La nostra vita sfocia nel cielo. Ma attenzione! Gesù ci ha promesso molte sofferenze.
Non dobbiamo credere che, dal momento in cui ci siamo dati a Dio, tutto si appianerà dinanzi a noi. Tutt'altro.
Fintanto che andavamo nel senso della corrente umana, sulla strada larga, tutto andava bene. Eravamo inutili, malvagi, perduti, ma la vita era facile; avevamo dalla nostra parte il diavolo e il mondo. Ora che cerchiamo di risalire la china del sentiero stretto, i nostri piedi e le nostre mani si scorticheranno sulle pietre taglienti. E più saliremo, più le pietruzze diventeranno pericolose e più rischieremo a ogni istante di precipitare.
Ostacoli, opposizioni, resistenza della materia inerte, indifferenza comune, passione dei pregiudizi, anche nella coscienza stessa delle migliori anime, sopraggiungeranno. Come era prevedibile dopo l'uscita del motu proprio di papa Francesco Traditionis custodes, non tira una buona aria dalla Domus Sanctae Marthae (nota anche come Casa o Residenza di Santa Marta), per quegli istituti e congregazioni legate alla tradizione.
Abbiamo constatato come Traditionis Custodes ha, tra l'altro, sancito il passaggio delle realtà che un tempo sotto l'Ecclesia Dei - già nell’ambito della Congregazione per la Dottrina della Fede - alla Congregazione per la Vita Religiosa,e il suo organico licenziato senza se e senza ma, quei religiosi che svolgevano un ottimo servizio alla Chiesa. Purtroppo abbiamo visto di che panni si vestono i gestori di questo centro di potere così amato dal pontefice misericordioso ma solo con eretici e scismatici. Il loro dicastero può ora decidere della vita di centinaia di migliaia di persone consacrate in tutto il mondo, la cui sorte è così strettamente legata a quella del Rito Romano antiquior.
Queste notizie preoccupanti le apprendiamo dalla fonte originaria del sito web cattolico tedesco Summorum Pontificum che ha pubblicato (traduzione in inglese da Rorate Caeli sul fatto che il Vaticano sta pianificando un imminente giro di vite sugli istituti tradizionali 'Ecclesia Dei, per riferire che a febbraio 2022 saranno inviati "delegati papali" presso i tre maggiori Istituti religiosi ex ecclesia Dei: la Fraternità Sacerdotale di San Pietro, l'Istituto Cristo Re Sommo Sacerdote e l'Istituto del Buon Pastore. Il tutto in relazione anche con la soppressione dell'uso del messale romano tradizionale e dei sacramenti con esso amministrati. In concreto, peraltro, nessuna avvisaglia risulta finora a padre Andrzej Komorowski, superiore generale della FSSP. Ma le fonti romane vengono definite autorevoli e del resto, stando alla TC, il punto è quando succederà, non se succederà.
Come fu affondato il promettente Ordine dei Francescani dell'Immacolata e altri nuovi promettenti istituti, così accadrà per i tre maggiori istituti che oggi vengono presi di mira dal pontefice romano e dai suoi più stretti collaboratori,che hanno a cuore solo i beni economici di questi istituti e non il bene supremo, la salvezza delle anime.
Non abbiamo altra arma che parlarne per diffondere l'informazione e, completamente impotenti in questa temperie assurda, intensificare la preghiera. Fa male anche a me dover leggere e riportare. Fa sempre un po' pena dover scrivere certe cose, ma mi sembra importante per aiutare i lettori a capire meglio alcune dinamiche "troppo umane". A differenza di tanti io sono testimone di molte "nascite" realtà tradizionaliste come la Fraternità Sacerdotale san Pio X 1970, della fraternità sacerdotale San Pietro 1988, ma fermiamoci qua senza menzionare Cristo Re e il Buon Pastore.
I sacerdoti fondatori della Fraternità sacerdotale San Pietro appartenevano tutti alla Fraternità sacerdotale San Pio X fondata dall'arcivescovo Marcel Lefebvre, e quando quest'ultimo decise di ordinare quattro vescovi senza l'autorizzazione papale incorrendo nella scomunica latae sententiae e nello stato di scisma, decisero di allontanarsene per restare pienamente nell'ambito della Chiesa cattolica.
Fu eretta da papa Giovanni Paolo II il 18 luglio 1988 con sede presso l'ex abbazia cistercense di Hauterive (Svizzera). Gli fu anche promesso un Vescovo al loro interno da parte della Santa Sede, promessa mai mantenuta da quest'ultima. Il mondo tradizionale teme, a ragion veduta, una recrudescenza di quella persecuzione che fu perpetrata contro il Messale di san Pio V nell’ormai lontano 1969, quando entrò in vigore il Nuovo Messale, una nuova creazione.
