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Il Vaticano ha finito per accettare le richieste del regime comunista. "SI ARRENDE ALLA CINA"


“Il 4 giugno 1989 è stato un giorno cruciale per i cinesi, poiché il governo cinese ha massacrato migliaia di dimostranti pro-democrazia nella piazza Tiananmen di Pechino” scrivono Nina Shea e Bob Fu. “Lo stesso giorno, i leader del Partito comunista videro i candidati pro-democrazia in Polonia soppiantare il dominio comunista – con l’indispensabile sostegno di Papa Giovanni Paolo II. Insieme, gli eventi hanno spinto Pechino a rafforzare il controllo sulla religione.Questo accadeva nel 1989, oggi siamo nel 2020 e non c'è più Papa Giovanni Paolo II, e nemmeno Papa Benedetto XVI,abbiamo un Gesuita che è pontefice romano che dovrebbe guidare e custodire il gregge a lui affidato,ma le cose non stanno come dovrebbero stare. 
Mentre a Hong Kong si manifesta per la democrazia, nella Cina continentale il PCC fa chiudere le chiese con la scusa di «prevenire le rivolte».


Passato, presente e futuro della Chiesa Cattolica di Hong Kong. Le decisioni che il Vaticano ha preso hanno grande peso sul destino della protesta.A Hong Kong continuano le manifestazioni, qualcuno ritiene che possano diventare la nuova Tiananmen.
Le autorità costringono le comunità religiose a firmare “accordi di donazione” delle chiese con cui tentano di “legittimare” le acquisizioni forzate, riducono drasticamente il numero delle chiese, per privare i credenti di luoghi in cui pregare, è il metodo più comune che il PCC usa per reprime e cercare di eliminare il cristianesimo. Oltre a demolirli con la violenza, le autorità destinano gli edifici sacri ad altri usi e convertono le chiese in ritrovi per intrattenimenti vari, oppure le occupano “legalmente” attraverso donazioni forzate, trasformando le sale per riunioni religiose in uffici governativi.
La chiesa cattolica del villaggio di Luojiazhuang prima e dopo le modifiche (immagine fornita da un informatore interno)

In aprile l’amministrazione locale ha cambiato idea e ha stabilito di trasformarla in un centro per attività culturali e sportive per gli abitanti del villaggio. Con la speranza di salvare almeno l’edificio, il responsabile della chiesa è stato costretto ad acconsentire.

Poco tempo dopo la chiesa è stata modificata fino a diventare irriconoscibile: le piastrelle smaltate di rosso sul tetto sono state dipinte di grigio e i muri esterni da gialli a bianchi; la finestra ottagonale è stata trasformata in quadrata. Sulle pareti esterne sono stati esposti dei cartelloni con l’elenco dei valori centrali del socialismo e altri slogan politici e sopra l’entrata principale è stata appesa un’insegna con la scritta «Centro per attività culturali e sportive per i residenti del villaggio».

L’altare che si trovava all’interno è stato demolito. Al suo posto sono stati portati tavoli da ping-pong o scacchi cinesi. Sulle pareti interne sono stati appesi dei poster che promuovono i divertimenti tipici cinesi, per esempio la calligrafia e la pittura oppure suonare strumenti e dedicarsi a giochi di tradizione cinese.Una chiesa delle Tre Autonomie del villaggio di Nanjialu, nella contea di Pucheng, è stata trasformata nell’ufficio della commissione del villaggio (immagine fornita da un informatore interno)


Un’altra chiesa delle Tre Autonomie nella stessa contea è stata forzatamente destinata diventare un ufficio per la commissione del villaggio. La croce in cima all’edificio è stata sostituita dalla bandiera nazionale e i caratteri cinesi per “Chiesa cristiana” con uno slogan di propaganda che recita «Il popolo ha fede, il Paese ha potere e la nazione ha speranza».Il governo ha destinato a un uso differente un’altra chiesa delle Tre Autonomie della contea di Pucheng (immagine fornita da un informatore interno)


