Blog della Tradizione Cattolica Apostolica Romana

giovedì 5 giugno 2014

Il Primato Petrino columna et firmamentum veritatis


Le origini del Papato, dunque, si trovano alla luce solare di Documenti e testimonianze indiscutibili. Si è tentato sempre di oscurarli o, di tante testimonianze, renderle un mito di autogenesi per esigenze interne delle società in ogni tempo. Per farlo però hanno dovuto ricorrere a mutilazioni, soppressioni e arbitrarie interpretazioni quale fu, persino vana, l'azione infamante dalla Riforma Protestante in poi come, altro esempio, tutta la campagna diffamatoria contro la Chiesa e il Papa da parte della Massoneria dell'800. Non ci soffermeremo perciò sulle sterili polemiche. Chi vuole sa dove andare a cercare libri seri e solidi.


Oggi si fa un gran parlare del ruolo del Papa. C'è chi strumentalizza l'enciclica di Giovanni Paolo II la Ut unum sint, c'è chi alimenta tifoserie varie fra martiniani, bergogliani, ratzingeriani, montiniani.... una definizione con un finale per altro talmente volgare che eviteremo ogni ulteriore parola per descrivere queste tifoserie. Ciò che interessa a noi è la Veritas e ritenendoci "cooperatori" di questa e non altra verità, cercheremo di analizzare, in questo primo articolo, quanto maggiormente per noi è importante di sapere.

Partiamo dall'aspetto dogmatico della definizione petrina.

Una definizione dogmatica è quell'atto che da forma definitiva a una verità di fede: nulla essa aggiunge al contenuto di questa - e al contempo nulla deve togliere di ciò che è vero e che deve risplendere nel mondo - quanto piuttosto ne fissa i termini precisi e che anzi la dichiara ufficialmente, con certezza infallibile, contenuta nel deposito della Divina Rivelazione, e si pone come scudo di difesa contro i negatori, i millantatori, gli eretici.

Da Cesarea ci giungono i pilastri che andranno a comporre il dogma del primato petrino.

La Chiesa è un edificio - aedificabo - il cui fondamento è Pietro - super hanc petram - ; l'edificio-Chiesa - ceto, adunanza - serve quale casa di abitazione, della quale è data la "Custodia" e l'amministrazione a Pietro - tibi claves -. Questa abitazione serve poi alla famiglia - claves regni - e di questo servizio Pietro tiene il governo assoluto -quodcumque ligaveris erit ligatum te... -

Queste tre metafore scaturite a Cesarea coincidono nel medesimo concetto di "autorità", ma con funzioni diverse: costituzione ad essere; ordinamento; e attività sociale per una civiltà cristiana.

La prima delle tre metafore scaturite a Cesarea riguarda direttamente la parte costitutiva ed esistenziale di Pietro nella Chiesa: identità, ruolo, servizio inscindibile dal governo.

Ma Pietro non può essere che "pietra vicaria", una serie di passi dalla Scrittura ce lo insegna, ne citiamo alcuni: cfr.Att.4,12 / 1Pt.2,4-6 / Efes.2,19 /e 21....

San Basilio lo spiega meglio:

"Pietro è pietra, ma non come Gesù è pietra. Gesù infatti largisce la Sua dignità che non si esaurisce, ma ritiene quello che dona. E' Sacerdote e fa i sacerdoti; è pietra e fa la pietra, dando ai servi le cose sue: Sacerdos est, facit sacerdotes; petra est, petram facit..." (1)

Non stiamo parlando di un edificio umano o di una pietra di fondamento comune su cui poggia una parte, se pur importante, di un edificio. La metafora di Cesarea è robusta e bisogna allora intenderla in senso verticale: Pietro è la roccia, sopra la quale è Gesù Cristo che edifica tutta la Chiesa - aedificabo ecclesiam meam - edificherò "la mia" Chiesa, e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa (Mt.16,13-20).
Ogni parte di questo edificio che non viene costruito-edificato dal basso, ma dall'alto (vedi i Sacramenti) dunque, grava su questa roccia petrina il cui fondamento non è Pietro in sé, ma la sua professione di fede che il Cristo rende come roccia, pietra indistruttibile le cui porte degli inferi non prevarranno.

Ne deriva che l'essere e la consistenza dell'edificio ecclesiastico dipendono interamente dalla roccia fondata così come è stato ben riepilogato da quel principio formulato da Sant'Ambrogio:

"Ubi Petrus, ibi Ecclesiae - la Chiesa è là dove è Pietro".

