo i quali cessarono le battaglie. Infine, dopo cinquantasette anni di questa vita nel deserto, all'età di ottanta-sette anni, la divina Provvidenza volle che incontrasse l'abate san Zosimo. Gli raccontò tutta la sua vita e lo pregò di tornare l'anno seguente e di portarle la santa comunione. Egli tornò e la comunicò. Secondo il desiderio che la santa gli aveva espresso, Zosimo tornò di nuovo, ma questa volta la trovò morta. Il suo corpo era circondato di luce e vicino alla testa erano scritte queste parole: « Seppellisci in questo luogo me, misera peccatrice, e prega Dio per me ». Zosimo la seppellì, con l'aiuto di un leone che venne a scavare la fossa e, ritornato nel suo monastero, raccontò le meraviglie della divina misericordia in favore di questa felice penitente.
Preghiera
O Madre di pietà, Vergine santa, ecco ai tuoi piedi il traditore che ricambiando con l'ingratitudine le grazie ricevute da Dio per mezzo tuo, ha tradito te e Dio. Ma sappi, Signora, che la mia miseria non diminuisce, anzi accresce la mia fiducia in te, perché vedo che aumenta la tua compassione verso di me. Mostra, o Maria, che sei per me la stessa che sei per tutti quelli che ti invocano: piena di generosità e di misericordia. Mi basta solo che tu mi guardi e mi compatisca. Se il tuo cuore mi compatisce, non potrà mancare di proteggermi e se tu mi proteggi, di che posso aver timore? No, non temo niente: né i miei peccati, perché tu puoi rimediare al danno fatto; né i demoni, perché tu sei più potente dell'inferno; né tuo Figlio, giustamente sdegnato con me, perché una tua parola basterà a placarlo. Temo solo che per colpa mia io tralasci di raccomandarmi a te nelle mie tentazioni e così mi perda. Ma questo oggi ti prometto: voglio sempre ricorrere a te. Aiutami a farlo. Considera la bella occasione che hai di soddisfare il tuo desiderio di soccorrere un miserabile quale sono io. O Madre di Dio, io ho una grande fiducia in te. Da te aspetto la grazia di piangere come dovrei i miei peccati e da te spero di ottenere la forza per non ricadervi più. Se io sono malato, tu mi puoi guarire, o celeste guaritrice. Se le mie colpe mi hanno reso debole, il tuo aiuto mi renderà forte. Maria, tutto io spero da te, perché tutto tu puoi presso Dio. Amen.

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