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« Divina Maternità di Maria Santissima, "complemento della Santissima Trinità"».


Con la sua Divina Maternità, la Santa Vergine Maria procura alla Santissima Trinità una gloria nuova e unica, è quello che esprime San Cirillo d’Alessandria col titolo: «Maria, complemento della Santissima Trinità».

Carissimi amici e lettori,

la maternità divina di Maria, definita dogmaticamente nel Concilio di Efeso
l’11 ottobre dell’anno 431, trova la sua spiegazione teologica nel fatto che Cristo è vero uomo e vero Dio. In Lui la natura umana e la natura divina sono unite inconfusamente e inscindibilmente, di modo che non si può dire che Maria sia la madre del “solo” uomo Gesù, perché non si possono scindere in Cristo l’umanità e la divinità. Colui che Maria ha concepito e partorito nella carne umana è dunque il Figlio di Dio, per cui Lei è veramente la Madre di Dio Figlio. Con questo titolo noi la invochiamo nella seconda parte della preghiera mariana più nota: “Santa Maria, madre di Dio…”. Con questo titolo la Chiesa la venera e ne solennizza la festa che cade oggi 11 ottobre.
Questa divina maternità della Vergine è stata estesa a tutti gli uomini dallo stesso Gesù crocifisso, il quale, “vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: Donna, ecco tuo figlio. Poi disse al discepolo: Ecco tua madre!” (Gv 19, 26-27). Dopo averci donato tutto se stesso, Gesù ci fa dono anche della sua santa mamma, la quale di fatto diviene la “madre della Chiesa”, a cui tutti noi, “esuli figli di Eva”, ricorriamo perché ci doni il frutto benedetto del suo grembo: Gesù! A voi tutti buona lettura e condivisione.
A.diJ

di Padre Luca M. Genovese
Il Titolo di Madre di Dio, fra tutti quelli che vengono attribuiti alla Madonna, è il più Glorioso. Essere la Madre di Dio è per Maria la sua Ragion d'Essere, il motivo di tutti i Suoi Privilegi e delle Sue Grazie. Per noi il Titolo racchiude tutto il Mistero dell'Incarnazione e non ne vediamo altro che più di questo sia Sorgente per Maria di Lodi e per noi di Gioia. Sant'Efrem pensava giustamente che credere e affermare che la Santissima Vergine Maria è Madre di Dio è dare una prova sicura della nostra Fede. La Chiesa quindi non celebra alcuna festa della Vergine Maria senza lodarla per questo privilegio. E così saluta la Beata Madre di Dio, nell'Immacolato Concepimento, nella natività, nell'assunzione e noi nella recita frequentissima dell'Ave Maria facciamo altrettanto.
Il primo dogma mariano formulato nella Chiesa fu il dogma della “Madre di Dio”. Nel Concilio di Efeso (431 d.C.), per combattere l’eresia di Nestorio che individuava due persone in Cristo, i Padri dell’assise ecumenica risposero affermando solennemente l’unità e l’unicità della persona divina di Cristo e di conseguenza la maternità di Maria estesa a tutta la sua persona non umana ma divina: «Se qualcuno non confessa che l’Emmanuele è Dio nel vero senso della parola e che perciò la Santa Vergine è Madre di Dio perché ha generato secondo la carne il Verbo (logos) che è da Dio, sia anatema» (Concilio di Efeso, Anatem. 1 di San Cirillo d’Alessandria).