Il primato petrino pertanto è un ruolo il cui "statuto" è stato formulato da Gesù Cristo, per questo nessun Papa può modificarne l'essenza, il contenuto a tal punto che è per questa verità incontrovertibile che, nella storia, abbiamo assistito al succedersi di Papi legittimi ed illegittimi come gli "antipapa". Oppure abbiamo avuto gli scismi (discordia, separazione, negazione di ciò che la Chiesa ha sempre insegnato) come il Protestantesimo ed anche le Chiese Orientali nel momento in cui negarono il dogma petrino ed altro.

E' dal Vangelo stesso, infatti, che si deduce chiaramente che la Chiesa riceve da Pietro la sua solidità, la sua unità, la sua perpetuità, la dottrina, il magistero, i Sacramenti e così via (2).

La Chiesa, con Pietro, è segno di contraddizione e non di compiacimento.

La vita di Gesù Cristo giustificò il presagio profetico fino ad allora immerso e velato negli avvenimenti descritti dall'Antico Testamento. Egli portava la Verità; e contro questa verità insorsero scribi e farisei, guide cieche di altri ciechi (Lc.6,39-42), con le armi del sofisma e della menzogna. Egli portava l'Amore autentico; e contro questo Amore si accanirono gli sfruttatori, i millantatori, i venditori di fumo, i potenti congiurando insieme per soffocare nel sangue (la Croce) quei palpiti e quella Voce-Logos, Pane vivo che "discese dal Cielo" per salvarci (cfr.Gv.6). Era del resto naturale: le tenebre odiano la luce, e l'odio è l'antitesi dell'amore.

Così avviene per il Suo Vicario, il Papa.

Portatore della Verità a lui consegnata e portatore della vera carità nella verità, egli incontra sul suo cammino le tenaci opposizioni di tutti i millantatori nei crepuscoli della storia, e di tutti i violenti cupidi del sangue umano. I due millenni che segnano l'età del Pontefice ne danno ampia conferma. Dalle nebbie dei secoli l'aspetto arcigno dei suoi nemici si tradisce sempre con questi caratteri inconfondibili.

Subito dopo che Gesù Cristo "salì al Cielo", è cominciata la passione della Sua Chiesa e con essa la passione di Pietro, del primo Papa che infatti inizierà una lunga catena di Papi martiri.

A monte di tutte le persecuzioni, dirà poi Sant'Agostino, a monte degli scismi, le pretese riforme, sta "come fermento" l'avversione al Cristo Signore Gesù, e non tanto alla Sua di persona o al bene compiuto - tra l'altro è un bersaglio invisibile e dunque inafferrabile - quanto al Cristo Gesù vivente e operante nel Suo Corpo mistico e militante, in ogni momento della storia e principalmente, appunto, un attacco diretto al Suo Vicario in terra. Ecco allora il bersaglio concreto e tangibile, a portata di mano dei nemici, palesi o mascherati, del Cristianesimo.

Ma appunto, ecco il vero segno di contraddizione, ossia, come da questa ricostruzione storica rifulge da secoli la gloria del Papato. Anche le contumelie che si gettano sulla bianca veste papale, oggi come in passato, valgono sempre per un nuovo capitolo di apologetica: si attacca il Papa, ma soprattutto si combatte il Papato quale istituzione (quando un Papa non piace, o quando lo si usa come accade oggi) perchè, in verità, si "odia" Cristo Gesù che nel Pontefice in terra Egli s'impersona. Certo i metodi cambiano e si evolvono, Satana è astuto ma sa portare avanti e sfruttare al meglio quel "permesso" ottenuto da Dio di mettere a dura prova la fede stessa di Pietro, Gesù però ha "pregato per lui" e questa garanzia ci porta ancora oggi a difendere l'istituzione divina del primato contro ogni presunta, o tal si dica, ingerenza laica, laicista o ecumenista che dir si voglia.

La contraddizione di cui il Vangelo parla presenta due lati di una stessa medaglia: amore e odio, risurrezione e rovina. Pur odiato, vilipeso o persino strumentalizzato, nessuno al mondo raccolse tanta fede e tanto amore come Gesù e come il Suo Vicario in terra.

Di contro a un eresiarca stanno milioni di credenti; di contro a un Nerone di turno si ergono a giudizio della storia le schiere dei martiri. E lo stesso Papato, sorto da un atto di fede e di amore, porta in se stesso schiere di martiri e confessori, padri e dottori, quegli stessi che per il Divin Maestro e la Sua Dottrina sostennero, e sono pronti anche oggi a sostenere, villanie e malversazioni, fino al supremo sacrificio.

