Fra Matthew Festing si è presentato a Roma per la votazione del nuovo Gran Maestro dell'Ordine di Malta. Il Papa gli aveva chiesto di non farlo
Fra Matthew Festing doveva scegliere: l'obbedienza al Papa oppure l'indipendenza dell'Ordine di Malta? Alla fine ha scelto la seconda, riaprendo la profonda ferita che da novembre fa tremare le fondamenta del più antico ordine cavalleresco della Chiesa cattolica.
L'ex Gran Maestro, costretto alle dimissioni da Francesco lo scorso 28 gennaio, è sbarcato ieri a Roma e ha tutta l'intenzione di essere presente sabato alla votazione per l'elezione del suo successore.
È un suo pieno diritto, sia chiaro. La Costituzione dell'Ordine gli permette di essere della partita. Solo che Bergoglio, con una lettera firmata dall'arcivescovo Angelo Becciu (delegato papale a sbrogliare la matassa maltese), gli aveva chiesto chiaramente di non farlo. Di rinunciare al suo voto e di non "riaprire ferite solo di recente rimarginate". La missiva però è stata respinta al mittente. "Ho letto la richiesta con grande tristezza e sorpresa. Non riesco a capire cosa ho fatto di grave", ha detto Festing ribadendo che la sua assenza alla votazione avrebbe portato "disordine e conflitto" nel Consiglio Compìto di Stato e dato un motivo ad alcuni elettori di "mettere in discussione la validità del voto".
Le epurazioni e la crisi dell'Ordine di Malta
Facciamo un passo indietro. La crisi dell'Ordine di Malta esplode nel novembre del 2016. La pietra dello scandalo è Albrecht von Boeselager, Gran Cancelliere dell'Ordine, accusato di aver chiuso gli occhi sulla distribuzione di preservativi negli ospedali gestiti dall'Ordine in Africa (SMOM) quando ricopriva il ruolo di Grande Ospedaliere. Dopo una tempesta di polemiche, Boeselager viene costretto alle dimissioni da Festing. Sullo sfondo apparve subito l'ombra di Raymond Leo Burke, Patrono dei cavalieri e capofila dei tradizionalisti che si oppongono alle riforme di Papa Francesco.
Bergoglio commissaria l'Ordine
L'epurazione di Boeselager arrivò alle orecchie attente di Bergoglio, che ne approfittò per dare il via ad una irrituale "modernizzazione" dell'Ordine. Il 22 dicembre decise di mettere all'angolo i vertici inviando quattro vescovi a raccogliere informazioni sulla vicenda. Il commissariamento venne ostacolato dal Gran Maestro, il quale decise di non collaborare con quella che definì una "intromissione" inopportuna ed "inaccettabile". Festing stava cercando di affermare e difendere l'autonomia di un Ordine che è indipendente dal Vaticano ed è pure un soggetto di diritto internazionale. Come se fosse uno Stato. Un'autorità che nemmeno l'obbedienza al Romano Pontefice può scalfire: Joseph Ratzinger lo definì infatti "un Ordine di diritto ecclesiale, con facoltà di eleggere liberamente i suoi superiori, senza interferenza da parte di altre autorità laiche o religiose".
Le dimissioni del Gran Maestro
Dall'elezione di Francesco al soglio pontificio, però, qualcosa sembra essere cambiato. Alla fine, infatti, Festing fu costretto a dimettersi. Durante un incontro in Vaticano con il Santo Padre prese atto della volontà del pontefice di mettere le mani sui cavalieri di Malta. A prendere le redini fu proprio l'Arcivescovo Giovanni Angelo Becciu, lo stesso che sabato gestirà il capitolo straordinario per eleggere il nuovo Gran Maestro e che ha inviato la lettera a Festing chiedendogli "in accordo col Papa" di non presentarsi a Roma. La macchina diplomatica si è già messa in moto. Una rappresentanza di quindici membri stasera alle 19 sarà ricevuta dal Papa a Casa Santa Marta. Il motivo? Forse il vicario di Cristo vuole indirizzare l'andamento del Consiglio, suggerendo l'elezione di un Luogotenente (della durata di un anno). Per arrivare a questo punto il regista Albrecht Freiherr von Boeselager ha già fatto in modo di interpellare il Sovrano Consiglio per chiedere se "il Consiglio Compito di Stato ha la possibilità di decidere, già dall'inizio, di procedere direttamente alla elezione di un Luogotenente". Eventualità già dichiarata ammissibile. È probabile quindi che alla fine non si arrivi a nessuna votazione e l'Ordine rimanga senza la sua guida per i prossimi 12 mesi. Giusto il tempo per permettere al "delegato papale" di studiare "l'aggiornamento della Carta Costituzionale" e dello "Statuto Melitense".
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