Carissimi amici e lettori,
grazie al pensiero moderno i cattolici sono oggi immersi in un mondo il cui pensiero si allontana sempre più dalla dottrina tradizionale della Chiesa. Sollecitato e diviso tra questa dottrina e il “pensiero moderno”, il cattolico liberale di oggi è colui che cerca o adotta compromessi tra questi due sistemi di pensiero.
Questa sete di compromesso ha invaso la Chiesa stessa; un teologo “moderno” non cerca più tanto di approfondire la dottrina e di opporla agli errori attuali; cerca soprattutto di distorcerla (nel modo meno visibile) in modo da evitare il più possibile gli attriti con il pensiero moderno. La Santa Sede e i vescovi di tutto il mondo non hanno mancato di promuovere l'applicazione della Dichiarazione di Dignitatis Humanae. Gli interventi con i governi si sono moltiplicati per ritirare dalle Costituzioni la menzione del cattolicesimo come religione di Stato o per rivedere i concordati al fine di introdurre la libertà religiosa (Colombia nel 1973, Vallese nel 1974, Spagna nel 1976, Perù in 1980, Italia nel 1984). È diventato comune sollecitare gli stati quasi interamente cattolici ad adottare i principi di questa falsa libertà religiosa che incarna l'indifferentismo e il relativismo. Così ha fatto anche Bergoglio col presidente del governo sloveno, Alenka Bratusek, il 13 giugno 2013. In questo paese, la cui popolazione è cattolica al 94%, quello che dovrebbe essere il vicario di Cristo ha elogiato la libertà religiosa come "un importante fattore di sviluppo". Pertanto, ovunque, la gerarchia cattolica elargisce incoraggiamento e aiuto all'accoglienza dei non cristiani o, ad esempio, all'erezione di moschee in paesi in cui le radici cristiane sono comunque profonde ... il cristianesimo arretra l'islam avanza prepotentemente.Cosa si è guadagnato? Il comunismo non ha mitigato nulla del suo sentimento anticristiano, come vediamo ancora in Cina. L'Islam nel mondo perseguita i cristiani come mai prima d'ora. Il secolarismo aggressivo non si è disarmato e continua a interferire nei programmi scolastici e nelle menti dei cittadini. La fede, d'altra parte, cessando di essere protetta laddove il potere civile ancora vegliava su di essa, è diminuita considerevolmente e coloro che potrebbero aver pensato di abbracciare la fede cattolica ne sono dissuasi da una predicazione che non crede più nella propria verità. Non ci vuole molto per chiedere la revoca di questa dichiarazione.
Veniamo a ciò che sta succedendo in Italia e in Europa in questo periodo dove aria di guerra e scontri di civiltà avanzano grazie al politically correct.
Ci eravamo illusi che si potesse trattare di una deriva tipicamente ed esclusivamente anglosassone, di un fenomeno lontano anni luce dalla nostra realtà, dalla nostra cultura e dai nostri luoghi di formazione del pensiero, che la cosa non ci toccasse da vicino, che non ci riguardasse. Ma, purtroppo, dobbiamo riconoscere che no, non è affatto così. Ci siamo dentro fino al collo.
Anche le istituzioni scolastiche e universitarie italiane, infatti, al pari di quelle britanniche e statunitensi, risultano ormai totalmente in balia della dilagante ideologia fondata sulla correttezza politica e sull’iper-tutela delle minoranze (in particolar modo di fede islamica) anche a scapito della cultura e del buonsenso. Ce lo dimostrano i grotteschi episodi registrati nelle ultime settimane nel Belpaese, ad ogni latitudine e per ogni livello di istruzione. A Pioltello dove una scuola, su decisione del consiglio d’istituto, ha sospeso le lezioni il 10 aprile per la festa di fine digiuno "per il ramadan".
All’Università di Torino, più precisamente a Palazzo Nuovo, sede delle facoltà umanistiche, si è verificato un episodio al quanto inaudito, sulla pericolosa deriva che stanno assumendo le proteste, sempre più numerose, degli attivisti pro-palestina. Durante un’occupazione, che ha impedito l’accesso al personale e ai docenti per diversi giorni, un gruppo di studenti, per lo più stranieri, ha organizzato una preghiera musulmana di venerdì guidata dall’imam cittadino Brahim Bayaha, trasformando temporaneamente alcuni spazi dell’università in un luogo di culto islamico.Questa azione ha suscitato preoccupazioni tra il corpo docente e il rettore Stefano Genua, preoccupati per le possibili implicazioni di proselitismo all’interno dell’università. La questione ha assunto ulteriori contorni di criticità quando, nel sermone dell’imam, sono state rilevate affermazioni che facevano riferimento alla Jihad, interpretate come un possibile incentivo alla lotta di liberazione, come riportato dal Corriere della Sera.