Giova allora rispolverare la storia di quegli anni tumultuosi, gli anni che seguirono un Concilio che non ha mai decretato né pensato di decretare un Novus Ordo Missae. Non lo poteva. La liturgia si evolve per lenta sedimentazione e non è mai un’invenzione di pochi fatta a tavolino. Per comprenderlo, basta riandare all’epoca del Messale di san Pio V. Nella XVIII sessione, il Concilio di Trento incaricò una commissione di esaminare il Messale, rivederlo e restaurarlo “secondo l’usanza ed il rito dei Santi Padri”.L’essenza della riforma di S. Pio V fu, come quella di S. Gregorio Magno, il rispetto della tradizione. A tale Messale, che costituiva una barriera contro l’eresia, san Pio V concesse l’indulto perpetuo con queste solenni parole: «in virtù dell’autorità Apostolica noi concediamo, a tutti i sacerdoti, a tenore della presente, l’Indulto Perpetuo di poter seguire, in modo generale, in qualunque Chiesa, senza scrupolo alcuno di coscienza o pericolo di incorrere in alcuna pena, giudizio o censura, questo stesso Messale, di cui avranno la piena facoltà di servirsi liberamente e lecitamente, così che Prelati, Amministratori, Canonici, Cappellani e tutti gli altri Sacerdoti secolari, qualunque sia il loro grado, o i Regolari, a qualunque Ordine appartengano, non siano tenuti a celebrare la Messa in maniera differente da quella che Noi abbiamo prescritta né d’altra parte possano venir costretti e spinti da alcuno a cambiare questo Messale».
Da cui si evince che la Bolla è irreformabile. «La Quo primum – scrive P. Paul L. Kramer – è stata dichiarata infallibilmente irreformabile poiché il rito della Messa codificato nel Messale tridentino è il rito ricevuto, approvato e tramandato dalla Santa Romana Chiesa… Pertanto, la Quo primum lungi dall’essere una questione meramente disciplinare di legge ecclesiastica, è un’applicazione definitiva della legge divina espressa dal magistero straordinario della Chiesa. E perciò qualunque tentativo di revocare o sopprimere il Rito romano incorrerà nell’indignazione di Dio onnipotente e dei suoi beati Apostoli Pietro e Paolo».E, infatti, per 400 anni, nessuno ha osato alterare questo venerabile Messale che il beato Ildefonso Schuster definisce «l’opera più elevata e importante della letteratura ecclesiastica, quella che riflette più fedelmente la vita della Chiesa, il poema sacro al quale ha posto mano cielo e terra», e Padre Faber «la cosa più bella da questa parte del cielo».«Nessun documento della Chiesa – scrive Gamber –, neppure il Codice di Diritto Canonico, dice espressamente che il Papa, in quanto Supremo Pastore della Chiesa, ha il diritto di abolire il Rito tradizionale. Alla plena et suprema potestas del Papa sono chiaramente posti dei limiti (…). Più di un autore (Gaetano, Suarez) esprime l’opinione che non rientra nei poteri del Papa l’abolizione del Rito tradizionale. (…).
Di certo non è compito della Sede Apostolica distruggere un Rito di Tradizione apostolica, ma suo dovere è quello di mantenerlo e tramandarlo».
Gamber afferma altresì che il Novus Ordo non può in alcun modo esser definito Rito Romano, ma tutt’al più Ritus modernus: «Noi parliamo piuttosto di Ritus Romanus e lo contrapponiamo al Ritus Modernus». E ci fermiamo qui. Che non fosse possibile por mano al Messale di san Pio V è stato confermato dal Summorum Pontificum (2007) di papa Benedetto XVI, il quale parla di esso come di un Messale «mai abrogato». Non poteva esserlo in forza dell’indulto perpetuo contenuto nella Quo primum. Ma anche l’obbedienza ha i suoi limiti. Anzitutto occorre ribadire che «non rientra nei poteri del Papa l’abolizione del Rito tradizionale». E se ciò vale per l’intera Chiesa vale anche nell’applicazione ad personam. Va altresì ricordata la regola basilare del diritto secondo cui «inferior non potest tollere legem superioris». Anche il Codice di diritto canonico tuttora in vigore afferma che «da parte del legislatore inferiore non può essere data validamente una legge contraria al diritto superiore» (can. 135 n. 2).
