Carissimi amici e lettori,
riceviamo e pubblichiamo questa intervista molto interessante fatta al Dott. Stefano Montanari e pubblicata sul quotidianoweb da Cinzia Notaro. A voi tutti buona lettura e condivisione.
Come è avvenuto il passaggio?
Lo chiediamo al dott. Stefano Montanari laureato in Farmacia nel 1972 presso l’Università di Modena con una tesi in microchimica, già insegnante di nanotecnologie e nanopatologie presso la scuola IFOA (Istituto Formazione Operatori Aziendali), autore di numerosi articoli scientifici sulle nanopatologie e sull’inquinamento ambientale, autore e coautore di diversi libri scientifici e divulgativi sull’argomento delle nanopatologie.
Dal 2004 riveste la carica di Direttore scientifico del laboratorio Nanodiagnostics di Modena. Insieme alla dott.ssa Antonietta Morena Gatti bioingegnere,ha fondato “Free Health Academy” , la “piattaforma ideata per trattare temi di attualità, alimentazione, scienza, ricerca, medicina, salute, ambiente e analisi di laboratorio con i relativi risultati”, si apprende dal suo sito (link sotto).
Per qualche milione di anni, con enormi differenze di tempo, di luogo, e di caratteristiche di clima, flora e fauna, l’Uomo si è curato con ciò che la Natura (di cui l’uomo fa parte) gli metteva e gli mette a disposizione.
Poi, poco più di un secolo fa, l’uomo ha cominciato a modificare alcuni prodotti naturali come, ad esempio, l’acido salicilico trasformato in acetilsalicilico (Aspirina), e poi si è dato a sintetizzare in laboratorio molecole che avevano il vantaggio di non richiedere raccolte di piante, limitazioni territoriali e attese per il raggiungimento del cosiddetto tempo balsamico della pianta, e di poter produrre tutte le quantità desiderate.
Da lì è cominciato l’allontanamento “farmaceutico” dalla Natura e l’introduzione in farmacologia di sostanze artificiali di cui non si aveva esperienza.
Come è nata la lobby farmaceutica?
Era inevitabile accorgersi che le sostanze di sintesi consentivano margini di guadagno irraggiungibili con quelle naturali. Ed era altrettanto inevitabile che il concetto di business si sovrapponesse all’etica ippocratica della salute. È raro che morale e denaro convivano in virtuosa armonia. Da lì la lobby in cui i concorrenti, alla fine, mangiano tutti allo stesso tavolo.
Mira a far cronicizzare le malattie per non perdere i propri clienti?
In un libro che ho scritto e che è in via di pubblicazione c’è un paragrafo che può essere esplicativo: “Le persone sane sono dei malati senza saperlo” faceva dire il commediografo francese Jules Romains ad un suo personaggio, e nel 1976, Henry Gadsen, allora direttore della casa farmaceutica Merck, la produttrice, fra l’altro, del vaccino contro il Papilloma virus, in un’intervista concessa alla rivista Fortune dichiarò: “Il nostro sogno è produrre farmaci per le persone sane. Questo ci permetterebbe di vendere a chiunque”. E lo scrittore satirico austriaco, ceco di nascita, scriveva: “Una delle malattie più diffuse è la diagnosi.”
Le ditte farmaceutiche, ora ricchissime e potentissime, esercitano un’influenza determinante sul concetto di salute e sulla preparazione dei medici. È cosa ormai abituale, per esempio, che certi parametri quantitativi come, tra i molti altri, colesterolemia, glicemia, o valori di pressione arteriosa, siano modificati da personaggi che, di fatto, altro non sono se non impiegati delle ditte farmaceutiche. Così, con un tocco di bacchetta magica, milioni di soggetti perfettamente sani sono trasformati d’incanto in casi clinici e, inevitabilmente, in clienti. Il dramma è che molti medici, spesso in buona fede, ci cascano.
È vero che la devastazione delle cure naturali è stata fatta dalla Dinastia Rockefeller verso la metà dell’1800?
Che quei signori abbiano una responsabilità è innegabile, ma sono stati in parecchi altri a saltare sul carro. Oggi, soldatini spendibili di un business multimiliardario, abbiamo personaggi travestiti da medici o, addirittura, da scienziati, che si prodigano per far credere che le sostanze naturali siano inattive quando non persino dannose.
