Auxilium christianorum |
PRIMO MAGGIO
Perché far bene il mese di maggio
1. Abbiamo tutti bisogno di Maria per arrivare alla salvezza. Chi è riuscito finora a conservare la grazia di Dio, deve difenderla incessantemente da ogni sorta di pericoli. Sono molti i casi di persone, forse più rette di noi, che a un certo punto si sono smarrite e non sono state più capaci di riprendersi. Chi ha avuto la forza di pentirsi davvero del male commesso in passato, sa che è difficile perseverare nel bene. Chi si abbandona al male, ha un gran bisogno di Maria per cambiare vita. Può darsi che più di una volta abbiamo deciso di condurre una vita veramente cristiana, senza essere mai riusciti a realizzare i nostri buoni propositi. Se non fosse stato per Maria, forse, ora non saremmo capaci neppure di tentare un'altra volta.
2. Questo mese è un'occasione per metterci tutti sotto la protezione di Maria, che ci aiuterà a raggiungere la salvezza. Una madre così tenera come la Madonna, ascolterà senza dubbio le suppliche di un figlio tanto devoto. Noi sappiamo che tante volte è bastata una preghiera o un sacrificio per indurla a mostrarsi pietosa verso persone colpevoli delle peggiori malvagità. Si può quindi essere sicuri che sarà tanto generosa verso chi, con amore, le dedica un mese dell'anno.
3. Dobbiamo stare attenti a non perdere o sprecare questa grazia; a non smettere pochi giorni dopo l'inizio. Potrebbe essere l'ultima occasione che Dio ci offre per ritrovare la sua amicizia. Potrebbe darsi che ad essa sia legata la grazia della perseveranza finale. Nessuno può sapere se questo mese sarà l'ultimo della propria vita. Al momento dell'incontro con nostro Signore, sarebbe ben triste pensare che potevamo ottenere una protezione così potente e non l'abbiamo fatto. È il caso di pensarci seriamente.
Onoriamo quindi e amiamo Maria, e ravviviamo il nostro affetto verso di lei in questo mese di maggio. A noi che abbiamo bisogno di tante grazie per il nostro corpo e per la nostra anima; a noi che siamo provati dal dolore e dalla sofferenza; a noi che siamo tanto esposti a tentazioni di ogni sorta, provenienti dal di dentro e dal di fuori di noi, è tanto caro il ritorno del mese dedicato a Maria! La Madonna concede grazie con abbondanza, asciuga le lacrime di chi piange, calma i dolori di chi soffre, consola gli afflitti, aiuta i bisognosi, viene incontro ai peccatori, ascolta le preghiere di chi l'invoca con fede e amore.
In questi giorni preziosi, la Madonna chiama tutti attorno a sé, perché vuole aiutare, proteggere, salvare tutti. Andiamo da lei, avviciniamoci alle chiese a lei dedicate, e soprattutto onoriamola con la serietà della vita, con la frequenza ai sacramenti, con la pratica delle virtù cristiane. In questi giorni, mostriamoci figli devoti della nostra Madre celeste: così potremo sperimentare l'efficacia della sua protezione.
DUE MAGGIO
La salvezza dell'anima
1. Mi trovo in questo mondo per salvarmi l'anima. Devo rendermi conto che la vita non mi è stata donata perché cerchi il successo o il divertimento, perché mi abbandoni all'ozio o ai vizi: lo scopo vero della vita è solamente di salvarsi l'anima. Non servirebbe a niente possedere anche tutta la terra, se poi si perdesse l'anima. Vediamo ogni giorno che tante persone non risparmiano fatiche per ottenere il potere e le ricchezze: ma tutte quelle fatiche saranno inutili, se non riusciranno a salvarsi l'anima.
2. La salvezza dell'anima è cosa che richiede perseveranza. Non è un bene che si possa acquistare una volta per tutte, ma la si conquista con la forza interiore, e la si può perdere anche allontanandosi da Dio con il semplice pensiero. Per arrivare alla salvezza, non basta essersi comportati bene nel passato, ma occorre perseverare nel bene fino alla fine. Come posso essere tanto sicuro di salvarmi? Il mio passato è pieno di infedeltà alla grazia di Dio, il mio presente è insondabile e il mio futuro è tutto nelle mani di Dio.
3. Il risultato finale della mia vita è irreparabile. Se perdo una causa, posso ricorrere in appello; se mi ammalo, posso sperare di guarire; ma quando si perde l'anima, è persa per sempre. Se mi rovino un occhio, me ne rimane sempre un altro; se mi rovino l'anima, non c'è rimedio, perché di anima ce n'è una sola. Forse penso troppo poco a un problema così fondamentale, oppure non rifletto abbastanza ai pericoli che mi minacciano. Se dovessi presentarmi a Dio in questo momento, quale sarebbe la mia sorte?
Il buon senso ci dice che dobbiamo impegnarci a fondo per assicurarci la salvezza dell'anima.
A questo scopo, la cosa più saggia che possiamo fare, sarà di seguire l'esempio della nostra Madre celeste. La Madonna è nata senza peccato originale, e quindi senza tutta la fragilità umana che in noi è innata; è piena di grazia e in essa confermata fin dal primo momento della sua esistenza. Nonostante questo, ha evitato con cura ogni vanità umana, ogni pericolo, ha condotto sempre una vita mortificata, ha fuggito gli onori e le ricchezze, preoccupandosi solo di corrispondere alla grazia, di praticare le virtù, di acquistarsi meriti per l'altra vita. C'è da sentirsi veramente confusi, al pensiero che noi, non solo pensiamo tanto poco alla salvezza dell'anima, ma in più ci esponiamo continuamente e volontariamente a gravi pericoli.
Imitiamo l'impegno della Madonna per i problemi dell'anima, mettiamoci sotto la sua protezione, per poter meglio sperare nella salvezza finale. Affrontiamo senza timori le difficoltà, le seduzioni di una vita facile, l'urto delle passioni. L'impegno serio e continuo della Madonna ci dovrebbe incoraggiare a preoccuparci attivamente della salvezza della nostra anima.
TRE MAGGIO
Il valore dell'anima
1. Per capire quanto sia preziosa la nostra anima, basta riflettere seriamente su tre fatti. Prima di tutto, sulla nobiltà della sua origine. La nostra anima è uscita direttamente dalle mani di Dio. Ed è stata fatta ad immagine e somiglianza di Dio. Questa non è un'esagerazione, non è un modo di dire, ma la pura verità. «Il Signore creò l'uomo dalla terra e lo fece a propria immagine» (Sir 17,1.3). E noi pensiamo così poco alla nostra dignità, alla nostra splendida immagine, da sporcarla e renderla irriconoscibile con il peccato?
2. Riflettiamo poi a quanto è costato il suo riscatto. La nostra anima era persa, a causa del peccato originale. Per riscattarla, Dio Padre ha dato addirittura la vita e il sangue del suo unico Figlio sulla croce. E noi ora siamo così incoscienti da distruggere la vita divina che è in noi, per soddisfare qualche nostro desiderio meschino e momentaneo?
3. Infine, ricordiamoci del destino che attende l'anima. Creata dal Signore del mondo, partecipe della sua vita divina, la nostra anima è destinata a vivere eternamente accanto a Dio, a condividere la sua grandezza. E noi viviamo come conviene a chi deve ereditare la felicità eterna del paradiso, o ci comportiamo in modo tale da rischiare di essere diseredati?
È davvero preziosa la nostra anima! E lo è se si comprende soprattutto quando si riflette che per salvarla è stata necessaria la morte di Dio.
Ma quando pensiamo alla storia della nostra salvezza, non dobbiamo dimenticare la parte che vi ha svolto Maria. La Madonna infatti è stata associata al mistero della redenzione. Gesù ha preso da Maria quel corpo che ha immolato sulla croce; ha ricevuto da Maria quel sangue che ha sparso per noi; ha avuto da Maria quella vita che ha sacrificato per noi sul Calvario. Inoltre, Maria si è unita al sacrificio di Gesù, nello strazio del suo cuore.
Quando ricordiamo che la nostra vita è costata la vita di un Dio e il sacrificio dolorosissimo di sua Madre, impariamo ad apprezzarne pienamente il valore; ci rendiamo conto come sia da pazzi anteporle dei bassi interessi terreni, e comprendiamo quanto siamo ingrati a rovinarla con la colpa, mentre Gesù e Maria hanno sofferto tante pene per redimerla. Impegniamoci a difendere la vita divina della nostra anima, se desideriamo essere felici per l'eternità.
QUATTRO MAGGIO
La salute del corpo
1. Perché commettiamo il peccato? Per accontentare subito i desideri del nostro corpo. Senza pensare che in questo modo lo roviniamo. Chi perde l'anima, salverà il corpo? No, il loro destino è comune: tutti e due salvi o tutti e due condannati. Noi abbiamo un solo corpo: se questo sarà dannato non ne abbiamo un altro per diventare felici. E il tormento sarà di tutto il corpo, e non di qualche sua parte, come succede quando stiamo male in questo mondo. Ci innervosisce un mal di testa, un letto mal fatto, una sedia scomoda, un cibo disgustoso, una posizione disagevole... Ma cosa succederà nell'inferno?
2. Ci teniamo tanto all'aspetto esteriore? Un giorno moriremo e quando saremo sepolti nella terra, quale sarà l'aspetto del nostro corpo? Ricordiamoci sempre che siamo polvere, veniamo dalla polvere e in povere ritorneremo. Purtroppo facciamo di tutto per dimenticare questa triste realtà. Almeno in questi giorni pensiamo bene al nostro corpo, e pensiamo soprattutto a quale sarà il suo terribile aspetto, a quale sarà il suo destino eterno, se permetteremo che venga condannato al castigo dell'inferno.
3. Se la debolezza del corpo ci spinge al male, riflettiamo che se cediamo ai suoi desideri immediati, alla fine avrà una infelicità eterna. Non c'è proporzione tra un piacere passeggero e un tormento senza fine. È senza dubbio giusto e doveroso amare il proprio corpo; ma offriamogli il vero bene, la vera bellezza: un bene e una bellezza eterna in paradiso.
È necessario controllare il nostro corpo, se vogliamo che resti sano sulla terra e glorioso in cielo. È vero che le malattie non sono sempre conseguenza di cattive abitudini e che possono colpire anche i santi, ma allora affidiamoci a Maria. La Madonna è la salute del nostro corpo: e non può essere diversamente, perché ha dato alla luce il medico celeste che non ha guarito solo le ferite dell'anima, ma anche le malattie del corpo. Lei, con la sua intercessione, è la difesa dai pericoli e la salute degli infermi.