A forza di lasciare gli Atenei in mano a pro-Pal ci ritroveremo con nuovi corsi di studi in tutte le Facoltà dal titolo: teoria e pratica della jihad. Speriamo senza esercitazioni pratiche. (L'islam si diffonde grazie alle nostre debolezze)
Dal laboratorio di hijab (al velo islamico, per intenderci) proposto da un istituto di Abbiategrasso allo scopo di favorire l’integrazione, il Santo Natale diventato improvvisamente “Festa d’inverno” a Fiesole, per arrivare fino allo stop all’insegnamento della Divina Commedia disposto a Treviso per gli studenti di fede musulmana, in quanto ritenuta un’opera offensiva nei confronti dell’Islam e del suo profeta .
E non sono certo i soli casi (al massimo i più eclatanti tra quelli noti) in cui, all’interno delle aule universitarie e tra i banchi di scuola, la cultura e il sapere abbiano mestamente abdicato per assecondare la sfrenata esigenza di correttezza politica dei paladini dei diritti delle minoranze. E, si badi bene, non si tratta semplicemente di essere rispettosi nei confronti del prossimo o di tollerare le differenze culturali e religiose, come costoro, campioni indiscussi di buonismo e di ipocrisia, vorrebbero furbescamente farci credere.La verità è un’altra: da tempo,che l’Occidente ha avviato un processo di progressivo arretramento culturale, che sta lentamente (ma inesorabilmente) annientando i nostri valori e le nostre radici cristiane, favorendo una sorta di adeguamento remissivo alle culture altrui, che puntualmente tendono a prevalere sulla nostra. In termini pratici, la società occidentale si sta letteralmente arrendendo dinanzi all’impeto travolgente dell’Islam e degli islamici che sono immuni al virus della correttezza politica, e di saper difendere audacemente i propri valori e la propria storia. Cosa che invece noi occidentali, purtroppo, non siamo più capaci a fare.
All’Università di Torino, più precisamente a Palazzo Nuovo, sede delle facoltà umanistiche, si è verificato un episodio al quanto inaudito, sulla pericolosa deriva che stanno assumendo le proteste, sempre più numerose, degli attivisti pro-palestina. Durante un’occupazione, che ha impedito l’accesso al personale e ai docenti per diversi giorni, un gruppo di studenti, per lo più stranieri, ha organizzato una preghiera musulmana di venerdì guidata dall’imam cittadino Brahim Bayaha, trasformando temporaneamente alcuni spazi dell’università in un luogo di culto islamico.Questa azione ha suscitato preoccupazioni tra il corpo docente e il rettore Stefano Genua, preoccupati per le possibili implicazioni di proselitismo all’interno dell’università. La questione ha assunto ulteriori contorni di criticità quando, nel sermone dell’imam, sono state rilevate affermazioni che facevano riferimento alla Jihad, interpretate come un possibile incentivo alla lotta di liberazione, come riportato dal Corriere della Sera.
A forza di lasciare gli Atenei in mano a pro-Pal ci ritroveremo con nuovi corsi di studi in tutte le Facoltà dal titolo: teoria e pratica della jihad. Speriamo senza esercitazioni pratiche. (L'islam si diffonde grazie alle nostre debolezze)
Dal laboratorio di hijab (al velo islamico, per intenderci) proposto da un istituto di Abbiategrasso allo scopo di favorire l’integrazione, il Santo Natale diventato improvvisamente “Festa d’inverno” a Fiesole, per arrivare fino allo stop all’insegnamento della Divina Commedia disposto a Treviso per gli studenti di fede musulmana, in quanto ritenuta un’opera offensiva nei confronti dell’Islam e del suo profeta .
E non sono certo i soli casi (al massimo i più eclatanti tra quelli noti) in cui, all’interno delle aule universitarie e tra i banchi di scuola, la cultura e il sapere abbiano mestamente abdicato per assecondare la sfrenata esigenza di correttezza politica dei paladini dei diritti delle minoranze. E, si badi bene, non si tratta semplicemente di essere rispettosi nei confronti del prossimo o di tollerare le differenze culturali e religiose, come costoro, campioni indiscussi di buonismo e di ipocrisia, vorrebbero furbescamente farci credere.La verità è un’altra: da tempo,che l’Occidente ha avviato un processo di progressivo arretramento culturale, che sta lentamente (ma inesorabilmente) annientando i nostri valori e le nostre radici cristiane, favorendo una sorta di adeguamento remissivo alle culture altrui, che puntualmente tendono a prevalere sulla nostra. In termini pratici, la società occidentale si sta letteralmente arrendendo dinanzi all’impeto travolgente dell’Islam e degli islamici che sono immuni al virus della correttezza politica, e di saper difendere audacemente i propri valori e la propria storia. Cosa che invece noi occidentali, purtroppo, non siamo più capaci a fare.
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