Ciò che si pensa e si dice del Papa ci porta in modo del tutto naturale alla domanda di Gesù ai suoi «La gente chi dice che sia il Figlio dell'uomo? ...Voi chi dite che io sia?» (Mt.16,13-18)

Ciò che si pensa e si dice del Papa, anche da persone che si crederebbero assennate... per tacer poi di quanto si blatera nel mondo mediatico e su certi giornali, non riflette certo il pensiero della fede!

Oggi scadiamo nell'errore di prospettiva: come accadeva per Gesù durante la sia vita terrena, si guarda semplicemente all'uomo giudicandolo alla stregua delle proprie idee, buone o cattive, ma spesso personali e fallaci; come si ebbe modo di giudicare il Cristo in forma assai soggettiva a riguardo della comprensione della stessa Legge, così si giudica il Suo Vicario in forma soggettiva, se ciò che dice è conforme al giudizio del mondo, se è possibile strumentalizzare quel che dice, e coglierlo in fallo se dice troppo, se dice nulla, o come lo dice.

Orbene, per quel che riguarda "noi" oggi, non v'è per un cattolico autentico altro criterio di giudizio, dopo che Gesù Cristo costituì Pietro Suo Vicario, che quello della sua Professione di Fede e che fu premessa dell'infallibilità petrina.
Diceva il Patriarca Giuseppe Sarto al suo gregge veneziano: "Dinanzi all'universale rovina non ci resta che la sola Ecclesia Dei vivi, columna et firmamentum veritatis (1Tim.3,15); e la colonna, il fondamento, il sostegno della Chiesa militante è il Papa, rappresentante di Gesù Cristo medesimo nascosto sotto un velo, e che continua per un mezzo umano il suo ministero fra gli uomini. (..) Per questo, la prima verità che deve un Vescovo proclamare, in questi tempi - soprattutto in questi tempi - è la fede in questo primato, la fede nel Vicario di Gesù Cristo con tutta la sua dottrina di infallibilità..." (3)

Le origini del Papato, dunque, si trovano alla luce solare di Documenti e testimonianze indiscutibili. Si è tentato sempre di oscurarli o, di tante testimonianze, renderle un mito di autogenesi per esigenze interne delle società in ogni tempo. Per farlo però hanno dovuto ricorrere a mutilazioni, soppressioni e arbitrarie interpretazioni quale fu, persino vana, l'azione infamante dalla Riforma Protestante in poi come, altro esempio, tutta la campagna diffamatoria contro la Chiesa e il Papa da parte della Massoneria dell'800. Non ci soffermeremo perciò sulle sterili polemiche. Chi vuole sa dove andare a cercare libri seri e solidi.

La Chiesa capolavoro di Gesù Cristo

Dopo aver chiarito cose fosse venuto a fare il "Dio-con-noi" con i segni della Sua Incarnazione, Passione e morte, e la conseguente Risurrezione per la nostra redenzione, il capolavoro di Gesù Cristo è proprio la Chiesa nella quale ha posto una guida (il Capo è il Cristo) visibile: il Papa.

L'impresa di Gesù, dopo aver reso attivi i Sacramenti della salvezza mediante l'offerta di Sé stesso al Padre, fu di fondare tra gli uomini il "Regno di Dio", la "societas christiana" come dicevano i Sommi Pontefici Pio IX, Leone XIII, Pio X e Pio XII.

Il concetto di "regno" implica in sè una società umana, raccolta attorno ad una sovranità che ne è il fulcro. Tale Regno di Dio, pertanto, significa che l'uomo riconosce la sovranità di Dio, la accetta, la vive intimamente ed insieme (comunità di credenti), componendo ciò che è riconosciuto come "Famiglia di Dio- Popolo di Dio", questa comunità rende a Dio testimonianza al mondo.

La sovranità, perciò, in questo "regno" non è virtuale come oggi andrebbe di moda il termine, ma spirituale, il Re è Gesù Cristo che regna per mezzo dei Sacramenti e della Sua stessa Parola che è "via, verità e vita" e ancora: "Il Regno di Dio non viene in modo da attirare sguardi. Non si dirà: eccolo è qui, eccolo è là; perchè il Regno di Dio è fra voi..." (Lc.17,20-21). E laddove questa sovranità di Dio si concretizza a partire dai cuori che accettano questa fede e credono nel Dio-Amore, al tempo stesso Dio ha dato gli uomini anche di poter "vedere" in qualche modo l'esercizio di questa sovranità per mezzo del Papa, dei Vescovi, dei Sacerdoti i quali sono, come dice San Paolo: " ... ministri di Cristo e amministratori dei misteri di Dio" (1Cor.4,1).

Amministratori! In un Regno che si rispetti sono necessari coloro che amministrano.

La fede, dirà San Paolo, nasce dal sentir parlare, e ciò si fa per mezzo della parola di Cristo (Rom.10,17).