Santa Ildegarda di Bingen, monaca benedettina mistica medievale tra le altre cose, fu autrice di numerosi libri di medicina, salute e nutrizione molto interessanti, vero?
Per prima cosa bisogna sfatare un convincimento creato ad arte: quello che la Medicina sia una scienza. Nulla di tutto ciò: la Medicina non ne ha le caratteristiche fondamentali, ed è nient’altro che una disciplina che si deve servire di conoscenze scientifiche prodotte da altri. La Medicina si basa sulla statistica: un farmaco guarisce una persona, è inefficace su altre, è dannoso su altre ancora. Un parametro quantitativo indica malattia per una persona ed è indifferente per un’altra. Quindi, non scienza ma esperienza che ci dice quali sono i limiti statistici entro cui ci si può muovere. Se l’esperienza è quella di qualche anno di uso di una molecola o di parametri accolti “perché lo dico io”, la Medicina precipita nel grottesco. Santa Ildegarda scriveva riportando esperienze più che millenarie e, dunque, molto meno inaffidabili di quelle, oggettivamente inesistenti, della Medicina spacciata oggi.
Ogni individuo è un mondo a sé stante, ma i pazienti vengono trattati allo stesso modo seguendo protocolli?
L’uomo è in assoluto l’animale più complesso del Pianeta, e non esistono due individui biologicamente sovrapponibili. I protocolli sono la resa incondizionata della dignità dei medici e una sciagura per i malati. Nel libro in pubblicazione di cui dicevo scrivo: “Ormai molti anni fa, nella prima metà degli Anni Settanta del secolo scorso, mi trovavo negli Stati Uniti per una serie di relativamente brevi soggiorni presso alcuni ospedali.
Una delle cose che più mi lasciarono perplesso fu il vedere degli avvocati che si aggiravano nei vari reparti, distribuendo biglietti da visita. Il motivo di quelle insolite presenze, mai viste in Italia, mi fu spiegato da un amico cardiochirurgo. Gli avvocati invitavano i pazienti reduci da terapie o da interventi chirurgici a portare in tribunale i medici che si erano presi cura di loro, esistesse o no un motivo. L’accordo era che, se il giudice avesse assolto il medico, nessuna spesa sarebbe stata imputata al paziente che era ricorso in giudizio. Nel caso di una condanna, invece, avvocato e cliente si sarebbero spartiti il “bottino.” Dunque, una proposta di scommessa vantaggiosa: per chi promuoveva la causa non c’erano rischi economici, ma c’era solo la mira di ricavare qualcosa o, magari, molto più di qualcosa, stanti le consuetudini vigenti nei tribunali americani. E spesso la proposta era accettata.
Senza entrare in alcun modo in commenti e in discussioni sulla giustizia e sul modo di gestirla, non era poi così raro che un avvocato abbastanza esperto trovasse qualche appiglio per far condannare il medico.
Come è prassi più o meno dovunque, i medici statunitensi erano tutti assicurati, e le assicurazioni si trovavano sempre più spesso a dover fare fronte alle spese legali crescenti dei loro assicurati. Inevitabilmente, i premi richiesti alla clientela schizzarono a cifre sempre meno sostenibili e, inoltre, quando il medico si ritrovava ad essere condannato penalmente, non c’era copertura assicurativa che tenesse: la responsabilità penale è personale. Era ovvio che bisognava difendersi, e non si tardò troppo a trovare la maniera.
Gruppi di professionisti della Medicina riconosciuti come autorevoli furono incaricati di compilare le metodiche diagnostiche e terapeutiche per ogni condizione patologica, e così nacquero i cosiddetti “protocolli”.
Se il medico fosse finito in tribunale, il giudice, ovviamente ignorante non solo dei risvolti più complessi ma quasi sempre delle basi stesse della Medicina, avrebbe domandato all’imputato se, nel caso di cui si dibatteva, si fosse attenuto al protocollo. A quel punto, la difesa avrebbe sciorinato tutto l’elenco dei passaggi cui era stata sottoposta la presunta parte lesa, lo si sarebbe confrontato con il protocollo santificato dai luminari, e, se tutto fosse risultato burocraticamente coincidente, l’assoluzione sarebbe stata certa. Per gli addetti ai lavori, questa si chiama “Medicina Difensiva”.
