Altare della Crocifissione, XII stazione di via Dolorosa, nota anche come Calvario greco, ritenuta il luogo in cui fu posta la croce di Gesù, nella Chiesa del Santo Sepolcro a Gerusalemme. |
San Pietro d’Alcantara (1499-1562) francescano, fu ammirabile soprattutto per la sua vita austera, senza mitigazioni, dalla gioventù alla morte.
Vicino al convento, fece fabbricare un devoto calvario, affinchè i religiosi e il popolo avessero un incentivo per ricordare di continuo la passione e morte di Gesù Cristo.
Ai piedi della croce versava copiose lacrime; offriva se stesso in olocausto a Dio; faceva lunghe ore di preghiera con le braccia aperte in forma di croce. Sovente rimaneva rapito in estasi col corpo elevato da terra parecchi palmi.
Due volte al giorno si flagellava con aspre discipline, versando sangue in gran copia, fino a bagnare le mura e il pavimento.
Camminava col capo scoperto, a piedi scalzi, con sulla nuda carne solo un ruvido saio. Aveva il corpo coperto di piaghe causate dagli orribili cilizi; dormiva solo due ore di notte con la testa poggiata ad un piolo, in una strettissima cella.
Tutto questo per assomigliare a Gesù crocifisso.
Soleva dire : « In vista della croce di Gesù, stimo tutto un nulla ».
San Giuliano Eymard diceva : « Non v’è santo che non sia stato crocifisso dal mondo, che non si sia crocifisso da se stesso, e che Dio non lo abbia crocifìsso in maniera ammirabile ». « Le grandi cose sono fondate sul terreno del Calvario. La prova vale più che il successo, la croce più che il Tabor ».
Grandi verità, che dovremmo meditare sovente, sforzandoci di attuarle in noi stessi.
Auguro che queste letture sulla passione di Gesù Cristo siano uno stimolo efficace alla meditazione.
2. Il fatto storico
Il centurione, che stava di fronte a Gesù, vedendo quello che era accaduto, glorificava Dio, dicendo : « Realmente quest’uomo era giusto, Figlio di Dio! ». Anche quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, e tutta la folla che era convenuta per assistere a quello spettacolo, visto il terremoto e quello che accadeva, ebbe gran timore, e diceva : « Veramente costui era figlio di Dio ! ». E battendosi il petto, se ne tornava.
Frattanto tutti i conoscenti di Gesù stavano a distanza. Erano là molte donne, che osserva vano da lontano. Tra di loro erano Maria Maddalena, Maria madre di Giacomo il minore e di Giovanni, Salome, madre dei figli di Zebedeo, le quali, quando Gesù era in Galilea, lo seguivano e lo servivano ; e molte altre che erano salite insieme con Gesù a Gerusalemme.
I giudei, poiché era la vigilia della Pasqua, affinchè i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato, domandarono a Pilato che si spezzassero loro le gambe e fossero tolti via. Vennero, dunque, i soldati, e spezzarono le gambe ai due ladroni; arrivati a Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati, con la lancia, gli trafisse il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua.
3. Spiegazione
Pochi giorni prima della sua morte Gesù disse ai suoi discepoli : « Quando sarò innalzato da terra (sopra la croce), trarrò tutto a me».
Questa profezia si avverò subito dopo la morte di Gesù sul Calvario.
3.1. Veramente costui era figlio di Dio
Il centurione e i soldati di guardia:
a) di fronte ai fenomeni straordinari che accompagnarono la morte di Gesù;
b) di fronte alla pazienza con cui egli soffrì, alla generosità con cui perdonò;
c) dì fronte alla mansuetudine con cui ascoltò, alla dolcezza con cui rispose;
d) di fronte alla religione con cui pregò, all’autorità con cui comandò;
e) dì fronte al tono della voce con cui gridò, alla tranquillità con cui morì,
il centurione e i soldati restarono meravigliati e commossi; si convinsero che Gesù era innocente, giusto, santo, vero figlio di Dio.
E questa loro ammirazione e convinzione manifestarono esternamente, pubblicamente : « Costui era giusto; era veramente figlio di Dio ! ».
Questa loro confessione:
• accusò pubblicamente i sacerdoti di deicidio;
• condannò l’ingiustizia di Pilato;
• non si vergognò degli obbrobri patiti dall’innocente condannato ;
• non si scandalizzò della sua morte;
• benché Gesù fosse morto, lo credette ancora vivo;
• benché pendente ancora dalla croce, lo credette regnare nei cieli.
3.2. Glorificò Dio
San Luca, raccontando la strepitosa conversione, dice che il centurione e i soldati « glorificarono Dio ». Ciò vuoi dire che il centurione e i soldati non attribuirono a Gesù crocifisso il titolo di « figlio di Dio », nel senso in cui i romani idolatri davano un tale titolo ai loro dèi. In questo caso essi non avrebbero « glorificato Dio », ma l’avrebbero disonorato. Dissero che il morto sulla croce era « Figlio di Dio » nel senso teologico e cristiano.
