Carissimi amici e lettori,
oggi vogliamo offrirvi come lettura tratti della vita di Santa Margherita da Cortona (nata a Laviano,nel 1247– Cortona, 22 febbraio 1297) è stata una religiosa italiana, appartenente al Terz'Ordine francescano secolare. Nel 1728 è stata proclamata santa da papa Benedetto XIII.
Nella vicenda di questa Santa della seconda metà del Duecento ci sono tutti gli ingredienti per una fiaba o per una fiction Tv: una bella ragazza, un castello principesco, una matrigna che la odia e non le risparmia umiliazioni, un amante che poi muore in circostanze misteriose, e infine una conversione che la porta alle vette della santità. Ma qui di fiabesco non c’è proprio nulla, perché è una storia vera. Carissimi lettori e amici,i santi sono coloro che, affidandosi alla grazia di Dio, e scegliendo tenacemente la via del bene, hanno costruito giorno per giorno la loro bellezza. La scelta del bene costa sacrificio, certo, ma è l’unica capace di rivelare quella bellezza che è la nostra somiglianza con Dio. I santi sono proprio quelle persone che con la loro vita, quotidianamente travagliata, sanno rendere trasparente il passaggio di Dio in mezzo a noi. Essi sono l’incarnazione che continua, lo sguardo di Gesù che ci raggiunge fisicamente e ci ama nel profondo. Sono apparizioni di cielo, pienamente terrene , e per questo li possiamo incontrare. I santi non piovono dal cielo ma sono uomini e donne che vivono in questo mondo con noi ,camminano al nostro fianco, sono uomini e donne che hanno preso sul serio il Vangelo e cercano di viverlo ogni giorno e ci vogliono bene. Grande speranza, anche perché tutti i santi del cielo oggi ci rassicurano: «Anche tu puoi farcela, attraversa, “senza terra”, la terra, noi ti attendiamo in cielo!»
Ringraziamo Abbé Louis-Numa Julien e la redazione di Disputationes Theologicae di aver condiviso con noi questo articolo auguriamo a voi tutti buona lettura.
A.Di J.
Il concubinaggio
Santa Margherita di Cortona nacque a Liviano, in diocesi di Chiusi in Toscana nel 1247. Dopo un’infanzia allegra e normale perdette sua madre durante l’adolescenza. Il padre si risposò e ciò le fornì il pretesto per vivere secondo i suoi capricci. La sua grande bellezza fu presto notata dagli uomini della regione e soprattutto da un ricco uomo di Montepulciano, che s’innamorò perdutamente di lei e portò la magnifica ragazza di sedici anni nel suo castello. Durante nove anni visse nella bella dimora in cui il suo concubino poteva soddisfare il suo amore per il lusso e il piacere, al punto che le sue amiche, rimproverandole un giorno il suo aspetto esteriore, le dissero: “che sarà di te, o vanitosa Margherita?”.
Cosciente del suo stato e della sua vita peccaminosa e miserevole, volle continuare, durante tutto il tempo del suo sbandamento, a occuparsi dei poveri e a coltivare un po’ di preghiera personale.
Nel 1274, il suo concubino partì per qualche giorno. Quale grande sorpresa quando, dopo tre giorni, vide tornare sola soletta la cagnolina ch’egli aveva portato con sé. Quest’ultima arrivando si mise ad abbaiare, a guaire e a tirare per la veste Margherita per farle capire di seguirla. Meravigliatasi seguì la cagnolina al di fuori e dopo una breve passeggiata scoprì in un bosco il corpo del suo amante, nascosto sotto dei rami e steso al suolo già in parte roso dai vermi. Piena d’orrore per tale visione e sorretta dalla grazia di Dio capì tutta la gravità della sua vita peccatrice, la stupidità d’essersi abbandonata a una creatura che non era che corruzione e, abbandonando quella dimora, se ne ritornò come il figliol prodigo verso suo padre. Voleva implorare perdono per una vita così scandalosa ed avere il suo aiuto alfine di riparare e far penitenza. Il padre accettò e Margherita cominciò a far penitenza. Dopo tanti anni di vita licenziosa non sapeva se Nostro Signore le avrebbe ridato la grazia. Moltiplicò allora le penitenze straordinarie per ricevere dal Cielo un segno che potesse tranquillizzare la sua coscienza tormentata. Fu così che si presentò più volte alla Messa parrocchiale in cui erano riuniti tutti gli abitanti della città, vestita poveramente e portando una corda al collo. Interrompeva i santi misteri confessando pubblicamente i suoi peccati passati e domandava perdono a Dio e a tutta l’assistenza per il pubblico scandalo da lei causato. Presto la sua attitudine finì per nuocere alla reputazione familiare, la qual cosa non piacque affatto alla sua matrigna che fece di tutto per metter fine al suo modo d’agire. Quest’ultima riuscì alla fine ad ottenere che suo marito scacciasse quest’ “insensata”, questa “folle”, dalla casa paterna.