Il governo ha requisito numerose chiese delle Tre Autonomie anche nella provincia centrale dell’Henan. In maggio, alcuni funzionari della Zona dimostrativa di integrazione urbana-rurale della città di Sanmenxia hanno dato ordine che fossero confiscate e trasferite allo Stato tutte le chiese e le sale per riunioni religiose prive di licenza. Secondo alcuni fedeli del posto, più di una decina di sale per riunioni delle Tre Autonomie sono state “donate” per forza al governo nel solo borgo di Yangdian, nel territorio della Zona.Le chiese vengono costrette a firmare “accordi di donazione” prima che il governo se ne appropri

il vescovo cattolico dopo essersi rifiutato di firmare un “accordo di donazione”, il presule con il clero  delle Tre Autonomie della Zona è stato minacciato dal segretario del villaggio: «Non puoi ragionare con il Partito Comunista! Se non firmerai, la chiesa sarà demolita!».La campagna del PCC per rimuovere la fede cattolica e i simboli religiosi dai luoghi di culto continua senza sosta. I fedeli vengono perseguitati nei luoghi di culto e nelle loro abitazioni, tutto con il consenso del Vaticano. Papa Francesco ha rinunciato al controllo della Chiesa cattolica cinese a favore del Partito comunista cinese (PCC). Sua Santità ha acconsentito a concedere al Partito una considerevole autorità sulle questioni relative alla nomina dei vescovi. Dopo aver rifiutato per decenni di concedere alla Cina il diritto di nominare i vescovi cattolici, come condizione necessaria per normalizzare le relazioni, il Vaticano ha finito per accettare la richiesta del regime di consentire al PCC di avere un ruolo decisivo nella selezione dei vescovi a capo delle diocesi cattoliche.

La concessione del Vaticano è avvenuta nonostante la continua persecuzione in Cina della Chiesa Cattolica non ufficiale, indipendente e clandestina – o sotterranea – da parte del Partito comunista. 

Il fatto che la Chiesa accetti di piegare la propria posizione politica indipendente all’apparato del Partito comunista del regime cinese concede a Pechino la facoltà di nominare dei vescovi che siano politicamente accettabili dal PCC. Nell’accordare alla Cina questo diritto, il Vaticano sta implicitamente legittimando il Partito comunista a infiltrarsi nel Cattolicesimo romano in Cina e a controllarlo attraverso uno strumento del regime qual è l’Associazione patriottica dei cattolici cinesi (ACPC).

Papa Francesco ha inoltre riabilitato alcuni vescovi pro-regime che erano stati scomunicati dai suoi predecessori, "Giovanni Paolo II e Benedetto XVI" per aver accettato di buon grado di seguire le direttive della Cina comunista, abiurando la fedeltà alla Chiesa di Roma. Infine, la burocrazia della Santa Sede ha altresì accettato la richiesta di Pechino di ridurre e ristrutturare 137 diocesi della Chiesa cattolica in tutta la Cina.

Quest’ultima concessione fatta dal Vaticano potrebbe distruggere l’autorità religiosa di molti vescovi segretamente nominati in alcune di queste diocesi eliminate da Papa Francesco e dai precedenti pontefici. Da quasi 70 anni, dopo la presa del potere in Cina da parte del PCC, i cattolici frequentano chiese riconosciute dall’Associazione patriottica dei cattolici cinesi o chiese allineate con il Vaticano. Alcuni cattolici partecipano perfino a messe celebrate in abitazioni private per evitare la sorveglianza da parte degli agenti del regime.L’accordo tra la Santa Sede e il governo di Pechino sta suscitando numerose e forti critiche da parte dei principali intellettuali cattolici e dei crociati dei diritti umani. Il cardinale Joseph Zen, emerito di Hong Kong, ha criticato aspramente l’accordo definendolo un “incredibile tradimento” il che sarebbe come dare “il gregge in pasto ai lupi”. Sophie Richardson, responsabile della sezione cinese di Human Rights, ha dichiarato che “il Papa ha di fatto dato al presidente cinese Xi Jinping il timbro di approvazione quando l’ostilità di quest’ultimo verso la libertà religiosa non potrebbe essere più chiara”.

Anche mentre Pechino e il Vaticano stavano negoziando il futuro status della Chiesa Cattolica in Cina, il regime comunista ha continuato a esercitare le sue pressioni sulla Chiesa Cattolica sotterranea affinché quest’ultima andasse avanti con i propri tentativi di convincere il Vaticano ad accondiscendere ai desideri dello Stato di gestire la Chiesa Cattolica in Cina. Il governo ha perseguitato e arrestato il vescovo Joseph Guo Xijin nel periodo dei negoziati tra la Santa Sede e la Cina. Durante i colloqui, un altro prelato cattolico, l’88enne vescovo filo-vaticano Peter Zhuang, è stato trascinato davanti all’Amministrazione statale per gli affari religiosi. Sebbene il vescovo Zhuang sia stato rilasciato sotto la custodia di una delegazione vaticana, il fatto è accaduto in presenza di funzionari del Partito comunista cinese e il prelato è stato costretto a dare le dimissioni e a lasciare la cattedra alla luce dell’accordo tra il Vaticano e la Cina.
Cardinal Zen




















































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