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PROFER LUMEN CÆCIS OMELIA NELL’ASSUNZIONE DI MARIA SANTISSIMA


Carissimi amici e lettori,
vi proponiamo oggi, 22 agosto  memoria liturgica del Cuore Immacolato di Maria, a conclusione di quella che un tempo veniva chiamata ottava dell'assunzione della B.V.Maria al cielo, l'omelia tenutasi durante il solenne pontificale celebrato da S.E.R.mons.arcivescovo Carlo Maria Viganò. 
La memoria liturgica del Cuore Immacolato di Maria  fu voluta fortemente da papa Pio XII nel 1944 , in ricordo della consacrazione del mondo  da lui compiuta il 31 ottobre 1942, alla Vergine Santa. A essa si uniscono anche le richieste fatte da Alexandrina Maria da Costa (beatificata il 25 aprile 2004), con quella fatta da Suor Lucia di Fátima.Secondo quanto narrato da Lúcia dos Santos, la Madonna, nell'apparizione del 13 giugno 1917, le aveva detto:
«Gesù vuole servirsi di te per farmi conoscere e amare. Egli vuole stabilire nel mondo la devozione al mio Cuore Immacolato.»

Lucia riferì anche che il 10 dicembre 1925, in un'altra apparizione insieme a Gesù Bambino, la Vergine le aveva portato un nuovo messaggio:
«A tutti coloro che per cinque mesi, al primo sabato, si confesseranno, riceveranno la santa comunione, reciteranno il rosario e mi faranno compagnia per quindici minuti meditando i Misteri, con l’intenzione di offrirmi riparazioni, prometto di assisterli nell'ora della morte con tutte le grazie necessarie alla salvezza.»
Si tratta della cosiddetta "Grande promessa del Cuore Immacolato di Maria", da cui ha avuto origine la devozione dei "Primi cinque sabati del mese". A voi tutti buona lettura e santa Festa.

Di Mons. Carlo Maria Viganò

Il grande Pontefice Pio XII proclamò il dogma dell’Assunzione al cielo di Maria

Santissima il 1° Novembre 1950 con la Bolla Munificentissimus Deus:

«Dopo avere innalzato ancora a Dio supplici istanze, e avere invocato la

luce dello Spirito di Verità, a gloria di Dio onnipotente, che ha riversato in

Maria Vergine la Sua speciale benevolenza a onore del Suo Figlio, Re

immortale dei secoli e vincitore del peccato e della morte, a maggior gloria

della Sua augusta Madre e a gioia ed esultanza di tutta la Chiesa, per

l’autorità di Nostro Signore Gesù Cristo, dei Santi Apostoli Pietro e Paolo e

Nostra, pronunziamo, dichiariamo e definiamo essere dogma da Dio

rivelato che l’Immacolata Madre di Dio sempre Vergine Maria, terminato

il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo.»

Queste parole solenni costituiscono l’ultimo dogma definito dalla Santa Chiesa,

prima della dolorosa eclissi che da ormai più di sessant’anni oscura la Sposa

dell’Agnello. La fine di quel glorioso Pontificato segnò l’inizio di un Calvario che

oggi si avvia al proprio epilogo. La passio Ecclesiæ, la passione del Corpo Mistico sul

modello della Passione e Morte del suo Capo divino, è un mistero che credevamo

riguardasse le singole membra della Chiesa – secondo le parole dell’Apostolo,

completo nella mia carne ciò che manca ai patimenti di Cristo per il suo corpo, che è

la Chiesa (Col 1, 24) – ma che gli eventi cui assistiamo ci mostrano nella sua

dimensione sociale ed ecclesiale. È l’intero Corpo Mistico che deve soffrire, morire

e risorgere, per poter trionfare assieme al Re immortale dei secoli.

La Vergine Maria è misticamente associata alla Passione del Suo divin Figlio: nuova

Eva, ha sofferto e patito i dolori di Cristo, nuovo Adamo, meritando il titolo di

Corredentrice. La Sua gloriosa Assunzione al cielo in anima e corpo è per noi

motivo di gioia e di consolazione, non solo per questo privilegio che il Signore ha

voluto riservare – tra gli altri privilegi – alla propria Madre; ma anche perché Ella,

Madre e Regina della Chiesa, è figura di quella Gerusalemme celeste, beata pacis

visio, che è la Chiesa stessa. In Lei noi vediamo compiuta la volontà di Dio,

nell’umiltà e nell’obbedienza che Gesù Cristo testimoniò all’eterno Padre, e che la

Chiesa fa proprie nella professione dell’unica Fede e nel vincolo della Carità.

La Vergine Assunta meritò di non conoscere la corruzione del corpo, come non la

conobbe Nostro Signore. La tradizione orientale sin dai primi secoli ci mostra

un’ininterrotta fede in questa verità: le raffigurazioni della dormitio Virginis ci

presentano la Madonna sul letto di morte, circondata dagli Apostoli, mentre la Sua

anima – un’anima giovane come di una bambina – è accolta nel grembo della

Santissima Trinità.