Una madre amorosa non si preoccupa solo della nostra anima ma anche del nostro corpo. Perciò ci aiuta nelle necessità, ci difende dai pericoli, ci consola quando siamo pieni di dolore per il male. La vita dei santi, la storia della Chiesa, i monumenti dei popoli raccontano quante volte Maria ha guarito dei malati ormai abbandonati da tutti, ha salvato da naufragi e pericoli di ogni sorta, ha protetto dai nemici. Le lapidi e i doni dei fedeli che si trovano nei santuari mariani testimoniano la protezione della nostra Madre celeste a favore di chi la invoca con fiducia nei pericoli e nelle malattie. La pietà dei fedeli, grata per tanti favori ricevuti, la chiama Salute degli infermi, Signora del soccorso, Madre della salute. Andiamo dunque da Maria, quando il nostro corpo è sofferente, e troveremo sempre conforto e aiuto, salute e protezione.
CINQUE MAGGIO
L'importanza del tempo
1. Il tempo passa, e insieme al tempo passiamo anche noi. Sono già passati venti, trenta, quaranta, cinquant'anni della nostra vita e non tornano più. E quanti ce ne rimangono? Non lo sappiamo; ma sappiamo con certezza che sono pochi. Il tempo è breve: spesso diciamo che i giorni volano, perché arrivano alla fine senza che ce ne accorgiamo. Rispetto all'eternità, poi, il tempo non solo è breve, ma quasi un niente.
2. Se è vero che il tempo è breve, è altrettanto vero che il tempo è prezioso. E proprio in questo tempo che fugge così velocemente, possiamo conquistarci una felicità eterna. Ogni momento speso bene è un'assicurazione per la gloria del paradiso. Un po' di tempo ben impiegato nell'esaminare la nostra anima, può toglierci dalla via della perdizione e avviarci tra le braccia di Dio. Un po' di tempo dedicato ogni giorno alla preghiera, all'esame della nostra coscienza, a una Messa, a un buon libro, può tenerci lontano dal male e assicurarci la salvezza.
3. Il tempo è breve ma rischioso. In ogni momento possiamo fare del male a noi stessi o agli altri, possiamo morire e possiamo perderci per sempre. Poveri noi che in un tempo così limitato potevamo diventare dei santi e invece siamo rimasti dei peccatori! Abbiamo sprecato il tempo occupandoci di cose inutili. Ci sentiamo soddisfatti di come abbiamo impiegato il tempo passato? Se non decidiamo di occuparlo meglio, arriverà il giorno in cui supplicheremo il Signore di concederci un solo momento in più per chiedere perdono, ma quel momento non ci sarà dato per tutta l'eternità.
Impieghiamo bene il tempo che ci è dato, occupiamolo nel far bene i nostri doveri quotidiani ma anche in opere buone. Ricordiamo ciò che diceva san Paolo ai primi cristiani: «Mentre abbiamo tempo, facciamo il bene». Noi siamo fatti per la felicità del paradiso, verso cui tendono le nostre aspirazioni, ma non saremo degni di entrarvi, se non useremo bene il tempo che Dio ci concede. Maria, nostra Madre celeste, ci dà l'esempio di come santificare il tempo. Lei lo ha usato veramente bene, dedicandolo tutto al suo Signore, santificandolo tutto, riempiendo ogni giorno di opere buone.
Dal primo istante, nel seno di sant'Anna, fino all'ultimo momento della sua vita, Maria ha vissuto solo di Dio, si è occupata solo di Dio, ha agito solo per Dio, ed è cresciuta continuamente in meriti e in grazia. I suoi giorni sono stati belli e santi. Ispiriamoci dunque al suo esempio e adoperiamo il dono prezioso del tempo che Dio ci concede ancora per riparare il male commesso in passato, per santificare il presente e prepararci al futuro con serenità.
Se siamo giovani, non sprechiamo questi anni meravigliosi nell'accontentare le nostre passioni, ma approfittiamone per arricchirci delle virtù cristiane. Se siamo anziani, utilizziamo attentamente il tempo che ci rimane per orientare decisamente la nostra vita verso Dio, con una conversione sincera, profonda, costante.
Chiediamo a Maria che ci ottenga il perdono per il tempo male speso e la grazia di riparare con una degna penitenza.
SEI MAGGIO
Il peccato
1. Abbiamo mai commesso un peccato? Questo vuol dire che abbiamo fatto tutto il possibile per distruggere il nostro Creatore, nostro Padre, il nostro Salvatore, il nostro Dio, il nostro tutto. Il peccato è una disubbidienza, una ribellione, un'ingratitudine. E ci ha fatto perdere la grazia, i meriti della nostra vita passata, l'eredità della felicità eterna. Siamo ancora figli di Dio?
2. In questo momento, siamo ancora nel peccato? Allora, siamo sotto il potere del male e del demonio. Noi scherziamo, passeggiamo, dormiamo, sorridiamo; ma se ci capitasse di morire da un momento all'altro, saremmo condannati all'infelicità eterna.
3. Se non siamo in peccato in questo momento, possiamo sempre commetterlo. Una tentazione forte, un incontro inaspettato, una situazione imprevista, possono spingerci improvvisamente al male. Ricordiamo che hanno peccato gli angeli in cielo, ha peccato Adamo nel paradiso terrestre, hanno peccato Giuda e persino Pietro che erano alla scuola di Gesù. Può davvero bastare un attimo per perdere l'amicizia del Signore.
Se vogliamo evitare le occasioni di fare il male, ricorriamo alla Madonna. La nostra Madre celeste, che ha vinto il male, ci otterrà da Dio la forza e il coraggio per tenerci lontano dalla colpa. Maria ascolterà sicuramente la nostra preghiera; e noi, sotto la sua protezione, sapremo batterci da forti contro ogni seduzione del male.
Se vogliamo provare un sincero orrore per il peccato, dobbiamo riflettere su quanto fece soffrire Maria. Se infatti la Madonna sopportò tanti dolori nel corso della vita e specialmente sul Calvario, fu proprio perché Gesù ha patito ed è morto per i nostri peccati. Come è possibile conoscere le sofferenze di Maria e commettere ugualmente il peccato, causa di tante sofferenze?
Se vogliamo ottenere perdono per i peccati commessi in passato, andiamo dalla Madonna, che è il rifugio e l'avvocata dei peccatori. Una madre non ci respingerà. Nel vederci pentiti e umiliati, avrà compassione di noi, difenderà la nostra causa presso suo Figlio, e la sua preghiera ci otterrà il perdono e la pace.
SETTE MAGGIO
La punizione del peccato
1. Se Dio vuole, può punire severamente il peccato. Quando un uomo è offeso da un altro uomo, spesso non è in grado di vendicarsi, anche se lo vuole. Per Dio non è così. Se vuole, può punirci togliendoci la salute, i beni materiali, i parenti e gli amici, la vita stessa: basta che lo voglia. Può punire anche subito chi è in peccato: basta che lo voglia. Come è possibile conoscere la sua volontà? Come è possibile peccare e dormire tranquillamente nel peccato, quando non si conosce la sua volontà?
2. Senza dubbio, Dio punisce il peccato. Chi commette il peccato, deve in qualche modo dare una riparazione a Dio, in questa vita o nell'altra. Noi diciamo: un peccato di più, un peccato di meno: poco importa. Ma non importa nemmeno un castigo di più o un castigo di meno?
3. Anche in questa vita Dio può punire i nostri peccati. Tanti dolori, tante speranze deluse, tante malvagità dovrebbero essere da noi compresi come conseguenza di antichi peccati, a cui forse non pensiamo più. Può darsi tuttavia che noi ci sentiamo soddisfatti della nostra vita, che i nostri progetti abbiano successo. Questa, purtroppo, sarebbe una punizione anche peggiore, perché resteremmo confermati e sicuri nel male, aggiungendo peccati a peccati. Se abbiamo perso anche il rimorso della coscienza e il timore della punizione divina, allora siamo puniti con tutto il rigore della giustizia divina.
Se abbiamo commesso dei peccati, non ci dobbiamo scoraggiare. È vero che meritiamo la punizione di Dio, ma affidiamoci alla Madonna, che può tutto per noi. Dio infatti ha pensato alla nostra miseria, affidando la sua misericordia a Maria. Lei prega per noi, s'interessa a noi, placa la giustizia di Dio evitandoci i castighi che abbiamo meritato.
Poiché è madre del Giudice e madre nostra, saprà metterci in pace con suo Figlio e renderlo benevolo. Non dobbiamo avere dubbi sulla bontà del suo cuore materno.
Maria è madre di Dio e perciò può ottenere tutto da lui; Maria è madre nostra e per questo vuol fare tutto per noi. Corriamo da lei e ripetiamole, con fiducia e amore: «Rifugio dei peccatori, prega per noi». La nostra supplica sarà ascoltata. Maria sarà il nostro aiuto, la nostra difesa e la nostra protezione.
OTTO MAGGIO
Riflessione sulla morte
1. Quando moriremo, dovremo lasciare parenti, amici, ricchezze, ogni cosa e perfino il nostro corpo. La nostra abitazione sulla terra sarà un sepolcro, la nostra casa nell'altro mondo sarà eterna, ma non sappiamo se felice o infelice. Questa è una verità che constatiamo tutti i giorni con i nostri occhi: non occorre la fede per crederci. Muoiono i vecchi e muoiono i giovani, muoiono i ricchi e muoiono i poveri, muoiono i santi e muoiono i peccatori; è morta Maria, è morto Gesù. Non c'è dubbio che moriremo anche noi.
2. Ma dove e come moriremo? In casa, in chiesa, a letto, nel sonno, per strada? Non lo sappiamo. Moriremo per una lunga malattia, per un male improvviso, per un incidente? Non lo sappiamo. Moriremo fra trent'anni, fra venti, fra un mese o in questa stessa notte? Non lo sappiamo. Lo sa solo il Signore, e lui ci ha detto che la morte arriverà come un ladro, quando meno ce l'aspettiamo.
3. Eppure noi abitualmente viviamo come se non dovessimo morire mai. Anzi, facciamo di tutto per non pensare mai alla morte. Se morissimo in questo momento, forse abbiamo la coscienza così macchiata che passeremmo da questo mondo all'inferno. Lo sappiamo, lo temiamo e tuttavia non ci preoccupiamo di trovare un rimedio. Rimandiamo di giorno in giorno, di mese in mese; ci avviciniamo sempre più alla morte, senza abbandonare il male. E se poi venissimo condannati da Dio, di chi potremmo lamentarci?
Dalla nostra morte dipende la nostra vita eterna. Se moriremo bene, saremo felici per sempre; se moriremo male, saremo infelici per l'eternità. Il momento della morte ha per noi un'estrema importanza. Dobbiamo quindi assicurarci di poter contare, nell'ultimo istante, su un aiuto concreto, per avere conforto e difesa contro gli assalti del male, che saranno più pericolosi in quei momenti decisivi.