La tentazione
Margherita si ritrovò messa per strada, sola, abbandonata da tutti, senza soldi, con il suo bambino piccolo nato da quest’unione concubinaria. Entrando allora in una piccola cappella si gettò ai piedi d’un gran Crocifisso e si mise a pregare per implorare l’aiuto del Cielo. Fu allora che il Principe delle tenebre, vedendola in sì grave stato, così sola e abbandonata e così fragile, le sibilò all’orecchio la più insidiosa delle tentazioni: “a che ti sono servite quelle penitenze eccessive se non a farti così tanti nemici, perché ti lamenti? Sei ancora così giovane, talmente bella, senza nessuna difficoltà tu troverai un altro ricco compagno per riprendere quella vita di dolcezze, di ricchezza, di piaceri, di mondanità”. Il demonio fece rinascere nei ricordi tutti i piaceri passati, tutte le cose affascinanti di quella vita mondana, tutta la considerazione e il prestigio che aveva all’epoca. Terribile prova, terribile dilemma, terribile battaglia interiore, terribile tentazione che dovette sopportare Margherita. Ma Nostro Signore non abbandona mai i suoi - “Dio è fedele, non permetterà che siate tentati al si sopra delle vostre forze (I Cor. 10, 13)” - e in mezzo a questo vortice ammaliante e mortale, udì una voce che veniva dal Crocifisso: “Va a Cortona, al convento dei Frati Francescani, ti diranno come continuare la tua vita penitente”.
Cortona
Aggrappandosi a questa voce come ad una mano tesa in pieno naufragio, obbedì immediatamente e intraprese il viaggio. Entrò da una piccola porta della città, quasi di nascosto, e si gettò ai piedi di un confessore del convento dei Francescani al quale narrò tutte le tribolazioni della sua giovane esistenza e soprattutto le grandi misericordie del Salvatore che l’aveva condotta fin lì. Dopo tre anni di prova poté ricevere l’abito del Terz’Ordine di San Francesco. A partire dal suo arrivo a Cortona desiderò solo d’essere gradita a Nostro Signore Gesù Cristo. E si ritirò in un piccolo eremo in cui visse per ventitré anni di privazioni, di mortificazioni, di penitenze. Seguendo il consiglio di San Paolo “castigo il mio corpo e lo riduco in schiavitù (I Cor. 9, 27)", dormiva sulla pietra a livello del suolo, vegliava notti intere nella preghiera, si dava la disciplina, ridistribuiva immediatamente ai poveri tutto ciò che le era portato e non mangiava che un pezzetto di pane, un pò d’erbe qualche noce e un pò d’acqua. Tutte queste austerità indebolirono talmente il suo corpo che non sentì più nessun moto sregolato della sensualità né il minimo desiderio disonesto. Liberata da qualsiasi attaccamento ai beni della terra la sua anima si poteva elevare facilmente al Cielo durante la preghiera e fu gratificata da numerose visite celesti, come quella di Nostro Signore stesso che amava intrattenersi familiarmente con la sua umile serva.
La reputazione di santità
Dopo qualche tempo lo sguardo degli abitanti di Cortona mutò radicalmente nei suoi confronti e la sua reputazione di santità si diffuse al di fuori della città. Il diavolo che non la lasciava mai in pace e la perseguitava con numerose tentazioni, visioni, attacchi, approfittò subito della cosa per instillare in lei dei sentimenti d’orgoglio, di fierezza, di vanità. Sentendo immediatamente l’estremo pericolo di tali tentazioni, Margherita uscì per strada e cominciò ad urlare agli abitanti della città: “come pensate, amici miei, di trattenere entro le vostre mura una detestabile creatura come me; ignorate forse che vita vergognosa ho condotto ?” Partì quindi per Montepulciano, la città dei suoi sbandamenti e dei suoi eccessi, e all’entrata della città chiese a una sua compagna di passarle la corda al collo, di trascinarla nelle vie e di urlare il più forte possibile: “ecco Margherita che ha perduto tante anime; ecco quella peccatrice che ha profanato la vostra città”.