Nasce l'urgenza e la necessità della predicazione, l'annuncio del Regno.

Ma chi predicherà il Verbo? Chi amministrerà i Sacramenti? Chi saprà, e come, conservare e mantenere l'unità delle membra di questa altissima società?

Gesù sceglie i Dodici, li nomina "Apostoli", li forma, parla di discepolato, sceglie (il Padre) Simone che chiamerà Cefa-pietra e con lui prepara questa squadra per ricevere questa amministrazione, affida loro i suoi poteri, dispensa ad essi la sua autorità sacerdotale e di governo: ecco il vincolo esteriore, la gerarchia del nuovo regno.

Non a caso i Padri della Chiesa, parlando della Gerarchia, parla di una "corona" che Gesù ha posto sulla sua Chiesa-Sposa. Questo Collegio-apostolico, infatti, rappresenta un colonnato che deve reggere e rappresentare il suo centro che è Cristo Gesù. Non si può staccare dal Capo il corpo; e Gesù Cristo è il Capo della Chiesa, Corpo mistico di Lui e sua pienezza (cfr.Col.1,18 e ss); non si può separare lo Sposo dalla sposa; e Gesù Cristo è lo Sposo della Chiesa, generata e "impalmata" fra l'agonia del Calvario e la vittoria della Risurrezione (cfr. Efes. 5,25). Gesù Cristo dunque deve restare in perpetuo con la sua Chiesa per trasmetterle la vita e la Chiesa, parimenti, la Chiesa non può staccarsi dallo Sposo perchè non sopravviverebbe neppure un giorno alla separazione.

La profezia dimenticata, già realizzata nella Chiesa

Eppure verrà giorno in cui lo Sposo partirà, in cui il Capo si nasconderà agli occhi degli uomini, in cui Gesù Cristo prenderà possesso del Regno della sua gloria; mentre a una società visibile sarà pur necessaria un'autorità visibile, che parli ed operi. Ebbene Gesù vi aveva appunto pensato.

Stiamo parlando di quando Gesù preannunciò la sua partenza dal mondo degli uomini, la Sua Ascensione al Cielo e che allora i suoi Discepoli non compresero subito, e chi in quel momento storico avrebbe potuto comprendere cosa intendeva dire il Signore?

E' chiaro che il Regno da Gesù predicato, annunciato e promesso alle future generazioni, non poteva durare solo quella generazione di testimoni e che pertanto, l'affidamento e la costituzione di un Collegio doveva servire per qualcosa di molto più duraturo ed espansivo.

Così, giunto al termine della Sua missione perfettamente riuscita, Gesù dopo aver predisposto i compiti e il primato petrino, dopo aver consegnato a Pietro le "chiavi" del regno, dopo aver conferito loro il triplice potere, poteva dire: "Ecco, io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo" (Mt.28,20).

Scrive Sant'Agostino:

" Perciò l'Apostolo, dopo aver parlato di un unico corpo, perché non pensassimo che si trattasse di un corpo morto, disse: Un solo corpo. Ma ti chiedo: Vive questo corpo? Sì che vive! Di che cosa? Di un unico spirito. E un solo spirito. Guardate, fratelli, ciò che accade nel nostro corpo e compiangete coloro che si recidono dalla Chiesa. Tra le membra del nostro corpo, finché viviamo e quando siamo sani, ciascun membro svolge la propria mansione. Se per qualche motivo un solo membro comincia a star male, tutte le altre membra partecipano al suo dolore.

Tuttavia, finché è inserito nel corpo, può star male, ma non può spirare. Che cosa significa " spirare " se non " perdere lo spirito "? Ma se un membro viene reciso dal corpo, forse lo spirito lo segue? E tuttavia si riconosce che membro è: è un dito, una mano, un braccio, un orecchio; anche separato dal corpo mantiene la forma esterna, sebbene non abbia la vita. Così è anche la persona separata dalla Chiesa. Cerchi presso di lui il sacramento e lo trovi; cerchi il battesimo e lo trovi; cerchi la professione di fede e la trovi. Ma è l'elemento esterno: se interiormente non sei vivificato dallo Spirito, invano esternamente ti vanti di avere gli elementi materiali [della fede].

(...) Visse poi con i discepoli per quaranta giorni e quando stava per salire al cielo di nuovo affidò ad essi la Chiesa stessa. Lo sposo, in procinto di partire, affidò la sua sposa ai suoi amici; a questa condizione: che non ami nessuno di essi, ma ami lui come sposo, gli altri come amici dello sposo e nessuno di essi come sposo. Gli amici dello sposo mantengono gelosamente questo patto e non permettono che la sposa venga violata con impuro amore.