Amiamo Maria finché abbiamo tempo, e amiamola teneramente. La Madonna ci assisterà, ci consolerà e ci difenderà in quegli istanti tremendi. Poiché ha assistito all'agonia di suo Figlio in croce e ha fatto una morte santa, ha meritato il diritto di assistere alla morte dei suoi figli devoti. La sua missione è sempre stata una missione d'amore. E perciò, come madre amorosa, non lascerà che i suoi figli lottino da soli.
Felice chi ama Maria e la serve fedelmente: la sua morte sarà preziosa e santa, come quella dei giusti.
NOVE MAGGIO
Il giudizio di Dio
1. Dopo la morte dovremo comparire davanti a Cristo giudice. Ci troveremo di fronte al padre che non abbiamo amato, allo sposo che abbiamo abbandonato, al Salvatore che abbiamo disprezzato. Allora capiremo la nostra ingratitudine, la nostra infedeltà, la nostra trascuratezza. Come avremo il coraggio di rivolgerci a Maria, se con i nostri peccati abbiamo crocifisso suo Figlio? Con che coraggio ci raccomanderemo al nostro Angelo custode, che tanto spesso non abbiamo ascoltato? Abbiamo seguito i suggerimenti del demonio, che in quel giorno sarà il nostro accusatore.
2. Nel giudizio, i nostri peccati saranno smascherati e resi pubblici. Di fronte agli amici e agli altri uomini, che ci credevano dei bravi cristiani; di fronte ai genitori, ai quali ci mostravamo tanto giusti; di fronte al confessore, al quale abbiamo taciuto le nostre miserie. E sarà rivelato tutto, anche i pensieri più nascosti, i desideri più occulti, le compiacenze più segrete.
3. Nel giudizio sarà pronunciata la nostra sentenza. Gesù ci benedirà o ci condannerà. E poi andremo con lui in paradiso o con i demoni all'inferno. Sarà una sentenza che non ammette sospensioni, neppure per un momento; una sentenza che non potrà essere più revocata, per tutta l'eternità. Sarà bello sentirsi dire: «Venite, benedetti dal Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi». Ma sarà spaventoso sentirsi intimare da Gesù: «Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno». Quale sarà la nostra sentenza? Poveri noi, se andiamo incontro al giudizio senza neppure pensarci e prepararsi.
È terribile il giudizio di Dio: anche i santi più grandi lo temevano. Il pensiero della sentenza di Dio incute un sacro timore in ogni cuore cristiano: dobbiamo infatti comparire davanti a un giudice che sa tutto e che ha condannato perfino degli angeli.
Questo pensiero non deve tuttavia spingerci a disperare della nostra salvezza eterna. Innalziamo invece il cuore verso la Madonna e rifugiamoci sotto il suo manto. In quel giorno terribile, Maria sarà la nostra protettrice, e ci otterrà una sentenza favorevole. Non sarebbe la corredentrice del genere umano, la madre nostra, il rifugio e l'avvocata dei peccatori, la consolatrice degli afflitti e l'aiuto potente dei cristiani, se non facesse di tutto per ottenere per noi un giudizio favorevole dal suo divin Figlio. Da parte sua, il Signore non verrà meno alle sue promesse, se ci pentiamo, se cambiamo la nostra condotta e ripariamo al male passato con una opportuna penitenza. Affidiamo la nostra speranza a Maria; invochiamola e amiamola in vita, e lei non ci abbandonerà nel giorno del giudizio.
Amiamo Maria e lei sarà per noi l'arca della salvezza e l'arcobaleno della pace dopo la tempesta.
DIECI MAGGIO
Riflessione sull'inferno
1. Il mistero dell'inferno coincide con il mistero del peccato. L'inferno è lo sbocco inevitabile del peccato, scelto in libertà da chi liberamente decide di peccare; è un luogo pieno di tormenti, pronto ad accoglierci se non pensiamo a cambiare vita. Fra gli altri tormenti, anche un fuoco misterioso brucerà l'anima e il corpo, complice dei nostri peccati. Ma l'inferno è soprattutto la privazione di Dio nostra felicità, la sofferenza di ogni altro male senza alcun bene; è la somma di ogni possibile infelicità.
2. E come trascorreremo l'eternità se finiremo in quel luogo spaventoso? E sapere che potevamo salvarci tanto facilmente e non l'abbiamo voluto. Ricorderemo quella predica, quel ritiro spirituale, quel consiglio, quel libro, quell'ispirazione di Dio che non abbiamo voluto ascoltare. Penseremo a tanti come noi, della nostra stessa condizione sociale, della nostra età, della nostra scuola: loro salvi e noi dannati. Poi saremo disperati, malediremo noi stessi, il nostro Angelo custode, i nostri santi protettori, Gesù nostro salvatore, Maria nostra madre. Insomma, sarà davvero una morte senza fine.
3. Chi finisce nell'inferno ci rimane per sempre. Non sarà più possibile, dopo la morte, cambiare l'ultima scelta fatta alla fine della nostra vita. Non per cento, mille, un milione di anni. Ma molto di più: finché Dio sarà Dio, per tutta l'eternità. E in tutto quel tempo non ci sarà mai un attimo di tregua; non si potrà avere il minimo sollievo.
Non è possibile rimanere indifferenti, pensando alla realtà dell'inferno. E poiché nessuno è sicuro di non cadervi dopo la morte, è necessaria una protezione per salvarci dall'infelicità eterna. Ma apriamo il cuore alla fiducia, perché Maria ci invita a metterci sotto la sua protezione. Forse già tante volte la Madonna ha chiuso le porte dell'inferno che noi avevamo aperto con le nostre colpe.
Maria si interessa continuamente a noi davanti al trono di Dio e con la sua mediazione ottiene luce per la nostra mente e ispirazioni per il nostro cuore, perché ci liberiamo dal torpore spirituale e pensiamo seriamente al nostro bene. Ciò che dobbiamo fare è rispondere al suo tenero amore di madre, che non vuole che i suoi figli si perdano.
Preghiamola di cuore affinché continui ad intercedere per noi, ci ottenga la grazia della conversione, e soprattutto quella di perseverare nel bene fino alla fine.
UNDICI MAGGIO
Il numero dei dannati
1. Riflettiamo su quel luogo di tormenti che è l'inferno, e pensiamo a tutti i nostri fratelli che vi soffrono una infelicita senza fine. E poi a quelli che potranno cadervi nel futuro. Quanti siano i dannati nessuno lo sa. Gesù stesso, interrogato sull'argomento, non ha voluto rispondere e ha detto: «È stretta la porta e angusta la via che porta alla vita. Sforzatevi di entrare per la porta stretta». Preoccupiamoci quindi della nostra salvezza, e facciamo ogni sforzo per arrivare nel paradiso di Dio.
2. Se Gesù non ha mai detto quanti siano i condannati all'infelicità eterna, ci ha fatto però conoscere delle grandi verità che ci debbono essere ben presenti. Ha detto, infatti, che la via dell'inferno è larga, spaziosa, facile, piacevole. Chi si trova su quella via, nell'ora della morte, cadrà nell'inferno. Gesù ha detto poi che il regno dei cieli soffre la violenza, e che lo raggiungeranno solo coloro che si faranno violenza. Chi non vuole fare violenza alle sue passioni e ai suoi vizi, nell'ora della morte finirà all'inferno. Gesù ha detto anche che se non facciamo penitenza, finiremo tutti nello stesso modo. Dunque, chi, nel corso della sua vita, fugge la legge della penitenza, nell'ora della morte andrà a patire le pene eterne.
3. Cosa fare per non finire tra i condannati nell'ora della morte? Occorre camminare sulla strada che ci ha indicato Gesù, la via non facile, la via stretta del cielo, cioè la via del dovere quotidiano, del sacrificio, della mortificazione. Occorre dominare le nostre passioni, vincere i vizi, seguendo la ragione e la fede. Occorre seguire, giorno dopo giorno, la legge del Vangelo, che è una penitenza che purifica l'anima. Non sono pochi gli uomini che si comportano così: uniamoci a loro.
Dipende solo da noi trovarci, al termine della vita, tra il numero degli eletti o dei dannati, a seconda che seguiamo la via del bene o del male. Non allontaniamo il nostro sguardo da Maria, e ispiriamoci agli esempi della sua santa vita. Maria si è sempre tenuta lontano dal lusso e dalla vanità, e ha seguito la strada del dovere, del sacrificio gioioso e della mortificazione volontaria. E si è sempre preoccupata di tenere la mente rivolta al suo Signore.
Imitiamo la nostra Madre celeste e come lei fuggiamo la morale del mondo; come lei viviamo la vita dei figli di Dio, non quella del mondo. E per essere più sicuri, mettiamoci alla scuola della Madonna, onoriamola e amiamola con grande affetto.
Non si è mai perso chi ha seguito e servito fedelmente Maria.
DODICI MAGGIO
Il peccato del cristiano
1. Che cosa può fare Dio per il nostro bene? Forse neppure noi sappiamo dirlo. Se ci invita con la misericordia, noi continuiamo a peccare, sperando nella sua bontà. Se ci fa capire il rigore della sua giustizia, continuiamo a peccare, sperando nel suo perdono. Se usa la dolcezza, lo offendiamo; se ci rimprovera, lo offendiamo. Chiediamo perdono guardando il Crocifisso, e poco dopo riapriamo le sue ferite con i nostri peccati. Ci comportiamo con tanta ingratitudine, e forse anche con cattiveria, che neppure noi riusciamo a comprendere il perché fino in fondo.
2. È difficile sapere cos'altro può fare il Signore per salvarci. Ci ha regalato la vita per farci conoscere la sua bontà, ci ha portati nella sua santa Chiesa, ci ha dato ispirazioni per spronarci, sacramenti per fortificarci, esempi per incoraggiarci, avversità per richiamarci al dovere. Noi abbiamo peccato, e Dio poteva punirci una volta per tutte: invece ci ha perdonati. Con molti si è mostrato solo giusto; con noi è sempre stato anche misericordioso. Ha fatto di tutto per riportarci sulla via della salvezza, e noi facciamo di tutto per resistere alla sua grazia.
3. È difficile trovare qualcosa che Dio non ci abbia ancora dato per salvarci. Per noi si è lasciato uccidere, ha versato il suo sangue, ed ora ci offre se stesso nell'Eucarestia. Non sappiamo neppure noi che cosa chiedere di più al Signore per non peccare. Eppure quando facciamo il male, nel fondo del nostro cuore, ci lamentiamo sempre di Dio. Bisogna proprio essere ciechi per non vedere che ci avviamo verso l'infelicità per sola nostra colpa.