La chiamata al Cielo
Durante gli ultimi anni della sua vita, Margherita contemplò con grande fervore la Passione di Nostro Signore, ciò le diede un’immensa carità per la salvezza delle anime e soprattutto una grandissima devozione alle anime sante del Purgatorio. Nostro Signore stesso le disse un giorno in una delle loro conversazioni: “dì ai Frati Minori che si ricordino delle anime dei defunti, sono in così gran numero che lo spirito dell’uomo può a malapena immaginarlo, e tuttavia sono poco soccorse dai loro amici”. Per uno speciale permesso divino, queste anime poterono addirittura chiedere alla santa delle preghiere di liberazione e Margherita poté contemplare la salita al cielo di numerose anime attorniate da cherubini, finalmente liberate dalle fiamme del Purgatorio.
Avendo conosciuto in anticipo la prossimità della sua morte, vi si preparò con lo stesso zelo che ebbe nelle sue mortificazioni e consumata dagli ardori dell’amore divino, munita dei Sacramenti della Santa Chiesa, rese l’anima a Dio il 22 febbraio 1297. La sua anima poté finalmente gustare la felicità celeste e il suo corpo, che esalava un odore soave e ancor oggi intatto, fu lo strumento di numerosissimi miracoli. Nel 1728 Papa Benedetto XIII canonizzò questa figlia della Chiesa da sempre venerata a Cortona e diede come modello ai cristiani il suo percorso: dal concubinaggio alla santità.
Testimoni della misericordia
Se delle penitenze pubbliche così austere sono chieste solo alle anime privilegiate, l’esempio della conversione, del cambiamento di vita e dell’abbandono di una situazione peccaminosa per lasciar posto alla vita della grazia, non sono richieste soltanto ai santi. Su questo punto Santa Margherita resta un esempio di grandissima attualità. Così come non si servì del suo bambino, frutto dei suoi anni di concubinaggio, per giustificare soluzioni inammissibili, ma sentì il dovere di occuparsi con cura della sua educazione cristiana e della salvezza della sua anima. Quest’ultimo seguirà il buon esempio di sua madre entrando nell’Ordine Serafico.
In conclusione lasciamo la parola a San Gregorio Magno, ascoltando la sua esortazione al popolo romano: “Osservo Pietro, considero il ladrone, intravedo Zaccheo, guardo attentamente Maria [Maddalena] e non vedo in essi che dei modelli di speranza e penitenza messi sotto i nostri occhi. Qualcuno ha lasciato che la sua fede mancasse, che guardi Pietro piangente per aver rinnegato per paura. Qualcun altro è stato duro, crudele addirittura verso il suo prossimo, che guardi il ladrone che giunge alla gioia della vita al momento stesso della morte, grazie al suo pentimento. Un altro, infiammato dalla cupidità, s’è impossessato del bene altrui, che guardi Zaccheo rendendo al quadruplo se aveva preso qualcosa a qualcuno. Un altro, tutto incendiato dal fuoco della voluttà, ha perso la purezza del corpo, che guardi Maria [Maddalena] che ha fatto morire in sé l’amore carnale al fuoco dell’amore divino. Ecco che Iddio onnipotente presenta ovunque ai nostri occhi dei modelli da imitare, e che propone degli esempi della sua misericordia. Che il male ci sia in orrore, soprattutto se ne abbiamo fatto l’esperienza. Dio onnipotente scorda volentieri che abbiamo fatto del male, è pronto a trasformare la nostra penitenza in innocenza”.
Il concubinaggio
Santa Margherita di Cortona nacque a Liviano, in diocesi di Chiusi in Toscana nel 1247. Dopo un’infanzia allegra e normale perdette sua madre durante l’adolescenza. Il padre si risposò e ciò le fornì il pretesto per vivere secondo i suoi capricci. La sua grande bellezza fu presto notata dagli uomini della regione e soprattutto da un ricco uomo di Montepulciano, che s’innamorò perdutamente di lei e portò la magnifica ragazza di sedici anni nel suo castello. Durante nove anni visse nella bella dimora in cui il suo concubino poteva soddisfare il suo amore per il lusso e il piacere, al punto che le sue amiche, rimproverandole un giorno il suo aspetto esteriore, le dissero: “che sarà di te, o vanitosa Margherita?”.
Cosciente del suo stato e della sua vita peccaminosa e miserevole, volle continuare, durante tutto il tempo del suo sbandamento, a occuparsi dei poveri e a coltivare un po’ di preghiera personale.