La medicina naturale, legata ad una sana alimentazione, all’attività sportiva promuove un benessere non solo fisico, ma anche mentale individuale e collettivo secondo le esigenze di ciascuno?
Più o meno 25 secoli fa, Ippocrate sosteneva che la prima medicina è il cibo. Purtroppo, l’alimentazione sta cambiando radicalmente strada, e si vedano, ad esempio, le porcherie industriali di cui si rimpinzano i bambini o i locali di fast food sempre affollati. È un fatto che la maggior parte degli inquilini di questo pianeta, quelli che vivono nel mondo ricco, ignorano le proprietà degli alimenti, proprietà che vanno dal benefico al vero e proprio veleno. Come accade per i farmaci, anche la percezione del cibo è stata efficacemente distorta dalle industrie, tanto che molto spesso si preferisce l’alimento addizionato di sostanze deleterie a quello naturale, perché così si è addestrati. Quanto all’attività sportiva, mi pare che oggi ci sia una specie di ripresa, e così anche per quanto riguarda l’approccio spirituale alla vita. Spero di non sbagliare.
Dai semi alle terapie digitali, dalle pillole alle biotecnologie, passando per la terapia genica, fino ai vaccini a mRna. Possiamo fare un breve nella storia del farmaco?
Per milioni di anni i vegetali sono stati le nostre medicine, così come continuano ad essere per gli animali allo stato brado. Credo che tutti abbiano visto animali carnivori (trasformati da noi quasi in onnivori) mangiare occasionalmente delle erbe, e questo perché la Natura li accompagna verso il recupero del loro equilibrio. Noi, invece, siamo stati ipnotizzati al punto di affidarci a prodotti sempre più lontani dalla Natura, fino ad arrivare alla follia di modificare il nostro patrimonio genetico. Da non credente ma da curioso delle religioni, non posso non vedere la stretta somiglianza di questo atteggiamento con quello dell’angelo che volle sfidare Dio e che finì all’inferno. Per quanto riguarda i cosiddetti “vaccini” a mRNA, a me viene da sorridere. Chiunque abbia nozioni di tecnica farmaceutica non può non sapere che i vaccini sono altra cosa e che si sta giocando con il fuoco.
Il siero covid è stato utilizzato come apripista per l’autorizzazione delle biotecnologie (mRna, adenovirus…) applicabili poi in tutti gli ambiti farmaceutici?
Le aziende farmaceutiche hanno lavorato per anni in modo perverso ma, sotto qualche aspetto, ammirevole. Lo dico da sportivo che riconosce la forza dell’avversario. Piano piano, con abilità, con pazienza, e senza lesinare sulle spese, queste sono arrivate a dettare le regole per la politica, a modificare il concetto non solo di Medicina, ma addirittura di scienza cancellando ciò che poteva essere imbarazzante, introducendo vere e proprie assurdità, e a rendere culturalmente e psicologicamente dipendenti miliardi d’individui. Ora, da anni, sono riuscite a commercializzare prodotti privi di qualunque sperimentazione, totalmente al di fuori di ogni esperienza pregressa, e persino a far diventare il loro uso obbligatorio a fronte di pene severissime per i non osservanti. Sono in molti a non sapere che certi prodotti di largo uso sono tecnicamente illegali. Eppure…
I farmaci curano poco, alleviano i sintomi, ma non risolvono la causa?
Questo è un altro dei malintesi in cui siamo caduti. Il sintomo non è altro che il segnale trasmesso dall’organismo per dirci come ci sia qualcosa che non funziona. È come la lucetta sul cruscotto che indica la scarsità di carburante nel serbatoio o la pressione dell’olio troppo bassa. È ovvio che non posso illudermi che, spegnendo la lucetta, il serbatoio si riempia di carburante o che la lubrificazione torni ad essere corretta. Nascondere i sintomi non è troppo difficile, ma non avremo fatto altro che lasciar progredire la malattia senza che scatti l’allarme. Insomma, in fondo, facciamo un danno. Un mal di testa passa con la pastiglietta, ma può essere dovuto a mille cause diverse, da una notte insonne a un bicchiere di troppo, da una postura scorretta a un cancro. Passa tutto, tranne che la malattia. Noi ci siamo imbattuti in militari che, al ritorno dalle missioni, tenevano comportamenti strani e fastidiosi per gli altri. La soluzione applicata era costituita da psicofarmaci che, di fatto, rendevano meno sgradevole il soggetto. Il problema di cui ci rendemmo conto era un cancro del cervello, e con lo psicofarmaco…
Quando come dove e perché nasce la vaccinazione?