Siamo di fronte ad una vera conversione al cristianesimo; ad una vera fede cristiana, la quale comincia dal cuore, si manifesta al di fuori con la confessione, e finisce con le opere.
« Qui amat, zelai », chi ama, è un apostolo. Così avvenne al centurione. Egli, per primo, confessò l’innocenza e la divinità di Gesù crocifisso, e, sul suo esempio, i suoi soldati, compresi dallo stesso timore, illuminati dalla medesima luce, docili alla medesima grazia, mostrarono il medesimo pentimento, confessarono la medesima fede.
3.3. Da persecutori a confessori
Chi era il centurione, chi i soldati?
Gli stessi che flagellarono Gesù Cristo; che lo incoronarono di spine; che gli posero nelle mani lo scettro di canna e sulle spalle lo straccio di porpora;, che lo bruttarono coi loro sputi. Gli stessi che lo percossero con bastoni, che lo insultarono con gli schiaffi, che lo schernirono quale re da burla. Gli stessi che sul Calvario lo attossicarono col fiele, che lo stirarono e lo confissero barbaramente sulla croce, che tirarono a sorte le sue vesti; che insultarono la sua pazienza; che si schernirono del suo dolore.
Ed ora eccoli cambiati: sostituiscono le loro bestemmie con le benedizioni, la loro nerezza con la pietà, i loro insulti con le lodi, il loro disprezzo con la confessione della sua innocenza e della sua divinità, le loro colpe col pentimento sincero.
Chi illuminò le loro cieche menti, spezzò i loro duri cuori, ammansi la loro barbarie, cangiò in un istante quei crocifissori in credenti, in apologisti, in evangelisti della divinità di Gesù. Cristo?
Il Crocifisso del Calvario ! « Quando sarò innalzato da terra, trarrò tutto a me! ».
3.4. Tutte le folle, battendosi il petto, se ne tornavano
Questa frase di san Marco ci dice che sul Calvario, durante le tre ore di agonia di Gesù, v’erano due gruppi di persone amiche del Re dentore :
• il primo gruppo, quello più vicino alla croce, era formato dalla Madonna, dal discepolo prediletto san Giovanni, da Maria Cleofa e Maria Maddalena;
• il secondo gruppo, più numeroso ma più lontano, era formato da donne che piangevano e si lamentavano; erano le donne che avevano assistito Gesù nel suo ministero, che lo avevano seguito a Gerusalemme.
– I suoi conoscenti stavano a distanza
Dietro l’esempio del centurione e dei soldati romani, anche la folla mutò contegno. San Luca dice : « Tutti i gruppi, che avevano assistito alla morte di Gesù, di fronte al grido del morente, al boato del terremoto, all’aprirsi delle voragini, allo squarciarsi della montagna, se ne tornarono percuotendosi il petto, ed esclamando: ” Veramente costui era figlio di Dio ” ».
Morto Gesù, partiti i sinedriti, il popolo si sentì libero dalla paura: ebbe il coraggio di esprimere la sua simpatia e la sua venerazione verso il Martire divino. Quasi irrorato dal sangue di Lui, se ne tornò in città, raccontando ai familiari ciò che aveva visto e udito.
3.5. La lanciata
I giudei, preoccupati della grande giornata del domani (la Pasqua) chiesero a Pilato di spezzare le gambe ai crocifissi al fine di gettarli nella fossa prima del tramonto.
Pilato non oppose difficoltà alla richiesta; inviò altri soldati, diversi da quelli che stavano di guardia alle croci, affinchè praticassero sui crocifissi il « crurifragio », e quindi li deponessero dalle croci.
I soldati, avendo trovato Gesù già morto, « uno dei soldati, con la lancia, gli ferì il costato ed uscì subito sangue ed acqua ».
Dunque i due ladroni sopravvissero a Gesù e furono uccisi col « crurifragio ».
3.6. La profezia adempiuta
Senza volerlo, i sinedriti e i soldati adempirono due profezie riguardanti il Messia :
1) la prima riguardava l’agnello pasquale, del quale gli ebrei non dovevano spezzare alcun osso, quando lo mangiavano nella cena di Pasqua. Ora Gesù Cristo, vera vittima redentrice, era adombrato dall’antico agnello pasquale .
2) la seconda profezia era quella di Zaccaria il quale profeta scorgeva nel futuro la nazione giudaica fare cordoglio su un trafitto come si fa cordoglio per la morte dell’unigenito.
3.8. Nome del lanciere
Come si chiamava il soldato che trafisse il cuore di Gesù?
Fu denominato, dalla tradizione cristiana, col nome di « Longino ».