È davvero grave la colpa dei cristiani che peccano, perché abusano della grazia. Inoltre, offendendo Gesù, fanno torto anche a Maria. La Madonna ha desiderato con tutto il cuore la salvezza degli uomini; l'ha sollecitata con la preghiera; ha collaborato con Gesù alla salvezza del mondo e tanto ha sofferto, specialmente sul Calvario, per la redenzione del genere umano. Perciò chi offende Dio con il peccato, si dimostra ingrato e crudele anche verso Maria. Chi offende il Figlio, addolora anche la Madre. Il cristiano che rende inutile la passione di Gesù, disprezza anche il dolore di Maria.
È davvero grave la colpa di chi si rende indegno della misericordia divina. Per un capriccio, per una passione, per il fascino effimero di cose vane, distruggiamo l'opera di Gesù e di Maria. Gesù e Maria ci vogliono felici in cielo e noi, sedotti dall'orgoglio, rinunciamo a quel dono e ci incamminiamo verso l'inferno.
Preghiamo la Madonna perché ci ottenga da Dio il perdono di una colpa tanto grave, perché ci attiri a sé e ci porti alla conversione del nostro cuore, dimenticando le nostre ingratitudini. Maria non si dimenticherà mai di noi.
TREDICI MAGGIO
Meditazione sullo scandalo
1. Il peccato di scandalo è molto grave. Se è vero che anche la salvezza di un uomo solo è costata a Dio tanti dolori e la sua stessa vita. E con lo scandalo noi portiamo via un uomo a Dio, rendendo inutile la sua passione. Lo scandalo ci fa assomigliare al demonio, che è stato un omicida fin dal principio. Forse anche noi da tanti anni siamo omicidi con gesti, con sguardi, con inviti, con comportamenti che hanno ucciso le anime del Signore. Se è così, la nostra colpa è davvero grave.
2. Il peccato dello scandalo provoca una catena di altri peccati. Siamo responsabili non solo del primo peccato che una persona ha commesso per il nostro scandalo, ma anche di quelli successivi, legati al primo. Siamo responsabili inoltre del male che quella persona, divenuta a sua volta portatrice di scandalo, ha fatto commettere ad altri, perché tutto è cominciato da noi. La catena del male si fa via via più pesante.
3. Il peccato di scandalo è un debito enorme verso Dio, perché gli portiamo via quanto egli ha riscattato con il suo sangue. Se dobbiamo restituirgli molte anime, strappate al suo cuore per metterle in mano al suo nemico, non c'è pagamento che basti. Ma allora, come possiamo fare per liberarci da questo grande debito? Certamente il Signore sarebbe contento se, con il nostro esempio e con i nostri consigli, gli portassimo qualche anima al posto di quelle che gli abbiamo preso con il nostro cattivo esempio. Allora, bisogna che ci mettiamo subito all'opera.
Chi si rende colpevole di cattivo esempio si mette dalla parte di coloro che fanno guerra a Maria: «Metterò inimicizia tra te e la donna, tra la tua e la sua discendenza» disse Dio maledicendo il demonio che aveva fatto peccare Adamo ed Eva (Gn 3,15). La donna predetta nel paradiso terrestre è Maria, e chi dà scandalo si mette contro di lei e dalla parte del diavolo.
La Madonna è una madre amorosa che vuole far evitare il male; chi dà scandalo, invece, spinge al peccato con l'esempio della sua vita. Maria si preoccupa di aprire le porte della felicità eterna; chi dà scandalo fa invece il possibile per spalancare le porte della dannazione senza fine. Allora chi dà scandalo è uno che fa guerra alla propria madre e porta i suoi fratelli alla rovina. E Dio sarà certamente rigoroso con questi alleati del demonio.
Se in passato abbiamo dato scandali anche noi, ricorriamo a Maria con il cuore pentito e umiliato, e chiediamole perdono per averla amareggiata. Preghiamola che interceda per noi perché Gesù non ci maledica. E poi cerchiamo di riparare al male passato, portando dei nostri fratelli al Signore con l'esempio di una buona vita cristiana.
QUATTORDICI MAGGIO
Il rispetto umano
1. Certamente noi desideriamo convertirci, ma non lo facciamo. Il motivo è spesso il rispetto umano. Se non andiamo più in quella casa, si dirà che qualcuno ce l'ha proibito e che non siamo liberi; se evitiamo quelle persone, si penserà che non siamo normali; se non guardiamo quegli spettacoli, rideranno perché siamo pieni di scrupoli; se non ci stiamo a pensarla come tutti gli altri, si dirà che non stiamo al passo con i tempi nuovi... E per tutte queste povere ragioni, per rispetto umano, corriamo il rischio di perdere il nostro vero bene.
2. Proviamo il desiderio di un'autentica e coerente vita cristiana, ma non ci decidiamo mai a comportarci di conseguenza. Se mostriamo pubblicamente le nostre convinzioni religiose, diranno che siamo retrogradi. Se ci vestiamo modestamente, diranno che siamo trascurati. Se andiamo in chiesa e ci accostiamo ai sacramenti, diranno che siamo degli ipocriti. Vogliamo essere come tutti gli altri, e avere la compiacenza degli uomini. E non ci rendiamo conto che queste sono preoccupazioni inutili.
3. Se noi ci vergogniamo del Crocifisso, il Signore si vergognerà di noi. L'ha detto lui stesso: «Chiunque si vergognerà di me e delle mie parole, il Figlio dell'uomo si vergognerà di lui» (Lc 9,26). Nel giorno del giudizio avremo un bel dire che siamo cristiani! Gesù ci risponderà che non ci conosce, perché non abbiamo avuto il coraggio di inginocchiarci pubblicamente davanti all'Eucarestia, di fare il segno della croce, di proclamare il suo Vangelo, di comportarci come suoi seguaci, non solo nell'intimità dei nostri pensieri e desideri ma davanti a tutti e nelle scelte di tutti i giorni.
Sono i paurosi e i vigliacchi ad avere il rispetto umano. Non fare il bene che ci insegna la Chiesa, per paura dei commenti della gente, vuol dire vergognarsi di appartenere al Signore. E chi si vergogna di Gesù non può certo gloriarsi di Maria: chi offende il Figlio offende anche sua Madre. Non serve assolutamente a niente onorare e pregare in privato la Madre di Dio, anche con tutte le devozioni possibili e immaginabili, e poi nascondere pubblicamente la propria fede.
Maria ha accettato, per fede e davanti a tutti, di rimanere vergine e di diventare madre del Salvatore; non l'ha certo tenuto segreto per evitare il pregiudizio e il pubblico disprezzo del popolo davanti a un così grande e incomprensibile mistero.
Andiamo dunque a Maria, senza paura e davanti a tutti; avviciniamoci a lei, che è la donna forte, perché ci ottenga la forza di confessare il Vangelo senza vergogna e di vivere sempre, in casa e fuori casa, secondo le regole cristiane.
QUINDICI MAGGIO
Meditazione sul paradiso
1. Il paradiso è il luogo della felicità vera e perfetta, della gioia completa e infinita. In paradiso l'anima raggiunge la libertà assoluta, la mente è illuminata perfettamente dalla verità, il cuore è inondato dalla gioia, il corpo diventa glorioso e immortale. È tale la felicità del paradiso che quando san Paolo poté contemplarlo ci disse che l'occhio umano mai vide, l'orecchio umano mai ascoltò, né cuore umano mai gustò ciò che Dio ha preparato per coloro che lo amano.
2. Il paradiso è il luogo dove si gode ogni bene, senza il timore di alcun male. Come dice l'evangelista san Giovanni, in paradiso «Dio asciugherà ogni lacrima, e non vi sarà più morte, né lutto, né grido, né pena esisterà più» (Ap 21,4) perché il tempo della prova è finito. Non ci sarà più pericolo di peccato, rischio di tentazioni, sofferenza del corpo e dello spirito. Non ci sarà più l'ignoranza, il dubbio, il fascino del male. Non ci saranno più la povertà, le sofferenze, le persecuzioni. Sarà veramente fortunato chi, alla fine della vita, sarà trovato degno di entrarvi.
3. In sostanza, il paradiso è il possesso e il godimento di Dio. Vedremo Dio faccia a faccia, sarà per sempre nostro e niente e nessuno ce lo potrà togliere. Dio sarà nostro e noi saremo suoi per sempre. E la gioia sarà completata dalla compagnia degli angeli, degli apostoli, dei martiri, dei nostri santi, di tutti gli eletti. Avremo la compagnia di Gesù e di Maria.
Il paradiso è la nostra patria che ci aspetta, dopo le miserie e le sofferenze dell'esilio di questa vita. C'è la Madonna, nostra madre, splendente di gloria, incoronata regina del cielo e della terra. Maria ci aspetta, dopo aver tanto fatto perché si aprissero le porte eterne che il peccato aveva chiuso agli uomini. Se ha accettato la morte di suo Figlio, è stato perché noi potessimo ereditare il cielo.
Come nostra madre, non può non aspettare a braccia aperte i suoi figli. Per questo prega per noi, difende la nostra causa davanti a Dio, ci ottiene luce e perdono, ci è sempre vicina. Diciamo di sì all'invito di Maria, e impegniamoci in una vita cristiana. Quando ne sentiamo la fatica, invochiamo il suo aiuto: lei ascolterà sempre le nostre suppliche, sarà al nostro fianco, ci difenderà, ci otterrà la grazia di vincere il male, di superare le tentazioni e chiederà al Signore per noi la pace.
SEDICI MAGGIO
La strada del cielo
1. Ci sono due strade per arrivare in paradiso: quella dell'innocenza e quella della penitenza. All'innocenza abbiamo rinunciato quando forse non l'apprezzavamo ancora per quel che vale. L'abbiamo persa senza rimpianti, senza dolore, forse spingendo altri a perderla. E l'abbiamo persa senza rimedio.
2. Tuttavia, possiamo e dobbiamo fare almeno penitenza. Quando chiediamo perdono, quando in qualche modo ci confessiamo, speriamo e facciamo penitenze facili e brevi; insopportabile ci sembra una penitenza imposta. Penitenze spontanee non ne facciamo mai. Alla mortificazione dei sensi, al digiuno vero, alla preghiera intensa, preferiamo cose più comode e sbrigative, come l'espressione di vaghi sentimenti. Eppure ci si può salvare solo per due strade: per quella dell'innocenza o per quella della penitenza. Per quella dell'innocenza non possiamo, per quella della penitenza non vogliamo. In pratica, non ci preoccupiamo troppo del nostro futuro.
3. Allora decidiamoci: se in passato non abbiamo fatto penitenza, cominciamo ora. Mettiamoci sulla buona strada, finché c'è tempo. Può darsi che ce ne resti poco, ma con quel poco di vita e di penitenza, possiamo conquistarci la vita eterna. Perché non farlo?