Non sopportano di essere amati [al posto dello sposo].

Ascoltate uno zelante amico dello sposo; vedendo che la sposa in un certo senso veniva insidiata da alcuni amici dello sposo disse: Vengo a sapere che vi sono fra di voi delle divisioni e in parte ci credo (1 Cor 11, 18). Mi è stato riferito a vostro riguardo, fratelli miei, da quelli della casa di Cloe, che ci sono delle contese in mezzo a voi. Intendo riferirmi a ciò che ognuno di voi va dicendo: "Io sono di Paolo", "Io di Apollo", "Io di Pietro", "E io di Cristo". È stato tagliato a pezzi il Cristo? O forse è stato crocifisso Paolo per voi? O nel nome di Paolo siete stati battezzati? (1 Cor 1, 11-13).

O vero amico! Rifiuta l'amore della sposa di un altro! Non vuole che venga amato al posto dello sposo, per poter regnare insieme allo sposo. La Chiesa è stata dunque affidata. Cristo, quando ascese al cielo, a coloro che gli chiedevano sulla questione della fine del mondo: Dicci quando accadranno queste cose e quando, sarà il tempo della tua venuta (Mt 24, 3), rispose: Non sta a voi conoscere i tempi o i momenti che il Padre ha riservato in suo potere. Da' ascolto a ciò che hai imparato dal tuo maestro, o discepolo. Ma riceverete la forza dello Spirito Santo che scenderà su di voi (Att 1, 7-8).

I Papi muoiono ma Pietro rimane

Un vecchio detto romano così cantava: morto un Papa se ne fa un altro!

Qualcuno in questi tempi ha scritto: " Per questo nell’autentica dottrina cattolica il papa è pensato come vescovo di Roma, come successore di Pietro e non come vicario di colui che è sempre presente nella sua Chiesa (cfr. Mt 28,20); il papato va inteso come una funzione – o, per essere più propri nella espressione, come un servizio – non come un vicariato o una paternità", in verità è questa una di quelle false interpretazioni protestanti che maggiormente hanno fatto presa fra il popolo di Dio gettando confusioni ed errori anche in campo ecumenico.

Così dicendo - e che non è affatto dottrina cattolica come si pretende - si fa del Vescovo di Roma un comune Vescovo fra i tanti differenziato solo per la particolarità della diocesi romana. Bene invece avevano capito i romani, con quel detto, che ben sapevano riconoscere che del Papa non era in gioco solo la successione con Pietro, ma bensì un primato ad una sede che fa da Vicario al Cristo in terra, basti pensare anche alle benedizioni "Urbi et Orbe", alla città di Roma e al mondo, che tutti i romani, attendevano con festa alla elezione del nuovo Pontefice.



Il Papa muore e se ne fa un altro perchè la sede petrina non è una sede come le altre, è una sede che non muore e che resiste ad ogni tempo; è una Sede dove si confermano gli altri nella medesima fede e dove vengono nominati altri Vescovi dell'interrotta Successione apostolica.

Certo che il Papato è una funzione-servizio, ma appunto Qualcuno ha dato a questo Pietro e non ad altro, un Primato per esercitare tale funzione-servizio. Essere "vicario" è appunto questo servizio che un Altro - il Capo - ha consegnato non in sua vece-assenza, ma al contrario per esercitare una Presenza oggettiva del Capo nella sua Chiesa, ma invisibile. E' pertanto una funzione-servizio di Vicario e non certo una "paternità". Che poi chiamiamo affettuosamente il Papa anche "Padre" ciò scaturisce dal rapporto paterno che si è instaurato tra il gregge e la figura Petrina che senza dubbio agisce non in sostituzione del Padre, ma come un Padre.

"Gesù Cristo non diede ad alcuno il diritto di dire al Suo Vicario ciò che disse a San Pietro: Et ego dico tibi, quia tu es Petrus; e quindi per divina ordinazione ogni fronte per quanto augusta deve piegarsi al potere di lui, che ha tutti soggetti quali figli, sia pure che cingano corona, indossino l'ostro, o s'adornino dell'infule sacre. Non v'ha dubbio che la personalità del Papa vi resta intera: l'uomo sussiste con la sua libertà, con la sua responsabilità, nella integrità della sua natura, ma dacchè la Chiesa lo ha per suo capo, Egli è fatto eccelso in virtù della sua stessa elezione, perché ha una unione con Gesù Cristo di un genere unico e che non è associabile a nessun altra funzione terrena." 

Ma quando un Papa "si ritira"?

Non poteva mancare una riflessione ai fatti storici che stiamo vivendo (6).