La tradizione cristiana afferma che questo Longino si convertì alla religione cristiana; venne consacrato vescovo dagli apostoli; divenne martire di Cristo; la sua festa è celebrata il 15 marzo con messa e ufficio proprio. Nella basilica vaticana di san Pietro esiste una magnifica statua di san Longino.
3.9. La ferita
Quando la famiglia reclamava il cadavere del giustiziato, il carnefice doveva colpire il cadavere al cuore prima che il cadavere fosse ceduto, al fine di assicurarsi della sua morte. Questo colpo al cuore, diretto al lato destro del petto, era studiato e conosciuto bene nella scherma dell’esercito romano. Esso dava ogni sicurezza sulla morte reale del condannato. Perciò il colpo al cuore era il gesto regolamentare che si doveva compiere per poter de porre il corpo per la sepoltura. Quindi un gesto naturale e benevolo per preparare la deposizione, conforme al regolamento e non già un gesto di crudeltà.
3.10. La piaga del cuore
Dove si trova il cuore nel corpo umano?
Il cuore occupa una posizione mediana ed anteriore e riposa sul diaframma, tra i due polmoni, dietro il piastrone sternocostale, nel mediastino anteriore. Solo la sua punta è net tamente a sinistra, mentre la base supera a destra lo sterno.
In quale punto del costato fu inferto il colpo di lancia?
Sul lato destro del cadavere. Il colpo raggiunse l’orecchietta destra del cuore, perforando il pericardio. La lancia scivolò sulla sesta costa, perforò il quinto spazio intercostale, penetrò in profondità, incontrando la pleura ed il polmone.
Quali sono le proporzioni della ferita?
Essa si estende in alto per una larghezza di almeno 6 centimetri, per una altezza di almeno 15 centimetri.
3.11. L’uscita di sangue
Come si spiega l’uscita del sangue dalla piaga del cuore di Gesù?
In ogni cadavere, la parte del cuore, che supera a destra lo sterno, è l’orecchietta destra : essa è sempre piena di sangue.
In Gesù Cristo il colpo di lancia aprì l’orecchietta destra del cuore ed il sangue uscì lungo la lama, attraverso la breccia aperta nel polmone. Pertanto il sangue uscito dalla piaga del costato di Gesù, proveniva dal suo cuore divino, e soltanto dal suo cuore.
3.12. L’uscita dell’acqua
Di dove venne l’acqua uscita dalla ferita del costato?
In ogni cadavere, da poche ore morto, il pericardio contiene sempre una certa quantità di siero (idropericardio), sufficiente per essere visto uscire all’atto della incisione del fogliet to parietale. In alcuni casi, esso è anche molto abbondante.
Se si immerge brutalmente il coltello, si vede uscire dalla piaga una larga colata di sangue, ma sui suoi bordi si può distinguere una quantità di siero del pericardio.
Pertanto l’acqua uscita dalla ferita del costato di Gesù era liquido pericardio, in quantità abbondante, almeno sufficiente, da permet tere a san Giovanni (testimonio oculare) di vedere distintamente l’uscita di sangue e di acqua. Il siero non poteva essere per san Giovanni se non acqua, di cui ha l’apparenza.
3.13. Dichiarazione
Le notizie riportate in questo punto III sono prese dall’opera del dottor Pierre Barbet, il quale le ha potute ricavare dall’esame scientifico della santa sindone di Torino e attraverso le esperienze da lui eseguite su persone morte da poco. Si tratta quindi di affermazioni scientificamente sicure.
Le medesime affermazioni sono state fatte da altri eminenti scienziati, quali il professor Judica-Cordiglia, il dottor Hynek, e altri.
4. Commento dei santi padri
Riporto alcuni commenti dei santi padri riguardanti questa lettura.
4.1. Il centurione e i suoi soldati
San Leone Magno: « Quanto è bello vedere che, mentre i giudei — adoratori del vero Dio, illuminati nella scienza divina — si ostinavano a negare la divinità del Messia loro promesso, da loro tanto aspettato, per loro particolarmente venuto, insultavano e bestemmiavano Iddio, loro salvatore, i soldati romani, idolatri, pieni di errori, colmi di vizi, ignoranti del vero Dio, si convenivano, riconoscevano e glorifica vano questo Dio vero e confessavano il mistero del suo unico Figlio ».
San Beda: « Ecco qui le primizie e il saggio dell’umiltà, della docilità, della prontezza dei popoli gentili nell’ascoltare la predicazione evangelica, nel riconoscere e nel confessare Gesù Cristo. Ecco una bella profezia che la vera fede passerà dalla sinagoga alla Chiesa cattolica, da Gerusalemme a Roma. Roma confesserà Gesù Cristo figlio di Dio. O Roma, tu prendesti fin d’allora il possesso di questa fede ».