La conversione
Nel 1274, il suo concubino partì per qualche giorno. Quale grande sorpresa quando, dopo tre giorni, vide tornare sola soletta la cagnolina ch’egli aveva portato con sé. Quest’ultima arrivando si mise ad abbaiare, a guaire e a tirare per la veste Margherita per farle capire di seguirla. Meravigliatasi seguì la cagnolina al di fuori e dopo una breve passeggiata scoprì in un bosco il corpo del suo amante, nascosto sotto dei rami e steso al suolo già in parte roso dai vermi. Piena d’orrore per tale visione e sorretta dalla grazia di Dio capì tutta la gravità della sua vita peccatrice, la stupidità d’essersi abbandonata a una creatura che non era che corruzione e, abbandonando quella dimora, se ne ritornò come il figliol prodigo verso suo padre. Voleva implorare perdono per una vita così scandalosa ed avere il suo aiuto alfine di riparare e far penitenza. Il padre accettò e Margherita cominciò a far penitenza. Dopo tanti anni di vita licenziosa non sapeva se Nostro Signore le avrebbe ridato la grazia. Moltiplicò allora le penitenze straordinarie per ricevere dal Cielo un segno che potesse tranquillizzare la sua coscienza tormentata. Fu così che si presentò più volte alla Messa parrocchiale in cui erano riuniti tutti gli abitanti della città, vestita poveramente e portando una corda al collo. Interrompeva i santi misteri confessando pubblicamente i suoi peccati passati e domandava perdono a Dio e a tutta l’assistenza per il pubblico scandalo da lei causato. Presto la sua attitudine finì per nuocere alla reputazione familiare, la qual cosa non piacque affatto alla sua matrigna che fece di tutto per metter fine al suo modo d’agire. Quest’ultima riuscì alla fine ad ottenere che suo marito scacciasse quest’ “insensata”, questa “folle”, dalla casa paterna.
La tentazione
Margherita si ritrovò messa per strada, sola, abbandonata da tutti, senza soldi, con il suo bambino piccolo nato da quest’unione concubinaria. Entrando allora in una piccola cappella si gettò ai piedi d’un gran Crocifisso e si mise a pregare per implorare l’aiuto del Cielo. Fu allora che il Principe delle tenebre, vedendola in sì grave stato, così sola e abbandonata e così fragile, le sibilò all’orecchio la più insidiosa delle tentazioni: “a che ti sono servite quelle penitenze eccessive se non a farti così tanti nemici, perché ti lamenti? Sei ancora così giovane, talmente bella, senza nessuna difficoltà tu troverai un altro ricco compagno per riprendere quella vita di dolcezze, di ricchezza, di piaceri, di mondanità”. Il demonio fece rinascere nei ricordi tutti i piaceri passati, tutte le cose affascinanti di quella vita mondana, tutta la considerazione e il prestigio che aveva all’epoca. Terribile prova, terribile dilemma, terribile battaglia interiore, terribile tentazione che dovette sopportare Margherita. Ma Nostro Signore non abbandona mai i suoi - “Dio è fedele, non permetterà che siate tentati al si sopra delle vostre forze (I Cor. 10, 13)” - e in mezzo a questo vortice ammaliante e mortale, udì una voce che veniva dal Crocifisso: “Va a Cortona, al convento dei Frati Francescani, ti diranno come continuare la tua vita penitente”.
Cortona
Aggrappandosi a questa voce come ad una mano tesa in pieno naufragio, obbedì immediatamente e intraprese il viaggio. Entrò da una piccola porta della città, quasi di nascosto, e si gettò ai piedi di un confessore del convento dei Francescani al quale narrò tutte le tribolazioni della sua giovane esistenza e soprattutto le grandi misericordie del Salvatore che l’aveva condotta fin lì. Dopo tre anni di prova poté ricevere l’abito del Terz’Ordine di San Francesco. A partire dal suo arrivo a Cortona desiderò solo d’essere gradita a Nostro Signore Gesù Cristo. E si ritirò in un piccolo eremo in cui visse per ventitré anni di privazioni, di mortificazioni, di penitenze. Seguendo il consiglio di San Paolo “castigo il mio corpo e lo riduco in schiavitù (I Cor. 9, 27)", dormiva sulla pietra a livello del suolo, vegliava notti intere nella preghiera, si dava la disciplina, ridistribuiva immediatamente ai poveri tutto ciò che le era portato e non mangiava che un pezzetto di pane, un pò d’erbe qualche noce e un pò d’acqua. Tutte queste austerità indebolirono talmente il suo corpo che non sentì più nessun moto sregolato della sensualità né il minimo desiderio disonesto. Liberata da qualsiasi attaccamento ai beni della terra la sua anima si poteva elevare facilmente al Cielo durante la preghiera e fu gratificata da numerose visite celesti, come quella di Nostro Signore stesso che amava intrattenersi familiarmente con la sua umile serva.
