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«La polizia è entrata armata in chiesa per interrompere la Messa. Ora basta»


La denuncia a tempi.it di padre Philippe de Maistre, parroco a Parigi: «C’erano tre fedeli in chiesa, nessun assembramento. Senza espressione pubblica non c’è fede cattolica: è ora che i vescovi alzino la voce»



Come tanti altri sacerdoti, per raggiungere i suoi fedeli in tempi di pandemia e confinamento, anche padre Philippe de Maistre si è trovato costretto a trasmettere la Messa via internet. E proprio come ha fatto in Italia ad esempio l’arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, per rendere la celebrazione meno spettrale ha radunato domenica 19 aprile nella sua chiesa Saint-André-de-l’Europe, a Parigi, uno sparuto drappello di fedeli: un chierichetto, una persona per intonare i canti, un organista e tre parrocchiani per rispondere alle formule e occuparsi delle letture.

«I POLIZIOTTI ARMATI SONO ENTRATI IN CHIESA»

«Eravamo sette in tutto, me compreso, il portone esterno era chiuso per evitare che i fedeli accorressero. Ma nel bel mezzo della Messa, tre poliziotti armati sono entrati in chiesa per interrompere la Messa», racconta il sacerdote scioccato a tempi.it. «Non c’era alcun problema di sicurezza, non c’era alcun assembramento. I poliziotti hanno violato la legge: non possono entrare in chiesa, tantomeno armati, se non su esplicita richiesta del parroco».

Padre de Maistre è andato avanti per la sua strada, ha scelto di «continuare la Messa», mentre il suo chierichetto, anch’egli agente di polizia, è sceso dall’altare a parlare con la polizia. «Dopo un quarto d’ora», continua il sacerdote, «se ne sono andati ma hanno obbligato i tre parrocchiani a uscire dalla chiesa».
L’ARCIVESCOVO AUPETIT DIFENDE IL SUO SACERDOTE

Il parroco ha subito avvertito l’arcivescovo di Parigi, monsignor Michel Aupetit. Che a Radio Notre-Dame si è sfogato prendendo le difese del sacerdote: «I poliziotti sono entrati armati nella chiesa. Questo è inammissibile perché è fatto esplicito divieto formale agli agenti di portare le armi quando entrano in chiesa. Non c’erano dei terroristi all’interno! Bisogna mantenere il sangue freddo e finirla con queste pagliacciate. Altrimenti ci troveremo costretti a prendere la parola e grideremo molto forte!».

Aupetit ha consigliato a padre de Maistre di sporgere denuncia e così il sacerdote si è diretto al commissariato dell’ottavo arrondissement. «Ho parlato al commissario, che ha cercato di spiegare come gli agenti volessero solo controllare che nessuno stesse violando la legge. Ma gli ho ricordato che i suoi uomini non potevano entrare proprio. Potevano affacciarsi alla porta, avrebbero visto che non stava succedendo niente di male. Invece hanno violato la legge». Alla fine, «il commissario è stato costretto a scusarsi e io non ho ancora sporto denuncia anche se vorrei farlo, giusto per ragioni di principio. Ma aspetterò indicazioni in merito dal vescovo».
«RIAPRE TUTTO, TRANNE LE CHIESE: È SCANDALOSO»

L’incidente si è concluso, ma il parroco di Saint-André-de-l’Europe non è affatto tranquillo: «Qui la chiesa è stata molto docile e molto obbediente al governo», confida a tempi.it. «E cosa ottiene in cambio? L’11 maggio il presidente Emmanuel Macron riaprirà scuole, negozi e uffici ma non le chiese, che potranno ricominciare a celebrare la Messa soltanto a metà luglio o ad agosto. Questo è scandaloso!».

Si teme per la sicurezza dei francesi, ovviamente, ma «io usualmente faccio tre Messe alla domenica e pur di permettere ai fedeli di tornare ai sacramenti posso tranquillamente farne dieci, in modo tale che ognuna sia meno partecipata. Così non ci saranno assembramenti. Chi ha detto che non si può fare? Questa situazione non mi piace e la gente inizia ad essere stufa: i sacerdoti non possono portare i sacramenti a chi muore, non possono dare l’estrema unzione. L’avversione dei cattolici monta e qualcuno dovrà ascoltarla».
«SI FA STRADA UNA NUOVA RELIGIONE IGIENISTA»

Se è vero che, continua il parroco, «al momento nessuno sta rimettendo in causa la libertà di culto, mi sembra che a qualcuno piacerebbe farlo». A padre de Maistre, ad esempio, non è andato giù l’incontro organizzato da Macron con i responsabili delle religioni francesi, al quale «sono stati invitati anche cinque rappresentanti della massoneria. Da quando è una religione? Non c’è un bel clima in Francia».

Il parroco francese vede farsi strada nel paese «una nuova religione igienista che ritiene fondamentale difendere la salute e non tiene conto di tutte le altre esigenze dell’uomo, a partire da quelle spirituali e soprannaturali». Ecco perché il presidente ha deciso di riaprire le imprese ma di non autorizzare le celebrazioni pubbliche nelle chiese: «È ovvio che il confinamento inizia a essere pesante, le famiglie fanno fatica, in alcuni ambienti si verificano violenze. Se tutti sono d’accordo che bisogna rilanciare l’economia, però, nessuno ritiene che il culto sia indispensabile. Temo anche che la docilità dei cattolici abbia fatto passare il messaggio sbagliato, e cioè che se si cancellano le Messe non è poi un gran problema».
«ALLA FEDE CATTOLICA NON BASTA LA PAROLA»

Invece lo è, eccome: «La fede cattolica è essenzialmente pubblica perché si fonda sull’incarnazione di Gesù e sui sacramenti», spiega. «Di conseguenza presuppone la presenza fisica, pubblica, richiede il contatto. Impedire ai cattolici di accedere ai sacramenti è la più grande violenza che si possa fare loro. Altre religioni hanno meno problemi, perché si basano sulla parola: penso ai musulmani, ai buddisti, ai protestanti. A noi la parola non basta. Fino ad ora i cattolici hanno rinunciato a tutto questo per preservare la salute di tutti, però penso che i sacerdoti, i vescovi, non oso dire il Papa, dovrebbero cominciare a reagire e rispondere a tono. È in gioco la nostra libertà religiosa».

Domenica padre de Maistre reciterà nuovamente la Messa in diretta per i suoi fedeli e non teme nuove denunce. «Io so chi è stato a denunciare la mia “Messa clandestina”. Non è un cristiano, è un uomo stanco del confinamento e che evidentemente subisce il clima ansiogeno creato dai media. Voi infatti non fate altro che parlare del virus, come se esistesse solo quello. Così si crea un clima adatto alla delazione. Pensi che a Parigi il commissariato ha dovuto chiedere ai francesi di smettere di telefonare per denunciare altri cittadini. Ecco quale situazione abbiamo creato. Forse, è il momento di cambiare».

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