Oggi la Santa Madre Chiesa celebra il mistero glorioso dell'Ascensione di Gesù, l'evento che segna l'inizio della missione della Sua Sposa, la Santa Chiesa prima che con il Concilio Vaticano II, distruggesse il Rito romano e la sua Plurisecolare liturgia Gregoriana, nei tre giorni precedenti l’Ascensione erano diffusissime le Rogazioni, un triduo di preghiere, digiuni e processioni solenni per chiedere con fiducia il favore di Dio.Queste Rogazione Qui mai abolite vengono ancora celebrate nei Priorati della FSSPX e tutti gli istituti Ex Ecclesia Dei che possono essere paragonate a "oasi tradizionaliste", sarebbe bello che i parroci le riscoprissero.
«Exsurge, Domine, adjuva nos, et libera nos propter nomen tuum (Sorgi, Signore, ed aiutaci; liberaci per amore del tuo nome)»
Questa solennità dell’Ascensione del Signore. Questa festa racchiude due elementi. Da una parte, orienta il nostro sguardo al cielo, dove Gesù glorificato siede alla destra di Dio (cfr Mc 16,19). Dall’altra parte, ci ricorda l’inizio della missione della Chiesa: perché? Perché Gesù risorto e asceso al cielo manda i suoi discepoli a diffondere il Vangelo in tutto il mondo. Pertanto, l’Ascensione ci esorta ad alzare lo sguardo al cielo, per poi rivolgerlo subito alla terra, attuando i compiti che il Signore risorto ci affida. È quanto ci invita a fare l’odierna pagina evangelica, nella quale l’evento dell’Ascensione viene subito dopo la missione che Gesù affida ai discepoli. Si tratta di una missione sconfinata – cioè letteralmente senza confini – che supera le forze umane. Gesù infatti dice: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo ad ogni creatura» (Mc 16,15).(Non dice di lasciarli nella loro falsa religione ma dice di annunziare il Suo Vangelo,chi crederà sarà Battezzato e sarà salvo). Sembra davvero troppo audace l’incarico che Gesù affida a un piccolo gruppo di uomini semplici e senza grandi capacità intellettuali! Eppure questa sparuta compagnia, irrilevante di fronte alle grandi potenze del mondo, è inviata a portare il messaggio d’amore e di misericordia di Gesù in ogni angolo della terra.
“Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che è stato di tra voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo” (At 1, 11).
Le parole dei due angeli che apparvero ai discepoli mentre questi stavano ancora cercando di scorgere la gloria di Cristo, sottratto al loro sguardo da una nube, chiudono il racconto biblico dell’Ascensione del Signore, l’evento che segna l’inizio della missione della Chiesa.«Exsurge, Domine, adjuva nos, et libera nos propter nomen tuum (Sorgi, Signore, ed aiutaci; liberaci per amore del tuo nome)»
Questa solennità dell’Ascensione del Signore. Questa festa racchiude due elementi. Da una parte, orienta il nostro sguardo al cielo, dove Gesù glorificato siede alla destra di Dio (cfr Mc 16,19). Dall’altra parte, ci ricorda l’inizio della missione della Chiesa: perché? Perché Gesù risorto e asceso al cielo manda i suoi discepoli a diffondere il Vangelo in tutto il mondo. Pertanto, l’Ascensione ci esorta ad alzare lo sguardo al cielo, per poi rivolgerlo subito alla terra, attuando i compiti che il Signore risorto ci affida. È quanto ci invita a fare l’odierna pagina evangelica, nella quale l’evento dell’Ascensione viene subito dopo la missione che Gesù affida ai discepoli. Si tratta di una missione sconfinata – cioè letteralmente senza confini – che supera le forze umane. Gesù infatti dice: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo ad ogni creatura» (Mc 16,15).(Non dice di lasciarli nella loro falsa religione ma dice di annunziare il Suo Vangelo,chi crederà sarà Battezzato e sarà salvo). Sembra davvero troppo audace l’incarico che Gesù affida a un piccolo gruppo di uomini semplici e senza grandi capacità intellettuali! Eppure questa sparuta compagnia, irrilevante di fronte alle grandi potenze del mondo, è inviata a portare il messaggio d’amore e di misericordia di Gesù in ogni angolo della terra.
“Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che è stato di tra voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo” (At 1, 11).
È ricco di significato il fatto che Gesù ritorni al Padre ascendendo proprio dalla sommità del Monte degli Ulivi. Lì si era compiuto il mistero doloroso del suo totale abbandono alla volontà del Padre, caricando sulla sua sacra umanità, grondante sudore di sangue, il peso dei peccati degli uomini di tutti i tempi. L’Ascensione è il completamento glorioso di quel mistero: il corpo di Gesù, insieme alla sua anima e alla sua divinità, entra definitivamente nella gloria divina e indica la strada a chi lo ama.
Negli Atti degli Apostoli, Luca scrive che Gesù Risorto apparve per 40 giorni ai discepoli, dando loro le ultime istruzioni sul Regno di Dio e preannunciando il compimento di un altro mistero glorioso, la Pentecoste: “[…] avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea, la Samarìa e fino agli estremi confini della terra” (At 1, 8). Già nell’Ultima Cena, Gesù aveva spiegato agli apostoli la necessità del suo distacco visibile per essere riempiti di Spirito Santo (“è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore”). E aveva profetizzato che la proclamazione del Vangelo sarebbe stata accompagnata dalle persecuzioni. Allo stesso tempo Pietro e compagni erano stati edotti sul fine ultimo di tutto il disegno divino, racchiuso sempre nelle parole di Gesù: “Nella casa del Padre mio vi sono molti posti. […] Io vado a prepararvi un posto” (Gv 14, 2).
La glorificazione di Gesù è perciò il preludio alla glorificazione delle membra del suo Corpo Mistico, la Chiesa, chiamata a proseguire la sua missione sulla terra. La Sposa di Cristo è forte della promessa da Lui fatta nel giorno in cui proclamò il primato di Pietro: “E le porte degli inferi non prevarranno contro di essa” (Mt 16, 18). Una promessa che contiene l’annuncio della battaglia destinata a proseguire fino alla fine del mondo, nonché della scelta - tra Dio e il Nemico, tra la sua Parola e la menzogna - che ogni anima dovrà affrontare. La beatitudine eterna è la ricompensa per coloro che vinceranno il proprio combattimento spirituale e guadagneranno un posto in Paradiso. Lì ci attende il Figlio che “siede alla destra del Padre”, come professiamo nel Credo e leggiamo nelle Sacre Scritture. Ben sapendo che Gesù si è reso perennemente e realmente presente nell’Eucaristia, nutrimento salvifico in vista dei beni della Gerusalemme Celeste.
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