Il Dogma cambiò le sorti della riflessione mariana di tutti i secoli successivi. Da allora in poi Maria Santissima entrò di diritto nelle discussioni e predicazioni teologiche di primo pia­no riguardo all’Incarnazione e alla Redenzione. La teologia così detta “bizantina” perché di area greca, legata all’influenza della grande cattedra di Costantinopoli, sarà tutta altamente mariana portando alle estreme conseguenze il valore del primo dogma mariano della Divina Maternità (Theotokos).
Se Maria è vera Madre di Dio può tutto, come può tutto una vera Madre sul figlio che ha sempre amato e al quale ha donato tutta la sua esistenza. Ecco allora i canti, le prose, le bio­grafie, le omelie che sembrano addirittura esagerate ad un occhio profano. La Divina Maternità fa di Maria Santissima quasi una dea agli occhi estatici degli scrittori di questo periodo.
Proprio in questo tempo nascono le prime formule di consacrazione totale di se stessi alla Vergine ed anche intere città, come la stessa città di Costantinopoli, vengono consacrate alla Madre di Dio per implorare da Lei protezione e salvezza. Due grandi vittorie dell’esercito di Costantinopoli contro i saraceni furono attribuite all’intercessione della Madre di Dio (619 e 626 d.C.).
La Chiesa costantinopolitana di Blacherne per augusta tradizione era creduta conservare un abito della Santa Madre di Dio come preziosa reliquia.
Il cuore non solo dei patriarchi e dei teologi, ma anche del popolo semplice batteva all’unisono con quello della Madre di Dio. Forse per questo, almeno fino all’VIII-X secolo, Costantinopoli ebbe uno splendore indiscusso sia per il progresso culturale che per la forza politica e militare che la rendeva una potenza di prim’ordine in tutto il Mediterraneo, superiore ormai anche a Roma.
Con la separazione dall’unità cattolica cominciò però la sua decadenza fino quasi a scomparire nelle mani degli invasori ottomani con la presa e il saccheggio della città proprio nel mese di Maria Santissima il 29 maggio del 1453.
Un bellissimo testo di san Germano di Costantinopoli (†733), uno dei santi patriarchi della città dei tempi d’oro, ci fa capire l’amore, la tenerezza e la dedizione alla Madre di Dio che tutti dovremmo avere: «Concedimi di godere dei doni indescrivibili ed inconcepibili di tuo Figlio, Dio tuo e Dio nostro, nel regno celeste. Infatti tu hai il potere uguale al vole­re, perché sei Madre dell’Altissimo. Perciò, o purissima Signora, io ti prego che non sia deluso dalla mia attesa, ma la ottenga in sorte o sposa di Dio che hai generato l’atteso di tutti, il nostro Sign­ore Gesù Cristo, nostro Dio e sovrano di tutte le cose visibili ed invisibili...» (Omelia per l’Annunciazione).
Definire Maria “Madre di Dio” significa darle un valore eccelso ed una dignità incommensurabile. Nessun’altra creatura può essere definita allo stesso modo di Maria, Madre di Dio secondo la natura, cioè secondo la generazione umana. Nel suo grembo verginale Maria ha generato Dio, il Verbo fatto carne, la seconda Persona della Santissima Trinità.
La generazione di Maria Santissima nel tempo ripete quella di Dio nell’eternità: Ella genera il Verbo come il Padre: analoga finalità (la missione del Figlio), analoga intimità con il Verbo. Maria è una cosa sola con Lui, quasi come il Padre ed il Figlio lo sono tra loro. Maria Santissima è dunque al centro dell’azione trinitaria nel mondo. La sua Maternità è stata scelta da Dio come missione umana suprema per salvare il mondo, per fare venire nel mondo il Salvatore e per donare a tutti la salvezza e la gloria.
Riflettano le donne a quale altissima missione sono chiamate nel dono della maternità. Esse diventano cooperatrici di Dio, generatrici nella loro carne dell’opera di Dio nel mondo in modo analogo alla Vergine Maria.
L’altissima missione di Maria infatti si compie con la Maternità della Chiesa. La Chiesa, pure essa sposa di Cristo, con un cammino inverso a quello di Cristo e di Maria è chiamata a divinizzarsi, ad assumere in sé la divinità di Cristo con l’essere anch’essa figlia di Maria.
Maria Santissima è madre naturale di Dio. È pure Madre adottiva della Chiesa perché quest’ultima riceve da Lei i germi del divino e può, in senso spirituale, essere generata dal suo grembo: «Come nella generazione naturale e fisica c’è un padre ed una madre, così nella generazione soprannaturale e spirituale c’è un padre che è Dio e una madre che è Maria. Tutti i veri figli di Dio e predestinati hanno Dio per padre e Maria per madre; e chi non ha Maria per madre non ha Dio per padre» (San Luigi M. Grignion de Montfort, Trattato della Vera devozione, n. 30).
«L’uno e l’altra sono nati in essa» (cf. Sal 86,5): Cristo e la Chiesa sono uniti in Maria Santissima, vera Madre di tutti in cui alberga tutta la pienezza della divinità di Cristo (cf. Col 2,9).
La vera Chiesa non può non essere Figlia di Maria, perché anche Cristo lo è stato. Se non è Figlia di Maria non somiglia a Cristo, non ha parte con Lui.
Maria Madre di Dio è il vero trait d’union tra divinità e umanità. La Maternità la rende augusta patrona del Redentore; la fa però anche mite soccorritrice delle anime a Lei affidate.
La Maternità Divina attribuisce fortemente il ruolo di solenne mediatrice di salvezza e di pace a Maria Santissima. Solo in Lei si poteva realizzare il prodigio unico della Divina Maternità che la lega per sempre a Dio, in maniera che Dio quasi si sente costretto ad obbedire alla propria Madre in vista della redenzione e della pace di ogni uomo. Chi di noi potrà esimersi dal chiamare in aiuto una così grande Madre che ha ai suoi piedi il Figlio divino, il Verbo del Padre?
Solo Lei può parlare profondamente al Cuore del Figlio. Per questo Dio l’ha scelta come sua madre e nostra avvocata. Chiediamo alla Madre di Dio il dono della pace,
che interceda presso Cristo che è la nostra pace (cf. Ef 2,14). Gesù ci dice che ci la­scia la pace, ma non come la dà il mondo (cf. Gv 14,27). La pace del mondo è falsa perché nasce da accordi d’interesse. La pace di Cristo è l’unica vera perché nasce solo da Lui, dal suo Cuore trafitto e squarciato per noi e da Maria Mediatrice di grazia in un unico flusso di gratuito amore.

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