Gaudeamus omnes in Domino,
quia Salvator noster natus est in mundo.
Venite, adoremus!
Che cosa c’è dietro la scena esteriore del Presepio? C’è l’Incarnazione, la discesa di Dio sulla terra. Qui è la sublime realtà: basta il semplice annunzio per accendere ed alimentare una nostra meditazione senza fine. Che cosa è il Natale? È l’incarnazione, è la venuta di Dio sulla terra. Cioè: noi vediamo Iddio che entra nella scena del mondo. E come e perché? Chiunque abbia una qualche cognizione della realtà che ci circonda, dell’universo, resta sicuramente ammirato della sua grandezza incommensurabile, della arcana sapienza da cui è diretto. Le leggi che si riflettono in questo universo sono così varie, intrecciate, infallibili da offrirci sì un’immagine del Creatore, ma un’immagine che ci lascia pieni di sbigottimento e quasi di timore. Appaiono così inesorabili queste leggi dell’universo, così insensibili, così fatali da lasciarci qualche volta incapaci di saper porre al vertice, su di esse, un Dio personale, un Dio che sente, che parla, che conosce noi, invitati a colloquio proprio con gli ammirevoli ordinamenti che regolano il creato.
Ma c’è un punto, nel complesso della grande realtà, che noi possiamo conoscere: e questo punto risplende oggi in modo preminente: è il Natale. In esso Dio si rivela nella sua infinita carità; rivela se stesso. In quale forma, in quale maniera? forse della potenza, della grandezza, della bellezza? No; il Signore si è rivelato in amore, in bontà. «Sic Deus dilexit mundum ut Filium suum unigenitum daret». Il cuore dell’Onnipotente si apre! Dietro la scena del Presepio c’è l’infinita tenerezza del Creatore che ama. In una parola: c’è la Bontà infinita. Iddio, amandoci, vuole intessere un colloquio con gli uomini, stabilire con noi rapporti di familiarità. Vuole che lo invochiamo come Padre nostro; diventa per noi fratello e vuole essere nostro ospite. È la Santissima Trinità a dare i suoi raggi a coloro che hanno occhi per scorgere e capacità di comprendere, ed ammirare, così, il mistero aperto di Dio.
Salutiamo la nostra Vita! Che è Cristo! nostro principio: in Lui tutte le cose sono create e ideate; Egli è il nostro modello e il nostro maestro ; Egli è il termine e la pienezza della nostra vita, presente e futura. Salutiamo il nostro Signore Gesù Cristo, al Quale sia onore e gloria nei secoli.
Colui che i secoli hanno atteso, e le generazioni tutte, a modo loro, hanno preconizzato! È venuto il primogenito, l’autentico Figlio dell’uomo. È venuto il vero Fratello d’ogni essere umano. Si chiama Gesù, che vuol dire Salvatore. È venuto il Messia, Colui che decide dei destini del mondo. Ecco: «ci è nato un bambino, ci è stato dato un figlio; e il principato è stato posto sulle sue spalle, e sarà chiamato ammirabile, consigliere, Dio, forte, padre del secolo che verrà, principe della pace» (Is. 9, 6). Cosi lo annunciò il Profeta. Tremano le mie labbra; perché il suo vero «nome è Emmanuel, che significa: Dio con noi» (Cfr. Matth. 1, 23-24). Egli non è soltanto il Figlio dell’uomo, per eccellenza; Egli è il Figlio unigenito del Dio vivente (Cfr. Matth. 16, 16; Io. 1, 18). Sì, perché Egli è il Verbo stesso di Dio, Dio lui stesso, il quale si è fatto carne, e sta con noi (Cfr. Io. 1, 14), uomo come noi, uomo-Dio per noi.
O Donne, esultate, e ammirate fra voi tutte la benedetta!
È venuto per via di generazione umana: il Figlio di Dio è diventato insieme Figlio dell’uomo, perché nato, per virtù dello Spirito Santo, dal seno d’una Donna, una Vergine sempre Vergine, ma eletta alla missione privilegiata della Donna, la maternità; così Maria, la piena di grazia, - inchiniamoci tutti con beata commozione! - è diventata la madre di Cristo, la Madre di Dio!
È venuto bambino; è venuto fanciullo, è venuto operaio; è venuto maestro; è venuto profeta; è venuto re del Popolo di Dio; è venuto Redentore per assumere sopra di sé tutti i peccati del mondo, vittima in nostra vece, agnello di Dio per l’umanità; è venuto per la vita e per la risurrezione dell’uomo, Alfa ed Omega dell’universo; è venuto per fare di noi dei figli di Dio (Cfr. Io. 1, 12).
Due aspetti attraggano la vostra attenzione: il valore universale di questa venuta; essa è come un sole sorgente; lo dice l’Evangelista Giovanni: «luce vera, che illumina ogni uomo» (Io. 1, 9). Ogni popolo, ogni storia, ogni cosa! E poi trasalite di nuova meraviglia e di gioia: il valore personale della venuta di Cristo. Ciascuno di noi può dire, deve dire: «è venuto per me!» (Cfr. Gal. 2, 20). Per me! Che nessuno pensi d’avere celebrato bene il Natale, se non s’è sentito investito e quasi folgorato da questa sempre nuova scoperta: Egli è venuto per me! La carità di Cristo mi colpisce e m’incalza (Cfr. 2 Cor. 5, 14); ciascuno deve dire e sentire in se stesso: io, io sono amato da Cristo!
Chi sperimenta in qualche misura questa inebriante e ormai solare verità natalizia, ritornando alla propria casa e alle proprie cose, sentirà nascere nel proprio cuore un canto spontaneo, il canto di questa festività: Gloria a Dio! e pace in terra! Un canto d’amore divino, il canto di Natale.
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