Carissimi amici e lettori,
quando il generale Vannacci, scrisse il suo libro il "mondo al contrario," tanti intellettuali sinistroidi si sono risentiti, ma come dargli torto, non ha detto altro che la verità; questo mondo è proprio al contrario per non dire di peggio.
Ma come il mondo risulta oggi al contrario, abbiamo anche una Chiesa a guida Jorge Mario Bergoglio, che non si fonda più su una Verità eterna e rivelata insegnata dall'alto dall'autorità. La situazione nella Chiesa con la rinuncia di Benedetto XVI è stata tanto strana fino al dicembre 2022 con la sua morte. Si era venuta a creare una situazione atipica:con un pontefice regnante ed uno emerito che coabitavano all'interno delle stesse mura.
Con due tifoserie in lotta tra di loro, i bergogliani e gli orfanelli ratzingeriani, sotto lo sguardo amabile di Jorge Mario Bergoglio e Joseph Ratzinger che non erano in lotta tra di loro, ma in perfetta sintonia. Vediamo bene, ad essere schietti ed onesti, Bergoglio è in perfetta continuità con i suoi predecessori: da Roncalli a Ratzinger, per quel che riguarda l'attuazione del Concilio Ecumenico Vaticano II. Per comprendere che l’attuale pontefice, in realtà, sia impegnato in una azione di attuazione dei capisaldi delle costituzioni e dei decreti nati dai lavori conciliari.
Certamente la Chiesa, con Bergoglio è in discontinuità, con la Chiesa che fu governata da papa Pio XII, che fu in continuità con i suoi predecessori, da San Pietro fino a lui.
Considerazioni riguardo il pontificato "rivoluzionario" di Bergoglio: ricordatevi che è stato Ratzinger fine teologo di Tubinga, che ne ha messo le fondamenta.
Ha avuto un notevole impatto sulla vita della Chiesa sulla tradizione intellettuale della chiesa dagli anni Cinquanta in poi.
Considerazioni riguardo il pontificato "rivoluzionario" di Bergoglio: ricordatevi che è stato Ratzinger fine teologo di Tubinga, che ne ha messo le fondamenta.
Ha avuto un notevole impatto sulla vita della Chiesa sulla tradizione intellettuale della chiesa dagli anni Cinquanta in poi.
Ha cercato di rivisitare e correggere le traiettorie prese dopo il Concilio Vaticano II, sia da cardinale che da papa, senza riuscirci, ha sperimentato i limiti della sua visione. Non ha mai fatto un vero tentativo di riformare la curia. La Chiesa dai saldi principi si è svegliata a quella dai principi fluidi. Fra il teologo Ratzinger e Bergoglio si sono divisi i conservatori e i sostenitori dell'apertura al mondo.
Ma anche la politica grazie alle continue ingerenze e agli interventi di Bergoglio a sostegno del principio dello ius soli e dello ius culturae, che ha diviso l’opinione pubblica. Fra chi già sosteneva l’estensione dei diritti ai nuovi italiani e chi invece ritiene che le attuali regole per ottenere la cittadinanza siano sufficienti.
I conservatori, sostengono che Bergoglio stia tradendo la dottrina sociale della Chiesa, di cui invece a loro dire il suo predecessore sarebbe stato scrupoloso custode. Invece no, io parlerei di chi continua a condividere il pensiero del giovane Joseph Ratzinger,che del concilio fu perito. Bergoglio non intende, come largamente richiesto, di ripulire la curia, ma a fatto di più si è inventato una nuova pastorale, che si lascia alle spalle «la solenne sciocchezza del proselitismo». Egli propone di «ripartire dal Concilio e aprirsi alla cultura moderna». Siamo solo di fronte a una Chiesa più mondana, aperta al cambiamento della dottrina e dei dogmi, contro una Chiesa con principi ancora cattolica ma eclissata dalle aperture del Concilio Vaticano II.
I conservatori devono rendersi conto, che a differenza di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, che hanno guidato la barca di Pietro su una linea prudenziale ma solo di facciata, che Francesco oggi attua i criteri già prestabiliti dai suoi predecessori con il concilio vaticano II. Possiamo ancora trovare pochi cardinali, e vescovi, e spesso giovani sacerdoti, e alcune conferenze episcopali come quelle dell’est europeo e africane, in buona parte quella statunitense che cercano di frenare la deriva di cui è stata travolta la Chiesa ma con scarso successo. Le conferenze episcopali europee come quella italiana nei suoi vertici oggi sono tutti bergogliani, come si evince giornalmente dalla lettura dell’Avvenire catto-fluido. La Chiesa che voleva essere di rottura e che Ratzinger sognava a Tubinga, è la stessa Chiesa oggi governata da Bergoglio aperta al mondo, pronta a rinnegare la fede e la dottrina cattolica che ci è stata tramandata dagli Apostoli.
Ma anche la politica grazie alle continue ingerenze e agli interventi di Bergoglio a sostegno del principio dello ius soli e dello ius culturae, che ha diviso l’opinione pubblica. Fra chi già sosteneva l’estensione dei diritti ai nuovi italiani e chi invece ritiene che le attuali regole per ottenere la cittadinanza siano sufficienti.
I conservatori, sostengono che Bergoglio stia tradendo la dottrina sociale della Chiesa, di cui invece a loro dire il suo predecessore sarebbe stato scrupoloso custode. Invece no, io parlerei di chi continua a condividere il pensiero del giovane Joseph Ratzinger,che del concilio fu perito. Bergoglio non intende, come largamente richiesto, di ripulire la curia, ma a fatto di più si è inventato una nuova pastorale, che si lascia alle spalle «la solenne sciocchezza del proselitismo». Egli propone di «ripartire dal Concilio e aprirsi alla cultura moderna». Siamo solo di fronte a una Chiesa più mondana, aperta al cambiamento della dottrina e dei dogmi, contro una Chiesa con principi ancora cattolica ma eclissata dalle aperture del Concilio Vaticano II.
I conservatori devono rendersi conto, che a differenza di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, che hanno guidato la barca di Pietro su una linea prudenziale ma solo di facciata, che Francesco oggi attua i criteri già prestabiliti dai suoi predecessori con il concilio vaticano II. Possiamo ancora trovare pochi cardinali, e vescovi, e spesso giovani sacerdoti, e alcune conferenze episcopali come quelle dell’est europeo e africane, in buona parte quella statunitense che cercano di frenare la deriva di cui è stata travolta la Chiesa ma con scarso successo. Le conferenze episcopali europee come quella italiana nei suoi vertici oggi sono tutti bergogliani, come si evince giornalmente dalla lettura dell’Avvenire catto-fluido. La Chiesa che voleva essere di rottura e che Ratzinger sognava a Tubinga, è la stessa Chiesa oggi governata da Bergoglio aperta al mondo, pronta a rinnegare la fede e la dottrina cattolica che ci è stata tramandata dagli Apostoli.
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