Stiamo vivendo un momento storico che non ha eguali nella sua storia ecclesiale. Si parla di rinunce senza dubbio fatte da altri Pontefici, ma questa è del tutto una situazione nuova, anomala per certi versi e perciò al momento incomprensibile. Suggeriamo pertanto molta prudenza, pazienza per vedere gli sviluppi che questa situazione porterà e come Dio reagirà e agirà nel nostro tempo ed oltre. Non possiamo usare paragoni del passato, figure di antipapi o simili perchè non è questa la situazione che stiamo vivendo.

Ci sono alcune "profezie" che parlano di questa situazione, ma le affronteremo in un altro articolo lasciando aperta la domanda che, Tommaso Scandroglio ha spiegato in questo breve articolo interessante.

Ciò che ci preme qui ora è la situazione-presenza dei "due Papi" che non deve essere usata minimamente per scalfire il ruolo petrino, men che meno metterlo in dubbio.

Scriveva San Cipriano:



"Deus unus est, et Christus unus, et una Ecclesia, et Cathedra una supra petram Domini voce fundatam - Dio è uno solo, e uno solo il Cristo, e una la Chiesa, e una la Cattedra fondata dalla voce del Signore sopra la pietra"  tale funzione oggettiva non è venuta meno perchè la Parola del Signore è perenne, è la garanzia ed è quanto Gesù Cristo realizzò nella Chiesa con l'istituzione del Primato Petrino in quel "ut omnes unum sint" (Gv.17,21)..

Dice lo stesso Concilio Vaticano I su questo Primato:

" Affinché lo stesso episcopato fosse uno e indiviso e per mezzo dei sacerdoti collegati fra loro tutta l’intera moltitudine dei credenti, per mezzo dei sacerdoti strettamente uniti fra di loro, si conservasse nell’unità della fede e della comunione, anteponendo agli altri Apostoli il Beato Pietro, in lui volle fondato l’intramontabile principio e il visibile fondamento della duplice unità: sulla sua forza doveva essere innalzato il tempio eterno, e la grandezza della Chiesa, nell’immutabilità della fede, avrebbe potuto ergersi fino al cielo [S. LEO M., Serm. IV al. III, cap. 2 in diem Natalis sui].

E poiché le porte dell’inferno si accaniscono sempre più contro il suo fondamento, voluto da Dio, quasi volessero, se fosse possibile, distruggere la Chiesa, Noi riteniamo necessario, per la custodia, l’incolumità e la crescita del gregge cattolico, con l’approvazione del Sacro Concilio, proporre la dottrina relativa all’istituzione, alla perennità e alla natura del sacro Primato Apostolico, sul quale si fondano la forza e la solidità di tutta la Chiesa, come verità di fede da abbracciare e da difendere da parte di tutti i fedeli, secondo l’antica e costante credenza della Chiesa universale, e respingere e condannare gli errori contrari, tanto pericolosi per il gregge del Signore..." (8)

L'uso delle chiavi

I Papi cambiano, non Pietro, non la natura del Primato, non il suo scopo e la sua funzione, non il suo servizio alla Chiesa. Si illude chi pensasse a questa situazione storica che stiamo vivendo come ad una rivoluzione o riforma del Primato così inteso dal Cristo. Si illude un certo schieramento ecumenico che pretenderebbe l'appiattimento di tale Primato o peggio, usare il Papa come leader-rappresentante di tutte le religioni in un sincretismo diabolico, perverso e pervertitore.

«Chi cadrà sopra questa pietra sarà sfracellato; e qualora essa cada su qualcuno, lo stritolerà»... (Mt. 21,44), quella stessa mano che con misericordia si stende da duemila anni per raccogliere i naufraghi del mondo che implorano salvezza dalla Roccia (Gesù) di Pietro, altresì respinge inesorabilmente i nemici, abbandonandoli al loro destino. Questa Pietra è la medesima, sia che si susseguono i Papi con le loro caratteristiche, le loro storie personali, la loro santità o persino la loro stoltezza - come la storia ci insegna - è e resta sempre la medesima da duemila anni ed oltre.

Tale Primato non è un "primato d'onore" che per altro non sarebbe sufficiente allo scopo voluto dal Cristo nell'istituirlo, e le stesse "chiavi" non sono un ciondolo che si porta per vezzo, questo Primato con la consegna delle chiavi è l'Ufficio tremendo consegnato a Pietro che senza dubbio significano l'autorità conferitagli di aprire o chiudere le porte e perciò se un Papa intendesse con l'uso delle chiavi aprire nuove porte fino ad oggi chiuse o sconosciute, egli può farlo, ma senza modificare il suo ruolo e il suo essere "custode della Fede" perchè questo gli è stato conferito dall'Alto e non dal basso e questo ruolo il Papa lo assume, lo accetta così come è, non può modificarlo nella sua istituzione.