La storia della vaccinazione è lunghissima. Ciò che ha dato la svolta è l’idea di fine Settecento di un medico inglese che lavorava in Scozia, un tale Edward Jenner, che sentì come, almeno a detta degli abitanti del luogo, i mungitori di vacche affette da vaiolo bovino erano più resistenti degli altri individui al vaiolo umano. Così, pensò di graffiare la pelle delle sue cavie umane con una punta intinta nel pus di una vacca infetta, con questo scatenando la malattia in forma lieve e rendendo il soggetto immune come accadeva per chi si era ammalato naturalmente. Tra parentesi, ricordo che l’immunità naturale conseguita dopo la guarigione da tante malattie infettive (morbillo, pertosse, parotite, rosolia…) dura tutta la vita. In effetti, quella di Jenner era un’idea ragionevole, ma i fatti vollero che l’idea non funzionasse e, per questo, al contrario di quanto accade naturalmente, Jenner ripeté quel graffio innumerevoli volte, facendo quello che noi oggi chiamiamo richiamo, ma senza effetto. Insomma, fu un fallimento perché la Natura non si fa imbrogliare e si accorge di quella sorta di trucco. Per varie ragioni, però, tra psicologia e interesse, la vaccinazione (il nome viene dal siero di vacca) cominciò a prendere piede e a diffondersi per altre malattie infettive. Il fallimento fu totale, come testimoniato con chiarezza dagli enti di statistica inglese e americano, ma l’illusione continua con l’entusiasmo di chi preferisce non sapere. Aggiungo che, stando a quanto lo stesso Ministero della salute italiano fa sapere attraverso 28 comunicati a partire dal 2015, una malattia come la poliomielite è dovuta in molti casi proprio al vaccino. Chi ne vuole sapere di più può leggere il libro “Vaccini e Mascherine: Sì o No”? che ho scritto con mia moglie Antonietta Gatti.
Il sistema delle vaccinazioni è da mettere integralmente in discussione?
Se la Medicina mirasse al benessere delle persone, i vaccini sarebbero stati accantonati subito. Oggi, poi, dopo i nostri 18 anni di analisi su quei prodotti, non dovrebbe sussistere alcun dubbio. E se si ragionasse onestamente sul divieto di analizzare i cosiddetti vaccini anti-Covid, gli eventuali dubbi residui scomparirebbero. Ma, come diceva a metà Cinquecento il cardinale Carlo Carafa, la gente vuole essere imbrogliata e, dunque, sia imbrogliata. Insomma, chi vuole somministrarsi quei prodotti, lo faccia. Obbligare, però, il prossimo a farlo è grottescamente assurdo oltre che palesemente illegittimo. Deve essere chiaro che il medico, quando vaccina, per obbligo deontologico deve necessariamente assumersi tutte le responsabilità civili e penali dell’atto che compie, cosa che non solo non avviene, ma che, proprio su pretesa dei medici che non possono non sapere che cosa fanno, con una mostruosità giuridica è stata esentata da ogni responsabilità. Non tenere conto di questa situazione è quanto meno bizzarro.
Con le vaccinazioni si esercita un controllo sul corpo umano con il fine di rendere inefficiente il sistema immunitario?
I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Basta osservare la differenza che corre tra i bambini vaccinati e quelli non vaccinati per accorgersene.
Le vaccinazioni nel tempo portano a malattie talvolta fatali a cominciare soprattutto da quelle pediatriche, contribuendo alla de-popolazione mondiale?
Chi sta ai vertici del Pianeta ci ha informato molto chiaramente, direi quasi con spericolata onestà, che siamo in troppi e, quindi, dobbiamo sfoltire la popolazione. Secondo questi saggi, tre miliardi sono quanto la Terra può reggere. Da dove arrivi quel numero non saprei dire, ma, se lo hanno detto loro… Detto tra parentesi, nessuno di quei personaggi ha pensato di dare l’esempio lasciando spazio agli altri e facendoci fare un piccolo passo verso quei tre miliardi virtuosi. Più di un secolo fa Rudolf Steiner aveva detto che sarebbero stati i vaccini a de-popolare il mondo e ad attribuire potere a chi li detenesse.
