Dopo averci spiegato che la “interreligiosità è una grazia”, si rincara la dose, a beneficio di chi non avesse capito bene. Bisogna avvertire Sant’Atanasio che si era sbagliato.
Lasciamo perdere tutti i discorsi su conigli, pugni in faccia e calci dove non batte il sole. Lasciamo perdere ogni considerazione su stile, improvvisazione, linguaggio, esibizionismo e così via. Troveremo migliaia di zelanti normalisti che ci spiegheranno che non abbiamo capito niente, che questo è il papa che proprio col suo modo di fare cordialone riavvicina la gente alla Chiesa (però le chiese continuano ad essere vuote…). E poi ci diranno anche che possono esserci sempre difficoltà con l’uso dell’italiano (già, per lui che viene dall’Argentina, dove l’italiano è la seconda lingua. E il papa polacco e il papa tedesco come mai non avevano questo problema?).
Andiamo sulle parole che colpiscono direttamente la sostanza, che mettono in discussione la dottrina di sempre. Pochissimi giorni fa ci è stato detto che “l’interreligiosità è una grazia”, ossia, se le parole hanno ancora un senso e non sono mere vibrazioni prodotte dalle corde vocali, che NON appartenere a Cristo è una grazia. Pazzesco.
Queste parole non le ha inventate né il direttore di Riscossa Cristiana, né alcuno dei suoi perfidi collaboratori. Sono state pronunciate dal Vescovo di Roma.
Oggi apprendiamo che, in occasione del cinquantennale del Pontificio Istituto di Studi Arabi e di Islamistica, PISAI, a coronamento dei soliti discorsi sul dialogo, sul rispetto, addirittura sull’avvicinarsi all’altro “in punta di piedi”, il Vescovo di Roma ha affermato che il famoso “dialogo… è fondato… su identità chiare, sulla ricerca appassionata, paziente e rigorosa della verità e della bellezza, sparse dal Creatore nel cuore di ogni uomo e donna e realmente visibili in ogni autentica espressione religiosa”. Vedi su ANSA, La Stampa, Il Mattino.
Verità e bellezza realmente visibili in ogni autentica espressione religiosa. Se le parole hanno ancora un significato, se soprattutto la parola “Verità” ha ancora un significato – e per un cattolico cos’è la Verità, se non Nostro Signore Gesù Cristo? – da questa frase si può dedurre che secondo Bergoglio ogni “espressione religiosa” purché sia “autentica” (ma non è una sola la Vera Fede?) è valida, visto che il Creatore ha “sparso” nel cuore di ogni uomo appunto “verità e bellezza”.
A questo punto ci si può chiedere come si collochi la venuta di Nostro Signore, la Sua morte e la Sua resurrezione. A che mai sono servite, visto che si parla di questa seminagione nei cuori degli uomini, visibile in ogni “autentica espressione religiosa”? E di conseguenza, a che serve la Chiesa cattolica?
Inutile dire che in tutto il discorso non si fa alcun cenno alla necessità di portare Cristo al prossimo. Chissà che fine ha fatto quella missione lasciata agli Apostoli da Nostro Signore, se in chi nega Nostro Signore, come fanno i musulmani, il Vescovo di Roma riesce a trovare “verità e bellezza”?
Il martellamento insomma continua, per spianare la strada a una bella nuova religione unica che comprenda tutti, per ora anticipata dal supermarket delle religioni. Prendete dagli scaffali quella che più vi aggrada, tanto tutte sono valide. Come in ogni buon supermarket,avremo gli stessi prodotti, però di marche diverse e diversi prezzi. Ognuno sceglierà ciò che preferisce e che può permettersi, e tutti saranno soddisfatti.
Credo che sia lecito pensare che i martiri, coloro che hanno rinunciato alla Vita per testimoniare la Fede in Cristo, nelle missioni e nelle persecuzioni, godano ora della beatitudine eterna. O forse bisogna trovare il modo di avvisarli, di far loro sapere che si sono sbagliati? Eh, che diamine, ma perché lasciare la pelle quando si poteva instaurare il dialogo?
Bisognerebbe avvisare anche Sant’Atanasio, che ebbe a patire scomuniche e persecuzioni, ma che non cedette mai. Perché ha cercato tante grane? Poteva dialogare, poteva trovare bellezza e verità dovunque.
Grazie al Cielo, di lui ci restano le parole chiare, inequivocabili, indiscutibili:
“Chiunque voglia salvarsi, *
deve anzitutto possedere la fede cattolica:
Colui che non la conserva integra ed inviolata *
perirà senza dubbio in eterno”.
Tutto il resto è fuffa, da chiunque venga. O meglio, ma non voglio ergermi a teologo, eresia. Qualcuno mi corregga, non è forse eresia negare che la salvezza viene solo da Nostro Signore Gesù Cristo?
Ora attendo le lettere di quanti affermeranno che non capiamo nulla del cambiamento in corso nella Chiesa, della nuova radiosa aurora che ci illumina. Che siamo ossessionati. Che ci interessa solo criticare il papa.
Già, in fondo si tratta solo della salvezza eterna. O della dannazione. Bazzecole che si dissolvono nella festosa danza, stile tango in San Pietro, del dialogo interreligioso. Peccato che sia una danza sull’orlo del baratro.
Unico ma totale conforto è la promessa di Nostro Signore, che le porte degli inferi non prevarranno. Ma quante sofferenze dovremo vedere e patire finché continua la danza macabra? Preghiamo, preghiamo il più possibile, teniamo sempre con noi il S. Rosario, perché siamo davvero sull’orlo della catastrofe.
( articolo preso da Risossa cristiana)
( articolo preso da Risossa cristiana)
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