La Chiesa chiama la Madonna «Porta del cielo» perché da lei ci è venuto Gesù, che con la sua vita, passione e morte ci ha ridato il paradiso perduto. La Madonna guida gli innocenti e li aiuta a difendere il loro tesoro. Aiuta i peccatori perché si convertano e ottengano il perdono e poi si tengano lontani dal male. Guida i penitenti, aiutandoli a vincere gli ostacoli e le difficoltà spirituali, e ottenendo loro la forza della perseveranza nel bene appena cominciato. Felice chi è guardato da Maria con occhi di misericordia e protetto dalla sua mano, dice san Bernardo, perché non si perderà. Affidiamoci ad una madre così premurosa, a una signora così potente presso suo Figlio, a una regina così misericordiosa.
Contiamo su di lei, e quando le tentazioni stanno per portarci fuori strada, ripetiamo: «Porta del cielo, prega per noi». La devozione alla Madonna, diceva san Germano, è una strada sicura per il paradiso.
DICIASSETTE MAGGIO
La devozione alla Madonna
1. La devozione alla Madonna è utile e efficace non in se stessa, ma solo perché è rivolta alla Madre di Dio. È Dio che ha nelle sue mani tutti i tesori dell'onnipotenza, della grazia, della misericordia. Di tutto questo, cosa può negare Gesù a una madre che l'ha fatto nascere in questo mondo, che l'ha nutrito, allevato, educato; che l'ha seguito nella predicazione fino sul Calvario? Maria ha amato Gesù più di ogni altra persona; è naturale che Gesù ami Maria più di qualunque altro.
2. È una devozione dolcissima, perché è rivolta anche alla nostra madre. «La mia mamma» diceva san Giuseppe da Copertino «è la Madonna; quella terrena è solo la mia nutrice». È molto bello poter dire e sapere che la nostra madre è la madre di Gesù, e che la madre di Gesù è madre nostra: siamo figli della stessa mamma. Maria si occupa di noi con dolcezza materna: non si accontenta di ascoltarci, ma ci risponde con il linguaggio del cuore.
3. È una devozione fortissima, perché Maria è la madre di noi peccatori. Anche se abbiamo crocifisso suo Figlio, Maria ci vuol bene, se sappiamo pentirci. Il suo cuore è al colmo della felicità quando può riportare la pace tra questi due fratelli, tra questi due suoi figli: il peccatore e Gesù. Se siamo peccatori, possiamo riempirla di gioia rifacendo amicizia con il Signore, e ripetendo con convinzione: «Madre dei peccatori, prega per noi».
È molto bello amare e sapere di essere riamati dalla madre di Dio. La devozione alla potente regina del cielo e della terra ci dà pace e salvezza, dolcezza e virtù. Grazie ad essa, i santi trovano aiuto a progredire nel bene, i peccatori si convertono, il cielo si rallegra e l'inferno trema. Ma non pratica una vera devozione a Maria chi continua a seguire la via del peccato, chi non cerca di imitare la vita che lei ha condotto su questa terra.
È falsa la devozione alla Madonna di chi recita il rosario, tiene le sue immagini, ne ricorda le feste, ma poi non pratica i sacramenti e vive nel male. Non è devoto di Maria chi è lontano da Dio, nemico di Gesù, non si converte nel cuore, non vive concretamente la vita della Chiesa.
Pratichiamo dunque la devozione a Maria, ma quella che purifica l'anima e avvicina a Dio e ci rende obbedienti ai suoi comandamenti. Solo a questa condizione la devozione a Maria ci darà pace in vita, fiducia in morte e ci aprirà le porte del paradiso.
DICIOTTO MAGGIO
La presenza di Dio
1. In questo momento, in qualsiasi momento, noi ci troviamo con Dio. Quando camminiamo, studiamo, lavoriamo, dormiamo; quando mangiamo, quando parliamo e anche quando commettiamo il male ci troviamo in presenza di Dio. Dio è di fronte a noi, intorno a noi, dentro di noi: vede ogni nostra azione, sente ogni nostra parola, conosce ogni nostro affetto e pensiero. Ci guarda di giorno e di notte, quando siamo soli e quando siamo in compagnia, in ogni tempo e in ogni luogo. Non possiamo dire di fare il male senza vergognarci, perché nessuno lo sa: ci vede Dio.
2. È certamente un atto di grande orgoglio e di disprezzo peccare proprio davanti a Dio. Davanti a un Dio così santo e potente. Peccare sotto lo sguardo del Padre, del Redentore, del Giudice onnipotente e giusto. Ci vergogniamo di compiere il male davanti agli uomini, lo facciamo di nascosto sperando che nessuno ci scopra, e non ci vergogniamo di commetterlo alla presenza del Signore.
3. Quando saremo giudicati da Dio, non sarà necessaria la presenza di accusatori e di testimoni per provare l'accusa e per convincerci. Il Signore sarà insieme il giudice e il testimone. Guardando quegli occhi amareggiati, ci sentiremo confusi nel ricordare che hanno assistito alle nostre malvagità. Si dimostra davvero incosciente il cristiano nel fare il male davanti al demonio che è sempre pronto ad accusarlo, davanti all'Angelo custode che non potrà più difenderlo, davanti a Dio che dovrà giudicarlo.
Dio è quindi sempre presente, in ogni tempo e in ogni luogo. Vede l'intimità del nostro cuore, come dice un Salmo, e guarda i giusti con occhio d'amore e di misericordia. Se vogliamo attirare su di noi lo sguardo compassionevole e benevolo di Dio, cerchiamo di attirare anche quello di Maria. I santi Padri della Chiesa ci insegnano che gli occhi di Maria si posano ugualmente sui buoni e sui peccatori: sui primi con compiacenza e amore, sui secondi con misericordia e pietà.
Maria è proprio come tutte le mamme, che guardano con tenerezza tutti i figli che a loro fanno onore, ma non smettono di seguire addolorate i figli disobbedienti; anzi, si può dire che si preoccupano più di questi, perché cambino vita. Ripetiamo allora con tutto il cuore la preghiera della Chiesa: «Rivolgi a noi quegli occhi tuoi misericordiosi». Allora scorgeremo la luce della verità, ci renderemo conto che Dio vede e giudica tutto. E il pensiero di un Dio sempre con noi, sarà non solo il richiamo a una possibile condanna, ma certezza di aiuto, di forza e di ogni bene.
Maria ha sempre vissuto alla presenza del suo Signore, e noi, animati da questo pensiero e dal desiderio di imitarla, ci avvieremo davvero verso la strada della felicità.
DICIANNOVE MAGGIO
Meditazione sui due padroni
1. Chiediamoci francamente se vogliamo servire Dio o il demonio. Pensiamoci bene, perché non è possibile trovare un compromesso e accontentarli tutti e due. Non è possibile essere buon cristiano per un giorno, e abbandonarci al male il giorno dopo. Partecipare alla Messa la domenica, recitare qualche preghiera, magari fare il mese di maggio, e poi... fare i nostri comodi. Questo vuol dire prendere in giro il Signore, e fare il gioco del suo nemico il diavolo.
2. Se ci mettiamo al servizio di Dio, forse patiremo delle sofferenze per qualche anno, ma la felicità durerà in eterno. Qualche decina d'anni di mortificazioni e un'eternità di gioia. E non dobbiamo dimenticare poi che il Signore nostro è un padrone buono, ci aiuterà, ci conforterà, e ci consolerà anche in questa vita. Se poi per servire Dio dobbiamo portare una croce, questa non sarà mai pesante e dolorosa come quella portata da Gesù.
3. Se invece ci mettiamo al servizio del demonio, il piacere sarà breve e le sofferenze dureranno in eterno. È poi vero che il demonio riesce ad accontentare i suoi seguaci in questo mondo? No, lo sappiamo per esperienza. Dobbiamo sapere che il diavolo è un signore che ci odia come i peggiori nemici. Non ci si può quindi aspettare niente di buono da lui.
È tempo di scegliere fra i due padroni, tra il Signore e il diavolo, tra il bene e il male. È tempo di seguire gli esempi della nostra Madre celeste. La Madonna è sempre stata tutta dalla parte di Dio, solo di Dio. Fin dall'inizio della sua vita, si è consacrata tutta al servizio del Signore, e non ha mai cambiato la sua decisa volontà. Tutta e sempre di Dio, nell'immacolata concezione e negli anni che ha trascorso con i suoi genitori; tutta e sempre di Dio, nel suo matrimonio con Giuseppe; tutta e sempre di Dio, nell'avventura della sua vita con Gesù.
Anche noi mettiamoci seriamente al servizio di Dio, senza riserve, osservando i comandamenti, praticando i precetti della Chiesa e nella pratica dei sacramenti. Rifiutiamo il male, mortifichiamo i nostri sensi, pratichiamo la purezza della mente, del cuore e del corpo. Solo così potremo godere la pace in vita, morire sereni, e poi essere felici con Gesù e Maria per tutta l'eternità.
VENTI MAGGIO
Rimandare al domani
1. Forse desideriamo convertirci, metterci al servizio del Signore. Ma oggi no. Oggi è troppo difficile. Prima dobbiamo sempre fare qualcosa d'altro: risolvere un problema, vedere certa gente, fare un certo affare. E aspettiamo sempre che arrivi il momento buono. È da molto tempo che ci comportiamo così e non facciamo mai niente.
2. Noi aspettiamo e rimandiamo, ma non è detto che Dio sia sempre disposto ad aspettare. Non si può affrontare in questo modo il grande problema della nostra salvezza. È vero che Dio ha atteso fino ad oggi, ma non è detto che si accontenti dei nostri ritardi. È vero che il Signore è sempre stato buono con noi, ma non è detto che non cominci ad essere giudice giusto. E poi, se è certamente vero che il Signore è bontà infinita, questa non è una ragione valida per continuare ad offenderlo.
3. Quando un cristiano si perde, è quasi sempre a causa dei ritardi, del rimandare a un altro momento. Sono pochi quelli che decisamente si rifiutano di convertirsi; ma sono sempre pochi quelli che vogliono convertirsi subito. Poi s'avvicina la fine della vita, e si rimanda anche allora. Si spera sempre di migliorare, di guarire. E ciò che non siamo stati capaci di fare al momento opportuno, è difficile che lo riusciamo a fare in un tempo meno adatto, come è quello della morte. Pensiamoci bene: se non cambiamo vita subito, c'è il pericolo che non si riesca più a cambiarla.