Non basterebbe rinforzare il sistema immunitario, seguire una dieta sana, una modesta attività sportiva e le normali regole d’igiene?
Sì, ma come si sfoltirebbe la popolazione? E da dove arriverebbero i quattrini per le ditte farmaceutiche con tutta la circolazione che quei quattrini hanno?
La teoria dei germi e del contagio, che risale ai tempi di Pasteur alla fine dell’Ottocento, sta subendo importanti revisioni negli ultimi anni?
Dipende da chi ha interesse a rivederla. La scienza è diventata molto lavorabile.
Con i sieri genici chiamati vaccini, è cominciata l’epoca della biologia sintetica sull’essere umano per modificare il genoma umano?
E non solo il genoma umano. Con i batteri specchio che sono l’ultima moda di una biologia con connotati ingenuamente diabolici si fa un altro passo importante.
A proposito dei pericolosissimi “vaccini” a mRNA autoreplicanti finanziati da Bill Gates, il Prof. Kevin McKernan fondatore di Medicinal Genomics dichiara che: “il vaccino potrebbe fuoriuscire dalla persona vaccinata e infettare gli altri”. Sarebbe un disastro! L’approvazione ufficiale finale spetta alla Commissione Europe. Che ne pensa?
Il fenomeno è in corso da qualche anno. La Commissione Europea non ha la minima competenza tecnica sull’argomento e, temo, dipende da entità che nulla hanno a che fare con il bene comune.
Nell’era digitale si è arrivati alla telemedicina … “Grazie al 5G si potrà somministrare un farmaco da remoto” – diceva Vittorio Colao già ministro per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale nel governo Draghi (2021-2022), in una intervista del 2018. Si va verso il venir meno del rapporto diretto medico-paziente?
Con un’accelerazione violenta, il distacco tra medico e paziente lo abbiamo visto nel corso della cosiddetta pandemia. Quando ne aveva voglia, il medico rispondeva al telefono, spesso consigliando meccanicamente terapie ridicole come Tachipirina (peraltro un marchio registrato di cui il governo faceva pubblicità) e “vigile attesa”. Quanto a recarsi al capezzale del paziente, non se ne parlava nemmeno. La telemedicina è un modo per spersonalizzare i rapporti umani e per trasformarci in amebe, tutti rigorosamente uguali dal punto di vista biologico. C’è, poi, l’illusione della rapidità. Nei fatti, una visita telematica dura il doppio di una tradizionale.
Scomparirà la figura del medico con l’impiego dell’Intelligenza Artificiale?
L’intelligenza artificiale è la resa della dignità all’autoproclamato principe dell’universo. Oltre a cancellare la dignità, quel sistema toglie anche l’allenamento al cervello, ed è come se un maratoneta si allenasse in automobile. Inoltre, è indispensabile sapere che l’intelligenza artificiale non è affatto intelligente perché non ragiona, ma funziona esclusivamente usando i dati che il suo costruttore ha inserito. Oltre quello non può andare. Questo è pericolosissimo, perché inserendo dati fasulli o non inserendone altri, si può rendere inefficiente il sistema o influenzare a piacimento il risultato. Per quanto riguarda le ricerche di mia moglie Antonietta Gatti e mie, se avessimo avuto la cosiddetta intelligenza artificiale a condurci, non saremmo arrivati da nessuna parte. Questo perché ogni giorno facevamo (e facciamo) scoperte che, come è ovvio, non potevano né possono far parte delle istruzioni del sistema. Per fare un paragone, sarebbe stato come un automobilista che usa il navigatore per un territorio la cui rete stradale non è stata inserita nell’apparecchietto. Nessun problema ad usare l’intelligenza artificiale, ma questo solo se, con senso critico, se ne sfrutta la rapidità e la completezza con cui quella combina i dati di cui dispone. Ma mai deve decidere per noi, e questo in ogni applicazione, con la Medicina in testa. Giusto una domanda: se l’intelligenza artificiale sbaglia perché non ha dati sufficienti e qualcuno ci rimette la salute o la vita, di chi è la colpa? Qualche mese fa un tale urtò la mia automobile facendo una manovra vietata e pericolosa. A sua totale discolpa quella persona disse che “glielo aveva detto il navigatore,” una versione semplice d’intelligenza artificiale.
Cinzia Notaro
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