L'obbedienza ceca non è virtù, ma peccato!
Non dobbiamo credere che, dal momento in cui ci siamo dati a Dio, tutto si appianerà dinanzi a noi. Tutt'altro.
Fintanto che andavamo nel senso della corrente umana, sulla strada larga, tutto andava bene. Eravamo inutili, malvagi, perduti, ma la vita era facile; avevamo dalla nostra parte il diavolo e il mondo. Ora che cerchiamo di risalire la china del sentiero stretto, i nostri piedi e le nostre mani si scorticheranno sulle pietre taglienti. E più saliremo, più le pietruzze diventeranno pericolose e più rischieremo a ogni istante di precipitare.
Ostacoli, opposizioni, resistenza della materia inerte, indifferenza comune, passione dei pregiudizi, anche nella coscienza stessa delle migliori anime, sopraggiungeranno. Come era prevedibile dopo l'uscita del motu proprio di papa Francesco Traditionis custodes, non tira una buona aria dalla Domus Sanctae Marthae (nota anche come Casa o Residenza di Santa Marta), per quegli istituti e congregazioni legate alla tradizione.
Abbiamo constatato come Traditionis Custodes ha, tra l'altro, sancito il passaggio delle realtà che un tempo sotto l'Ecclesia Dei - già nell’ambito della Congregazione per la Dottrina della Fede - alla Congregazione per la Vita Religiosa,e il suo organico licenziato senza se e senza ma, quei religiosi che svolgevano un ottimo servizio alla Chiesa. Purtroppo abbiamo visto di che panni si vestono i gestori di questo centro di potere così amato dal pontefice misericordioso ma solo con eretici e scismatici. Il loro dicastero può ora decidere della vita di centinaia di migliaia di persone consacrate in tutto il mondo, la cui sorte è così strettamente legata a quella del Rito Romano antiquior.
Queste notizie preoccupanti le apprendiamo dalla fonte originaria del sito web cattolico tedesco Summorum Pontificum che ha pubblicato (traduzione in inglese da Rorate Caeli sul fatto che il Vaticano sta pianificando un imminente giro di vite sugli istituti tradizionali 'Ecclesia Dei, per riferire che a febbraio 2022 saranno inviati "delegati papali" presso i tre maggiori Istituti religiosi ex ecclesia Dei: la Fraternità Sacerdotale di San Pietro, l'Istituto Cristo Re Sommo Sacerdote e l'Istituto del Buon Pastore. Il tutto in relazione anche con la soppressione dell'uso del messale romano tradizionale e dei sacramenti con esso amministrati. In concreto, peraltro, nessuna avvisaglia risulta finora a padre Andrzej Komorowski, superiore generale della FSSP. Ma le fonti romane vengono definite autorevoli e del resto, stando alla TC, il punto è quando succederà, non se succederà.
Come fu affondato il promettente Ordine dei Francescani dell'Immacolata e altri nuovi promettenti istituti, così accadrà per i tre maggiori istituti che oggi vengono presi di mira dal pontefice romano e dai suoi più stretti collaboratori,che hanno a cuore solo i beni economici di questi istituti e non il bene supremo, la salvezza delle anime.
Non abbiamo altra arma che parlarne per diffondere l'informazione e, completamente impotenti in questa temperie assurda, intensificare la preghiera. Fa male anche a me dover leggere e riportare. Fa sempre un po' pena dover scrivere certe cose, ma mi sembra importante per aiutare i lettori a capire meglio alcune dinamiche "troppo umane". A differenza di tanti io sono testimone di molte "nascite" realtà tradizionaliste come la Fraternità Sacerdotale san Pio X 1970, della fraternità sacerdotale San Pietro 1988, ma fermiamoci qua senza menzionare Cristo Re e il Buon Pastore.
I sacerdoti fondatori della Fraternità sacerdotale San Pietro appartenevano tutti alla Fraternità sacerdotale San Pio X fondata dall'arcivescovo Marcel Lefebvre, e quando quest'ultimo decise di ordinare quattro vescovi senza l'autorizzazione papale incorrendo nella scomunica latae sententiae e nello stato di scisma, decisero di allontanarsene per restare pienamente nell'ambito della Chiesa cattolica.
Fu eretta da papa Giovanni Paolo II il 18 luglio 1988 con sede presso l'ex abbazia cistercense di Hauterive (Svizzera). Gli fu anche promesso un Vescovo al loro interno da parte della Santa Sede, promessa mai mantenuta da quest'ultima. Il mondo tradizionale teme, a ragion veduta, una recrudescenza di quella persecuzione che fu perpetrata contro il Messale di san Pio V nell’ormai lontano 1969, quando entrò in vigore il Nuovo Messale, una nuova creazione.