La funzione delle chiavi pertanto, è di aprire e chiudere: in che modo?

Questa funzione appartiene alle stesse parole di Gesù Cristo: "Tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli".

La frase è naturalmente una metafora che tuttavia racchiude l'essenza di un Ufficio divino ponendo in atto una autorità con chiaro riferimento alla funzione-servizio dato a Pietro; i termini legare e sciogliere significano infatti obbligare e disobbligare, ordinare e proibire, e cioè le due parti positiva e negativa degli atti umani, in una parola "tutto l'uomo".

Questa totalità la troviamo espressa nella parola "quodcumque" la quale non ammette altra limitazione se non quella imposta dalla legge divina, ossia, usando il criterio di quando sia possibile l'uso delle chiavi e di come, nel giusto e onesto, avendo come fondamento la Legge di Dio, i Dieci Comandamenti in modo speciale.

In sostanza Pietro può aprire e chiudere tutte le porte che vuole, ma ciò può essere fatto esclusivamente avendo come criterio, dell'aprire e chiudere, la Legge di Dio.

La legge non è fatta per essere un documento che affligge la libertà degli uomini, li incatena e li domina, al contrario! Essa è fatta per la vita e perchè porti frutto è necessario che gli uomini l'applichino. Ecco perchè Dio ha costituito "un popolo" il Suo popolo il quale, mediante il Battesimo e gli altri Sacramenti e la guida costante della Chiesa attraverso i Pastori e la funzione del Papa, gli riesca più facile metterla in pratica e legga questa legge non come dei "no" o una limitazione alla libertà piuttosto una serie di "sì" a Dio ed alla vita, un sì al Regno di Dio che con il Battesimo abbiamo promesso di edificare e di desiderare.

L'uso di queste chiavi si concretizza in quel fare del Cristo che va, per esempio, alla ricerca della pecorella smarrita e agisce anche con nuovi modi: "Ogni cosa ha il suo tempo e v'è tempo di strappare e tempo di ricucire, tempo di tacere e tempo di parlare" (Eccl. 3,1-7).

Oggi gli strali della Chiesa non sono affatto spuntati, la sensibilità religiosa sta subendo radicali mutamenti e la Chiesa ha intrapreso la scelta di non colpire dal momento che l'umanità stessa, con molte sue leggi, si è votata già alla sua dannazione e perdizione. Ciò valga per quei "figli del tuono" che reclamano periodicamente dal Papa una scarica di fulmini, naturalmente nella direzione da loro indicata, come l'esempio del Vangelo: " ... Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». Ma Gesù si voltò e li rimproverò (Lc.9, 52-55).

Il Vicario di Cristo scrive nel gran libro delle coscienze, le cui pagine si sfogliano nell'eternità: ogni pagina è contrassegnata dalla firma autentica di Gesù Cristo, con il Suo Sangue.

In conclusione pertanto, Pietro, deve pascere il gregge che non è "suo" ma è del Cristo il cui riscatto fu pagato con il Suo Sangue. E' un gregge di anime che devono vivere la vita soprannaturale della grazia portata dal Cristo: per esse non v'è pascolo che quello della carità nella verità e della grazia, ossia dottrina e Sacramenti, questo è appunto l'Ufficio-servizio supremo del Pastore della Chiesa Universale.

Pontefice Sommo perchè egli sta alle sorgenti della Vita, che deriva in pienezza dal sacerdozio che esercita con i tre munera che sono propri dell'Ufficio del Cristo e, al sacerdote, trasferiti: insegnare, santificare e governare ossia= orandi, santificandi e regendi.

Tutto ciò che stiamo vivendo non deve pregiudicare la fedeltà del cattolico al Sommo Pontefice, a prescindere da chi egli sia, basta che sia legittimo perché noi vi aderiamo.

L'obbedienza è incondizionata?

Sì e no! Non è vincolante o obbligatoria solo quando un Pontefice ci obbligasse a rinnegare il Cristo, la Santissima Trinità, i Sacramenti, in una parola i dogmi, le dottrine. Sì invece quando non vi è questo pericolo. Un conto poi sono la critica moderata alle scelte che un Pontefice ritiene giuste e magari sono dottrinalmente ambigue o persino sbagliate, altra cosa è l'odio che con certe critiche viene disseminato contro un Pontefice. Pur in una moderata critica è vincolante comunque sia l'obbedienza al Pontefice e a riconoscerne il Primato. In ogni caso la stessa critica deve sempre tener conto di una onesta interpretazione alle parole che dice, valutando tutto il suo magistero e non solo una parte, magari quella riportata dai Media o dai titoli dei giornali...