Il Signore ci invita continuamente alla conversione e noi continuiamo a vivere pigramente, mettendo in pericolo la nostra stessa vita. È tempo di rispondere: «Eccoci, Signore, siamo pronti». Cambiamo vita finché siamo in tempo: Maria sarà al nostro fianco per aiutarci. È vero che dobbiamo superare molti ostacoli, molte difficoltà interne ed esterne. Ma non c'è nulla da temere: Maria è madre di Gesù che tutto può, Maria è madre nostra che desidera solo aiutarci.
Andiamo da lei, preghiamola con fiducia che ci ottenga il perdono e la grazia che spezza le catene che ci tengono legati al male, preghiamola che ci dia la forza e il coraggio per mettere fine ad ogni esitazione. Preghiamo la Madonna che ci assista nella lotta che dobbiamo sostenere con i nemici della nostra salvezza, e ci dia la forza per rimanere costanti nel praticare il Vangelo.
VENTUNO MAGGIO
Il sacramento della Penitenza
1. Quando facciamo il male e offendiamo gravemente l'amore di Dio non ci confessiamo subito. Eppure quando ci ammaliamo seriamente chiamiamo subito il medico. Evidentemente diamo più importanza alla salute del corpo che alla salvezza dell'anima. Intanto, mentre rimandiamo il sacramento della Penitenza, il peccato mette radici in noi, diventa abitudine. Poi arriva una festa, la Pasqua o il Natale, e solo allora ci confessiamo. Forse dovremmo morire per Pasqua o per Natale, se vogliamo salvarci?
2. Forse pensiamo che non sia necessario frequentare il sacramento della Penitenza perché non facciamo niente di veramente grave. Tuttavia ogni giorno disobbediamo, anche se in maniera leggera, alla legge di Dio. Prima o poi sconteremo la pena anche di queste colpe veniali. E invece sarebbe facile liberarsi di tutte queste nostre debolezze quotidiane, se decidessimo di avere un rapporto frequente, sincero e di fiducia con il nostro confessore che dovrebbe essere per noi soprattutto un direttore spirituale al quale confidare le nostre pene, i nostri dubbi, le nostre debolezze. Se avessimo anche solo una piccola macchia in faccia, non avremmo il coraggio di comparire in pubblico senza esserci lavati; e con tante macchie sull'anima ci presentiamo tranquillamente ogni giorno davanti al Signore.
3. Noi diciamo che abbiamo provato a confessarci spesso, senza ottenere dei grandi risultati. Forse non sappiamo confessarci bene. E se ricadiamo negli stessi peccati, anche facendo l'esame di coscienza, anche pentendoci, facendo dei buoni propositi e confessandoci, cosa mai potrà succedere se non facciamo più nulla di tutto questo? Proviamo a pensare alla fortuna che abbiamo avendo a disposizione il sacramento del perdono e della Penitenza. Non facciamo che arrivi anche per noi il momento in cui desidereremmo fare una buona confessione e non ne avremo più la possibilità.
Confessiamoci frequentemente e confessiamoci bene. La confessione è il sacramento della vita o della morte, a seconda delle disposizioni con cui lo si pratica. È il sacramento della vita per chi vi si accosta con dolore sincero e propositi veri; è un sacramento di morte per chi lo riceve senza dolore e senza buoni propositi, o si lascia vincere dalla vergogna, tacendo le proprie colpe. Per fare bene questo sacramento, guardiamo a Maria e invochiamo il suo aiuto.
La vita di Maria deve essere per noi come uno specchio che ci mostra tutte le nostre mancanze. Guardiamo Maria e ricordiamo che con i nostri peccati abbiamo offeso suo Figlio e addolorato il suo cuore. Guardiamo Maria, e nel vederla così fedele al bene, anche in mezzo alle più gravi difficoltà della vita e ai più grandi dolori, sapremo trovare la forza per ritornare alla legge di Dio.
Invochiamo Maria, perché ci ottenga luce alla mente per conoscere davvero e sinceramente la situazione della nostra coscienza, forza al cuore per respingere il male, costanza alla volontà per camminare sulla strada verso la salvezza di Dio. La Madonna ci otterrà la grazia di accostarci al sacramento della Penitenza e della Riconciliazione con le dovute disposizioni.
VENTIDUE MAGGIO
Il sacramento dell'Eucarestia
1. Gesù, venuta l'ora, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine. Mentre cenava con loro, prese il pane e rese grazie, lo spezzò, lo diede ai suoi discepoli e disse: «Prendete e mangiatene tutti: questo è il mio corpo offerto in sacrificio per voi». Poi prese il calice del vino, rese grazie con la preghiera di benedizione, lo diede ai suoi discepoli e disse: «Prendete e bevetene tutti: questo è il calice del mio sangue versato per voi e per tutti in remissione dei peccati. Fate questo in memoria di me».
2. In questo sacramento, Gesù Cristo dona il suo corpo immolato perché sia per noi nutrimento e forza, offre il suo sangue versato perché diventi per noi bevanda che ci lava da ogni colpa. Nell'Eucarestia si realizza per davvero la nostra unione perfetta con Gesù e la Trinità santissima. Il nostro corpo intero diventa allora più sacro delle chiese, degli altari, dei calici; abbiamo in noi il re della gloria e noi diventiamo suoi, come sarà in paradiso.
3. Nell'Eucarestia Gesù ci mette a disposizione tutte le grazie necessarie per vincere il demonio, per dominare le passioni, per distaccarci dalla vanità della gloria del mondo. Questo cibo di vita fa i santi. Se noi siamo così deboli, se non progrediamo nella vita cristiana, è perché non riconosciamo davvero il Signore nell'Eucarestia, non ci accostiamo a lui con sufficiente comprensione e rispetto, non ci prepariamo a riceverlo con un comportamento quotidiano da veri figli di Dio. Dobbiamo sapere che l'incontro e la comunione con Gesù è la sola strada utile per la nostra salvezza.
La carne di Cristo è la stessa carne di Maria. Quel Gesù che riceviamo nell'Eucarestia è infatti lo stesso che è nato da lei. Se Gesù si dà a noi per diventare la nostra forza e la nostra salvezza, dobbiamo essere riconoscenti anche alla Madonna che gli ha dato il corpo e il sangue, che non lo ha mai abbandonato e lo ha seguito fin sul Calvario dove si è compiuto l'estremo sacrificio.
Maria ci insegna che non dobbiamo mai abbandonare Gesù, dobbiamo visitarlo spesso nelle chiese, parlare e confidarci con lui nella preghiera, partecipare al sacrificio della Messa e riceverlo nella santa Comunione. «Se non mangiate la mia carne e non bevete il mio sangue» ha detto un giorno Gesù «non avrete in voi la vita».
La Madonna può essere contenta per il poco rispetto che abbiamo in chiesa dove c'è l'Eucarestia, per l'abbandono in cui lasciamo Gesù sugli altari, per la poca frequenza e lo scarso fervore con cui ci accostiamo alla Comunione? Chiediamo perdono per la nostra ingratitudine e indifferenza verso questo sacramento, e facciamo il proposito di essere più rispettosi e attenti verso Gesù eucaristico.
VENTITRÉ MAGGIO
Le ispirazioni di Dio
1. Dio ci chiama in tanti modi con le sue ispirazioni. Ora con un sentimento interiore, con una chiara conoscenza della verità; ora con richiami e ammonimenti che ascoltiamo, con un libro che leggiamo. L'esempio di un peccatore che cambia vita ci suggerisce di cambiare anche noi vita; una morte improvvisa ci ammonisce ad esaminare la nostra coscienza; una sensazione di intima insoddisfazione ci dice di abbandonare una cattiva abitudine; una dolcezza inaspettata ci fa capire quanto è dolce servire Dio.
2. Dio ci chiama in molti modi, ma sta a noi rispondere alle sue chiamate. Lo Spirito Santo è luce che rischiara, è rugiada che feconda, è medicina che guarisce. Ma risana chi vuol essere guarito, feconda i cuori che si aprono, rischiara le anime che non si chiudono al sole. La grazia ci è data per salvarci, ma non contro la nostra volontà; ci è data per santificarci, ma non per farci santi per forza. Chi non ascolta le ispirazioni di Dio, una meditazione, le parole di un confessore, un libro che lo scuote, non solo disubbidisce ma si ribella allo Spirito Santo.
3. Dio ci chiama, ma poveri noi se non rispondiamo subito alle sue chiamate. Appena Matteo si sentì chiamare da Gesù, si alzò e lo seguì, da peccatore diventò apostolo. A uno sguardo del Maestro, Pietro scoppiò in lacrime di penitenza, e si convertì. Giuda non si piegò ai richiami e ai rimorsi, si disperò per sempre. La prima ispirazione che rifiutiamo, quella che sentiamo in questo momento, può essere l'ultima grazia che il Signore ci manda. Se per esempio Dio ci chiama a scegliere un determinato tipo di vita, e non l'ascoltiamo subito, può darsi che non ci faccia più sentire la sua voce. Cosa succederà se scegliamo la nostra vita solo per caso o per capriccio?
Temo il Signore che passa - diceva sant'Agostino - perché se non gli apro subito la porta del cuore, può darsi che non passi più. Rispondiamo prontamente alle ispirazioni di Dio, specialmente in questi giorni. Il mese di maggio è il mese delle ispirazioni di Dio per mezzo di Maria. Sono sante ispirazioni le meditazioni sulle verità eterne che leggiamo in questi giorni; sono ispirazioni le riflessioni che ci vengono spontaneamente in mente dopo ogni meditazione.
Non lasciamo cadere invano tanti inviti, tante grazie del Signore e della Madonna. Questo mese può essere per molti un mese di vita o di morte, a seconda di come rispondiamo alle chiamate del Signore. Pensiamoci sul serio e prendiamo davvero una decisione.
VENTIQUATTRO MAGGIO
Riflessione sul peccato veniale
1. Si dice che il peccato veniale sia un piccolo male; ma un'offesa al nostro Salvatore non è mai cosa da poco. Un cristiano si dimostra sempre insolente e ingrato offendendo un Padre tanto buono, uno Sposo tanto fedele, un Redentore così misericordioso. Certamente vi è una differenza grande tra il peccato mortale e quello veniale; ma un vero figlio di Dio può davvero fare queste distinzioni, e decidere tranquillamente di ricambiare l'amore con un dispetto?
2. Una disubbidienza fatta impulsivamente può essere ancora comprensibile. Ma sapere che una bugia, un dispetto, una parola è un peccato veniale e commetterlo ugualmente è come dire: preferisco prendermi questa piccola soddisfazione piuttosto che rinunciare a offendere Dio. In più, offenderlo abitualmente, in ogni occasione, senza farci caso, senza correggersi, vuol dire essere un dolore continuo per il nostro Padre celeste. Allora, se non esistesse l'inferno, faremmo le peggiori malvagità con la stessa facilità, perché non ci importa niente di Dio?