La reputazione di santità
Dopo qualche tempo lo sguardo degli abitanti di Cortona mutò radicalmente nei suoi confronti e la sua reputazione di santità si diffuse al di fuori della città. Il diavolo che non la lasciava mai in pace e la perseguitava con numerose tentazioni, visioni, attacchi, approfittò subito della cosa per instillare in lei dei sentimenti d’orgoglio, di fierezza, di vanità. Sentendo immediatamente l’estremo pericolo di tali tentazioni, Margherita uscì per strada e cominciò ad urlare agli abitanti della città: “come pensate, amici miei, di trattenere entro le vostre mura una detestabile creatura come me; ignorate forse che vita vergognosa ho condotto ?” Partì quindi per Montepulciano, la città dei suoi sbandamenti e dei suoi eccessi, e all’entrata della città chiese a una sua compagna di passarle la corda al collo, di trascinarla nelle vie e di urlare il più forte possibile: “ecco Margherita che ha perduto tante anime; ecco quella peccatrice che ha profanato la vostra città”.
La chiamata al Cielo
Durante gli ultimi anni della sua vita, Margherita contemplò con grande fervore la Passione di Nostro Signore, ciò le diede un’immensa carità per la salvezza delle anime e soprattutto una grandissima devozione alle anime sante del Purgatorio. Nostro Signore stesso le disse un giorno in una delle loro conversazioni: “dì ai Frati Minori che si ricordino delle anime dei defunti, sono in così gran numero che lo spirito dell’uomo può a malapena immaginarlo, e tuttavia sono poco soccorse dai loro amici”. Per uno speciale permesso divino, queste anime poterono addirittura chiedere alla santa delle preghiere di liberazione e Margherita poté contemplare la salita al cielo di numerose anime attorniate da cherubini, finalmente liberate dalle fiamme del Purgatorio.
Avendo conosciuto in anticipo la prossimità della sua morte, vi si preparò con lo stesso zelo che ebbe nelle sue mortificazioni e consumata dagli ardori dell’amore divino, munita dei Sacramenti della Santa Chiesa, rese l’anima a Dio il 22 febbraio 1297. La sua anima poté finalmente gustare la felicità celeste e il suo corpo, che esalava un odore soave e ancor oggi intatto, fu lo strumento di numerosissimi miracoli. Nel 1728 Papa Benedetto XIII canonizzò questa figlia della Chiesa da sempre venerata a Cortona e diede come modello ai cristiani il suo percorso: dal concubinaggio alla santità.
Testimoni della misericordia
Se delle penitenze pubbliche così austere sono chieste solo alle anime privilegiate, l’esempio della conversione, del cambiamento di vita e dell’abbandono di una situazione peccaminosa per lasciar posto alla vita della grazia, non sono richieste soltanto ai santi. Su questo punto Santa Margherita resta un esempio di grandissima attualità. Così come non si servì del suo bambino, frutto dei suoi anni di concubinaggio, per giustificare soluzioni inammissibili, ma sentì il dovere di occuparsi con cura della sua educazione cristiana e della salvezza della sua anima. Quest’ultimo seguirà il buon esempio di sua madre entrando nell’Ordine Serafico.
In conclusione lasciamo la parola a San Gregorio Magno, ascoltando la sua esortazione al popolo romano: “Osservo Pietro, considero il ladrone, intravedo Zaccheo, guardo attentamente Maria [Maddalena] e non vedo in essi che dei modelli di speranza e penitenza messi sotto i nostri occhi. Qualcuno ha lasciato che la sua fede mancasse, che guardi Pietro piangente per aver rinnegato per paura. Qualcun altro è stato duro, crudele addirittura verso il suo prossimo, che guardi il ladrone che giunge alla gioia della vita al momento stesso della morte, grazie al suo pentimento. Un altro, infiammato dalla cupidità, s’è impossessato del bene altrui, che guardi Zaccheo rendendo al quadruplo se aveva preso qualcosa a qualcuno. Un altro, tutto incendiato dal fuoco della voluttà, ha perso la purezza del corpo, che guardi Maria [Maddalena] che ha fatto morire in sé l’amore carnale al fuoco dell’amore divino. Ecco che Iddio onnipotente presenta ovunque ai nostri occhi dei modelli da imitare, e che propone degli esempi della sua misericordia. Che il male ci sia in orrore, soprattutto se ne abbiamo fatto l’esperienza. Dio onnipotente scorda volentieri che abbiamo fatto del male, è pronto a trasformare la nostra penitenza in innocenza”.
Abbé Louis-Numa Julien
(fonte Disputationes Theologicae)
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