Scriveva un teologo ai tempi del Venerabile Pio XII a riguardo dell'obbedienza che si deve al Papa e per criticare coloro che volevano già demolire tale primato:

"I genitori non sono infallibili: dunque i figliuoli dovrebbero forse disprezzarne i giusti comandi? Anche i politici e i governanti non sono infallibili: dunque i cittadini dovrebbero disattendere le leggi del bene civile? Seguendo tal logica la ribellione e l'anarchia perpetua sarebbero in tutto e per tutto giustificate..."

Ricordiamo che abbiamo avviato una iniziativa spirituale: le Litanie Domenicane per pregare per il Papa e qui a chiudere ecco la

Preghiera composta dal Pontefice Leone XIII per il Papa, carica di Indulgenze:

O Signore, noi siamo milioni di credenti, che ci prostriamo ai tuoi piedi e ti preghiamo che Tu salvi, protegga e conservi lungamente il Sommo Pontefice, padre della grande società delle anime e pure padre nostro. In questo giorno, come in tutti gli altri, anche per noi egli prega, offrendo a te con fervore santo l'Ostia d'amore e di pace.

Ebbene, volgiti, o Signore, con occhio pietoso anche a noi, che quasi dimentichi di noi stessi preghiamo ora soprattutto per lui. Unisci le nostre orazioni con le sue e ricevile nel seno della tua infinita misericordia, come profumo soavissimo della carità viva ed efficace, onde i figliuoli sono nella Chiesa uniti al padre. Tutto ciò ch'egli ti chiede oggi, anche noi te lo chiediamo con lui.

Se egli piange o si rallegra o spera o si offre vittima di carità per il suo popolo, noi vogliamo essere con lui; desideriamo anzi che la voce delle anime nostre si confonda con la sua. Deh! per pietà fa' Tu, o Signore, che neppure un solo di noi sia lontano dalla sua mente e dal suo cuore nell'ora in cui egli prega e offre a te il Sacrificio del tuo benedetto Figliuolo.

E nel momento in cui il nostro veneratissimo Pontefice, tenendo tra le sue mani il Corpo stesso di Gesù Cristo, dirà al popolo sul Calice di benedizioni queste parole: «La pace del Signore sia sempre con voi», Tu fa', o Signore, che la pace tua dolcissima discenda con una efficacia nuova e visibile nel cuore nostro ed in tutte le nazioni.

Amen. 



Indulgentia quingentorum dierum semel in die (Leo XIII, Audientia 8 maii 1896; S. Paen. Ap., 18 ian. 1934).



In un secondo articolo approfondiremo in quale modo, questo Ufficio supremo, si sia sviluppato lungo la storia della Chiesa, fra le mille vicende umane.



Sia lodato Gesù Cristo

Sempre sia lodato



Note

1) San Basilio - Homelia De poenitentia
2) cfr. Giovanni Paolo II Ad tuendam fidem del 18 maggio 1998:

"Can. 598 - § 1. Per fede divina e cattolica sono da credere tutte quelle cose che sono contenute nella parola di Dio scritta o tramandata cioè nell'unico deposito della fede affidato alla Chiesa, e che insieme sono proposte come divinamente rivelate sia dal magistero solenne della Chiesa, sia dal suo magistero ordinario e universale, ossia quello che è manifestato dalla comune adesione dei fedeli sotto la guida del sacro magistero; di conseguenza tutti i fedeli curino di evitare qualsiasi dottrina che ad esse non corrisponda.

§ 2. Si devono pure fermamente accogliere e ritenere anche tutte e singole le cose che vengono proposte definitivamente dal magistero della Chiesa circa la fede e i costumi, quelle cioè che sono richieste per custodire santamente ed esporre fedelmente lo stesso deposito della fede; si oppone dunque alla dottrina della Chiesa cattolica chi rifiuta le medesime proposizioni da tenersi definitivamente..."

3) Patriarca Giuseppe Sarto, futuro San Pio X Lettera del 5 settembre 1894 al Clero

4) Sant'Agostino Discorso 268 Pentecoste


5) Patriarca Giuseppe Sarto, futuro San Pio X Lettera del 5 settembre 1894 al Clero

6) tra le tante discussioni che si sono avute riteniamo utile e saggia la riflessione di Socci, cliccate qui.


7) San Cipriano - l'unità della Chiesa



8) Costituzione Apostolica “Pastor AEternus” promulgata nel Concilio Vaticano I dal Sommo Pontefice il Beato Pio IX

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