Ma se la Vergine Maria è figura della Chiesa; se ne è Madre al punto da averci

partorito alla Grazia nei dolori che Ella soffrì misticamente assieme alla Passione di

Nostro Signore Gesù Cristo; se ne è Signora e Regina per grazia, per averci

riscattati in virtù dei meriti della Corredenzione, possiamo sperare che la Chiesa

stessa si vedrà in qualche modo assunta al cielo, come nella visione di San Giovanni:

Vidi anche la città santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo, da Dio, pronta

come una sposa adorna per il suo sposo (Ap 21, 2). E chi è costei, pronta come una

sposa adorna per il suo Sposo, se non la Mater Ecclesiæ, la Vergine Immacolata,

Madre di Dio e Madre nostra? È Lei, nella potenza della Sua santissima umiltà e

intemerata purezza, che riassume in Sé la visione dell’Apostolo prediletto. È Lei, che

sorge come l’aurora, bella come la luna, fulgida come il sole, terribile come schiere a

vessilli spiegati (Ct 6, 10). È Lei la dimora di Dio con gli uomini (Ap 21, 3): la sposa

dell'Agnello (Ap 21, 9), il cui splendore è simile a quello di una gemma

preziosissima, come pietra di diaspro cristallino (ibid., 11); essa non ha bisogno della

luce del sole, né della luce della luna perché la gloria di Dio la illumina e la sua

lampada è l’Agnello (ibid., 23).

Anche la Santa Chiesa è, come la sua Regina, città santa che raccoglie da ogni parte

del mondo e da ogni epoca i suoi figli: Non entrerà in essa nulla d’impuro, né chi

commette abominio o falsità, ma solo quelli che sono scritti nel libro della vita

dell’Agnello (ibid., 27). Chi sarà vittorioso erediterà questi beni; io sarò il suo Dio ed

egli sarà mio figlio. Ma per i vili e gl’increduli, gli abietti e gli omicidi, gl’immorali,

i fattucchieri, gli idolàtri e per tutti i mentitori è riservato lo stagno ardente di fuoco

e di zolfo. È questa la seconda morte (ibid., 7-8).

La visione di Patmos ci mostra la Chiesa trionfante, che in questo è simile alla

Vergine Maria. Ma su questa terra la Chiesa – che è militante come la vincitrice di

tutte le eresie – non conosce ancora la gloria eterna e deve affrontare le terribili

prove che la attendono non solo durante il suo peregrinare attraverso i secoli, ma

anche e soprattutto negli ultimi tempi, quando la persecuzione dell’Anticristo

infierirà su di essa nell’illusione di vincerla. E mentre la Chiesa appare schernita,

umiliata e colpita a morte – come fu schernito, torturato e ucciso il Salvatore – i

suoi Ministri fuggono, si nascondono, negano di conoscere il Galileo. Sola, insieme

a San Giovanni, la Vergine Addolorata rimane ai piedi della Croce, a compiere nella

propria purissima carne ciò che manca ai patimenti di Cristo. E in questa

testimonianza silenziosa, in cui il dolore dell’anima supera incomparabilmente le

sofferenze fisiche, Maria Santissima è di esempio a quanti, in questi tremendi

frangenti di crisi e di apostasia, restano ai piedi della croce da cui pende,

moribonda, la Santa Chiesa. Anch’essi – e noi con loro – soffriamo nel vedere

crocifisso il Corpo Mistico, sulle orme del suo Capo. E tutti noi dobbiamo avere

nella Madre di Dio la nostra guida, il nostro modello, la stella che ci indica la via

dolorosa della Croce come unica strada verso la gloria della visione beatifica.

Non stupiamoci se i nemici di Cristo cercano di oscurare anche la Vergine Maria:

essi la temono più del Signore, perché sanno che è a Lei, e a nessun’altra creatura,

che la Provvidenza ha affidato la Chiesa e ogni battezzato – Auxilium

Christianorum – e che sarà Lei a distruggere la Sinagoga di Satana.

Preghiamo, cari fratelli, che questa passio Ecclesiæ apra gli occhi ai tiepidi ancora

intorpiditi nel loro sonno spirituale. Chiediamo alla Vergine Assunta di ridare la

vista ai ciechi – profer lumen cæcis, cantiamo nell’antico inno Ave, Maris stella –

perché vedano e comprendano che l’unica vera Chiesa di Cristo non può avere

pace con il mondo, perché non gli appartiene e anzi le è nemico. Perché vedano e

comprendano che i vili e gl’increduli, gli abietti e gli omicidi, gl’immorali, i

fattucchieri, gli idolàtri e tutti i mentitori (Ap 21, 7) non possono aver parte al

banchetto dell’Agnello, se non convertendosi, pentendosi e riparando al male

commesso. E se l’inganno del Nemico ha forgiato una contraffazione di

quest’unica Arca di salvezza, la nostra risposta non può essere la fuga o il

nascondimento, ma il rimanere vicini al Signore agonizzante e alla Sua Santissima

Madre, come San Giovanni.

Attendiamo con fiducia il giorno benedetto in cui il Signore tornerà nella gloria per

ricapitolare in Sé tutte le cose, per restaurare definitivamente la Sua universale

Signoria. Egli ripeterà alla Chiesa le parole che ha rivolto a Maria Santissima:

Alzati, amica mia, mia bella, e vieni! O mia colomba, che stai nelle fenditure della

roccia, nei nascondigli dei dirupi, mostrami il tuo viso, fammi sentire la tua voce,

perché la tua voce è soave, il tuo viso è leggiadro (Ct 2, 13-14).

Sarà allora che vedremo la Vergine Immacolata, la Donna rivestita di sole e con la

luna sotto i Suoi piedi, coronata di dodici stelle (Ap 12, 1) scendere dal cielo come la

Gerusalemme celeste, a conculcare con il Suo calcagno virginale la testa dell’antico

Serpente (Gen 3, 15). La Sua umiltà vincerà l’orgoglio ribelle di Satana; la Sua

purezza schiaccerà lo spirito impuro; la Sua fedeltà vincerà sul tradimento e

sull’apostasia. E così sia.

+ Carlo Maria Viganò, Arcivescovo

                                                                             15 Agosto MMXXIV a. D.ñi

In Assumptione B.M.V.

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