Avvio al Ramadan il canto del muezzin verrà diffuso dai chiostri francescani di San Lorenzo, il tempio simbolo della cristianità.
All'origine, un accordo tra il centro Ettawba e la diocesi berica: dovendo rispettare le regole del distanziamento sociale, i responsabili del centro islamico hanno optato per un appuntamento simbolico.
In occasione del primo giorno effettivo di purificazione, che in base al calendario lunare cade stanotte, domani alle 20 piazza San Lorenzo accoglierà quindi il primo richiamo del mese di digiuno. L'iniziativa, assicurano dalla diocesi, è il linea con l'atteggiamento di accoglienza delle fedi che la Chiesa promuove da anni. Ma in tempi in cui la tecnologia sembra aver accorciato tutte le distanze, neanche i nuovi strumenti digitali possono rimpiazzare lo spirito della preghiera del Venerdì. «Se guardo in streaming l’Imam che fa il sermone del venerdì non vuol dire che io ho fatto la preghiera del venerdi, sto ascoltando una semplice predica. Perché la preghiera ha delle condizioni: per partecipare a una preghiera collettiva, devo condividere lo stesso spazio fisico con l’Imam e gli altri fedeli», chiarisce il presidente dell’Unione delle comunità islamiche d’Italia Yassine Lafram.
Chiamatelo pure «effetto Abu Dhabi», sta di fatto che l'inizio del Ramadan già dallo scorso anno ha visto diocesi, parrocchie, ordini religiosi cattolici scatenarsi in una gara di amicizia e solidarietà con i musulmani.
Tutti pazzi per l'islam. In nome di quella fraternità umana evocata da papa Francesco in tanti discorsi e documenti e, appunto, della «Dichiarazione di Abu Dhabi», che papa Francesco ha firmato lo scorso anno insieme al Grande Imam di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayyeb.L'iniziativa più gettonata è il messaggio di auguri per il Ramadan, il mese in cui Maometto avrebbe ricevuto la rivelazione del Corano. Il saluto in lingua lo hanno fatto anche l'Ordine dei Frati Minori che si è spinto a sostenere che musulmani e cristiani subiscono le stesse «persecuzioni, guerre e ingiustizie». Chissà se san Francesco approverebbe.Ebbene, nulla di strano per chi fa della carità una missione di vita. Nulla di strano se non fosse per un piccolo particolare: i fedeli musulmani potranno anche pregare gomito a gomito a fianco dei fedeli cattolici, ma ricordatevi che non si prega lo stesso Dio.Ebbene:anche il cardinale Muller prefetto emerito della Congregazione per la Dottrina della fede ha bocciato senza appello preghiere e incontri interreligiosi con i musulmani – e con chiunque altra religione – proprio nel segno della differenza ontologica delle due fedi.«Non possiamo pregare come o con i musulmani, perché la loro fede in Dio e la sua auto-rivelazione non è solo diversa dalla fede cristiana in Dio, ma ne nega addirittura la formula, sostenendo che Dio non abbia un Figlio, che, come Verbo eterno del Padre, è una persona divina, e, con il Padre e lo Spirito Santo, è il Dio unico e trinitario».i fedeli dell’Islam non sono figli adottivi di Dio per mezzo della grazia di Cristo, ma solo suoi sudditi. Possono pregare soltanto un Dio lontano, sottomettendosi alla sua volontà come a un destino ignoto».
In sostanza, qual è la differenza tra le due preghiere? «La loro preghiera esprime la cieca subordinazione al volere dominante di Dio. Il cristiano invece prega che sia fatta la volontà di Dio, volontà che compiamo in libertà e che non ci rende schiavi, ma figli liberi di Dio». Ne consegue che ne i luoghi di culto ne preghiere comunitarie con i seguaci di Maometto hanno alcun senso neppure per gli islamici. Eppure si prosegue così per un malinteso spirito di dialogo che pretende di appiattire differenze e identità ma non si accorge che in questo modo cancella il senso profondo della propria fede.
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