Dall'edizione francese di Aleteia [qui]. L'intervista tocca molti 'punti caldi'. Per ora stralcio quello sulla Liturgia. Luci e ombre... che ne dite?
Dovete credermi, mi sento male ad esprimere quel che dirò perché è duro farlo nei confronti dei pastori. Ma pensate si possa e si debba tacere su quanto ha a che fare con la nostra appartenenza e fedeltà al Signore?
Non dimentichiamo che coloro che hanno applicato la Riforma liturgica, e di fatto vietato la Messa Tradizionale, sono gli stessi che hanno pilotato il Vaticano II. Dobbiamo molta gratitudine a Benedetto XVI, ma il Summorum è una delle questioni che gli hanno causato tra le più dure opposizioni finché non è stato in qualche modo costretto alle dimissioni per molteplici ragioni, alcune note perché emerse, e chissà quante altre sconosciute. E il card. Sarah sembra ignorare che la «guerra» è in un'unica direzione: contro il Rito Antiquior. Nessuno di noi - o solo qualche frangia di duri e puri - si oppone al NO. Anche se, l'ho ripetuto più volte, non si è mancato di sottolinearne pecche e diminutio in diversi studi, com'è prassi in ogni contesto che voglia rimanere vivo attraverso il connubio fede-ragione. Pecche peraltro riconosciute anche da Benedetto XVI quando ha detto letteralmente:
...accadde qualcosa di più: si fece a pezzi l'edificio antico e se ne costruì un altro, sia pure con il materiale di cui era fatto l'edificio antico e utilizzando anche i progetti precedenti. Non c'è alcun dubbio che questo nuovo messale comportasse in molte sue parti degli autentici miglioramenti e un reale arricchimento, ma il fatto che esso sia stato presentato come un edificio nuovo, contrapposto a quello che si era formato lungo la storia, che si vietasse quest'ultimo e si facesse in qualche modo apparire la liturgia non più come un processo vitale, ma come un prodotto di erudizione specialistica e di competenza giuridica, ha comportato per noi dei danni estremamente gravi.[...] (La mia vita,Ed San Paolo 1997, pag.114)
È vero quel che leggiamo di seguito nelle parole del cardinale sul mistero e anche sul fatto che nella Liturgia non c'è alcun posto per l'odio e il risentimento. Negli studi in cui accenno sopra non c'è alcun risentimento, ma solo dolorosa consapevolezza. Il risentimento e il disprezzo, insieme a capziose ragioni di ostinato rifiuto, lo incontriamo in molti vescovi e sacerdoti ogni volta che mendichiamo un Altare per le nostre celebrazioni.
E non manca, in queste parole - possiamo forse darlo per scontato? - l'accenno chiaro al Sacrificio di Cristo, oltre che all'incontro con Dio? Non c'è Cena senza il Sacrificio, non c'è mensa senza altare: è solo il Sacrificio di Cristo che ci rende commensali di Dio, figli redenti nel Figlio che, in Lui, offrono come lode e ringraziamento - sì a Sua gloria - le loro vite, partecipi del grande mistero della Creazione della caduta della redenzione e della rigenerazione nella Resurrezione. Cos'è, altrimenti, il cristianesimo?
Né politichese né lingua di legno. Colloquio esclusivo di Aleteia col cardinale della Guinea Robert Sarah, in visita in Francia.
La guerra Liturgica, le critiche del Papa, Manif pour tous, Islam e islamismo, grandezza dell'Africa ... Presente a Parigi per alcuni giorni in occasione della pubblicazione del suo libro Dio o nulla, [ne abbiamo parlato qui e qui] redatto in collaborazione con lo scrittore Nicolas Diat, il nuovo prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti ha risposto alle domande di Aleteia.
Eminenza, nel suo libro Dio o nulla, lei evoca più volte la «guerra liturgica» che divide i cattolici da decenni. Guerra particolarmente deplorevole, lei dice che su questa questione, essi dovrebbero essere particolarmente uniti. Come uscire ora queste divisioni e riunire tutti i cattolici intorno al culto reso a Dio?
Cardinale Robert Sarah: il Vaticano II non ha mai chiesto di respingere il passato e abbandonare la Messa di San Pio V, che ha generato molti santi, e neppure di abbandonare il latino. Bisogna d'altronde promuovere la riforma liturgica voluta dal Concilio stesso. La liturgia è il luogo dell'incontro con Dio faccia a faccia, per portarGli tutta la nostra vita, il nostro lavoro; e fare di tutto ciò un'offerta alla sua gloria. Non possiamo celebrare la liturgia in armi; e indossare una corazza d'odio di lotta, di rancore. Gesù stesso ha detto: «Prima di presentare la tua offerta, riconciliati con il tuo fratello». In questo «faccia a faccia» con Dio, il nostro cuore deve essere puro, privo di ogni odio, di ogni rancore. Ognuno deve rimuovere dal suo cuore ciò che può oscurare questo incontro. Ciò presuppone che ognuno sia rispettato nella sua sensibilità.
Non è forse proprio ciò che voleva Benedetto XVI?
Cardinale Sarah: Sì, questo è il significato del motu proprio Summorum Pontificum (luglio 2007, ndr) Benedetto XVI ha posto molte energie e speranze in questo impegno. Ahimè, non è riuscito del tutto in quanto sia gli uni che gli altri si sono «aggrappati» al loro rito escludendosi a vicenda. Nella Chiesa, tutti dovrebbero celebrare secondo la propria sensibilità. È una delle condizioni della riconciliazione. Bisogna anche condurre le persone alla bellezza della liturgia, alla sua sacralità. L'Eucaristia non è una «cena con amici» è un mistero sacro. Se la si celebra con fervore e bellezza, si arriva a una riconciliazione, è ovvio. Tuttavia, non dobbiamo dimenticare che è Dio che riconcilia, e questo richiederà tempo.
[...][Intervistato per Aleteia da Elizabeth Baldwin - Traduzione e fonte a cura di Chiesa e post concilio]
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