Padre Ventura: « Roma cominciò sullo stesso Calvario ad esercitare la missione di predicare la fede in Cristo, poiché la moltitudine dei giudei che si trovavano sul Calvario, tratti dall’esempio del centurione e dei soldati romani, riconobbe e confessò la divinità di Gesù Cristo ».
4.2. Il crurifragio
San Giovanni Crisostomo: « I giudei, non contenti di aver disonorato il Salvatore divino, facendolo crocifiggere in mezzo a due ladroni, vollero disonorarlo ancora nel farlo morire con l’orribile tormento della frattura delle gambe. Ma Dio disperse il loro malvagio desiderio, poiché non permise che fossero rotte le gambe al suo divin Figlio, ma che gli fosse prati cata una ferita nuova, quale compimento di grandi e teneri misteri ».
Cornelio A Lapide: « La premura degli ebrei a levar presto dalla croce Gesù Cristo, non fu scrupolo di religione, ma timore, vergogna, rimorso, paura ».
4.3. La piaga del cuore
San Giovanni Crisostomo: « Oh tratto ammirabile della provvidenza divina! Gli ebrei operarono con animo maligno e perverso, ma essi, senza accorgersene, servirono alla verità e cooperarono al compimento di un grande disegno di Dio. Una forza invisibile arrestò le mani che volevano rompere le ossa del Signore; diresse il braccio che lo trafìsse; guidò la punta della lancia in quella parte in cui era il cuore; ne fece scaturire sangue ed acqua, affinchè l’uno e l’altra servissero al compimento di amore e di consolazione. Da quella ferita, da quel sangue e da quell’acqua nacquero la Chiesa di Gesù, la sua sposa, i suoi figli».
Teofilatto: « Per fare cosa gradita ai giudei, il soldato trafisse il cuore a Gesù. Ma mentre essi intendevano fare onta al corpo di Cristo, lo onorarono, cambiando l’onta in un prodigio mistico».
Sant’Agostino: « Èva, che fu formata dalla costala di Adamo dormiente, era figura della Chiesa, la quale nacque dal costato di Gesù già morto».
San Giovanni Crisostomo ed altri santi padri:
« La Chiesa si forma e si mantiene coi santi sacramenti: nasce col battesimo, si corrobora con la cresima, si alimenta con l’eucaristia, si risana con la confessione, si fortifica con l’estrema unzione, si governa con l’ordine, si propaga col matrimonio. Ora questi sacramenti, i quali formano l’esistenza, la durata, la forza, la santità e la gloria della Chiesa, uscirono dalla ferita del sacro costato di Gesù, dalla piaga del suo cuore sacratissimo ».
San Cipriano: « Possiamo dire veramente che il sangue e l’acqua che uscirono dal cuore di Gesù, furono tutti i sacramenti, i quali, una volta stabiliti, sarebbero sempre durati a fecondare la Chiesa universale, assicurandone l’esistenza e la perpetuità ».
4. Non gli spezzarono le ossa
Sant’Agostino: « Gran mistero dell’integrità delle ossa del Salvatore! Invano i soldati sì presentano dinanzi alla croce col disegno di fare a Gesù quello che hanno fatto ai due ladri. Una forza irresistibile lì arresta, una voce intcriore li avverte, un comando autorevole li obbliga a sospendere l’opera, a mutare disegno: invece di spezzare le gambe, aprono una ferita nel cuore del Signore. Chi poteva disporre così bene ciò che deve fare, come lo dispose Gesù crocifisso? » .
5. Conclusione
Quale la conclusione? È duplice.
5.1. Grande fiducia in Gesù Cristo
Gesù volle avere ferito il suo cuore, per dimostrare l’amore verso di noi che lo consuma. Dunque andiamo a lui fiduciosi : vi saremo ricevuti a braccia aperte. Imitiamo la Maddalena, Pietro, la Samaritana, il buon ladrone. Come furono accolti essi, saremo accolti anche noi. Andiamovi con spirito di umiltà e di illimitata confidenza.
5.2. Noi siamo membra di Gesù Cristo
Membra del suo corpo, di cui egli è il « Capo supremo », stiamogli uniti con la santità della vita, con l’integrità dei costumi, con la mortificazione dei nostri sensi.
Applichiamo a noi le raccomandazioni che san Paolo apostolo faceva ai Corinti :
« Procurate di mortificare, di contenere le vostre voglie, in modo che nel vostro corpo mortale non venga a regnare l’immodestia, l’intemperanza, la lascivia, né alcuna specie di peccato, ma la purità, la modestia, il candore, la mortificazione di Gesù Cristo, affinchè tutti vedano che noi siamo veramente cristiani; che la vita di Gesù Cristo si manifesta in noi, e portando in noi Gesù Cristo, veniamo a glorificare il Dio che ci ha santificati e redenti ».
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