Si avvicinava l'ora in cui il Figlio di Dio si sarebbe sacrificato per noi peccatori tra le più atroci sofferenze. Gesù esce dal cenacolo e si reca al Getsemani e là, tutto solo, abbandonato anche dai suoi discepoli, prostrato a terra prega e offre se stesso in sacrificio di espiazione per i nostri peccati. Una tempesta di tristezza e di paura invade il suo cuore alla vista dei peccati di tutti gli uomini di tutti i tempi e di tutti i luoghi e alla vista dei tormenti che avrebbe dovuto sopportare per espiarli. L'angelo gli presenta il calice colmo delle amarezze che dovrà bere per placare la giustizia divina. Gesù esclama: "Padre, se vuoi, allontana da me questo calice!". Ma subito aggiunge: "Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà". II pensiero dei tormenti lo spaventa, ma non lo ferma: andrà fino in fondo.
Poco dopo, quasi impaziente di pagare il prezzo della nostra salvezza, per la forte tensione in cui si trova comincia a sudare Sangue: le gocce gli sgorgano dalla fronte, scendono sul volto, scorrono sulla veste e vanno fino a terra.
Quale grande insegnamento ci dà Gesù grondante Sangue nel buio, nel silenzio, nella solitudine di quella notte! Ci insegna a trovare la forza di dire a Dio, soprattutto nei giorni dei dolore: "Sia fatta sempre e fino in fondo, Signore, la tua volontà".
Fioretto: "Non lamentarti quando qualcosa ti fa soffrire.
ESEMPIO "Prima di inviare l'ultimo castigo agli Egiziani, Dio ordinò agli Ebrei che mangiassero l'agnello e col suo sangue segnassero le porte delle loro abitazioni, così che l'angelo sterminatore, passando, risparmiasse le loro case.
Se quel sangue, solo per il fatto che era il simbolo del Sangue del vero Agnello che toglie i peccati del mondo, bastò a salvare gli Ebrei, quanto più il Sangue di Cristo sarà in grado di salvarci dalla rovina eterna!
Nei paesi delle vicinanze di Roma, dove predicò l'instancabile apostolo della devozione al Preziosissimo Sangue, S. Gaspare del Bufalo, non era raro trovar scritto sulle porte delle case. "Viva il Sangue di Gesù Cristo".
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