Giova allora rispolverare la storia di quegli anni tumultuosi, gli anni che seguirono un Concilio che non ha mai decretato né pensato di decretare un Novus Ordo Missae. Non lo poteva. La liturgia si evolve per lenta sedimentazione e non è mai un’invenzione di pochi fatta a tavolino. Per comprenderlo, basta riandare all’epoca del Messale di san Pio V. Nella XVIII sessione, il Concilio di Trento incaricò una commissione di esaminare il Messale, rivederlo e restaurarlo “secondo l’usanza ed il rito dei Santi Padri”.L’essenza della riforma di S. Pio V fu, come quella di S. Gregorio Magno, il rispetto della tradizione. A tale Messale, che costituiva una barriera contro l’eresia, san Pio V concesse l’indulto perpetuo con queste solenni parole: «in virtù dell’autorità Apostolica noi concediamo, a tutti i sacerdoti, a tenore della presente, l’Indulto Perpetuo di poter seguire, in modo generale, in qualunque Chiesa, senza scrupolo alcuno di coscienza o pericolo di incorrere in alcuna pena, giudizio o censura, questo stesso Messale, di cui avranno la piena facoltà di servirsi liberamente e lecitamente, così che Prelati, Amministratori, Canonici, Cappellani e tutti gli altri Sacerdoti secolari, qualunque sia il loro grado, o i Regolari, a qualunque Ordine appartengano, non siano tenuti a celebrare la Messa in maniera differente da quella che Noi abbiamo prescritta né d’altra parte possano venir costretti e spinti da alcuno a cambiare questo Messale».
Da cui si evince che la Bolla è irreformabile. «La Quo primum – scrive P. Paul L. Kramer – è stata dichiarata infallibilmente irreformabile poiché il rito della Messa codificato nel Messale tridentino è il rito ricevuto, approvato e tramandato dalla Santa Romana Chiesa… Pertanto, la Quo primum lungi dall’essere una questione meramente disciplinare di legge ecclesiastica, è un’applicazione definitiva della legge divina espressa dal magistero straordinario della Chiesa. E perciò qualunque tentativo di revocare o sopprimere il Rito romano incorrerà nell’indignazione di Dio onnipotente e dei suoi beati Apostoli Pietro e Paolo».E, infatti, per 400 anni, nessuno ha osato alterare questo venerabile Messale che il beato Ildefonso Schuster definisce «l’opera più elevata e importante della letteratura ecclesiastica, quella che riflette più fedelmente la vita della Chiesa, il poema sacro al quale ha posto mano cielo e terra», e Padre Faber «la cosa più bella da questa parte del cielo».«Nessun documento della Chiesa – scrive Gamber –, neppure il Codice di Diritto Canonico, dice espressamente che il Papa, in quanto Supremo Pastore della Chiesa, ha il diritto di abolire il Rito tradizionale. Alla plena et suprema potestas del Papa sono chiaramente posti dei limiti (…). Più di un autore (Gaetano, Suarez) esprime l’opinione che non rientra nei poteri del Papa l’abolizione del Rito tradizionale. (…).
Di certo non è compito della Sede Apostolica distruggere un Rito di Tradizione apostolica, ma suo dovere è quello di mantenerlo e tramandarlo».
Gamber afferma altresì che il Novus Ordo non può in alcun modo esser definito Rito Romano, ma tutt’al più Ritus modernus: «Noi parliamo piuttosto di Ritus Romanus e lo contrapponiamo al Ritus Modernus». E ci fermiamo qui. Che non fosse possibile por mano al Messale di san Pio V è stato confermato dal Summorum Pontificum (2007) di papa Benedetto XVI, il quale parla di esso come di un Messale «mai abrogato». Non poteva esserlo in forza dell’indulto perpetuo contenuto nella Quo primum. Ma anche l’obbedienza ha i suoi limiti. Anzitutto occorre ribadire che «non rientra nei poteri del Papa l’abolizione del Rito tradizionale». E se ciò vale per l’intera Chiesa vale anche nell’applicazione ad personam. Va altresì ricordata la regola basilare del diritto secondo cui «inferior non potest tollere legem superioris». Anche il Codice di diritto canonico tuttora in vigore afferma che «da parte del legislatore inferiore non può essere data validamente una legge contraria al diritto superiore» (can. 135 n. 2).
L'obbedienza ceca non è virtù, ma peccato!
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