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La Tradizione della Chiesa, non è altro che il Depositum Fidei



Carissimi amici, la Tradizione è l’anima della Chiesa, la linfa vitale e santificante, dalla quale nessun cattolico può prescindere. La Tradizione della Chiesa, orale e scritta, tutta intera, non parziale, non a frammenti, custodisce la Verità lasciata in eredità da Cristo, l’Unto di Dio, il Sacerdote salito e morto sulla Croce per la salvezza di ciascuno. A questa Tradizione hanno sempre fatto riferimento tanti Santi Vescovi, Pontefici e confessori, che riuscirono con la loro inossidabile, inscalfibile Fede e per speciale grazia divina, a diagnosticare le cause e i mali della Chiesa in ogni tempo.


LA TRADIZIONE!


Ma, in effetti, cos'è la Tradizione? Mi sembra che spesso la parola non sia esattamente compresa. la si assimila alle "tradizioni" come esistono nei mestieri, nelle famiglie, nella vita civile ecc...la Tradizione non è un insieme di usi contingenti, ma è: il deposito della fede rivelato da Dio.
La Tradizione non è il complesso delle usanze legate al passato e custodite per fedeltà a questo passato, anche in mancanza di ragioni chiare.
La Tradizione si definisce come deposito della fede trasmesso dal magistero della Chiesa di secolo in secolo. Questo deposito è quello che ci è stato dato dalla Rivelazione, ossia la Parola di Dio affidata agli apostoli, la cui trasmissione è assicurata dai loro successori (i vescovi).
Dobbiamo noi cattolici ricordarci di questo: il deposito della Rivelazione è terminato il giorno che morì l'ultimo apostolo.
La Rivelazione è irriformabile. Il Concilio Vaticano I l'ha ricordato esplicitamente: "la dottrina della fede che Dio ha rivelato non è stata proposta alle intelligenze come un'invenzione filosofica che esse avrebbero dovuto perfezionare, ma è stata affidata come un deposito divino alla sposa mistica di Gesù Cristo (la Chiesa), per essere da essa fedelmente custodita e infallibilmente interpretata".
Ma si dirà, il dogma che riconosce Maria come madre di Dio risale solamente all'anno 431, quello della transustanziazione al 1215, l'infallibilità pontificia al 1870 e così via. Non c'è stata un'evoluzione? Assolutamente no. I dogmi definiti nel corso dei secoli erano già compresi nella Rivelazione: la Chiesa li ha semplicemente esplicitati. Ad esempio, quando papa Pio XII ha definito, nel 1950, il dogma dell'assunzione, ha precisato che questa verità della traslazione al cielo della Vergine Maria con il suo corpo si trovava già nel deposito della Rivelazione, in quanto esisteva nei testi che ci sono stati rivelati prima della morte dell'ultimo apostolo. Non si può apportare nulla di nuovo in questo campo, non si può aggiungere un solo dogma, ma solo formulare in maniera sempre più esplicita, sempre più chiara e sempre più bella quelli che già esistono.
Questo fatto è talmente certo da assurgere a regola da seguire per giudicare gli errori che ci vengono proposti quotidianamente e respingerli senza alcuna concessione. L'argomento che si fa valere di fronte ai fedeli terrorizzati è questo:
" Voi vi aggrappate al passato! fate del passatismo. Invece dovreste vivere nel vostro tempo!". Alcuni, sconcertati, non sanno cosa rispondere. Eppure la replica è agevole, ed è che qui non c'è né passato, né presente, né futuro: la verità è di tutti i tempi, è eterna. Per battere in breccia la Tradizione, le si oppone la Sacra Scrittura alla maniera protestante, affermando che il Vangelo è il solo libro che conta. Sennonché, a ben vedere, la Tradizione è anteriore al Vangelo. Benché i sinottici siano stati scritti molto meno tardivamente di quanto oggi si voglia far credere, prima che i quattro evangelisti avessero terminato la loro stesura erano passati già molti anni dai fatti raccontati nel Vangelo; la Chiesa esisteva già, la Pentecoste era già avvenuta, determinando numerose conversioni, ben tremila solo nel giorno dell'uscita dal cenacolo. Cosa ha creduto la gente in quel momento? Oseremmo forse dire che la loro fede non aveva un oggetto preciso, perché non esisteva ancora il Vangelo scritto? Com'è stata fatta allora la trasmissione della Rivelazione, se non per tradizione orale? Non è quindi lecito subordinare la Tradizione alla Sacra Scrittura né, a maggior ragione, ricusarla. E non si pensi che coloro che rifiutano la Tradizione in nome delle Scritture abbiano un reale illimitato rispetto per il testo ispirato. Contestano persino che esso sia tale nella sua integrità: ritengono che nel Vangelo di ispirato ci siano solo le verità che sono necessarie alla nostra salvezza. Di conseguenza, i miracoli, il racconto dell'infanzia, i fatti e i gesti di Gesù vengono relegati nel genere biografico più o meno leggendario. Si racconta che durante il Concilio Vaticano II, c'erano dei vescovi che volevano diminuire l'autenticità storica dei Vangeli, e ciò mostra fino a qual punto il clero sia infetto di neo-modernismo.
Ma non dobbiamo lasciarci abbindolare: tutto il Vangelo è ispirato, e coloro che l'hanno scritto avevano realmente la loro intelligenza sotto l'influsso dello Spirito Santo, di modo che l'intero suo contenuto è Parola di Dio: Verbum Dei.
Non è permesso fare una scelta di tale contenuto e dire oggi: Prendiamo questa parte, ma non vogliamo quell'altra. Ne consegue, logicamente, che è la Tradizione a trasmetterci il Vangelo, e spetta alla Tradizione e al magistero spiegarci quel che c'è nel Vangelo. Senza nessuno deputato da Gesù stesso a interpretarlo, potremmo essere in molti a prendere in modi diametralmente opposti la stessa Parola di Cristo. Si sfocia allora nel libero arbitrio dei protestanti e nella libera ispirazione del fermento carismatico attuale, che ci trascina alla mera ventura.

Per ieri, per oggi, e per domani: la Tradizione è eterna.

Tutti i concili dogmatici ci hanno dato l'espressione della Tradizione, l'espressione esatta di ciò che gli apostoli hanno insegnato. È materia irriformabile. Non si possono cambiare, ad esempio, i decreti del Concilio di Trento, perché sono infallibili, scritti e promulgati con atto ufficiale della Chiesa, a differenza del Vaticano II, cui le proposizioni non sono infallibili, come abbiamo visto perché i papi Giovanni XXIII prima e Paolo VI dopo non hanno voluto impegnarvi la loro infallibilità.
Nessuno quindi può dirvi: " Vi arroccate nel passato, siete rimasti al Concilio di Trento". Perché, come ogni altro concilio dogmatico nella storia della Chiesa, il Concilio di Trento non è il passato. È parte della Tradizione. E la Tradizione è rivestita di un carattere atemporale, adatto a tutti i tempi e a tutti i luoghi.

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