3. Se continuiamo così, presto o tardi cadremo nelle colpe gravi. Non ci rendiamo conto che le nostre forze s'indeboliscono giorno per giorno, che il giudizio non ci interessa più e che Dio s'allontana da noi. Non si può pensare che il Signore voglia stare in un'anima che l'offende continuamente. Spesso siamo al limite del peccato mortale, e non sappiamo neppure noi se l'abbiamo passato. È difficile pensare di salvarsi la vita camminando sempre sull'orlo del precipizio.
L'anima di Maria non è mai stata macchiata da alcuna colpa. È stata l'unica creatura ad avere il privilegio di essere esente da ogni male. Eppure Maria, anche se confermata nella grazia, ha sempre custodito attentamente il suo cuore. Noi invece, naturalmente fragili, non sappiamo o non vogliamo frenare i sensi, mortificare il corpo, dominare le passioni. Non c'è quindi da meravigliarsi se commettiamo tanti peccati veniali. È vero che il peccato veniale non ci fa perdere la grazia, ma è altrettanto vero che ci espone a ogni pericolo, specialmente se commesso volontariamente. Chi è infedele nel poco diventerà infedele nel molto. Dalle mancanze veniali abituali nascono la tiepidezza, la debolezza spirituale, e poi le gravi cadute.
Dobbiamo perciò porre tutta la nostra attenzione e volontà nell'eliminare anche le più piccole mancanze. Ci deve essere di esempio la delicatezza e la vigilanza di Maria. Saremo fortunati se troveremo la capacità di rivolgere costantemente il nostro sguardo alla Madonna, perché a poco a poco ci purificheremo, acquisteremo forza e coraggio, e non vivremo più la vita fiacca delle anime tiepide.
VENTICINQUE MAGGIO
Meditazione sul purgatorio
1. In purgatorio si è puniti dalla giustizia divina. In purgatorio si ama Dio e si è purificati dallo stesso Dio. Si soffre il tormento di non poter godere di Dio, una sofferenza ben maggiore di quelle che si hanno in questo mondo, ma per forza, senza merito e senza ricompensa. Il pensiero di poter finire in prigione ci riempie di paura, ma non ci preoccupiamo troppo di andare in purgatorio.
2. Si va in purgatorio a causa di piccole mancanze, come si legge nelle vite dei santi. Cosa sarà di noi, che tanto facilmente perdiamo la calma, disubbidiamo, siamo poco rispettosi in chiesa e fuori, trascuriamo i nostri doveri, ci occupiamo di tante cose inutili, siamo così poco attenti agli altri? Sarà il caso di correggerci finché siamo in tempo.
3. Non si sa quanto tempo si rimarrà in purgatorio, che cosa ci riserverà la giustizia offesa di Dio. È certo però che non si può entrare in paradiso, finché non si è perfettamente purificati. Non illudiamoci dunque che il tempo del purgatorio sia breve e piacevole. I suffragi continui della Chiesa, la dottrina dei padri e dei dottori, le rivelazioni dei santi ci parlano di pene dure che si prolungano per molto tempo. Potrebbe essere molto lungo il nostro purgatorio, per i tanti peccati veniali che commettiamo continuamente; e forse per qualche peccato mortale che ci è stato perdonato per la colpa ma di cui dobbiamo scontare la pena. Potremmo scontare facilmente queste pene nel corso della vita mediante la mortificazione e la carità, ma non ce ne preoccupiamo.
Se vogliamo evitare il purgatorio o almeno essere consolati in quei tormenti, ricordiamoci che la Madonna è una regina di misericordia. Maria non si limita ad essere pietosa verso chi vive sulla terra, ma è misericordiosa anche con le anime purganti. Per questo, la pietà dei fedeli la invoca come Nostra Signora del Suffragio.
Maria consola le anime del purgatorio pregando suo Figlio che abbrevi le loro pene, e invita tutti i buoni cristiani a fare opere di suffragio per quelle prigioniere d'amore. Da parte nostra dobbiamo ascoltare la Madonna e fare tante opere di suffragio per i nostri defunti, con l'offerta di sante Messe, con la mortificazione e con la carità cristiane. E per quanto ci riguarda personalmente, purifichiamo la nostra coscienza evitando ogni imperfezione volontaria.
Onoriamo sempre la Madonna ora che siamo pellegrini sulla terra, perché ci aiuti dopo la morte e ci faccia entrare presto nel possesso di Dio in paradiso.
VENTISEI MAGGIO
Meditazione su Gesù Bambino
1. Guardiamo la povertà estrema del bambino Gesù. Gli manca tutto: non ha casa, e trova l'unico rifugio in una stalla; non ha letto, e giace sulla paglia; non ha fuoco, e lo riscaldano due animali, un bue e un asino; avvolto dalla madre in misere fasce, è deposto in una mangiatoia. Gesù così povero, e noi così attaccati ai nostri beni, a tante cose che non sono neppure indispensabili per vivere dignitosamente?
2. Riflettiamo poi sulla sua mortificazione. Noi vediamo un piccolo bambino esposto a tutte le sofferenze e le umiliazioni di chi non ha nulla, neppure la casa. Eppure noi sappiamo che quella umana condizione è una libera e volontaria scelta di un Dio grande, potente, infinito, che tutto può. E noi, poveri uomini destinati a passare come niente e senza portar via niente, sempre alla ricerca di soddisfare comunque i nostri piaceri?
3. Non possiamo non vedere la sua umiliazione. Gesù viene sulla terra nel silenzio, nascosto, in un paesino sconosciuto del mondo di allora. A servire Dio in terra ci sono solo il falegname Giuseppe e la madre Maria. Di fronte alla gente non è altro che un poveretto. Nella notte in cui risuona il canto festoso degli angeli, vanno a trovarlo solo degli altri poveri, dei semplici pastori di pecore. E noi così ambiziosi? Saremo giudicati da quel bambino nella culla. E il criterio sarà quella stalla e quella paglia.
Il presepio è per noi la scuola sublime che ci insegna come dovrebbe essere la qualità della nostra vita.
Fin dal presepio, Gesù ci ha lasciato modelli di povertà, di mortificazione, di umiltà. Ha voluto essere povero per insegnarci a non attaccare il cuore ai beni della terra; ha voluto essere mortificato per insegnarci che dobbiamo controllare il nostro corpo; ha voluto essere umile per insegnarci a combattere la nostra presunzione.
Sono tre le passioni che dominano il cuore dell'uomo: l'amore della ricchezza, i piaceri, gli onori. E con suo Figlio, anche Maria ha amato la povertà, ha mortificato il corpo, è stata tanto umile quanto grande. Dovremmo guardare spesso il suo esempio anche noi, che per accontentare il corpo e la superbia o per avidità di ricchezze spesso ci esponiamo al pericolo di perderci per l'eternità.
Ricordiamoci che siamo cristiani, e seguiamo l'esempio dei poveri pastori: riconosciamo nel bambino del presepio il nostro Salvatore, e in Maria sua madre e la nostra stessa madre.
VENTISETTE MAGGIO
Meditazione sulla vita di Gesù
1. Gesù, finché ha vissuto in famiglia, è stato sempre ubbidiente a Giuseppe e a Maria. Il Figlio di Dio si è volontariamente sottomesso a due creature, nelle più piccole occupazioni quotidiane. E lo ha fatto volentieri, subito, con umiltà e convinzione. Un Dio onnipotente si è fatto ubbidiente come la più semplice delle creature, mentre noi non accettiamo neppure l'idea di avere delle autorità, o dei superiori ai quali dover rendere conto delle nostre azioni.
2. Le giornate di Gesù in famiglia sono state sempre occupate nel lavoro e nella preghiera. Gesù non ha mai voluto rimanere in ozio, dandoci così l'esempio di come dobbiamo vivere le nostre giornate, di come dobbiamo comportarci per evitare di cadere nelle tentazioni. Sottrarsi volontariamente al proprio dovere quotidiano, significa fare della propria vita un'avventura inutile e senza scopo, aperta a tutte le tentazioni e le possibilità di male.
3. Con il passare degli anni, mentre cresceva, Gesù è apparso anche all'esterno sempre più fedele al disegno di Dio. Gesù si è mostrato santo non solo davanti a Dio, ma anche davanti agli uomini, per mostrare a noi come dobbiamo crescere nelle virtù pubblicamente per dar l'esempio al prossimo. Questa è la strada maestra da seguire per arrivare alla salvezza: fedeltà al Signore nel segreto della propria coscienza, e fedeltà ai propri doveri di cristiano davanti a tutti gli uomini, in qualsiasi momento e occasione, senza rispetto umano.
La casa di Nazaret continua la lezione della grotta di Betlemme, e l'intera vita di Gesù ci mostra sempre più come dobbiamo crescere nel cammino della vita cristiana. L'obbedienza, il lavoro santificato dalla preghiera, il continuo crescere nel bene sono state le caratteristiche di Gesù nei trenta anni di vita in famiglia. Il suo esempio ci dice che anche noi dobbiamo praticare l'obbedienza, che non dobbiamo abbandonarci all'ozio ma dedicarci con impegno al lavoro del nostro stato, santificandolo con la preghiera, che nella via della salvezza non dobbiamo accontentarci del poco necessario compiuto per obbligo ma tendere sempre più in alto con il passare degli anni.
Maria ha seguito il modello di suo Figlio. Ha obbedito sempre, sempre laboriosa, senza trascurare niente con il pretesto della pietà o delle devozioni; ha sempre fatto fruttare abbondantemente i doni della grazia. E noi? Facciamo un serio esame del nostro modo di essere cristiani; se necessario decidiamo di correggerci con l'aiuto e la protezione della Madonna.
VENTOTTO MAGGIO
L'esempio di Gesù nel deserto
1. Gesù nel deserto ci insegna la necessità di avere dei momenti ed anche dei periodi sufficientemente lunghi di ritiro e di silenzio. Il Figlio di Dio non temeva le attrattive e il chiasso delle realtà terrene, le seduzioni degli uomini, le distrazioni delle chiacchiere inutili. Eppure se ne andò nella solitudine. Noi invece, così fragili nell'ambiente in cui viviamo ogni giorno, siamo spaventati al solo pensiero di poter rimanere soli con noi stessi e la nostra coscienza.
2. Gesù nel deserto ci insegna la necessità di mortificare i nostri sensi e il nostro corpo. Per quaranta giorni, Gesù ha digiunato e non ha preso cibo, e ha dormito sulla terra, anche se il suo corpo non poteva fare alcun male perché era perfettamente soggetto allo spirito. Noi invece, che siamo nati peccatori e siamo inclini al male, non osserviamo neppure più quei pochi giorni di digiuno e di astinenza che la Chiesa ci chiede di fare, e se lo facciamo cerchiamo di osservarli con il minor rigore possibile.
