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Washington. Marcia per il Matrimonio




“Ogni bambino ha bisogno di una madre e di un padre”: è questo uno degli slogan della Marcia per il Matrimonio che si terrà a Washington il prossimo 19 giugno.

Quella del 2014 è la seconda edizione; la prima si è svolta a Washington DC il 26 marzo 2013 e ha visto la partecipazione di 10mila manifestanti. La data del 26 marzo non fu casuale: proprio quel giorno del 2013 la Suprema Corte degli Stati Uniti diede inizio alla discussione del caso Perry vs California, riguardante la Proposition 8 della Costituzione della California.

di Rita Bettaglio

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Infatti nel novembre 2008 il 52.3% degli elettori californiani approvò tale proposizione che aggiungeva alla Costituzione della California la definizione di matrimonio come unione tra un uomo e una donna. L’anno successivo una corte distrettuale della California sentenziò che tale proposizione violava il 14mo Emendamento. La questione finì all’attenzione della Corte Suprema a seguito della causa intentata nel 2009 da Kristin Perry contro lo stato della California (Governatore Schwarzenegger compreso), che le aveva negato il diritto al matrimonio omosessuale con la sua compagna. Il dibattito era infuocato perché tutto il mondo LGBT premeva, supportato da una parte del mondo politico e della società statunitense, per l’abrogazione della Proposition 8 e, di conseguenza, il riconoscimento delle unioni omosessuali. Lo stesso presidente Obama e Hillary Clinton si erano schierati apertamente a favore dei matrimoni omosessuali.

La Marcia per il Matrimonio, sia nella prima che nella seconda edizione, è stata appoggiata apertamente dalla Conferenza Episcopale del Nord America, in particolare quest’anno dall’arcivescovo di San Francisco, Salvatore J. Cordileone, e dal vescovo di Buffalo (NY), Richard J. Malone. Motore dell’iniziativa la National Organization for Marriage (NOM). Numerosi gli sponsor della Marcia, che percorrerà la Constitution Avenue di Washington per terminare davanti alla Corte Suprema, tra cui arcidiocesi come quella di Philadelfia, il Family Research Council, la Coalition of Afro-American Pastors, The Heritage Foundation, un importante centro di ricerca e think tank conservatore.

I vescovi cattolici che si sono schierati apertamente a favore della Marcia hanno sottolineato che essa si terrà qualche giorno prima della terza Fortnight for Freedom, un’iniziativa di preghiera, formazione e sensibilizzazione della durata di due settimane, per promuovere la libertà religiosa negli USA e nel mondo.

Ha suscitato scalpore l’intervento dello speaker della Camera, Nancy Pelosi, democratica e nominalmente cattolica, che ha invitato l’arcivescovo di San Francisco a non intervenire alla Marcia. Cordileone non solo parteciperà alla marcia, ma terrà un discorso, che si prefigura di grande rilievo come indirizzo ai cattolici e ai presuli degli Stati Uniti: l’arcivescovo di San Francisco, di chiare origini italiane, si è battuto a favore della Proposition 8 ed ha contribuito a raccogliere 1,5 milioni di dollari a sostegno della Proposition 8. Egli ebbe a dire che “l’attacco finale del male è l’attacco al matrimonio”. La Pelosi, che ha definito la marcia “veleno mascherato da virtù”, ha scritto a Cordileone che la partecipazione alla marcia sarebbe un segno di “disdegno e odio verso le persone LGBT”. Altri politici democratici, come il sindaco di San Francisco, Ed Lee, e il governatore della California Gavin Newsome hanno chiesto all’arcivescovo di desistere e di “unirsi a noi nel cercare di promuovere riconciliazione piuttosto che divisione”. Tutti e tre hanno utilizzato, nei loro appelli, la frase di papa Francesco divenuta ormai un mantra: “Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, chi sono io per giudicarla?”.

La risposta di Cordileone non si è fatta attendere. In una lettera del 16 giugno il presidente della commissione per la Promozione e la Difesa del Matrimonio della Conferenza Episcopale degli USA ha affermato che l’insegnamento della Chiesa stabilisce “l’intrinseca dignità di ogni persona, indipendentemente dal suo stato e condizione di vita”, ma ha anche aggiunto che “tale principio ci impone di rispettare e proteggere ogni membro della famiglia umana, dal prezioso bimbo nel ventre materno alla fragile persona anziana vicina alla morte. Ciò prescrive a me, come vescovo, di proclamare la verità, l’intera verità, sulla persona umana e la volontà di Dio riguardo la nostra prosperità. Devo farlo in ogni occasione opportuna e non opportuna (cfr 2Tim4,2), anche quando la verità che è mio dovere difendere e insegnare è impopolare, soprattutto la verità sul matrimonio come unione coniugale di marito e moglie. Questo è ciò che faremo il 19 giugno”.

Tra gli altri oratori sono attesi Mike Huckabee, ex governatore repubblicano dell’Arkansas e pastore battista, e Rick Santorum. Quest’ultimo, ex senatore cattolico della Pennsylvania, concorse per la candidatura repubblicana alle presidenziali del 2012. Antiaborista e oppositore dei matrimoni omosessuali, quando fu senatore si fece promotore del cosiddetto Santorum Amendment che promuoveva l’insegnamento dell’Intelligent Design, una teoria che sostiene l’esistenza di un disegno intelligente alla base dell’universo.

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