3. Gesù nel deserto ci insegna che dobbiamo pregare spesso, e che dobbiamo trovare anche dei periodi abbastanza lunghi di preghiera e di riflessione. Il Signore non aveva certo bisogno di chiedere la grazia che già aveva e non poteva perdere, non aveva bisogno di chiedere la virtù che possedeva in tutta la pienezza, non aveva bisogno di chiedere la conoscenza perché è la sapienza stessa di Dio. Noi invece, che abbiamo necessità della grazia, della virtù e della conoscenza, preghiamo così poco, per obbligo, distrattamente.
Sono tante le lezioni che ci vengono dai quaranta giorni passati da Gesù nel deserto, nel digiuno e nella preghiera. Lui era davvero il santo: non poteva temere di essere vinto dalle tentazioni, non aveva passioni da controllare o vizi da estirpare. Gesù è andato nel deserto per darci un esempio, per continuare i suoi insegnamenti di vita pratica cristiana. Ha pregato e digiunato per insegnarci come possiamo vincere le insidie e le tentazioni del mondo, per mostrarci che non possiamo fare a meno della penitenza e della preghiera.
Solo così possiamo vincere il mondo; solo chi prega e controlla i sensi supera le suggestioni e le tentazioni del demonio, signore del mondo. La solitudine del cuore, la preghiera e la meditazione, la mortificazione sono i soli mezzi per non ricadere nel peccato. Se non li adoperiamo, dovremo piangere la disgrazia di essere vittime del male.
Maria, nostra cara madre, pur non andando nel deserto, ha sempre vissuto secondo l'esempio del deserto. L'intera sua vita è il modello di un'esistenza tutta impiegata nel lavoro, nella preghiera, in una continua mortificazione, nel raccoglimento e nella serenità della sua famiglia. Noi invece, fragili e deboli, esposti ad ogni sorta di tentazioni, rifiutiamo i mezzi che ci allontanano dalla perdizione eterna, e pratichiamo volentieri quelli che ci portano alla morte. Ricordiamoci che Gesù è il nostro vero maestro, e Maria è vera madre nostra.
VENTINOVE MAGGIO
Meditazione su Gesù crocifisso
1. Guardiamo la bontà di Dio. Contempliamo la bontà del nostro Dio in Gesù crocifisso. Il Padre sacrifica suo Figlio, e il Figlio sacrifica se stesso per la nostra salvezza. Bastava una sola goccia di quel sangue divino per salvarci; la sua infinita bontà ha voluto che fosse versato tutto. In più, accetta di essere imprigionato, insultato, inchiodato alla croce. Ha amato più di tutti, e per questo è il più disprezzato di tutti.
2. Guardiamo la giustizia di Dio. Consideriamo la giustizia severa del nostro Dio in Gesù crocifisso. Il Figlio di Dio è condannato a morte, e a una morte ignominiosa, per i peccati del mondo. Lui è senza peccato, ma deve pagare perché ha voluto mettere su di sé tutti i peccati. Lui è innocente, ma deve essere crocifisso perché si è fatto volontariamente colpevole dei peccati degli altri. Lui è il Figlio di Dio, ma muore tra due ladri, abbandonato dal Padre, perché ha voluto presentarsi come il peccatore. Il peccato è davvero una cosa grave.
3. Guardiamo la giustizia, ma anche la bontà del nostro Dio. Impariamo due grandi verità. Bisogna dire allora che la nostra salvezza è molto importante, se per essa il Figlio di Dio arriva a morire in un modo così vergognoso. Facciamo quindi attenzione. Se Gesù è stato così duramente colpito dalla giustizia divina per i peccati degli uomini, come saremo noi per i nostri peccati? Chiediamo il perdono dei peccati e la salvezza, per il sangue di Gesù versato per noi.
Non dimentichiamo mai il Calvario. La nostra rovina si è consumata in un paradiso terrestre; il Calvario è il luogo dove si è compiuta la nostra redenzione. Il Crocifisso ha restaurato con la sua passione e morte ciò che Adamo ha rovinato con la sua disubbidienza. Nel paradiso terrestre Eva ha partecipato alla nostra condanna, sul Calvario Maria ha partecipato alla nostra riabilitazione. Nel paradiso terrestre abbiamo avuto una madre che ci ha traditi, dall'alto della croce Gesù ci ha affidati a Maria come madre.
Maria è dunque l'ultimo dono, dono grande e prezioso, del Salvatore agonizzante sulla croce. Apprezziamo tale dono e siamo figli devoti di Maria, conservando un cuore puro e sincero. Non addoloriamo il cuore di una Madre, offendendo suo Figlio e rendendo inutile la sua morte con la nostra vita di peccato. Imitiamo la santità della vita della Madonna, onoriamola nelle sue immagini, diffondiamo il suo culto e le sue devozioni. Se sapremo comportarci da figli, avremo al fianco una Mamma nell'ora della morte.
TRENTA MAGGIO
Meditazione su Maria addolorata
1. Sono tre i dolori che fanno soffrire maggiormente Maria. Il primo dolore è la perdita del Figlio innocente. Vedere il suo Gesù inchiodato in croce, fra due malviventi, fino a morire dissanguato e disprezzato da tutti. E pensare che, nonostante il grande sacrificio, noi cristiani vogliamo ugualmente perderci. A cosa è servito?
2. Il secondo dolore è vedere che il sangue di suo Figlio non solo è stato versato inutilmente per tanti uomini, ma sapere che quel sangue sarà la loro condanna. Sapere che quel sangue costituirà l'accusa e la punizione di tanti cristiani, anche loro suoi figli. Perdere Gesù e non salvare noi; anzi sapere che questo provocherà una condanna più dura. Maria è davvero una madre sconsolata.
3. Il terzo dolore è rendersi conto che noi cristiani, oltre a non capire e a non apprezzare il sacrificio di suo Figlio, ne abusiamo. Per assurdo, si potrebbe dire che se il Signore non fosse morto per noi, forse saremmo più controllati. Invece commettiamo il peccato con leggerezza proprio per la fiducia che abbiamo in quel sangue: continuiamo nel male fino alla morte, nella speranza che quel sangue alla fine ci salverà. E ci sono poi quei cristiani che vanno ancora oltre, e lo disprezzano, lo bestemmiano, lo maledicono. Maria è una madre proprio infelice, e noi siamo così insensibili da non provare compassione.
Contempliamo Maria sul Calvario. Tutta la sua vita è stata un martirio, per il pensiero delle sofferenze che si dovevano abbattere su suo Figlio; ma là, sul Calvario, il suo dolore passò ogni limite. La Chiesa la chiama Regina dei Martiri, perché ha sopportato tutti i dolori, nel corpo e nello spirito. Maria ha sofferto ed ha accettato di soffrire per il bene del genere umano, ed è stata associata alla passione di Gesù, diventando così nostra corredentrice. Com'è possibile non essere riconoscenti alla Madonna?
Impariamo da Maria addolorata a sopportare con coraggio il dolore e le avversità della vita. Ai piedi della croce, la Madonna ha sofferto con calma e coraggio: chiusa nel suo dolore ha adorato la volontà di Dio e ad essa si è sottomessa. Invochiamo l'Addolorata che ci aiuti a conquistare la virtù della pazienza. E quando incontriamo la sofferenza, guardiamo Maria ai piedi della croce per riceverne conforto e coraggio.
TRENTUNO MAGGIO
L'amore a Gesù
1. Noi sentiamo dentro il nostro cuore un bisogno irresistibile: il bisogno di amare. Ci dovrebbe quindi risultare facile amare Gesù, il più meraviglioso degli uomini, l'unico uomo che è anche Dio. Noi amiamo volentieri un'automobile, un orologio, un quadro, perché sono belli. Che cosa sono tutte queste cose di fronte al Signore? Eppure lo amiamo tanto poco, o solo nei momenti di bisogno.
2. Noi non amiamo, o amiamo poco Gesù, ma lui sicuramente ci ama. Ci ama tanto, che fin dalla nascita ha pensato unicamente alla nostra salvezza. Per noi ha rinunciato a rimanere solo Dio, per noi si è fatto debole bambino, per noi ha svolto la sua missione di salvezza tra mille difficoltà e incomprensioni, per noi ha sopportato insulti e flagelli, per noi ha versato il suo sangue, per noi è morto. È difficile immaginare cosa un uomo possa fare di più per gli altri.
3. Eppure a lui tutto questo è sembrato poco. In più ci ha voluto lasciare il sacramento del suo corpo in cibo e del suo sangue in bevanda. Noi ci commuoviamo davanti a un bambino che ci sorride, perfino davanti a un cagnolino che ci scodinzola attorno. E non sappiamo corrispondere all'amore infinito di Dio. Non dobbiamo avere paura, o vergognarci di mostrargli il nostro affetto. Egli se l'aspetta, ce lo chiede. Egli è pronto ad accogliere il nostro amore, anche se in passato l'abbiamo offeso. Se abbiamo un po' di sensibilità, non possiamo rimanere indifferenti davanti alla tenerezza di Gesù.
Gesù è l'amore degno del nostro cuore, l'amore capace di appagare ogni nostra aspirazione e di darci la felicità. Gesù è la via da seguire, per non smarrire la strada della salvezza; solo Gesù è la verità; solo Gesù è la vita.
Amiamo Gesù. Ne ha diritto perché è nostro Dio, nostro Redentore, nostro amico fedele. Nessuno ci ha mai voluto bene quanto lui.
Amiamo Gesù con un amore vero, fuggendo il male, praticando i suoi insegnamenti, imitando i suoi esempi, senza vergognarci mai del suo Vangelo e della sua Chiesa.
Amiamo Gesù, e la nostra vita scorrerà serena, la nostra morte sarà dolce, la nostra eternità sarà felice.
Questo è anche l'invito della Madonna, in questo ultimo giorno del mese di maggio a lei dedicato. Durante questi giorni Maria ha parlato al nostro cuore, l'ha scosso con la meditazione delle verità eterne, perché ci diamo tutti al Signore. È proprio questo lo scopo della devozione mariana: di portarci a Gesù, di riposare sul suo cuore, per ottenere pace, forza e amore, così da vivere cristianamente, in attesa del paradiso.
Ascoltiamo gli inviti affettuosi della nostra Madre celeste, accontentiamo il desiderio del suo cuore materno: andiamo a Gesù, chiediamogli perdono dell'indifferenza passata e promettiamogli la nostra fedeltà.
Chiediamo a Maria che ci aiuti, ci incoraggi, ci assista, perché noi non ci allontaniamo mai più da Gesù e da lei. Dobbiamo essere capaci di chiude
Commenti
Posta un commento